Il dibattito politico tra partiti e dentro i partiti in Italia è noiosissimo e non si parla quasi di nulla! Si parla di giovani e vecchi senza proporre nulla come riforme concrete, senza avere e proporre chiare idee interpretative della realtà. Le astensioni crescono, la Lega vince e stravince, gli arrabbiati avanzano, il PdL è in declino e c'è dalle loro parti chi già si organizza per il dopo Berlusconi. Che fa il PD? Secondo me è avviato verso la giusta direzione. Dobbiamo riportare la legalità, la speranza e la laicità nel Paese, ma poi? Poi dovremmo guardare fuori dall'Italia ed imparare dalle liberaldemocrazie più avanzate. Negli USA, solo per fare l'esempio della più grande democrazia occidentale plurisecolare, c'è stata una riforma della sanità che, dal punto di vista dei suoi proponenti, è stata coraggiosa. Io non la condivido affatto, ma è stata qualcosa di concreto e di chiaro. Da una parta chi la voleva e dall'altra chi la avversava, per varie ragioni, ed ognuno dei politici ha partecipato a questo grande dibattito nazionale federale. I cittadini statunitensi che si interessano in qualche modo alla politica hanno partecipato tutti ad un grande dibattito federale. Gli europei di che parlano? Esiste qualcosa di analogo nella vecchia Europa? Sono a favore della libertà d'impresa, ma sono un proletario, da bambino appassionato alla politica, simpatizzante e militante di partiti e movimenti di sinistra. Iniziai con la tessera della FGCI, proseguendo con quella del movimento dei Club Pannella, poi mi avvicinai ai movimenti socialisti per avvicinarmi in seguito al Nuovo Partito d'Azione. Adesso simpatizzo per il PD ma, nonostante io abbia fatto parte di tutti questi partiti e movimenti, le mie idee sono sempre rimaste le stesse. Sono un liberalgobettiano, ovvero credo nella libertà individuale e nella lotta socialista, proletaria e riformatrice che rispetti nel metodo e negli obiettivi la libertà individuale. Tutto ciò oggi lo coniugo nelle idee geolibertarie. Se in Italia o in qualsiasi parte del mondo parli di Henry George la gente neppure sa chi sia, tutti hanno almeno sentito nominare Marx ed i marxisti sono stati una sciagura per mezzo mondo. Se il socialismo, invece, avesse scelto vie georgiste avremmo già sconfitto la povertà! Negli USA c'è chi parla questo linguaggio: esiste un dibattito ed una tradizione libertarian di destra (minarchici repubblicani e del Partito Libertario ed estremisti anarcocapitalisti) e di sinistra (libertarian del Partito Democratico e left-libertarian in genere). Qui in Italia parlare di ideologie sembra roba da vecchi pazzi o da stravaganti, ma come interpretiamo la realtà se non attraverso chiavi interpretative, appunto? Come giudichiamo l'azione dei politici se non attraverso idee di fondo? Di che libertà parliamo, di che democrazia, se non sappiamo che vogliamo?
Spero in un PD più mariniano, più alicatiano, ma anche più bersaniano, più franceschiniano e più bindiano. Una buona classe dirigente, insomma, a questo PD non manca, ma a questa buona classe dirigente sembra manchi un po' di coraggio e di chiarezza in più.
7 commenti:
Mi pare però che il tuo post non esca dalle secche a cui ci ha abituato la politica nel nostro paese. Voglio dire che i politici, ma innanzitutto noialtri elettori (io da molto tempo non più) dovremmo abituarci a fare discorsi politicamente efficaci, al di là delle etichette di schieramento o di ideologia. Nel tuo post se ne contano almeno 18 e più. A fronte di Zero proposte politiche. Ma che cos’è una proposta politica? Io posso solo immaginarlo sulla base della analogia con una proposta filosofica. Ho imparato che è molto facile, anzi facilissimo costruire tesi filosofiche. Mi capita di farlo quando consegno abstract per convegni. Ma una tesi filosofica non è ancora una proposta. Per diventare tale occorre fare una serie di operazioni, tra cui elencare (in modo preciso e dettagliato) i problemi a cui la proposta intende far fronte, spiegare perché la proposta è migliore di altre che ci sono in circolazione e così via. Una proposta politica deve essere costruita in modo analogo. Vogliamo privatizzare l’acqua, bene: documentiamo i problemi a cui si intende far fronte, dimostriamo che tali problemi dipendono dalla gestione pubblica in quanto pubblica, etc.
Caro anonimo,
come ti chiami? In che senso tu "da molto tempo non più". Non voti più? In tal caso hai poco di cui lamentarti, a meno che non ritieni che l'attuale offerta politica sia totalmente indifferenziata e non sai come organizzare una tua alternativa.
Sulle mere etichette concordo, ma, piuttosto che contare quelle del mio post, perché non chiedermi che intendo con ognuna di esse? Volere un PD come quello attuale, ma che si ponga obiettivi geolibertari è una proposta politica, a mio modesto avviso. Di certo non ho qui esposto "in modo preciso e dettagliato" i "problemi a cui la proposta intende far fronte". Guardiamo ora un po' dietro le etichette che ho usato. Geolibertario è quel libertarian che ritiene che chi si appropri del suolo, in genere delle risorse naturali, o abbia monopoli di altro tipo, debba pagare il resto della società per potere usare le risorse di cui si è appropriato. Qualsiasi altro tipo si fiscalità non è giustificata agli occhi libertari e minarchici di un geolibertario. Il geolibertarismo nasce dal georgismo, che ha lo scopo di risolvere la questione sociale, la povertà, che è nata con la nascita della proprietà terriera.
Il marxismo, che ha lo stesso scopo, si focalizza quasi esclusivamente su capitale e lavoro, assimilando la terra al capitale. La soluzione marxista è la nazionalizzazione di ogni tipo di proprietà, quindi anche di quella terriera. Come effetto abbiamo che tutti diventano nullatenenti e schiavi dello Stato proprietario di tutto. Tutti gli esperimenti in tal senso hanno condotto (come George già previde) a dittature oppressive e sono poi fallite miseramente. Allo stesso modo o quasi nelle democrazie capitaliste la burocrazia cresce a dismisura e con essa cresce l'oppressione statale che è limitata soltanto dalla cultura e dall'azione liberale, inefficace però da sola a sconfiggere la radice del male.
E' proposta concreta ridurre al minimo il potere di chi si accaparra delle risorse naturali.
"Non appena la terra di un paese diventa tutta proprietà privata, i proprietari della terra, come tutti gli altri uomini, amano mietere dove non hanno seminato ed esigono una rendita anche per il suo prodotto naturale" (Adam Smith, La ricchezza delle nazioni [1767], Milano, ISEDI, 1973, pag. 51).
Massimo,
i problemi non si risolvono sulla base di metafisiche della storia, della società, della povertà, della proprietà etc. Non ci sono scorciatoie. Lo so che è più facile elencare etichette e magari poi dire cosa significhino. Più difficile andare a studiare i problemi concreti e approntare soluzioni concrete e realizzabili. Più facile fornire un quadro dell’intera società e dare l’impressione di avere la ricetta per tutto, quando in realtà in mano si hanno soltanto etichetta o al massimo il loro significato.
l.
Caro L. (immagino Luigi),
George studiò "problemi concreti" e le sue proposte sono ancora attuali "concrete e realizzabili", a mio modesto avviso. Non credi? Conosci i suoi studi e le sue proposte? Non ho fatto "un quadro dell'intera società" Non ho "la ricetta per tutto". Vuoi che ti spieghi meglio il mio geolibertarismo? Se è così, perché non chiedi? Pensi che non siano proposte concrete? Ma se le ho soltanto citate qui senza entrare nel dettaglio! Se ti interessa veramente e se ti senti in qualche modo in sintonia, partecipa anche tu ad uno studio serio del geolibertarismo ed a tutte le sue applicazioni possibili qui in Italia. Trovando qualcun altro potremmo giungere addirittura al think tank geolibertario del PD. Se giungi invece al giudizio sulle mie proposte prima di conoscerle allora mi sa che non andiamo da nessuna parte. Qui io intendo solo stimolare il dialogo con chiunque legge e con me voglia approfondire gli spunti che pongo, ma anche quelli che mi vengono offerti (in qualsiasi modo) e che ritengo interessanti.
Massimo,
a mio parere tu non ha nessuna proposta. Tutte le etichette politiche servono solo a legittimare i politici (non è però il tuo caso, ma tu soffri della stessa sindrome) a ricoprire qualunque incarico. Io sono geolibertario, liberale, alicatiano, martelliano, berlusconiano, bersaniano… e dunque ein qualunque posizione mi trovi – parlamentare europeo, ministro della giustizia, ministro della sanità, governatore del lazio e altro ancora – farò di tutto in quel settore nella direzione del geolibertarismo e del etc! Mastella, Bonino, Bindi etc. appartengono a questa categoria. Non mi sorprenderei di svegliarmi domani e vedere Bindi ministro della sanità o Bonino ministro della università. La Bonino porterà legalità, laicità, libertà in qualunque settore si muoverà. Bindi i valori del cattolicesimo di sinistra. Mastella i valori della famiglia. Questa non è la politica seria che io ho in mente.
Tu dici di avere proposte concrete. Dove sono? Io non le vedo, dunque ne concludo legittimamente che non ne hai.
Credi di averle, come molti miei colleghi e io stesso credo di avere idee filosofiche. Quando però si tratte di metterle per iscritto, confrontarle con altre idee, ti rendi conto che non avevi idee filosofiche.
Luigi,
non sono un politicante né ricopro alcun incarico né attualmente ambisco a ricoprirne. Di che sindrome soffro? Mastella e la Bindi hanno delle idee ben precise ed ancor di più mi pare che ciò valga per la Bonino. Non vedremo mai Mastella, la Bonino e neppure la Bindi esultare per un avversario che va in carcere o che introducano la pena di morte. Non vedremo mai Mastella e la Bindi che si fanno promotori di iniziative legislative che azzerino le imposte sui redditi. Non vedremo mai la Bonino che punirà chi abortisce, che vieterà il divorzio o che aumenterà i finanziamenti pubblici ai partiti. Bindi è già stata ministra della sanità. La Bonino porterà realmente e con atti concreti "legalità, laicità, libertà in qualunque settore si muoverà". Bindi si rifà alle idee un po' più vaghe dei "valori del cattolicesimo di sinistra", Mastella ai "valori della famiglia" così come egli l'intende.
Che intendi per politica seria? Puoi spiegarlo meglio qui?
Le mie proposte concrete attuali sono, per quanto riguarda il metodo: alleanza di tutta l'opposizione per ripristinare la legalità, PD aperto a chiunque voglia entrarci (quindi anche ai libertari di sinistra di ogni scuola di pensiero), legge elettorale uninominale maggioritaria anglosassone ad un turno, presidenzialismo statunitense con tanto di pesi e contrappesi, abolizione delle provincie, Stati Uniti d'America e d'Europa che comprendano Israele, Turchia e Marocco. Per quanto riguarda gli obiettivi: abolizione di tutti i patti ed intese varie tra Stato e confessioni religiose, introduzione in Costituzione del principio secondo il quale non può essere tassato se non la proprietà di risorse naturali ed i monopoli ed oligopoli che impediscono la libera concorrenza, abolizione dei diritti ereditari, introduzione in Costituzione del principio secondo il quale nulla può essere vietato se non ciò che lede direttamente gli altri e del principio del divieto per chi governa e per chi legifera di fare se non ciò che la Costituzione prevede esplicitamente. Liberalizzazione di tutto, insomma, tassazione delle risorse naturali e Stato costituzionale minimo e federale, in poche parole.
Intendo confrontare le mie idee con chiunque, che siano buone o meno, realizzabili o no, lo vedremo.
Hai troppe idee e troppe proposte allora. Intanto, spiegamene una: l'entrata del Marocco in Europa. Perché? Quali interessi avrebbe l'Italia a volerla? è plausibile pensare che altri paesi abbiano presunti interessi simili? Ci sono paesi che in Europa avrebbero interessi contrari? Perché il Marocco e non invece la Tunisia? Attualmente il Marocco rispetta i protocolli europei che stabiliscono le condizioni necessarie per entrare in europa (condizioni sia politiche che economiche). Quali punti sarebbe in grado attualmente di rispettare e quali altri no.
Rendimi la cosa tangibile il più possibile anche nella sua possibilità di realizzazione, a partire naturalmente dal consenso che si dovrebbe organizzare intorno alla presunta proposta, tenendo conto che nessuno degli europei concepisce l'Europa come includende il Marocco. Come giudicherebbe un politico che se ne facesse promotore? Esistono libri di studiosi (storici, filosofi morali etc.) che argomentano che in realtà l'Europa ha una unità culturale storica che si estende al Marocco? A me pare che i libri che sono stati scritti sulla storia dell'Europa e sull'idea stessa di Europa non contemplano questa possibilità.
Insomma, Massimo, come ti dicevo, costruire tesi politiche è facilissimo. Quando proporrai sul serio qialche proposta sarò lieto di prenderla in considerazione. Per ora mi sembra presto.
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