sabato 5 giugno 2010

Tagliamo la spesa pubblica!

Nel programma del Popolo della Libertà c'era l'abolizione delle province in questi termini:
"Non aumenteremo dunque la pressione fiscale.
Anzi ci sforzeremo di ridurla.
Fermo l’obiettivo di contrasto e di recupero
dell’evasione fiscale.
Il nostro impegno sarà all’opposto sul lato della spesa pubblica,
che ridurremo nella sua parte eccessiva, non di garanzia
sociale, e perciò comprimibile.
A partire dal costo della politica e dell’apparato burocratico
(ad esempio delle Province inutili)."
Ci sono province utili? Quali? Perché? A proposito di programma elettorale del PdL segnalo anche la seguente interessante pagina web che afferma che il PdL, dopo le elezioni ha truccato il suo programma!
http://masaghepensu.splinder.com/post/22134267/sorpresa-il-pdl-trucca-i-vecchi-programmi-elettorali-online--ma-non-troppa
Il programma elettorale del PD nelle elezioni politiche del 2008 è questo qui:
http://www.partitodemocratico.it/gw/producer/dettaglio.aspx?id_doc=45315
L'unica abolizione delle province di cui si parla è la "Eliminazione delle Province là dove si costituiscono le Città Metropolitane". Beh, sinceramente mi pare ben poca roba!
A votare vanno sempre meno persone. Gli astenuti sono una massa elettorale potenziale di cui prima o poi qualcuno si accorgerà e userà. Come verrà usata nessuno al momento attuale può dirlo. Sarà un dittatore? Sarà un partito democratico (ovviamente non mi riferisco qui al PD)? Chi può dirlo? Di certo si può dire che il nostro sistema democratico non è, al di là del giudizio sulla bontà o meno della democrazia. In un sistema in cui il padrone dei mezzi di comunicazione di massa è capo del governo, ha grandi interessi nell'edilizia, nell'editoria, nel cinema, nella finanza, nel calcio ed in chissà quanti e quali altri settori, che democrazia c'è? In un sistema elettorale dove a decidere chi entra in parlamento sono poche decine di persone con le liste bloccate (mancando le preferenze) che democrazia è?
Riguardo le riforme economiche strutturali penso che lo Stato dovrebbe dare solo le pensioni sociali, di vecchiaia e di invalidità. Lasciando il resto alla libera (quindi non più obbligatoria) previdenza privata ed introducendo anche serie ed universali misure di protezione sociale per chi veramente non riesce a trovare mezzi di sopravvivenza. Andrebbero fatti anche tagli alla sanità, insieme ad una seria razionalizzazione del settore. La nostra sanità non è molto più costosa di quella degli altri Paesi, ma gli sprechi sono troppi e spesso scandalosi. La spesa pubblica andrebbe complessivamente tagliata e contenuta. Molti dipendenti pubblici dovrebbero semplicemente essere licenziati! Riguardo i costi della politica li renderei quasi pari a zero! Tagliamo i soldi ai politici e diamo loro dei rimborsi per le loro spese documentate, con l'obbligo di rendere pubblici (sul web) i loro conti. Gli sprechi ci sarebbero comunque, ma di certo ci sarebbe anche maggiore controllo democratico.

9 commenti:

Unknown ha detto...

"Gli astenuti sono una massa elettorale potenziale di cui prima o poi qualcuno si accorgerà e userà"

Se ne sono già accorti. Il problema è che rappresentare gli interessi degli outsiders significa mettersi contro gli insiders, che però in sostanza sono la maggioranza e sono quelli che hanno poteri economici. Insomma gli astenuti fanno gola a tutti, però...

Massimo Messina ha detto...

Luigi,
sinceramente questa volta non comprendo bene il tuo intervento. Chi se ne è già accorto? C'è un partito politico rappresentato nelle istituzioni che ha avuto consistente consenso catturandolo tra elettori che non votavano da anni? Di sicuro "rappresentare gli interessi degli outsiders significa mettersi contro gli insiders", ma democrazia liberale, partitica, significa che ogni partito sceglie quello che è il suo elettorato di riferimento tra le diverse classi sociali. Non è obiettivo di ogni partito raccogliere il consenso della maggioranza, così come non è vero che "gli astenuti fanno gola a tutti". Inoltre, un partito del 10% o del 5% ed in certo casi anche del 2% dell'elettorato può determinare le sorti di uno Stato. Non so, poi, se gli insiders siano la maggioranza e non credo che siano "quelli che hanno poteri economici".

Anonimo ha detto...

Mi riferisco ai due più grandi partiti che aspirano ad avere la maggioranza degli elettori. Quanto ai picocli partiti, la loro sopravvivenza politica dipenderà in parte riolevante dalla loro capacità di alleanza con i partiti più grandi.

Massimo Messina ha detto...

I "due più grandi partiti che aspirano ad avere la maggioranza degli elettori" praticamente non hanno linea politica, oltre al fatto che il PdL ha preso alle ultime elezioni politiche il 37,4% ed il PD il 33,2%, quindi sommati i due valori abbiamo il 70,6%. Quindi quasi un elettore su tre di quelli che hanno espresso validamente la loro preferenza ha votato altro rispetto ai due maggiori partiti, senza contare che quelli che non sono neppure andati a votare sono stati il 20 per cento del corpo elettorale, il 3% in più rispetto alle elezioni politiche precedenti, non contando poi quelli che sono andati alle urne, ma non hanno espresso nessun voto o comunque hanno annullato la scheda. I due grandi partiti, insomma, non mi sembra che abbiano catturato consistenti consensi tra gli ex astenuti. Sembra proprio il contrario. Lo stesso può dirsi dei partiti minori. Mi sembra che ormai dal 1994 non c'è alcun partito politico che cattura consensi tra gli astensionisti. Credo probabile che ciò avverrà alle prossime elezioni politiche. Immagino che presto vedremo novità politiche, ma non credo si possa prevedere di che portata ed in che direzione.

Anonimo ha detto...

"Mi sembra che ormai dal 1994 non c'è alcun partito politico che cattura consensi tra gli astensionisti"

Siamo d'accordo. Io ho spiegato anche perché: per i grandi partiti raccogliere consensi presso gli astensionisti significa perderne altri sul versante opposto, alla fine è un gioco che ha più perdite che guadagni. Per i piccoli partiti, invece, raccogliere consensi presso gli astensionisti sognifica decurtare la loro capacità di alleanza e da ultimo la loro efficacia politica.

Massimo Messina ha detto...

Quando nacquero il Partito Radicale di Pannella, la Lega Lombarda, i Verdi e poi la Lega Nord non ebbero come obiettivo le alleanze elettorali. La Lega Nord, adesso, mi sembra che abbia un ruolo consistente nel determinare le politiche di governo e ciò ormai da quasi 20 anni! Vedrai che prima o poi qualche altro politico farà queste considerazioni e sfrutterà almeno un po' di quelli che ora sono congelati nell'astensionismo.

Anonimo ha detto...

"La Lega Nord, adesso, mi sembra che abbia un ruolo consistente nel determinare le politiche di governo"

certamente, o almeno questo è quel che si dice in giro. Ma chiediamoci se la lega sia stata politicamente efficace nella direzione della propaganda con la quale raccoglieva consensi ai suoi esordi. Credo di no: dopo ventant'anni si parla ancora di fare il federalismo, la spesa pubblica è aumentata etc.

"Vedrai che prima o poi qualche altro politico farà queste considerazioni e sfrutterà almeno un po' di quelli che ora sono congelati nell'astensionismo"

Vedremo se ciò sarà fatto e come sarà fatto.

Unknown ha detto...

Detta in altri termini, non mi pare che Lega, verdi, e Radicali siano un modello a cui guardare positivamente.

Massimo Messina ha detto...

Lega, Verdi e radicali sono buoni modelli per alcune cose e cattivi per altre, ma di certo sono stati delle novità politiche ai loro esordi. Altre novità penso che stanno per arrivare. La situazione politica attuale mi sembra abbia diverse analogie con quella dell'inizio degli anni '90.