venerdì 18 giugno 2010

La teoria liberale della lotta di classe di Luigi De Marchi

Trovo di interesse alcuni aspetti della teoria marxiana e le aspirazioni scientifiche di Marx, ma credo che giustamente Henry George lo chiamava "il principe delle teste confuse". Prima di studiare Proudhon (che nei manuali di storia del pensiero politico viene ancora trattato come socialista utopico o comunque prescientifico o non scientifico) avevo il pregiudizio che solo con Marx ed Engels vi fu l'introduzione di metodologie scientifiche (e principalmente metodologie tipiche della scienza economica) nel pensiero socialista. Invito tutti a studiare Proudhon direttamente dai suoi scritti. Vi renderete conto dell'enorme differenza tra ciò che di lui si è scritto e ciò che lui ha scritto.
Trovo di maggior interesse oggi l'analisi del professor Luigi De Marchi. Quest'ultimo scrive che la classe degli sfruttatori non è la classe dei capitalisti, ma i burocrati del settore pubblico e che gli sfruttati non sono così esclusivamente gli operai, ma tutti i lavoratori del privato. Credo ci sia molto di vero in quest'idea. Preferisco vedere la società che mi viene presentata come complessa nelle sue relazioni economico-politiche pratiche e mi appare così molto semplice. Chi paga chi lavora nel pubblico? Tutti, attraverso l'imposizione fiscale, che per definizione coercitiva. Chi paga chi lavora nel privato? Tutti, attraverso il mercato, che dovrebbe essere libera contrattazione. I politicanti che ruolo hanno svolto in tutte le democrazie reali? Hanno accresciuto dappertutto la spesa pubblica ed in particolare hanno accresciuto le burocrazie della pubblica amministrazione ed in alcuni Paesi (come l'Italia) hanno reso inamovibili gli impiegati del settore pubblico creando così una classe sociale poco propensa al cambiamento, all'innovazione ed al rischio. Tutto ciò al fine di mantenere un consenso forte e stabile. Vero che allo stesso tempo hanno drogato il mercato sostenendo alcuni settori al posto di altri ed anche alcune singole aziende al posto di altre, ma appunto aziende di questo tipo possono dirsi private? Private della possibilità di misurarsi sul libero mercato di certo! Il Moloch del pubblico ha così stretto i rapporti con le grandi società "private" e con i banchieri creando una classe di ultraprivilegiati che anch'essi sono inamovibili e che insieme e più dei politicanti decidono le sorti del mondo.
Conclusione: i lavoratori precari o non precari del privato, dipendenti o imprenditori (quelli veri che pagano le tasse e non hanno nessun sostegno pubblico) sono i veri sfruttati e chi li sfrutta è la classe burocratica del settore pubblico, che attraverso l'imposizione fiscale finanzia sé stessa ed i suoi amici. In questo quadro non ho inserito la questione del debito privato e pubblico, strumento di banchieri e politicanti per ulteriormente opprimere chi rischia ogni giorno sulla sua pelle. Di fronte a tutto ciò affermo che è possibile fermare tali meccanismi perversi abolendo ogni tipo di imposizione fiscale che non colpisca chi si appropria delle risorse della natura (o ne limita l'accesso o le inquina) e redistribuendo il ricavato della rendita fondiaria ad esempio alle madri (o comunque a chi si occupa dei bambini) fino ad una certa età del bambino.
Riguardo poi l'acquisizione di consensi, non basta di certo avere ragione, ma bisogna riuscire a convincere gli altri di averla. Penso che tutto ciò possa essere attuato in tempi non brevi, ma non penso che bisogna limitarsi allo studio, poiché la politica, altrimenti non può che degenerare sempre più. Penso che perseguire giustizia sociale è possibile andando a favore e non contro la concorrenza, a favore e non contro l'impresa e colpendo pesantemente la rendita fondiaria e la speculazione finanziaria. Lo Stato minimo che risulterebbe da ciò che prospetto riuscirebbe meglio del mostro che abbiamo oggi a colpire poi gli abusi monopolistici che disturbano nel mercato la libera concorrenza. La perequazione patrimoniale, quindi, la vedo di buon occhio solo nella situazione attuale determinatasi da un sistema fortemente ingiusto. Sul reddito di cittadinanza penso che sia una buona idea e sarei per darlo a tutti coloro che non si impossessano delle risorse della natura (e non ne limitano l'accesso e non le inquinano) e non solo ai disoccupati. Alle madri (o comunque a chi si occupa dei figli) ne darei una quota maggiore.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Se la vera classe degli sfruttatori è quella dei buracrati - qualcosa di simile è stata affermata anche da Gramsci, mi pare di ricordare, e non stupisce, dal momento che, molto più coerentemente di coloro che oggi si dichiarano comunisti, nell'apparato burocratico di uno stato borghese Gramsci vedeva una struttura borghese contro i lavoratori -, se così stanno le cose, allora mi sfugge come si possa porre riparo "abolendo ogni tipo di imposizione fiscale che non colpisca chi si appropria delle risorse della natura", perché tipicamente i burocrati non si impossessano di risorse naturali, almeno sulla base del significato che molto intuitivamete, ma anche molto confusamente, attribuisco all'impossessamento di risorse naturale. Poiché tale concetto sembra essere piuttosto importante, direi anche centrale, per il tipo di imposizione fiscale auspicata, è opportuno darne una definizione più precisa.
l.

Massimo Messina ha detto...

Caro l.,
le classi sfruttatrici solo le seguenti:
1) proprietari (abusivi) terrieri e simili
2) speculatori finanziari
2) politicanti
3) burocrazia (nella situazione attuale).
L'abolizione dell'oppressione fiscale abolisce quasi del tutto il potere dei politicanti e di conseguenza quello della burocrazia così come oggi la conosciamo. Ti assicuro che con "chi si appropria delle risorse della natura" intendo proprio ciò che comunemente si intende. Al più presto, comunque, scriverò qualcosa sulla riforma fiscale georgista che chiarirà meglio i termini della questione, i suoi prevedibili effetti ed i casi in cui (anche limitatamente) vi è stata un'applicazione del principio in questione.

Anonimo ha detto...

"L'abolizione dell'oppressione fiscale abolisce quasi del tutto il potere dei politicanti e di conseguenza quello della burocrazia così come oggi la conosciamo"

Mi sembra aria fritta! Quanto alle risorse naturali, cominci a fare distinzioni sospette, come quelle tra politici e politicanti, proprieteri abusivi e legittimi...

Se vuoi scrivere un articolo sulla riforma fiscale georgista, fallo pure, ma sarebbe più interessante, scrivere un articolo su come dovrebbe essere oggi la riforma georgista, dal momento che la tua proposta dei circoli PD, sulle pagine di Rosa Rossa, era vincolata a proposte concrete di questo tipo. Anche lì annunciavi un articolo che precisasse i termini della proposta georgista.

Massimo Messina ha detto...

Caro anonimo,
che potere hanno i politici senza fisco? Con leggi costituzionali che leghino le mani dei politici impedendo loro di imporre tasse se non limitatamente alla rendita fondiaria, alle attività che limitano l'accesso alle risorse della natura ed all'inquinamento e li obblighino a redistribuire la rendita fondiaria a tutti i cittadini il loro potere sarebbe di certo ridotto e non di poco.
Riguardo le distinzioni, mi sono spiegato male. Ovviamente connoto positivamente il termine "politici" e negativamente il termine "politicanti", ma per quanto riguarda i proprietari terrieri sono tutti illegittimi ed al massimo potranno essere concessionari (quindi non legittimi proprietari) di un bene pubblico in un regime quale quello che propongo. Certo che scriverò proprio delle proposte concretamente applicabili oggi, quando spiegherò in maggiore dettaglio la riforma fiscale georgista.

Anonimo ha detto...

“che potere hanno i politici senza fisco?”

Senz’altro. In un quadro molto diverso, lo avevano capito anche gli inglesi del Seicento. Tuttavia, la limitazione degli incassi può essere perseguita in maniere diverse e le limitazioni georgiste (che sono di tipo) non assicurano affatto una limitazione quantitativa in termini assoluti. Ecco perché ti dicevo che la questione della burocrazia va posta in termini diversi. Riguarda la ricchezza del potere centrale, che va limitata, limitando l’afflusso di quattrini (punto e basta!). Non è una questione georgista, perché posso anche imporre un sistema fiscale georgista (o di qualsiasi altro genere) e non limitare affatto gli incassi dello Stato in termini assoluti.

Massimo Messina ha detto...

Gentile anonimo,
credi che la rendita fondiaria non abbia fondo? Ti sfido a dimostrare questa strana idea.

Anonimo ha detto...

Perché dovrei dimostrare quella tesi? Nessuna delle cose che ho affermato ne dipende. Mi pare che la palla è sulla tua metà campo. Voglio dire: dovresti tu dimostare che la massima imposizione fiscale georgista non sarebbe in grado di mantenere un apparato burocratico simile a quello attuale.

Massimo Messina ha detto...

Anonimo,
avevo compreso male, scusa. La massima imposizione georgista, comunque, equivale praticamente al valore della rendita fondiaria e se lo Stato ha l'obbligo di toglierla a chi la percepisce per redistribuirla a chi non la percepisce, con che finanzierebbe "un apparato birocratico simile a quello attuale"? So bene che devo entrare nel merito della proposta, ma quest'idea mi pare già chiara, insieme al fatto che se sugli investimenti, sul lavoro, sugli scambi e sul consumo non grava alcuna imposta nulla del frutto del lavoro di ciascuno va ad accrescere la burocrazia.

Anonimo ha detto...

Ho appena fatto il test e mi sono collocato longo per la base del triangolo, proprio a metà strada tra socialismo e capitalismo. è grave?

Massimo Messina ha detto...

Beh, in tal caso prescrivo questa lettura:

http://utenti.lycos.it/maxmex/DOMANDE-CHE-NESSUNO-FA.pdf

Se dopo la lettura il risultato del test è simile passiamo a qualcosa di più forte!