Tratta dal sito www.referendumelettorale.org
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LETTERA AGLI ELETTORI
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Ti diranno che è inutile. Ma invece il 21 giugno è una data che potrebbe cambiare la storia del Paese.
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Giovanni Guzzetta, presidente del Comitato promotore dei referendum elettorali, scrive agli italiani
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Lettera agli italiani
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Cara elettrice, caro elettore,
il 21 e 22 giugno siamo chiamati a votare per il referendum elettorale.
La politica scommette sul fatto che non andrai a votare. Che andrai al mare pensando di dar loro uno schiaffo.
Io capisco la tua indignazione, la tua rabbia, la tua rassegnazione. Tutti abbiamo la tentazione di pensare che mai nulla cambierà e che l’unica cosa che possiamo fare è quella di arrangiarci e non pensare alla politica. Almeno così non ci facciamo il sangue amaro. Tante volte ho pensato anch’io che la lotta sia impari e che non avremo mai la meglio sulle tante schifezze quotidiane a cui dobbiamo assistere.
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TI DIRANNO CHE E'INUTILE. MA INVECE IL 21 GIUGNO E' UNA DATA CHE POTREBBE CAMBIARE LA STORIA DEL PAESE.
Molti politici ti dicono che è un referendum inutile. Altri che tutti i referendum sono inutili.
E tu sarai tentato di dar retta alla tua rabbia e al tuo disgusto disertando le urne come estremo atto di protesta. Ma così, purtroppo, farai il loro gioco.
Perché se il referendum fallirà tutto resterà esattamente come prima. In questo caso non è come alle politiche. Non votare non è uno sfregio alla politica, ma è una resa di noi cittadini. Per questo sono in tanti i politici che ti invitano a non votare.
Ti sei mai chiesto perché di questo referendum si parla così poco? Del perché nessuno ti spieghi esattamente di cosa si tratta? Del perché, in questi mesi chi ha promosso questo referendum è apparso così poco nelle trasmissioni televisive? E’ molto semplice: perché se non sai che ci sarà un referendum e non sai di che cosa si tratta, è molto più probabile che tu non vada a votare. E tutto resterà come prima.
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CHI SONO ED IL PERCHé DI QUESTA INIZIATIVA
Mi chiamo Giovanni Guzzetta ed ho promosso, insieme ad altri 820 mila cittadini, questo referendum.
Sono nato in Sicilia e cresciuto a Roma. Ho 43 anni. Insegno all’Università. Ho due figli, Francesco e Silvia, di 11 e 9 anni. Non sono mai stato iscritto ad un partito politico, ma credo profondamente nell’importanza della politica per la vita di tutti noi.
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LA POLITICA DECIDE COMUNQUE DELLA NOSTRA VITA. ANCHE SE NOI DECIDIAMO DI NON INTERESSARCENE
Oggi la politica decide dove deve andare gran parte di tutto quello che guadagno ogni anno. Decide com’è la scuola dei miei figli, gli ospedali dove ricoverarmi, quale sarà la mia pensione, come sono i servizi cui, come cittadino, ho diritto. E non riesco ad accettare di non contare nulla.
Penso che l’Italia si meriti di più. E se non faccio qualcosa adesso, tra dieci o quindici anni i miei figli saranno tentati di andare fuori dell’Italia per trovare un lavoro migliore, servizi migliori, pensioni migliori, opportunità migliori. E torneranno in Italia in vacanza con qualche volo Ryanair.
Penso che l’Italia sia un grande paese e non voglio che i miei figli abbiano la tentazione di cercare altrove i riconoscimenti e le opportunità cui ogni persona ha diritto.
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AL MOMENTO, LE REGOLE DELLA POLITICA HANNO ZITTITO COMPLETAMENTE LA VOCE DEI CITTADINI
La politica Italiana ha due macroscopici problemi. E la legge elettorale contro cui abbiamo promosso il referendum ne è la principale causa. Il primo problema è che noi non scegliamo più persone, ma solo simboli di partito. I parlamentari sono tutti nominati. Il merito è mortificato. E se il merito è mortificato nella politica, che dovrebbe essere il motore dello Stato, lo sarà ancora di più nel resto della società: nelle professioni, nel lavoro, nell’università, nei partiti.
L’altro grande difetto della politica è che oggi siamo governati da coalizioni di partiti. Nelle quali i partiti minori minacciano, ricattano, cercano visibilità e tengono per il collo gli alleati.
Lo abbiamo visto nella scorsa legislatura con il Governo Prodi, ma lo abbiamo visto anche in questa. Il governo ha buttato via 330 milioni di euro perché la lega ha impedito che si facesse l’election day accorpando il referendum alle europee. Malgrado il dramma del terremoto, malgrado lo stato in cui versano gli apparati di pubblica sicurezza, malgrado la crisi.
Il referendum riguarda questi due problemi.
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CHE COSA PUO' SUCCEDEDERE CON IL TUO VOTO
I primi due quesiti stabiliscono che il partito che ottiene più voti degli altri possa governare da solo, senza subire ricatti. E che si trovi di fronte un’opposizione grande, unita, coerente.
E’ quello che succede nelle grandi democrazie. Si chiama bipartitismo. Ma ve lo immaginate Obama che va in televisione a dire che non potrà fare una grande riforma perché un alleato di governo minaccia di farlo cadere? Oggi la politica perde gran parte del tempo nelle beghe interne alla coalizione, piuttosto che occuparsi dei problemi del paese e l’opposizione si frantuma nel tentativo reciproco dei partiti di rubarsi a vicenda qualche voto.
Il terzo quesito riguarda le candidature multiple. Quel meccanismo per cui i big si candidano in tutte le circoscrizioni e scelgono loro, dopo le elezioni, quali dei trombati nominare al proprio posto. Nello scorso parlamento i trombati ripescati sono stati più di un terzo dell’intero parlamento.
Credo che una politica migliore sia possibile. E credo che lo sia stato ogni qual volta i cittadini hanno fatto sentire la propria voce.
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L’UNICA ARMA E' IL REFERENDUM
Vogliamo una politica più semplice. Meno partiti e più decisioni utili alla gente.
Vogliamo una politica in cui i parlamentari non siano nominati dalle segreterie dei partiti ma scelti dagli elettori.
Vogliamo che i cittadini il giorno delle elezioni possano scegliere il partito che si assume la responsabilità di governarli senza dover fare continuamente compromessi con i ricatti dei propri alleati.
E’ per questo che, insieme a tanti altri, ho deciso di impegnarmi in prima persona. E, da cittadino, insieme a tanti altri cittadini, l’ho fatto con l’unico strumento che la Costituzione ci offre: il referendum.
Certo la politica avrebbe potuto farlo. Ma sono anni che non lo fa e si perde in chiacchiere. Chissà perché? Oggi ci vuole una scossa e con mezz’ora del tuo tempo andando a votare per il referendum puoi contribuire a darla.
Il referendum è l’unico modo per scrollare una politica sempre più chiusa in se stessa e sorda ai bisogni delle persone.
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SE ANDRAI A VOTARE DETERMINERAI UN CAMBIAMENTO CHE NESSUNO SI ASPETTA. E DALLE SEGRETE STANZE DEI PARTITI DOVRANNO FARE I CONTI ANCHE CON TE
Il 21 e 22 giugno, se tu vincerai la tua disillusione e andrai a votare, potrai essere il protagonista di un cambiamento che oggi nessuno si aspetta. Potrai dimostrare a quanti dispongono della tua vita nel chiuso delle loro stanze che anche tu puoi essere determinante. E il giorno dopo, loro dovranno fare i conti con l’Italia dei suoi cittadini. Un’Italia di donne e uomini liberi e di carattere. Che ricordano la grandezza del nostro ingegno e la passione dei nostri sentimenti.
Perché domenica a vincere sia quella Italia, il paese in cui orgogliosamente crediamo, è necessario agire.
E se a convincerti non basta ciò che tu pensi di tanti politici, rifletti su quello che la politica pensa di te, in che conto ti tiene, come ti considera.
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ADESSO L’INFORMAZIONE è TUTTO. PASSAPAROLA!
Facciamo un tam tam tra amici e conoscenti. Perché l’informazione sarà poca e la nostra unica risorsa siamo noi stessi.
Passaparola!
Manda questa mail o un SMS a quante più persone conosci e fatti anche tu promotore di questa riscossa. L’Italia si merita di più.
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Giovanni Guzzetta
Presidente del Comitato promotore dei referendum elettorali
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