Un bellissimo paese travagliato dalla operazione Green Hunt con polizia ed esercito indiani a caccia di maoisti, e violentato da multinazionali che estraggono bauxite inquinando e disturbando la quiete di uno degli ultimi paradisi terrestri. Qui a questo link http://www.youreporter.it/gallerie/Orissa_foto_mai_viste/pag-1 in esclusiva alcune foto degli effetti dell'inquinamento causato dalla lavorazione della bauxite. Tumori della pelle, ben visibili; tubercolosi e altre malattie, meno visibili. Ed inoltre pestaggi, arresti, e una lotta spietata dove prevalgono gli interessi economici delle multinazionali minerarie, in primis la Vedanta. Questo il lavoro di Raffaella Milandri un anno e mezzo fa in Orissa, un viaggio che andò in diretta su Facebook. Un viaggio pericoloso e una raccolta di documenti, foto e interviste preziosa . "Dedico questo album di foto ai due turisti rapiti in Orissa, perchè tornino a casa presto. Si può viaggiare ovunque, ma sempre con precauzione. Soprattutto dove c'è già sofferenza." dice la Milandri .
mercoledì 21 marzo 2012
Orissa: foto mai viste
Pubblicato da e, se non altrimenti specificato, di
Mauna Kea e Mauna Loa Edizioni
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11:47
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martedì 13 marzo 2012
Pagare le madri, con la rendita da suolo spoglio
Eccovi la quinta intervista con Silvano Borruso.
Le precedenti le trovate alle seguenti pagine:
- http://nonviolento.blogspot.com/2011/11/gesell-il-silvio-che-potrebbe.html
- http://nonviolento.blogspot.com/2011/12/la-parola-borruso.html
- http://nonviolento.blogspot.com/2012/01/se-i-professori-di-economia-dicessero.html
- http://nonviolento.blogspot.com/2012/02/ciascuno-il-suo.html
Che ne pensa della situazione delle carceri in Italia?
La filosofia del diritto che tiene banco nelle facoltà di giurisprudenza è il giuspositivismo di Grozio. “La legge dice” è il supremo criterio di azione, facendo caso omesso di verità e giustizia. Il sistema carcerario non può che esserne lo strascico finale. A parte il sovraffollamento del 148%, un numero considerevole di carcerati non dovrebbero esserlo, e un numero altrettanto considerevole di gente a piede libero dovrebbe fare la galera. Non c’è rimedio che possa ristabilire l’ordine quando si erra nei principi.
Il solo giurista italiano a me noto che si batte per il giusnaturalismo è il Prof. Danilo Castellano dell’Università di Udine. Si rivolga a lui chi ha a cuore la questione.
Molti detenuti sono cittadini stranieri. Nella scorsa intervista ha affermato che «Ognuno ha il diritto naturale di insediarsi e di lavorare dove i suoi desideri e talenti lo portano».
Lavorare sì, delinquere no.
Che ne pensa delle leggi che intendono regolare l'immigrazione che sono state approvate dai vari governi che si sono alternati senza mutare di molto né metodi né obiettivi?
Non le conosco. Non ho pertanto elementi di giudizio.
E della tragedia di chi attraversa il Mediterraneo in condizioni estreme che conducono anche alla morte?
Sono vittime di cattive leggi. Non c’erano extracomunitari libici in Europa durante il regime di Gaddafi, perchè la Libia godeva di buone leggi.
Sempre nella scorsa intervista ha evocato «una riforma fiscale corporativa» ed «una rappresentanza anch’essa corporativa». Può spiegarci meglio?
Non “evocato” ma invocato. La Rivoluzione ha atomizzato la società europea a partire dall’editto Turgot (1776), il decreto Allarde (1789) e la legge Le Chapelier (1791). Il cittadino, prima protetto dalla Corporazione alla quale apparteneva, rimase da allora solo e indifeso davanti ai poteri di uno Stato sempre più invadente e totalitario. I sindacati, ammaliati dalla sirena marxista, si rivoltarono contro i datori di lavoro invece di unirsi con loro per combattere usurai e terratenenti, i veri sfruttatori. Si vede perchè hanno fatto cilecca.
Se il milione di piccoli imprenditori italiani dichiarasse una rivolta fiscale, non rifiutandosi di pagare, ma compromettendosi a pagare una somma collettiva patteggiata con il governo, da rivedere di tanto in tanto, si potrebbe cominciare ad introdurre la giustizia nella tassazione, dalla quale oggi è del tutto assente.
Per “rappresentanza corporativa” intendo quello che propose Marcel Clément nel lontano 1956. Sarebbero le corporazioni dei lavoratori ad inviare i loro rappresentanti al Parlamento (pagandoli loro, non il pubblico), non per legiferare, ma per “parlamentare” le leggi, avvenendo a compromessi così da garantire giustizia per tutte le categorie. E finirebbe lo sconcio dei deputati che votano i propri stipendi e pensioni, che guardano la partita di calcio durante le sedute, che fanno gli interessi del partito non appena eletti e “manichetto” a chi li ha votati, eccetera. Oggi l’unica cosa che possono fare è bloccare il traffico stradale, come i Forconi.
Lei ha chiamato «mostruosità» il debito pubblico. In che senso?
Nel paradigma giusnaturalista, se il Governo ha il diritto di tassare, ha il corrispondente dovere di emettere il mezzo di pagamento per pagare le tasse. Ebbene, il Governo non espleta codesto dovere. Si indebita invece con terzi, e si impegna a pagare un interesse su quel debito tassando i cittadini. E siccome l’interesse è composto, inevitabilmente si arriva ad una situazione in cui la somma da pagare eccede le possibilità di pagamento.
All’origine della mostruosità è ancora una volta il paradigma giuspositivista. In un prestito vero, il prestatore si disfa di quel che presta, e il prestatario ne usufruisce. Non è così con il debito pubblico. La BCE non si disfa di un bel niente. Invece emette biglietti € e li “presta” al Governo. L’operazione è, naturalmente, “legale”. È anche “legale” che la stessa BCE emetta “credito”, cioè scriva su pezzi di carta “mi devi tot” e rifili codesti pezzi di carta al Governo come “prestiti” sui quali pagare “interesse” da estorcere ai cittadini con la tassazione. “Mostruosità” è un termine benevolo. “Frode legale” sarebbe più esatto.
Vorrei adesso tornare ad una questione che ritengo vada approfondita. Ha affermato che la «rendita da suolo spoglio» dovrebbe retribuire il lavoro domestico delle donne in «termini di stretta giustizia».
Non delle donne in generale ma delle madri. La ragione è che la rendita da suolo spoglio la produce la popolazione attorno alla proprietà, non il proprietario (specialmente se non fa uso del terreno che possiede). E chi produce popolazione sono le madri.
Quindi capisco che qualche ente, locale o nazionale, pubblico o privato, dovrebbe occuparsi della redistribuzione di tale risarcimento derivante da una sorta di fiscalità georgista.
Questi sono dettagli di procedura. Quel che conta qui è il principio.
Capisco pure che la moneta geselliana circolerebbe più velocemente, ma come le due cose possano essere tra loro logicamente legate? Di per sé una moneta geselliana può svolgere una funzione «georgista» ed indirizzare tale georgismo verso un reddito per il lavoro domestico?
Qualunque moneta, geselliana o no, può pagare le madri che producono ed educano capitale umano, sempre che venga estratta dalla rendita da suolo spoglio. Quando il lavoro delle madri finisce, i figli, non il denaro pubblico, le sosterranno economicamente come natura vuole.
È tema di attualità la realizzazione della TAV in Piemonte e le proteste del movimento che vi si oppone. Che ne pensa dell'opera in sé? E dei metodi adottati dai manifestanti?
Non vedo dibattito tra le due parti. I due discorsi semplicemente non si incontrano. Spulciando in profondità, dietro alle roboanti dichiarazioni dei politici (s’ha da fare e si farà) si celano poderose pressioni da parte di chi fiuta lauti proventi da intrallazzo, cioè compensi per millantato lavoro non eseguito.
Spulciando dall’altro lato non si trova di meglio. Le altrettanto millantate ragioni ambientali nascondono la temuta perdita di lauti proventi da speculazione fondiaria, che i terratenenti attuali “speravano” da future vendite di terreni, ma che adesso vedono sfumarsi per espropriazione da parte del progetto TAV.
Trovare una soluzione equa sic stantibus rebus è evidentemente impossibile. Vincerà il più forte, cioè chi ha le armi, come affermava Mao.
La soluzione georgista-geselliana farebbe sparire il problema, come segue:
- Se i possidenti in Val di Susa pagassero un canone di occupazione (anche minimo ma inesorabile), vedrebbero di buon occhio i compensi monetari da parte del progetto TAV.
- Con moneta geselliana non c’è bisogno di “stanziare” 15 miliardi (che esperienza dice minacciano di raddoppiare o anche triplicare). 15 milioni basterebbero. Circolando 1000 volte, diciamo in tre anni, pagherebbero per 15 miliardi. Pagamenti in contanti e alla consegna in moneta deperibile non incentiverebbero nessuno né a ritardarli né a gonfiare i prezzi.
Nella notte tra il 12 e 13 dicembre 1917, la tradotta 612 partiva da Modane, con a bordo 980 militari francesi in vacanza dal fronte di Caporetto.
Erano stati accoppiati due treni per un totale di 19 vagoni, ma senza fornire una locomotiva di coda.
Girard, il macchinista, sapeva che la sua 4-6-0 a vapore non poteva far fronte a una pendenza del 3% (la massima consentita per la via ferrea). Propose di portar giù mezzo treno, risalire e portare giù l’altra metà. I militari non ne vollero sapere, minacciandolo di arresto per insubordinazione (C’est la guerre, dicevano).
Girard decise di scendere a una velocità costante di 10km/h dai 1040 metri di Modane giù fino ai 700 di St Michel-de-Maurienne, 10 km a valle. Tre vagoni avevano freni ad aria compressa; altri sei avevano “frenatori” a mano nelle apposite cabine, attenti al fischio del macchinista. Dieci carrozze erano peso morto.
A non più di cinque chilometri da Modane, quel peso morto aveva avuto ragione della 4-6-0 e dei sei frenatori, eccedendo il massimo dei 135km/h del tachimetro. Le scintille sprigionatesi dai freni avevano appiccato il fuoco a metà delle carrozze, tutte di legno su chassis d’acciaio. Il capostazione di La Praz, vedendo passare il bolide urlante, in fiamme e fuori di controllo, telefonò immediatamente a St Michel, dove una tradotta piena di truppe britanniche stava per partire per Modane. Con il cuore in gola, il capostazione si precipitò dal macchinista, riuscendo a fargli immettere la tradotta in un binario di raccordo.
Metri prima di entrare in stazione, il bagagliaio di testa deragliava, staccandosi dalla locomotiva; questa riuscì a negoziare la curva, ma da sola: il treno si sfracellò contro il costone roccioso laterale, in una ferraglia informe e bruciante per quattro giorni. L’intensissima temperatura, oltre a torcere gli chassis, faceva esplodere granate e altre munizioni che i militi imprudentemente avevano portato con sè come “souvenirs”, e che completarono la scena da tregenda.
Per anni il disastro, record mondiale di vittime fino al 1981, venne occultato dalle forze armate.
Non ho interessi personali sia a favore sia contro il progetto TAV. Ma si diano a chi giudica dati sufficienti per avere elementi di giudizio.
In Sicilia, invece, a Niscemi, viene contestata la realizzazione del MUOS, sistema di rilevazione militare statunitense di portata continentale. Da siciliano conosce la questione? Ha un opinione a riguardo?
La conosco ma non nei particolari necessari per dare un giudizio.
Pubblicato da e, se non altrimenti specificato, di
Massimo Messina
- Pubblicato alle
18:10
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