giovedì 22 ottobre 2015

Il quadrato di Fabio Massimo Nicosia

E' stato appena inserito L'opinione di un Libertarian di Fabio Massimo Nicosia nella Biblioteca geolib, ma potete leggerlo direttamente anche qui di seguito o scaricarlo per una lettura successiva cliccando su Download, in basso.

lunedì 12 ottobre 2015

Questione greca e monopolio finanziario

Di Fabio Massimo Nicosia

La vicenda greca suggerisce alcune riflessioni. La prima è che le istituzioni europee e la Troika trattano la Grecia come una holding tratta una sua controllata, e valuta se dismetterla o riposizionarla, ridimensionata, in qualche modo sul mercato.

Succede tuttavia che la Grecia è titolare di assets non rimuovibili, i beni demaniali e immobiliari anzitutto, sicché la sua liquidazione trova ostacoli superabili solo trasferendo la titolarità di quei beni, ovvero il loro impegno in garanzia dei supposti crediti, in una nuova forma di “schiavitù per debiti”, sicché il popolo greco si vede sottratti –questa è l’intenzione- quei beni formidabili di cui è titolare.

Lungi da noi fare l’apologia di alcun “sovranismo”. 

Qui la questione è diversa, assistiamo cioè a uno scontro tra, da una parte, l’idiocrazia, ossia il dominio dei grandi “privati” che presiedono al mondo finanziario e monetario, oltre che a molto del resto, e, dall’altra parte, il territorio sul quale il popolo vive nella sua concretezza materiale.

L’idiocrazia finanziaria si nutre infatti di nulla, di mera virtualità: tanto sono alti i grattacieli delle sedi degli istituti di credito, quanto è il nulla che vi si trova all’interno: numeri in un computer, pura convenzione, priva di alcun effettivo valore che non sia fondato su una mistificazione, ossia che ciò che è virtuale possa essere anche “limitato”, nonostante la contraddizione che nol consente.

Ed è in nome di questi “numeri” immateriali che l’élite al potere vuole impadronirsi del territorio del popolo, territorio che, non si sa perché, nella contabilità interna e internazionale non “vale” nulla, come abbiamo ripetutamente sottolineato nella nostra polemica in ordine alla mancata contabilizzazione nei bilanci pubblici di quel valore; mentre, sempre non si sa perché, i numeri digitati in un terminale “varrebbero” tutto.

E ciò in una situazione di devastazione ideale e culturale, dacché i detentori di quel potere virtuale sono tacciati di “liberismo”, laddove invece si tratta di volgari monopolisti: monopolisti della moneta e della finanza, come si vede.

Queste élites finanziarie, che i critici di sinistra più ingenui continuano appunto a tacciare di “liberismo”, tutto sono infatti meno che “liberisti”: di certo non è loro interesse, almeno per ora, a meno che non siano assaliti improvvisamente dal sentimento dei loro presunti ideali, farsi cantori della denazionalizzazione della moneta di von Hayek, né tampoco del libero credito di un Proudhon, di un Tucker, di uno Spooner, né men che meno di un Warren. E quindi la discussione risulta totalmente falsata.

Il ritorno alle monete nazionali non sarebbe la soluzione, dato che si tratterebbe solo della giustapposizione dei diversi monopoli, anche se si potrebbe quantomeno proporre, per stare alla parte minimale della proposta di Hayek, che le diverse monete nazionali possano liberamente circolare nei diversi paesi, dando vita così a un certo grado di concorrenza da questo punto di vista.

Forse si potrebbe immaginare di trasformare almeno la moneta “unica” in moneta “comune” ma non esclusiva, affiancandola e non sostituendola con monete nazionali fondate sulla ricchezza materiale di ciascun paese (groundstandard), a loro volta in concorrenza con monete virtuali private come il bitcoin (proposta imperfetta, in quanto ancora legata al falso mito della scarsità monetaria come presunta essenza intrinseca dell’idea del denaro), o anche comunitarie, locali, territoriali, che già esistono, ma che vanno ulteriormente incentivate.

La pluralità di monete, infatti, è una modalità di redistribuzione del potere d’acquisto. E’ agevole comprenderne la ragione. Immaginiamo che in una società esista solo una moneta, l’oro: Ii detentori di oro sarebbero monopolisti od oligopolisti del potere d’acquisto.

Immaginiamo invece che si affermi il principio della pluralità del conio, se non proprio della sua illimitata libertà, come la poesia libertaria imporrebbe. Orbene, a quel punto i detentori di nuova moneta sarebbero a propria volta titolari di potere d’acquisto, diminuendo simultaneamente quello degli ex monopolisti od oligopolisti: ecco perché i potenti agitano sempre, anche a sproposito, il fantasma dell’inflazione.

Ma un conto è l’inflazione dell’unica moneta consentita, altra cosa sarebbe che a questa se ne affiancassero altre, sicché la prima fosse ridimensionata. Se così non fosse, anche la scoperta di nuove miniere d’oro comporterebbe inflazione, così come sarebbe stata “inflazionistica” la fondazione del bitcoin rispetto alla situazione preesistente, ovvero la creazione di bitcoins alternativi al primo.

Il fatto è che il monopolio monetario, quasi di più ormai di quello di giustizia e polizia, consente come detto il predominio sui popoli, e quindi non v’è incentivo per i suoi titolari ad abbandonarlo, per quanto li si dipinga come campioni dell’inesistente “liberismo”, inesistente in molti settori per motivi di interesse particolare, ma soprattutto in questo, per motivi di interesse ben più radicato, ossia di puro e semplice potere e predominio.

E allora la discussione può ben proseguire, ma a condizione che ne siano chiari i presupposti analitici, e non si prendano costantemente lucciole per lanterne, come siamo abituati a constatare nella presente fase.

sabato 10 ottobre 2015

Talikwo, la lingua terrestre - Lezione 2

Cliccare qui per leggere la Lezione 1


Parti del discorso

Come in altre lingue, anche in talikwo le parole sono composte da una radice e da suffissi e prefissi.

Sostantivi

In talikwo i sostantivi al singolare hanno il suffisso -o, al plurale -i e ciò vale sia per i maschili che per i femminili.

Esempi:

Talikwo
Italiano
Singular
Plural
Singolare
Plurale
owto
owti
cane
cani
satwiso
satwisi
panino/sandwitch
panini/sandwitches
wilo
wili
essere umano/figlio/figlia
esseri umani/figli/figlie
wiliwo
wiliwi
donna/figlia
donne/figlie
wilolo
wiloli
uomo/figlio
uomo/figlio

In questo il talikwo differisce dall’esperanto, derivando la desinenza del plurale dall’ido, un’altro esperantido. Come pure dall’ido deriva il suffisso per ricavare dalla radice il genere maschile -ol-, mentre per il femminile abbiamo -iw-, che è il suffisso dell’esperanto (ed anche dell’ido) per formare il femminile -in-, ma talizzato.

Aggettivi/avverbi

La desinenza per gli aggettivi/avverbi è -a. Mentre in esperanto abbiamo la desinenza -a per gli aggettivi e -e per gli avverbi in talikwo non esiste la distinzione grammaticale tra aggettivi ed avverbi. Gli avverbi, infatti, qualificano i verbi, mentre gli aggettivi qualificano i sostantivi. Per capire se un aggettivo/avverbio in talikwo qualifica un verbo o un sostantivo dobbiamo vedere se accanto ha un verbo o un aggettivo e nel caso in cui si trovi tra un sostantivo ed un verbo rimarremo nell’ambiguità grammaticale. In talikwo aggettivi/avverbi sono invarianti rispetto a genere e numero.

Esempi:


Talikwo
Italiano
powa
buono/buona/bene
iowa
giovane/giovanilmente
luka
rosso
lapita
rapido/rapida/rapidamente

Ci sono poi avverbi non derivati dalla radice e sono tutti derivati dall’esperanto.

Esempi:


Talikwo
Italiano
alpawaw
almeno
apawaw
appena
paltaw
presto
as
anche
iàm
già
iàw
ecco
iàlaw
ieri
otiaw
oggi
polkaw
domani
wow
adesso
wol
soltanto
tlo
troppo

Da notare che l’accento in iàm, iàw e iàlaw cade sulla a e, come spiegato alla fine del primo capitolo, va segnato. Questi avverbi originari, sono radici, dalle quali possiamo ricavare sostantivi (aggiungendo -o oppure -i) o altri aggettivi/avverbi, quando il risultato ha un senso. Da otiaw possiamo ricavare così otiàwa, che significa odierno/odierna, ed otiàwo, che significa “l’oggi”. Da tlo ricaviamo tloa, che significa eccessivo/eccessiva.

Verbi all’infinito

I verbi all’infinito in talikwo terminano in -al, e l’accento della parola, in tale caso, cade proprio su questa “a”, come già esposto alla fine del primo paragrafo.

Esempi:

Talikwo Italiano
walal fare
tilal dire
tolpal dormire

La desinenza non deriva dall’esperanto, che usa la -i, per non confondere gli infiniti dei verbi con i sostantivi al plurale. In questo caso la derivazione viene dall’ido, che usa la desinenza “-ar” per gli infiniti presente, che viene, ovviamente talizzata.
Come abbiamo già in parte visto, si può passare da un verbo al sostantivo relativo o all’aggettivo, semplicemente cambiando la desinenza:

Talikwo
Italiano
wawko vittoria
wawki
vittorie
wawka
vittorioso/vittoriosamente
wawkal
vincere
loto
gioco
loti
giochi
lota
giocoso/giocosamente
lotal
giocare
kowoso
confusione
kowosi
confusioni
kowosa
confuso
kowosal
confondere

Non si usa l’articolo davanti ai nomi propri (di persone o cose), neppure se introdotti da titoli come “sikwolo” (signore), “toktolo” (dottore) e così via.