lunedì 21 gennaio 2013

Abrogare leggi e leggine ingiuste

Qui di seguito, nelle righe in rosso, la controrisposta di Silvano Borruso alla mia ultima lettera aperta a lui indirizzata (qui riprodotta nelle righe in nero)

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Caro Silvano,

innanzi tutto mi scuso per il ritardo con cui rispondo alla tua risposta (http://nonviolento.blogspot.com/2012/10/il-parlamento-corporativo-proposto-da.html). Spero di riuscire così a riprendere il filo del nostro dialogo.

Riguardo la diffusione nel mondo dei vari fascismi dopo la nascita del fascismo italiano si può iniziare uno studio a partire dalla seguente pagina web e dai suoi riferimenti:


È innegabile che il fascismo italiano abbia influenzato il nazionalsocialismo così come tutti i fascismi che si sono avuti nel secolo scorso in Europa e non solo in Europa. Non tutti sono stati corporativisti e totalitari, tutti sono stati autoritari, violenti, illiberali, antiliberisti ed antilibertari.

Scrivi che "Una corporazione di comunisti è un ossimoro: ciò che unisce i comunisti è una ideologia, non un lavoro comune". Bene, chi o cosa dovrà stabilire oggettivamente cos'è lavoro?

La natura delle cose. Il lavoro vero crea ricchezza; quello falso distribuisce ricchezza già creata verso chi non ne ha diritto. Per “ricchezza” (v. Bastiat, 1801-1850) si intende servizi, sia prestati personalmente (insegnamento, diagnosi, accompagnamento ecc.) sia incorporati in oggetti chiamati “beni” (computer, penna a sfera, zappa, ecc.).

Se i comunisti affermano che stanno svolgendo un "lavoro comune" (cioè collaborare affinché la società si trasformi secondo la loro ideologia), in base a cosa dovremmo vietar loro di organizzare tal corporazione?

Non c’è bisogno di vietare niente a nessuno. Ma con moneta geselliana i comunisti troverebbero difficile, se non impossibile, vendere quello che chiamano “lavoro”. A riuscirci, buon pro gli faccia.

Scrivi pure che se uno "non lavora perché inabile, tutto quello di cui ha bisogno è una famiglia unita ed economicamente salubre. Non ha bisogno di rappresentanza politica". Se la famiglia unita e/o salubre non la ha? Perché non dovrebbe poter dire la sua in ambito politico ed essere rappresentato?

Potrebbe, ma si tratterebbe di una categoría molto eterogenea. Sarebbe meglio che se ne prendesse cura la corporazione alla quale apparteneva prima di divenire inabile al lavoro. Sarebbe una previdenza sociale privata. Così facevano le corporazioni medievali.

Riguardo "uno stipendio decente proveniente dalla rendita da suolo spoglio, che in giustizia appartiene proprio" alle madri (o principalmente alle madri) in linea di principio ritengo sia un'idea buona e giusta, da portare avanti.

Relativamente alla tua proposta corporativa ti chiedo di spiegarcela meglio. Se non sarebbe il parlamento corporativo a fare le leggi capisco che proponi una revisione costituzionale di non poco conto. Chi dunque avrebbe il compito di legiferare? Il governo? Come verrebbe formato? Da chi? Su che basi?

Per fare leggi giuste ci vogliono giuristi che sottoscrivono il giusnaturalismo, cioè il principio che le leggi debbano servire la virtù della giustizia. Il giuspositivismo nel quale ci dibattiamo da 60 anni mantiene il principio, falso, che tutto ciò che è legale è anche morale. Se il parlamento corporativo cominciasse con l’abrogare leggi e leggine ingiuste (circa 70mila) passate dai “rappresentanti del popolo” ne avrebbe lavoro da espletare.
Si ricordi anche il principio che le leggi vanno cambiate quanto più raramente possibile, pena la perdita di fiducia del pubblico.

Se poi diamo ufficialmente alle corporazioni la possibilità di modificare/porre il veto su questioni di interesse generale non potremo giungere ad una parali simile a quella attuale italiana, in cui le corporazioni hanno già tale potere, anche senza i crismi di ufficialità?

Tutto il contrario: le corporazioni dovrebbero apportare modifiche danneggianti gli interessi particolari, proprio per favorire il bene comune e quindi l’interesse generale.

Silvano, sai bene che non ti ho dato dell'imbroglione, non lo penso e se lo pensassi non continuerei neppure questo dialogo, che ritengo possa servire ad entrambi così come ad i lettori (pochi ma attenti) di GeoLib. Ciò che intendevo esprimere con quell'espressione è che spesso dietro lo sbandierare di valori ci stanno degli imbroglioni, che usano tale sbandieramento per confondere gli allocchi, i quali finiscono per seguirli in buona fede. Non ti annovero di certo né tra gli imbroglioni né tra gli allocchi, ma capita pure che ottime persone come te fanno proposte che poi vengono usate dai suddetti imbroglioni con l'avallo degli allocchi di cui sopra.

Quello che chiunque dice di me è come acqua che scivola sulle penne di un’anatra. Lo dimentico immediatamente.

Sul conio di moneta da parte del potere centrale per il pagamento delle imposte non posso che concordare. Mi preme però aggiungere che ciò non deve accompagnarsi al divieto (come quello attuale) di emissione, da parte di chiunque, di monete alternative rispetto a quella ufficiale.

D’accordo. Anzi, quante più monete locali tanto meglio. Il flusso monetario nell’economia dovrebbe duplicare quello del sangue in un corpo vivo: 5 litri che circolano equivalgono a 5 tonnellate nelle 24 ore.

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