venerdì 25 febbraio 2011

Scomode verità nel tempo della globalizzazione

Homo homini lupus: l'estinzione dei popoli indigeni

Di Raffaella Milandri*

Raffaella Milandri con
una donna boscimane
Incredibilmente immuni alla globalizzazione, al "Progresso" e al denaro. Da decine di migliaia di anni vivono nelle loro terre ancestrali, legati alle loro tradizioni e culture uniche e irripetibili. Sono 300 milioni di persone oggi, nel mondo, che lottano o soccombono per i loro diritti umani, per non estinguersi. I popoli indigeni più tristemente famosi sono gli Indiani d'America, ma vi sono i boscimani, i pigmei, gli indios, gli aborigeni australiani, e una infinità di tribù e identità. Il loro tradizionale stile di vita spartano, a contatto con la natura, viene bruscamente distrutto quando sulle loro terre viene trovato un giacimento minerario - oro, diamanti, bauxite, carbone - o una risorsa da sfruttare - petrolio, foreste.
Se vi è una tutela governativa - come il Forest Right Act in India per esempio - che li protegge, essa viene spesso infranta; in altri casi, non esiste tutela o non sono censiti dal Governo, come i Pigmei del Camerun. Un caso esemplare è quello dei Boscimani del Kalahari: nella terra assegnata loro dal Governo del Botswana nel 1961, sono stati trovati ricchi giacimenti di diamanti e nel 1997 è iniziata una deportazione di massa, con chiusura dei pozzi d'acqua sulle loro terre. Unico loro desiderio ritornare "a casa" nella loro terra nel deserto. Essi hanno vinto un paio di cause contro il governo, il loro caso è una conclamata violazione dei diritti umani, eppure nulla accade, anzi si aprirà a breve una ennesima miniera; i diamanti hanno portato un surplus nelle casse dello Stato.
Cosa fare? Prendere atto, sensibilizzare l'opinione pubblica per proteggere vite umane nonchè culture antiche, usanze, costumi e linguaggi unici patrimonio dell'Umanità.
E far sì che l'Italia aderisca alla ILO 169, una convenzione internazionale dell'ONU a favore dei diritti dei popoli indigeni. Un grande segno di civiltà e sensibilità che l'Italia può dare, raccogliendo un grido di dolore che è quello della Natura stessa.
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* Fotografa umanitaria e attivista per i diritti umani dei popoli indigeni, Raffaella Milandri, nei suoi viaggi in solitaria, si dedica alla fotografia intesa come strumento di sensibilizzazione, denuncia e comunicazione sul tema dei diritti umani e delle problematiche sociali . Con particolare attenzione ai popoli indigeni. Dice la fotografa : "Viaggiare non vuol dire visitare luoghi, ma percepire l'animo dei popoli"
Raffaella Milandri si impegna in campagne informative e di denuncia attraverso foto, filmati e interviste . Attraverso mezzi di comunicazione e social network lancia appelli, raccoglie firme e missive di denuncia da inviare a Organizzazioni internazionali, Presidenti e Ministri di diverse nazioni, tra cui Sonia Gandhi e il Commissariato per l’eliminazione delle Discriminazioni Razziali dell’ONU. Svariate sue foto sono state donate per aste di beneficenza e raccolte fondi a fini benefici.

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