È necessario ritornare a pensare che la politica si debba porre obiettivi generali alti, quali la sconfitta definitiva della povertà. Il geolibertarismo lo fa affermando che le risorse naturali appartengono a tutti. Ciò è chiaro sin dal primo punto del manifesto geolibertario (che in questo mese ha ricevuto nuove adesioni). Al secondo punto si afferma, tra l'altro, che ognuno ha diritto ai frutti del proprio lavoro ed al terzo punto si parla di indennizzi nei confronti di tutti coloro ai quali viene impedito di poter usufruire delle risorse naturali. Ciò che la Costituzione della Repubblica Italiana dice relativamente all'eguaglianza formale e sostanziale va quindi benissimo, ma l'idea geolibertaria che siamo tutti comproprietari (anche le future generazioni) delle risorse naturali va anche più in avanti proprio nella direzione di maggiore socialità e lo fa attraverso una grandissima attenzione nei confronti della sfera individuale.
Non è di certo un caso che il geolibertarismo prenda le mosse dal pensiero economico, politico e sociale di Henry George, il quale la povertà la conobbe direttamente e sviluppò il suo "socialismo" avendo come scopo la sconfitta della povertà (proprio come ogni altro socialismo). Si tratta di un socialismo totalmente distinto e distante rispetto a quello marxiano (che vuole socializzare i mezzi di produzione) o a quello socialdemocratico (che si occupa della socializzazione del risultato del processo di produzione attraverso la redistribuzione di Stato del reddito, attraverso il Welfare State). Il socialismo geolibertario, infatti, afferma il diritto di ognuno (e quindi la socializzazione) direttamente delle risorse di natura. Essendo tutti comproprietari di tutto, ci sarà sì chi si può arricchire, ma mai nessuno può impoverirsi, dato che qualsiasi ricchezza deriva sì dal lavoro, ma anche dal consenso di tutti gli altri.
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