La mia religiosità di eretico è abbastanza semplice. Si basa sull'antiidolatria, sull'umiltà e sull'amore verso il prossimo assunti come principi in base ai quali affrontare le scelte nella vita. Credevo da bambino ingenuamente al Signore così come me lo presentavano pur non essendo mai andato al catechismo. Era mia nonna che da brava cattolica mi impartiva lezioni religiose con le parole, ma ancor di più con la sua stessa vita. Crescendo venne l'età in cui si mette in discussione ogni certezza e mi chiamai ateo. Credo sia durato solo qualche giorno. Ho infatti impiegato poco tempo per rendermi conto che mi veniva a mancare l'uso di un linguaggio attraverso il quale comunicare sentimenti, valori, speranze che condividevo e condivido con chi si dichiara credente. Giunsi così presto, anche grazie alla lettura dell'autobiografia di Gandhi, all'idea che ciò che accomuna tutti i giusti di ogni tempo e di ogni luogo è l'amore verso la Verità e verso il prossimo e tutto ciò lo trovavo pienamente nella mia tradizione cristiano-cattolica, pur se sepolto da secoli di dogmi.
Ogni grande tradizione religiosa insegna fondamentalmente la stessa cosa e me ne accorsi abbastanza presto. Cosa portò Buddha, Gesù, Confucio e Socrate, che verosimilmente non vennero a contatto tra loro, ad affermare che l'amore verso la Verità e verso l'altro debbano essere posti a fondamento della vita?
La scienza, per ciò che riguarda la morale, non dimostra alcunché e non dimostra come vero nulla neppure nei suoi ambiti propri, da ciò che ci spiega l'epistemologia contemporanea.
Non credo che il cuore della religione sia l'onnipotenza divina, che rifiuto di credere, dato che esistono la sofferenza, il male e le ingiustizie. Riguardo l'onniscienza non credo neppure che vada presa alla lettera. Che ci sia o meno una coscienza onnisciente mi lascia indifferente. Tutto ciò che esiste sempre è esistito e sempre esisterà e lo suppongo conosciuto da una coscienza infinita e ciò mi basta. Sulla bontà divina pure non c'è da prendere nulla alla lettera. Ciò che ritengo importante è non estraniarmi da chi crede sia meglio fare il bene ed evitare il male, indipendentemente da ogni altra cosa a cui creda, da quale sia la sua visione del mondo. Ciò che accomuna ogni persona "di buona volontà" è per me il Signore, la "sede del bene", per usare un linguaggio semplice, che può essere ulteriormente semplificato o poetizzato, come fa ogni grande tradizione morale/religiosa. Non penso, poi, che la moralità umana venga da un essere soprannaturale.
La storia della creazione è evidentemente una favola. L'anima dell'uomo è la sua stessa vita oppure la sua mente, nulla di più nulla di meno.
Sull'insignificanza degli esseri umani di fronte alla vastità dello spazio avrei molto da obiettare, comunque, poiché questo è un concetto elaborato e contenuto dallo spirito umano, che supera così di gran lunga ogni cosa, fosse anche infinitamente più grande di lui come dimensioni fisiche,ma si può parlare di dimensioni fisiche infinite?
45 commenti:
Che ti sei fumato?
Un calumet spirituale.
qualunque cosa sia, vedi di diminuirne le dosi.
Luigi,
sei sempre il solito invidioso! Gradisci un po'?
Ora, se permetti, ti racconto la mia fede: tutti gli uomini lottano contro un demone maligno e ingannatore. Il demone è molto potente, infatti sovente è capace di farci giudicare come Verità sublimi stronzate megalattiche (il tuo manifesto di fede ne è pieno zeppo, ma tu ovviamente non te ne accorgi). Caccia via il demone, da te e dai tuoi cari, purificati! Se è il caso, vatti a confessare! Perché il demone sembra innocuo, invece è un veleno, sembra profumato, invece puzza come un caprone e brama confusione, rumore e sporcizia in tutte le sue manifestazioni. Oltre alla confessione, in alcuni casi l'esorcismo, ci sono anche altri antidoti, quello più potente è la prescrizione wittgensteiniana secondo la quale delle cose che non si anno si deve tacere.
Benvenuto QUELO, nel mio blog. Ti permetto questo ed altro e ti ringrazio per l'invito appassionato e goliardico che mi fai, ma non ne comprendo il significato pratico, se ve n'è uno. Debbo confessare che? Gli esorcisti non mi interessano. Se sei capace esorcizzami tu.
Di ciò che non sai non parlare
dovrebbe valere anche per te, mi pare.
Desidero dire alcune paroline a quel QUELO lì. Il suo intervento mi è parso piuttosto offensivo in diversi punti. Io faccio il mestier mio. Lo sa QUELO, a che ora mi alzo io tutte le sacrosante, pardon, tutte le maledette mattine? Lasciamo stare. Sì, è vero, amo il rumore, ma viviamo in un paese libero, e spero che QUELO non voglia disquisire sui miei gusti musicali. Colgo l'occasione per ringraziare il mio fraterno amico MaxMex, che giustamente, e correttamente, non comprende il significato pratico di quel dice QUELO.
ps. Caro QUELO, puzzerai tu come un caprone!
Qualcuno, ha paragonato l'esorcismo alla prescrizione filosofica di Wittgenstein. Credo proprio che si stia facendo troppa confusione!!!!
Confusione!? bene bene!
Benvenuti Demone e figlio di Wittgenstein e grazie per il vostro indispensabile intervento.
Caro Massimo, figliolo mio, perché mi hai dimenticato? Ho letto il tuo articolo, e quel che leggo non mi è piaciuto. Che sarebbe questa storia che Io non sarei onnipotente e infinitamente buono? Puoi spiegarmi come sei giunto a questi malsani convincimenti? Lo chiedo a te, e tu, demone maligno, stai al tuo posto e non influenzare la risposta!
e chi ha parlato?
Ecco, bravo! E che sarebbe poi la storia che tu, Massimo mio, sei sempre esistito? Non ti sembra di averla sparata grossa? Inoltre, devo ringraziarti, perché mi dai l'opportunità di intervenire nel tuo blog, perché mi si attribuiscono molte cose, ma io non ho mai la possibilità di difendermi e di dire quel che effettivamente penso.
Anche questa rivelazione va aggiunta al canone dei miei testi sacri.
Non mi hai risposto.
Sì è vero non ha risposto!
Forse comincia a mettere in pratica il famoso detto di mio padre.
E no, cari miei, io Massimo lo conosco bene, so impegna nelle cose che dice.
Amico fraterno, ti consiglio di avvalerti della facoltà di non rispondere. Prevedo una bordata micidiale di obiezioni.
Sta al tuo posto tu, bestia malvagia!
Cresce ancora il canone.
Demone,
al Signore si risponde con le opere, nel segno dell'amore, non con le vane chiacchiere. Le uniche parole ammesse sono quelle che anch'esse rispettano il comandamento dell'amore verso il prossimo.
Continui a prendere il mio posto. So io cosa voglio! Tu non ti sei limitato a operare nel segno dell'amore, ma hai affermato certe cose, hai negato che io sono onnipotente e infinitamente buono, hai affermato che tu, come tutte le altre cose esistenti, esisti da sempre. Te ne chiedo una giustificazione. Ma vedo che continui a dar retta a quel povero diavolo, avvalendoti della facoltà di rispondere.
Caro Massimo, mi costa fatica ammetterlo, come puoi capire, ma questa volta Dio ha proprio ragione.
Oh, carissimo Luigi, finalmente ci conosciamo di persona. Mi fa piacere che ogni tanto ci troviamo d'accordo. Avrei tante cose da dirti, ma ho una chiacchierata in corso con Massimo sulla mia onnipotenza, sulla mia bontà, sulla esistenza, sulla creazione. Cose su cui tu non capisci un tubo, non ti offendere. Però, ci ribeccheremo, te lo prometto.
Dal Salmo 118:
14 Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15 Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16 Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.
Caro Luigi,
di solito non Lo nomino e non mi occupo di Sue questioni, la microteologia teorica come quella pratica accettano in pieno il primo comandamento, che mi impone addirittura di non nominarlo.
Bravo! Così si risponde! Non ti fare mettere nel sacco!
Caro Massimo, mi hai nominato, eccome. Hai parlato della mia onnipotenza, negandola, della mia bontà, invitando a non prenderla alla lettera. Hai detto che la creazione è una favola, a quale creazione ti riferivi se non alla mia? Inoltre hai affermato che tu esisti da sempre e che io ne sarei a conoscenza. Stolto! Adesso neghi anche la mia intelligenza!?
sottoscrivo.
Nega, nega sempre, anche l'evidenza!!!
Chiamato ad ammirare la tua Parola
aiutami, Signore, di vivere di Te,
e a essere strumento della tua pace.
Assistimi con la tua luce, perché i ragazzi
che la comunità mi ha affidato
trovino in me un testimone credibile del Vangelo.
Toccami il cuore e rendimi trasparente la vita,
perché le parole, quando veicolano la tua,
non suonino false sulle mie labbra.
Esercita su di me fascino così potente,
che, prima ancora dei miei ragazzi,
io abbia a pensare come Te,
ad amare la gente come Te,
a giudicare la storia come Te.
[Vescovo Antonio Bello, in Parole d’Amore-Preghiere, La Meridiana, 1993.]
Demone,
sei un gran simpaticone!
Grazie, amico fraterno. Hai visto che gente? Pensano di risolvere tutto con la ragione, mentre, come tu hai detto benissimo, la scienza non ci dà verità. Anche Dio, purtroppo, ha letto troppi libri di Aristotele. Perfino a Lui, ormai, sono precluse le nostre sublimi Verità, le quali sono autonome, come tutte le vere verità, e non hanno bisogno di nulla, altro che dimostrazioni! Poverini! Non bisogna dare le perle ai porci. Adesso devo scappare, ci sono altre persone che vogliono accedere alla sublimi verità. Mi raccomando, continua a leggere i testi sacri con occhi puri e incontaminati. TVB
caro Massimo,
so che può suonare strano detto da me, ma ho più o meno recentemente scoperto che si può fare seriamente filosofia della religione, filosofia analitica della religione. Quindi sono sinceramente interessanto ad alcune cose (anche se non confluiranno nel mio modesto lavoro di filosofo): qual è la differenza che fai passare tra verità e Verità? Che cosa significa per te l'onnipotenza divina, quella che tu neghi. Anche al significato che alla parola "esistenza" dai quando affermi che le cose che esistono sempre esistono (o giù di lì insomma). Su questo punto invece l'interesse è ancor più interessanto, dal momento che di esistenza mi occupo più direttamente.
ps. Spero che i dialoghi siano stati almeno divertenti. per me lo sono stati.
Demone,
ma ti credi così maligno? Sembri un simpaticone, di certo più simpatico ed interessante e meno presuntuoso di quello che qui si è presentato come un dio! Inganni chi? In che modo? Mi posso fidare di te o mi stai ingannando? Ovviamente la domanda è stupida. Se mi inganni mi dirai che non mi inganni, se non mi inganni la risposta sarà la medesima ed io non posso che fidarmi o meno a seconda di ciò che sento nel cuore. La fede in qualcuno (o qualcosa) è sempre un fatto di cuore. Non disprezzo affatto la ragione, ma anch'essa alla fede mi pare poggiata. Occhi puri ed incontaminati non ne conosco, se non quelli dei bambini, ma abbastanza presto si contaminano e per purificarli ogni volta gli unici metodi che conosco direttamente sono la meditazione del primo comandamento, l'amore o l'umiltà, che poi mi sembrano tutte e tre la stessa cosa (una manifestazione della Trinità, insomma).
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Luigi,
sapevo che prima o poi anche tu ti saresti dato alla teologia, ma non mi sarei immaginato che tu fossi stato testimone di una teofania! Riguardo la filosofia analitica della religione, mi incuriosisce e spero di poterne approfondire la conoscenza.
Per Verità intendo ciò che comprende tutto ciò che esiste. Per onnipotenza divina intendo la possibilità di un dio di realizzare qualsiasi cosa senza alcun limite. Non nego l'onnipotenza divina, semplicemente mi rifiuto di credere in essa.
Riguardo l'esistenza il maestro sei tu ed io modestamente penso che la distinzione dei classici tra esistere ed essere sia un errore ed ogni cosa che esiste partecipa dell'Essere che in quanto tale mai è stato o sarà non essere.
"Per Verità intendo ciò che comprende tutto ciò che esiste"
Il termine "comprensione" non è chiaro. Vuoi forse dire che Verità è l'insieme delle cose che attualmente esistono? Ma la mia domanda era più rivolta alla differenza tra verità e Verità.
"Non nego l'onnipotenza divina, semplicemente mi rifiuto di credere in essa"
perché non la neghi? perché ti rifiuti di credere che esista?
"penso che la distinzione dei classici tra esistere ed essere sia un errore ed ogni cosa che esiste partecipa dell'Essere che in quanto tale mai è stato o sarà non essere"
la frase che ti chiedevo di spiegare era la seguente: "Tutto ciò che esiste sempre è esistito e sempre esisterà". la quale dovrebbe significare che questo tavolo, questo foglio, questa lampada (le quali rientrano tra le cose che esistono) esistono sempre (cioè in tutti gli istanti temporali, sia il tempo concepito come continuo o come discontinuo). questo dovrebbe significare che non esite un solo istante in cui questo tavolo, questo foglio, questa lampada etc. non esistono. Non escludo la possibilità di parlare delle cose in questi termini, ma allora il termine esistenza dovrebbe assumere un significato incosueto, quale?
Luigi,
per Verità intendo esattamente "l'insieme delle cose che esistono, sono esisistite ed esisteranno". Non ho usato la parola verità con la minuscola nell'articolo, quindi non comprendo la tua domanda.
Non nego l'onnipotenza divina perché non me ne sono occupato a tal punto da poterla escludere del tutto. Mi rifiuto di credere in essa poiché intendo salvare l'onniscienza e la bontà divina.
Non penso che il tuo tavolo esista in ogni punto temporale, semplicemente penso che "partecipa dell'Essere che in quanto tale mai è stato o sarà non essere". Quando affermo ciò non intendo dire che in ogni istante tutto sia presente, compreso il tuo tavolo, bensì che esaminando un qualunque istante tu voglia (in cui ad esempio c'è il tuo tavolo), qualsiasi altro istante, che sia successivo, precedente o contemporaneo all'istante preso in considerazione (nel caso di universi paralleli) quest'ultimo sarà comunque presente nella mente del Signore.
tradizionalmente, ed è una tradizione a cui io appartengo, i portatori primari di verità sono le proposizioni: sono le proposizioni ad essere vere o false. Ora, io penso che il senso della verità sia plurale, ma che ci sia anche un sostrato condiviso: tale sostrato condiviso consiste nel fatto che la verità è qualcosa che si predica delle proposizioni. Noi diciamo anche che una persone è vera, ma questo è un uso metaforico, la cui metaforicità è comunque legata al senso letterale. ma se oltre al vero e al falso (come quando diciamo che è vero che l'acqua è H2O o che è falso che l'acqua non è H2O), aggiungiamo il Vero, che senso avrebbe dire che una certa proposizione è Vera? Significherebbe dire che tale proposizione, che è una entità tra le altre, è l'insieme di tutte le cose esistenti. Mi sembra qualcosa di assurdo di cui non si capisce il vantaggio teorico.
Per la dottrina cattolica, onnipotenza, onniscenza e bontà divina, sono perfettamente compatibili. Perché c'è secondo te incompatibilità?
Che significa per una cosa partecipare dell'Essere? Secondo me questo è un modo barocco per dire che la cosa in questione semplicemente esiste. Ma tu entifichi il predicato di esistenza, chiamandolo Essere, che significa? qual è il vantaggio teorico?
Che signifca che ogni istante è presente nella mente del Signore? che genere di entità è quest'ultima? perché introdurla? qual è il problema teorico che risolve?
Quando intendo per Verità "l'insieme di tutte le cose esistenti" è ovvio che non posso attribuire tale concetto ad una preposizione e certamente non vado cercando avanzamenti teorici della filosofia.
Se la divinità fosse onnipotente ed onnisciente allora non potrebbe essere buona, poiché se lo fosse non vi sarebbe mai stato il male. Se fosse buona ed onnisciente non potrebbe essere onnipotente, per la stessa ragione.
Partecipare dell'Essere significa proprio che esiste. Anche qui non potremmo vederne vantaggi teorici poiché non sono questi che vado cercando. Neppure, ovviamente, quando introduco il concetto poetico di "mente del Signore" intendo risolvere problemi teorici di filosofia. Mi spiace deluderti, ma ben poca filosofia analitica del mio pensiero religioso potrai fare, poiché quando parlo di religione parlo di realtà che hanno a che fare con i sentimenti, con la comunicazione, con la storia, quindi anche con la ragione, ma nessuno di questi elementi ha pretese di avanzamento della scienza in senso stretto o di avanzamento teorico della filosofia nel senso che tu attribuisci al concetto di avanzamento teorico.
Quanto alla nozione di Verità, allato della verità, è un dato di fatto che ve ne è un uso, anche abbastanza diffuso. In quanto filosofo non posso non prenderlo in considerazione. Un senso civile, condivisibile cioè, di Verità che a me sembra di riscontrare è il seguente. Premetto che io non uso mai questa espressione, salvo in alcuni casi, per esempio quando tratto la verità come valore di verità e affermo p. es. che alla proposizione p una certa funzione assegna il Vero. Frege parlava di Verità in quanto referente degli enunciati o proferimenti veri (oggi nessun filosofo parla più di Verità come riferente degli enunciati veri). Premesso questo, sono giunto alla convinzione che quando si usa la parola Verità la si usa in un certo modo. A volte parliamo di verità per dire, in forma abbreviata, che una certa proposizione vera: cioè, una proposizione vera è una verità (così ne parlava p. es. Bolzano), e quando parliamo di Verità parliamo di proposizioni Vere, le quali sono Vere talvolta per via del loro contenuto nobile o divino (la proposizione che Dio è onnipotente è una Verità perché è Vera, la proposizione che il credito del mio cellulare sta per terminare è una verità, perché è semplicemente vera, per via del suo contenuto giudicato infimo), talaltra per via della loro fonte giustificazionale, nel senso che esse non sono verità a cui l’uomo possa giungere attraverso le sue sole forze, ma sono Verità rivelate. Parlare di Verità come insieme delle cose esistenti in ogni tempo non solo è idiosincratico (quanti accetterebbero tale definizione?), ma soprattutto produce infiniti controesempi alla luce dei quali saremmo costretti a rifiutare quella definizione. Qual è il vantaggio o il pregio teologico, per come tu li intendi, di chiamare Verità l’insieme delle cose esistenti in ogni tempo. Perché non chiamare tale insieme “Luccicanza”? C’è una ragione teologica, per come tu intendi ragione, per chiamarlo “Verità”?
Tu affermi che onnipotenza, onniscienza e bontà non possono essere attribuiti a Dio insieme, perché altrimenti non ci sarebbe il male nel mondo, ma il male c’è, ergo… Ma la teologia cattolica ha affrontato questo problema e lo ha risolto riconducendo il male al libero arbitrio. Secondo te un Dio onnipotente, onnisciente e buono non dovrebbe dotare l’uomo del libero arbitrio, e non è questa una cattiveria?
Quando invece di dire semplicemente che questo tavolo esiste, dici che questo tavolo partecipa dell’Essere, quale vantaggio o pregio teologico nella descrizione “di realtà che hanno a che fare con i sentimenti, con la comunicazione, con la storia, quindi anche con la ragione” intendi perseguire? Quando introduci il concetto di mente del Signore, quale problema teologico – nel senso in cui tu intendi la teologia – affronti?
Si può fare filosofia analitica di ogni cosa, e questo anche quando la cosa in questione tende a sottrarsi al giudizio o cerca rifugi, poiché anche tali manovre saranno sottoposte ad analisi e giudizi.
Luigi,
io accetto la mia definizione e ciò per ora mi basta. Mi sento legato ad ogni cosa esistente e credo che questo legame ci sia al di là di ciò che sento e tale legame lo vedo anche nel fatto che ogni cosa può essere sottoposta alla filosofia analitica. Chiamo Verità l'insieme delle cose esistenti in ogni tempo potendo così esprimere tutto ciò che penso relativamente a tale insieme con economia di parole e ritengo che Verità sia meglio di Luccicanza perchè è parola che mi appare più bella, più breve e perché richiama il concetto di verità, legato al valore morale dell'onestà.
Secondo me il Signore non ci dota di nulla, né libero né servo arbitrio semplicemente perché nulla può fare, più che non essere onnipotente lo vedo come paralizzato, per usare una metafora, anzi più di una, rifacendomi alla teologia del secolo scorso che ci parla, appunto, dell'impotenza e del silenzio divini. Teologia che non è affatto nuova nella storia del cristianesimo, essendo risalente addirittura a Geremia ed ad altri libri biblici e trovandosi anche in altre tradizioni religiose, oltre che in quelle ebraica e cristiana. Se vuoi avere riferimenti più moderni vedi ciò che espresse papa Giovanni Paolo II a proposito del silenzio divino. Se ti vuoi inoltrare nella storia della chiesa meno recente, fai riferimento ai grandi mistici, da Mastro Eckart a San Giovanni della Croce, fino a Santa Teresa del Bambino Gesù.
Quando dico che questo tavolo partecipa dell’Essere, fa parte della Verità, voglio rimarcare il fatto che è legato a tutto il resto dell'esistente in ogni tempo. Quando introduco il concetto di mente del Signore, lo faccio per dare colore allo stesso concetto di insieme delle cose esistenti in ogni tempo.
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