martedì 6 aprile 2010

Perché il Marocco nell'UE

Luigi Pavone mi chiede perché propongo di far entrare il Marocco nell'Unione Europea. Rispondo con le parole di Tahar Ben Jelloun: "Sarebbe una buona idea, perché incoraggerebbe il Marocco sulla strada dello sviluppo e della democrazia" (http://www.resetdoc.org/story/00000000540).
In Italia ed in tutto l'Occidente chi ama la libertà individuale, la pace ed il libero commercio ha interesse ad un Nord Africa più democratico in senso occidentale. L'ingresso del Marocco nell'UE è anche proposta del Partito Radicale Transnazionale nonché richiesta esplicita del Marocco stesso risalente addirittura al 1987, quando il re marocchino dell'epoca fece formale richiesta di adesione alla CEE. Se avessimo accettato a quel tempo la richiesta avremmo di certo sostenuto (ed ancorato all'Unione Europa) già da un bel pezzo l'evoluzione politica marocchina in senso liberale e democratico. Meglio un Nord Africa "europeo" piuttosto che in mano alle vecchie e nuove tirannie locali, a volte burattine di altri burattinai.
Già Ceuta e Melilla (due città nel territorio Marocchino) sono entrate nel Unione Europea. Nel Marocco è attualmente in corso un'evoluzione democratica in senso occidentale, che in Tunisia non solo è assente, ma addirittura sembra ci sia in rischio di un percorso in senso contrario. Il Marocco ha chiesto più volte di entrare e gli è stato rifiutato per motivi geografici e per la sua economia in via di sviluppo e per i suoi problemi con alcuni Paesi confinanti. Riguardo l'economia marocchina non è meno liberista di quella degli attuali membri dell'UE ed inoltre l'economia e le istituzioni statali marocchine si stanno già da tempo avvicinando all'UE, tanto che nel "2008, il Marocco è stato il primo paese del Mediterraneo ad ottenere uno status di partenariato speciale con l'Unione Europea" (Wikipedia):

http://www.ilmediterraneo.it/it/news/politica/il-marocco-ottiene-lo-status-avanzato-dallunione-europea-0000524

http://it.wikipedia.org/wiki/Marocco#Relazioni_estere_con_l.27Unione_Europea

http://www.europarl.europa.eu/news/public/story_page/029-48728-040-02-07-903-20090205STO48541-2009-09-02-2009/default_it.htm

http://www.ambasciatadelmarocco.it/marocco/il_marocco_e_il_mondo.htm

Su alcune questioni ancora da risolvere:

http://rumoridalmediterraneo.blogspot.com/2009/12/ue-marocco-uno-statuto-quali-progressi.html

22 commenti:

Unknown ha detto...

Quel che ti consiglio vivamente di fare è scrivere un documento programmatico su questo punto e contattare qualche blogger o sito vicini al Pd per lì eventualmente pubblicarlo.

Al momento però, quel che hai scritto mi pare assai poco informativo, confuso e generico. Lavoraci su e poi si vedrà. Ora è presto sia per la condivisione sia per le critiche.

Massimo Messina ha detto...

Luigi,
grazie per il consiglio. Sono già io un blogger vicino al PD. Hai letto le pagine che ho linkato qui nel blog? Che te ne pare? In che ciò che ho scritto è confuso?

Sui criteri per aderire all'UE:
http://www.eu-oplysningen.dk/euo_en/spsv/all/24

Anonimo ha detto...

I criteri sembrano essere tali che l'adesione all'Unione europea non può essere assunta come uno strumento per sostenere sviluppi democratici e liberali di paesi non esuropei, dal momento che questi sono presupposti e in maniera per di più stabile.

Insomma, Massimo, ne ridiscuteremo quando avrai scritto qualcosa di più stabile.
l.

Massimo Messina ha detto...

Luigi,
i criteri per appartenere all'UE esistono anche per spingere il Paese candidato a diventare sempre più liberaldemocratico e liberista al suo interno e verso l'UE. Ci sono anche diversi studi in proposito che, se vuoi, posso spedirti per posta elettronica. Riguardano anche ciò che è accaduto nel caso del Marocco, al quale l'UE ha chiesto ed ottenuto maggiore democrazia, riforme in senso liberale e libero scambio. Al Marocco, in poche parole, sono stati richiesti dei requisiti per poter avere l'attuale status privilegiato nei confronti dell'UE e il dialogo tra Marocco e UE ha sostenuto il processo riformatore liberaldemocratico, liberista e liberoscambista nei confronti dell'UE (ed anche degli USA). Vi è un ostacolo apparentemente insormontabile all'ingresso dell'UE, ovvero il fatto di non essere "europeo" nel senso geografico. Su questa motivazione è stata rigettata la sua richiesta di ingresso nell'UE. Nessuno ha mai specificato in una norma chiara ed inequivocabile che "europeo" si debba intendere in senso geografico. Se così fosse, poi, come giustificare l'attuale appartenenza all'UE di territori non europei in senso geografico? Un Paese che rispetta i criteri di appartenenza all'UE, che si sente europeo al punto da richiedere più volte nei passati decenni di entrare nell'UE, che riposa la domenica come l'Europa cristiana pur essendo islamico, che parla francese (ed in parte spagnolo) e che ha una storia, un'economia e le sue istituzioni strettamente legate a quelle di importanti e grandi Stati membri dell'UE ed alle istituzioni comunitarie stesse, che ha una tra le più avanzate e liberali legislazioni relative al diritto di famiglia di tutto il Mediterraneo può essere considerato europeo? E' questa la questione da porci. Vogliamo continuare a finanziare lo sviluppo di un Paese al quale continuiamo a pretendere sempre maggiori condizioni che beneficiano di certo i marocchini, ma non sfociano mai in pari diritti con i cittadini comunitari?
Che intendi con scritto "più stabile"?

Anonimo ha detto...

Con uno scritto più stabile intendo un documento programmatico di cui ti ho consigliato la stesura e la pubblicazione in un sito vicino al Pd. Se questa proposta, come tu dici, può contare su una buona batteria di argomenti, che cosa aspetti a scriverla e a darle la visibilità che merita?

"Sono già io un blogger vicino al PD"

Il PD lo sa?

Massimo Messina ha detto...

Luigi,
aspetto chi si unisca a me su uno qualsiasi dei temi che nel web propongo fin dal primo blog. Mi basta incontrare anche solo altre due persone che condividano con me anche una sola delle delle mie proposte politiche e si battano con me costituendo così un nucleo riformatore di azione politica sul territorio o nel web.
Il PD non ascolterà mai la voce di uno che fa proposte come singolo, per questo sto continuando anche a dialogare con i compagni del Nuovo Partito d'Azione affinché anche loro scelgano con me la via della contaminazione neoazionista del PD. Che ne pensi di tutto ciò?

Anonimo ha detto...

Tutto il male possibile. Infatti, penso che bisogna partire SEMPRE dalle idee e non dal numero delle persone o da considerazioni simili.

"Il PD non ascolterà mai la voce di uno che fa proposte come singolo"

Come fai a saperlo se non provi?

Anonimo ha detto...

Sulla "contaminazione neoazionista del PD" non me ne può fregare di meno!

Massimo Messina ha detto...

Luigi,
hai scritto solo il 15 marzo scorso le seguenti parole:

"[...]se non riesci a convincerli a darti la tesseea, figuriamoci se riuscirai a convincerli di cose più importanti. In ogni caso quelli del PD hanno al loro interno tante teste che l'ultima cosa di cui hanno bisogno è aggiungerne un'altra."
http://nonviolento.blogspot.com/2010/03/disturbo-bipolare.html

Lavorando in due o tre si lavora meglio, come ben sai. Ti chiedo, quindi: ti unisci a me? Entriamo nel PD per proporre una, due o tre delle questioni che ho posto? Se siamo in due ti assicuro che è poi più facile pure trovare un terzo e tre bastano per fare un'associazione che possa essere, ad esempio, il nucleo fondante di un circolo online del PD. Lo statuto del PD li prevede ed a quelli già esistenti ho pure chiesto la tessera, oltre ad averla chiesta per il "circolo territoriale di appartenenza", A proposito del concetto di "circolo territoriale di appartenenza", vorrei tanto sapere chi è quel democretino che ha inventato una tale scemenza che ricorda la parrocchia cattolica. In ogni caso ad oggi né il circolo territoriale né quelli online sono stati capaci di darmi alcuna risposta ufficiale alla mia domanda di adesione. Ho ricevuto solo la risposta automatica nella casella di posta che dice che verrò contattato appena parte il tesseramento, mentre nel sito ufficiale del PD c'è scritto che nello scorso gennaio c'è stata una campagna di tesseramento. Alcuni democratici mi dicono che pure aspettanto la tessera. Una persona mi ha detto di averne ricevute due!

Unknown ha detto...

Come sai, sono con le valigie pronte, e come sai non è una cosa a cui guardo con sfavore. Io non sono un politico, e comunque, qualora dovessi occuparmi di politica, lo farò nel e per il paese che amo, che non è l'attuale.

Massimo Messina ha detto...

Luigi,
quale Paese ami? Vediamo se c'è già lì qualche geolibertario con cui collaborare.

Anonimo ha detto...

Comincia dalle idee!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Massimo Messina ha detto...

Anonimo,
non ti sembra che io mi riferisca a idee? Di Herny George secondo te mi interessa la barba?

Anonimo ha detto...

Caro Massimo,
perché pensi che qualcuno dovrebbe unirsi a te? In politica (non solo) le persone si uniscono a chi ha potere e influenza, per trarne vantaggi. Ma si può fare uno strappo per chi ha almeno delle idee, se si ritiene che queste siano intelligenti, e quindi in qualche modo potenti e influenti. Dunque non puoi sperare che qualcuno si unisca a te prima che tu faccia sfoggio di qualche proposta politica concreta. Dire che sei geolibertario non significa esprimere una proposta politica. Se prendiamo il tuoi post l'impressione che se ne ricava, con questo uso strabordante di etichette politiche e religiose, è che sei più interessato a definire te stesso che non a risolvere problemi concreti. Dunque meno etichette, non se ne può più, ma proposte politiche particolari. Insomma, comincia a fare sul serio le cose, se vuoi davvero farle.

Anonimo ha detto...

Per esempio, lavora su una proposta di legge! Magari cercando di elaborarla in modo tale da essere, anche dal punto di vista elettorale, unificante e vincente. é un suggerimento.

Massimo Messina ha detto...

Caro Anonimo,
non penso "che qualcuno dovrebbe unirsi" a me, penso che se parlo di politica con qualcuno e finiamo per parlare di proposte concrete e concordiamo su almeno una di esse si potrebbe anche poi fare il passo successivo di coordinarsi per dare forza a quella proposta. Non ho potere e lo contrasto, nel mio piccolo. Non posso avvantaggiare nessuno. Idee ne ho e ti chiedo se ti interessa svilupparle ulteriormente con me e dare loro forza e concreta realizzazione, non per diventare noi "potenti e influenti", ma perché riteniamo le suddette idee buone e giuste, in ogni senso vogliamo intendere "buone e giuste". Dire che sono geolibertario significa proporre libertà individuale economica e non solo economica (zero tasse sui redditi e sui consumi), significa contrastare chi vorrebbe mietere dove non ha seminato tassando la rendita fondiaria anche al 100%, significa contrastare la povertà non con le chiacchiere, ma con l'unica proposta seria e concreta esistente, ovvero che ognuno possa vivere del proprio lavoro in libera concorrenza, significa anche rispondere alle istanze ecologiste non con i "no" a tutto, ma scoraggiando chi inquina facendogli sborsare soldi. Su ognuna delle questioni di cui qui nel blog parlo possiamo approfondire. Hai scelto la proposta sul Marocco, ma poi mi hai fatto capire che non ti interessa né il Marocco e neppure l'Italia. E' difficile per me farti toccare con mano una qualsiasi delle mie idee se poi mi mostri indifferenza per ciò che scrivo. Scegli un tema che ti sta a cuore veramente e lavoriamoci insieme, non unendoti a me, ma sviluppandolo insieme, dialogando fecondamente con interesse comune verso il tema in questione. Se non ti interessa nulla di tutto ciò e vuoi solo darmi consigli, li terrò in seria considerazione, ma la politica, per definizione, non la si fa da soli.

Anonimo ha detto...

Sarei molto interessato a proposte di riforma del sistema universitario. Ma io, che non faccio il politico, non saprei da dove iniziare. So che il sistema universitario, così com'è, non funziona bene, ma non lo conosco, e non saprei da dove iniziare per riformarlo. Si potrebbe iniziare a studiarlo e confrontarlo con quelli che giudichiamo funzionanti. Per farti un esempio banale, mi sono accorto che gli atenei filosofici più funzionanti sono quelli in cui ci sono buoni corsi di logica formale, da questo si potrebbe trarre il proposito di incrementare lo studio della logica formale. Un metodo del genere si potrebbe estendere all'intero sistema al fine di avanzare qualche proposta concreta. Ti ripeto, però, che io non sono un politico. Posso manifestare interesse per qualche proposta e magari aderire, come posso manifestare disappunto per proposte che non mi piacciono o giudico generiche e inconcludenti, ma da me non possono venire proposte interessanti.

Massimo Messina ha detto...

Caro Anonimo,
e scrivilo che sei Luigi, non ti vergognare, non aver paura! Le proposte che poi diventano disegni di legge e poi addirittura leggi nascono anche da un semplice dialogo a due ed all'inizio le idee possono anche essere vaghe, confuse. Può esserci una fase di brainstorming che può sfociare poi in una concreta e lineare analisi che può infine portare ad una seria risoluzione del problema in questione.
Neanch'io faccio il politico, ma cerco nel mio piccolo di fare politica, da cittadino. In quanto cittadino pago le tasse e sono stato universitario arrivando a laurearmi in Scienze Politiche. Sono quindi interessato come contribuente e come ex studente che aveva un vago interesse ad entrare in una carriera accademica e che ha rinunciato prima ancora di cominciare, perchè sapeva che non poteva permetterselo. Studiare l'attuale sistema e confrontarlo "con quelli che giudichiamo funzionanti" è uno dei metodi per giungere a buone idee di riforma, non è l'unico e non è detto sia quello più fecondo. Incrementare "lo studio della logica formale" laddove questa sia carente mi sembra, comunque, una ottima idea.
Le mie idee sul sistema universitario ho incominciato a formarmele quando ero studente dell'ateneo catanese ed in quell'epoca scrissi una lettera aperta che fu pubblicata nel Bollettino d'Ateneo in cui esprimevo la mia contrarietà ad un'Università di massa e proponevo l'abolizione del valore legale del titolo di studio e l'abolizione di tutta la burocrazia legata ai voti, ai libretti, ai verbaloni, poiché serve solo a dare lavoro agli impiegato con soldi pubblici non producendo se non intralcio per chi, invece, dovrebbe studiare. Adesso penso pure che si dovrebbe privatizzare tutto il sistema universitario e l'unico intervento pubblico dovrebbe essere quello di un buon meccanismo di borse di studio che permetta di raggiungere l'obiettivo che si pongono i commi terzo e quarto dell'articolo 34 della Costituzione:

"I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso."
Che ne pensi?

Sull'abolizione del valore legale della laurea:
http://brunoleonimedia.servingfreedom.net/Focus/IBL_Focus_23_Menegon.pdf

Sulla privatizzazione delle università:
http://epistemes.org/2007/02/15/privatizzare-le-universita-non-una-cattiva-idea-dopo-tutto

Anonimo ha detto...

Non penso proprio che la privatizzazione del sistema universitario sia una cosa realizzabile. Forse dovremmo gurdare al sistema inglese.

Massimo Messina ha detto...

Caro Anonimo,
perché la privatizzazione del sistema universitario non dovrebbe essere realizzabile? Quali caratteristiche del sistema inglese andrebbero introdotte in Italia?

Anonimo ha detto...

Se non capisci che una riforma del sistema universitario italiano non può che essere una riforma statale e statalista (centralistica), specialmente se si afferma che la riforma dovrebbe essere portata avanti dalla classe dirigente di sinistra, con l'elettorato italiano di sinistra, allora cambia mestiere.

Ciò che si può fare è creare artificialmente (per mezzo dello stato) competitività e responsabilità simulate.

Massimo Messina ha detto...

Anonimo,
perché "una riforma del sistema universitario italiano non può che essere una riforma statale e statalista (centralistica)"? L'attuale "classe dirigente di sinistra" ha fatto le riforme tra le più liberiste dell'ultimo secolo in Italia. L'elettorato "italiano di sinistra" aspetta qualcuno carismatico che gli proponga qualcosa di forte e che realmente dia pari opportunità a tutti. I miei mestieri sono: rompere le scatole proponendo piani tariffari telefonici che fanno risparmiare e dare lezioni private.
Come dovrebbe lo Stato creare artificialmente competitività? Cosa intendi per "responsabilità simulate"?