domenica 7 giugno 2020

Torna in vita GeoLib, con un'intervista

Inizia oggi, con questo post, quella che intende essere un’intervista a puntate. Le domande le pone Dario Farinola e le risposte sono di Massimo Messina, il creatore e l’amministratore di GeoLib, il blog geolibertario. 

- Ciao, Massimo. Ci fai un breve excursus della tua storia politica e personale? A che età hai cominciato ad appassionarti di politica? 

- Vengo da una famiglia siciliana del terziario, figlio di un agente di commercio. Mia madre collaborava con mio padre in un’agenzia di enciclopedie e libri dell’entroterra siciliano. I libri, quindi, a casa mia non mancavano mai e l’amore per la lettura me l’ha trasmessa mia madre.

Fin da bambino mi sono interessato di ogni forma religiosa che ho incontrato nella mia vita, perché le religioni parlano degli esseri umani, anche se sembra parlino piuttosto delle divinità. Sono linguaggi umani che parlano dei nostri mondi interiori e collettivi ed hanno spesso la pretesa di trattare delle cose più importanti della vita ed anche di ciò che eventualmente è oltre la vita stessa.

La ricerca delle “cose più importanti” mi ha condotto nell’adolescenza ad un ricercatore della verità che come me, ma ben prima di me, aveva fatto una comparazione tra le fedi religiose per giungere all’idea che le varie tradizioni religiose sono tutte rami dello stesso albero: Gandhi. Gandhi mi ha affascinato, mi ha formato e mi ha mostrato quello che è un comune elemento di ogni grande tradizione religiosa e morale: la nonviolenza. L’amore e la passione per la politica non possono che venire di conseguenza cercando di affrontare le questioni sociali.

Da adolescente che conosceva qualcosina della teoria politica mi dicevo comunista in senso marxista. Vedevo comunque del buono in molti partiti (ma anche del marcio), ma sentivo che dovevo studiare e conoscere meglio le cose.

Capitai casualmente su Radio Radicale ed iniziai ad ascoltare i radicali, specialmente i discorsi di Marco Pannella. Lessi anche molto sui pannelliani e la loro nonviolenza. Incominciai a militare come pannelliano-boniniano, negli anni ‘90, iscrivendomi per un anno al Movimento dei Club Pannella - Riformatori.

Non mi sentivo più marxista, vedendo nel marxismo l’impostazione ideologica, come Popper mi mostrava, ma continuavo a sentirmi socialista e mi iscrissi anche ad alcune associazioni siciliane e nazionali socialiste. Mi sentivo ormai socialista e liberista ed in Pannella ammiravo anche il fatto che pure lui si dichiarava sia socialista che liberista, anche se in quegli anni i pannelliani stavano mutando e virando verso un liberismo bocconiano che dimenticava il socialismo umanista degli anni precedenti del partito. Mi iscrissi anche ad un partito neoazionista, ma me ne allontanai abbastanza subito. Purtroppo era guidato da un giacobino decisamente illiberale nelle idee e nei modi. Ultimamente sono stato per l’anno scorso iscritto al PSI e per quest’anno sono iscritto ai Verdi e ad Azione, il partito di Calenda, pur continuando a stimare i Radicali ed a contribuire in vari modi alla politica di quella che un tempo i pannelliani chiamavano la galassia radicale. Nella mia ricerca relativa al pensiero ed all’azione politica mi sono imbattuto anni fa nel georgismo - da Henry George - e nel neogeorgismo del geolibertarismo o, meglio, dei geolibertarismi. Studiando il pensiero economico e politico di George mi è sembrato finalmente di trovare come rispondere nella maniera più efficace e semplice alle istanze di libertà individuale, giustizia sociale ed ambientalismo contemporaneamente. George e Gandhi hanno mostrato le chiavi per la soluzione dei problemi sociali del genere umano. 

- Io e te abbiamo una comune storia politica legata al liberalismo di scuola e formazione radicale. Nel mondo radicale tradizionalmente si fa riferimento sia al liberalismo classico che al socialismo liberale. Ti riconosci in questa doppia tradizione? 

- Sì, anche se il georgismo può anche essere visto come un superamento del liberalismo come del socialismo, genericamente intesi, ma anche intendendoli come “liberalismo classico” e “socialismo liberale”, superamento che rimane ben saldo, comunque, nella strenua difesa della libertà individuale, ma anche nell’idea del perseguimento della giustizia sociale. 

- Hai più volte dichiarato di sentirti sia liberale che socialista. Quali sono i valori e i principi che ti permettono di identificarti sia nell'una che nell'altra dottrina? 

- Sono un liberale nel senso che credo che la persona, l’individuo, venga prima di ogni altra cosa e l’individuo deve scegliere per sé come perseguire i suoi obiettivi e ciò è la base del liberalismo individualista. Sono socialista nel senso che mi rendo conto che nessun individuo umano possa neppure esistere se non in una società che ci forma e ci sostiene, ma anche che spesso ci toglie ciò di cui avremmo diritto per “natura”, per il solo fatto di essere nati ed essere vivi, ed il socialismo è il movimento per l’emancipazione dei diseredati per l’ottenimento di ciò che è stato loro usurpato. 

- Quali sono invece gli aspetti negativi di queste due nobili scuole di pensiero? 

- Ci sono così tanti liberalismi e socialismi che è impossibile poter rispondere esaurientemente alla tua domanda. L’unica cosa che posso esprimere in maniera sintetica sul liberalismo è che esso fallisce se non è abbastanza individualista e se pensa che ci siano individui da tutelare (ad esempio i proprietari) ed individui da non tutelare (ad esempio i non proprietari). Quando il liberalismo non discrimina gli individui e fonda tutto sulla libertà individuale (e quindi sulla nonviolenza) allora contiene già gli anticorpi per le sue degenerazioni. Sul socialismo va detto che ogni volta che lo si vuole perseguire con la violenza si ottiene l’inferno sulla Terra, denominato in vario modo, di solito sotto forma totalitaria. 

- Esiste un minimo comune denominatore che unisce liberalismo e socialismo? 

- Dovrebbe essere il riconoscimento del valore di ogni persona, o, meglio, questo è di certo l’elemento comune del liberalismo e del socialismo che mi interessano e di cui mi sento fare parte.

1 commento:

Sara Acireale ha detto...

Interessante intervista.
Premetto che sono di parte perché Massimo Messina è mio figlio ma lui aveva circa tredici anni quando mi fece "conoscere" Gandhi, ne aveva quattordici quando mi faceva comprare la rivista "Avvenimenti" fondata a febbraio del 1989 da Claudio Fracassi, DIego Novelli e altri. Il sotto titolo era "Altritalia". Sin da ragazzino è stato sempre alla ricerca di qualcosa di "diverso" e ha sempre avuto sentimenti libertari. Non so se la sua ricerca si sa conclusa. Mi auguro di si.