venerdì 26 marzo 2010
For a socialist laissez-faire
It is true that in the USA there are many great stories of people starting from nothing and becoming rich. Here in Italy when you start from nothing you can almost do nothing! No limits has to be put on individual economic progress. I don't want a society of equals, but a society where there isn't differences between the chances of capitalist's son and chances the proletarian's son. I do believe in equal opportunities and the way to go to this direction in my opinion is:
1) to have only one kind of taxes (property taxes) and
2) to abolish the hereditary right.
I don't want equality, but equal opportunities for all! My socialism doesn't want to control the thoughts of the people, but only remove everything could be against a society based on the same chances for everyone. Everybody in my ideas can really think and feel what he or she wants. Everybody can have the goals he or she wants. Nobody has the right to tell others in what field he or she has to work! Liberty is, in my opinion, the first thing, then come socialism! Every socialism that didn't respect individual freedom have never worked! My socialism is radical just like the communist one, because it is also a revolution and it is against nowadays capitalist system, but it isn't against free trade and individual freedom. My idea is that everyone should have the same chances to buy or sell what he or she wants and can.
I think my political party has to defend individual freedom and equal opportunities for everyone, so I am also liberal in politics, even if I'm a catholic believer, because as I want to be free to do what I want at the same time I have to respect everyone's will that isn't directly against me or against others!
mercoledì 24 marzo 2010
Prostituzione e tasse
Non condivido l'ipocrisia di chi pensa che le prostitute vadano nascoste. le prostitute ed i prostituti dovrebbero avere tutti i doveri ed i diritti di ogni lavoratore. Sono contrario alla prostituzione, ma non ho alcuna intenzione di vietarla, così come non voglio vietare nulla che non leda direttamente gli altri. Lo stesso vale per lo sfruttamento della prostituzione: se è un contratto di lavoro, lo è come quello di qualsiasi altro settore. La prostituzione in Italia non è vietata. E' vietato lo sfruttamento della prostituzione ed ogni forma organizzativa del fenomeno in questione è assimilata al suo sfruttamento e viene di conseguenza repressa. Penso che vada abrogato il reato di sfruttamento della prostituzione.
Il divieto dello sfruttamento della prostituzione fa precipitare il fenomeno nell'ambito del racket, della schiavitù, delle mafie. E' lo stessa cosa che avviene con le droghe. Il consumo non è vietato, ma lo spaccio sì. In teoria la legge punisce i grandi spacciatori. In pratica è proprio grazie a tali leggi che i grandi spacciatori prosperano e sono loro i primi proibizionisti, come sempre, come su ogni cosa. “Gratta gratta, sotto la fede ci si trova la roba”, diceva Ernesto Rossi, ovvero il bigotto clericale che vieta in realtà è un farabutto che ci specula.
A chi afferma che tassando la prostituzione avremmo uno "Stato magnaccio" rispondo con una proposta radicale: non tassare alcun reddito! Detta così sembra il paradiso della destra anarcocapitalista ed in effetti traggo ispirazione anche dai libertarian della destra americana, ma aggiungendo alla proposta di detassazione dei redditi quella di una pesante tassazione dei patrimoni si capisce che sarebbe una rivoluzione di sinistra.
domenica 21 marzo 2010
Lavorare per Inlinea srl?
venerdì 19 marzo 2010
Povera patria!
martedì 16 marzo 2010
Non facciamo di tutti i preti un fascio
L'intervento non è stato condiviso dalla Conferenza Episcopale Italiana (di cui Mugavero fa parte in quanto presidente del Consiglio per gli Affari Giuridici), che ne ha preso le distanze. Evidentemente alle CEI ufficialmente interessa poco la legalità!
domenica 14 marzo 2010
Disturbo bipolare
martedì 9 marzo 2010
8 marzo
Sono sempre stata allergica alla festa della donna per la montagna di demagogia che in quel giorno si scatena sulla questione della parità. I giornali di oggi dicono che la parità in Italia sarà raggiunta nel 2033. Io so che nelle aziende le riunioni iniziano dopo le 18:00 (in Germania a quell’ora se sei ancora in ufficio sei un coglione). Io so che nei bagni tante donne piangono perché non sanno come dire ai loro capi che sono incinte perchè sanno che “per permetterti di vivere tranquillamente il tuo stato” ti cominceranno a spogliare della tua professionalità.
So che tante impiegate, nelle piccole aziende, meno controllate, hanno un contratto regolare ma firmano contestualmente una lettera di dimissioni senza data che viene inserita al momento della “bella” notizia.
So che a Roma c’è una lista di attesa lunghissima per poter trovare il posto in un nido e quindi poter tornare al proprio lavoro, affidando il bimbo a quella forma di gestione sociale che avviene fuori di qui. In Europa.
So che nella lista del PD, quella dove anche io sono candidata, tutti i “portatori” di preferenze sono maschi tranne una ed, esclusi rari casi come il mio, le altre donne sono riempilista e fanno parte addirittura di comitati elettorali dei “pezzi grossi” maschili. Il 30% è stato rispettato, ma poi faremo il conto di quante donne del PD entreranno nel Consiglio Regionale.
So che ad una donna lesbica viene negato il desiderio di maternità.
So che una donna non fertile deve sottoporsi alle peggiori torture ed a costi incredibili per accedere alla fecondazione artificiale.
So che la paternità dovrebbe essere obbligatoria così fare un figlio cominci ad essere una responsabilità “familiare” e NON femminile.
So che Livia Turco aveva reso l’epidurale gratuita ed il Governo Berlusconi l’ha subito tolta quella norma perché siamo donne e partorendo dobbiamo soffrire.
Ecco io non mi sono mai definita femminista, tanto meno separatista. Ma oggi se qualcuno mi regalerà una mimosa prima gli renderò conto di tutto quanto sopra, poi se avrà ancora voglia di darmela la prenderò.
sabato 6 marzo 2010
Spot con Lennon
giovedì 4 marzo 2010
Il regime non sa neanche rispettare le regole di presentazione delle liste
I berlusconiani, inoltre, sostengono che la ripartizione degli spazi televisivi debba essere proporzionale alla presenza negli organi istituzionali elettivi. Se si fosse applicato tale criterio nel 1994 Forza Italia non avrebbe dovuto avere alcuno spazio televisivo!
martedì 2 marzo 2010
I diritti dei migranti
-
Primo Marzo, rivoluzione "in giallo". L'Italia si ferma con i migranti
-
di ma.ier e c.buq
-
“Rivoluzione in giallo”. Migranti in sciopero in tutt’Italia per chiedere il rispetto dei propri diritti di uomini prima ancora che di lavoratori. Il colore del sole, tinta neutrale politicamente, è il colore-simbolo del primo Marzo 2010. “Ventiquattr’ore senza di noi” è lo slogan della manifestazione internazionale: in contemporanea con i cugini francesi e anche in Belgio e Spagna. Una giornata speciale e non un sciopero etnico. Una giornata di protesta, fuori dalle fabbriche e dai cantieri. L’astensione dagli acquisti e lo strike di braccianti e badanti. Ovunque, bandiere rigorosamente gialle, braccialetti e nastrini. E dal Nord al Sud dell’Italia si sussegono all’unisono cortei, sit-in e manifestazioni.
-
"Evento riuscito"
«È presto per i bilanci. Tuttavia, l'iniziativa è riuscita perchè la fase di attivazione e mobilitazione delle reti antirazziste è stata raggiunta. Siamo riusciti a creare un sacco di contatti. Siamo riusciti a far parlare dell'evento.» Lo ha detto Stefania Ragusa, Presidente del Comitato Primo Marzo 2010. «Adesso» - ha spiegato - «si apre la fase delle proposte, la parte "politica" e sarà molto impegnativa perchè si tratterà di scegliere dei contenuti e di lavorare su quelli. La forza di questo movimento è nell'essere "meticcio", ovvero, fatto da italiani e non italiani insieme. Non italiani caritatevoli, non stranieri arrabbiati, ma gente che vive in Italia e pensa sia necessario darsi tutti da fare per evitare che in questo Paese la dimensione del diritto sia completamente massacrata». Ragusa ha detto che : «l'adesione nel Mezzogiorno è stata notevole. Ho sentito i nostri rappresentanti a Reggio Calabria e Palermo e ci hanno detto che è andata molto bene. C'era tanta gente, tanto movimento. Essere riusciti a sollecitare e coinvolgere le periferie d'Italia, posti del Sud dove normalmente non si
manifesta, è stato un successo. Si sta pensando di rilanciare un'altra giornata di sciopero e questa volta ci auguriamo aderiscano anche i sindacati. Ci sono date nell'aria ma nulla di preciso. C'è la necessità di darsi presto un nuovo appuntamento per far sì che l'esperienza non si esaurisca oggi».
-
LE STORIE
Emanuel, 34 del Camerun, stamattina ha deciso di lascaiare scoperto il suo posto di lavoro, la la receptuion di un grande albergo. «Sono a Milano da sei anni e da sei anni in metropolitana vengo guardato con disprezzo» racconta. «Perché sono in piazza? I motivi di questa scelta sono tanti, il punto è che non veniamo considerati come cittadini», spiega.
Eder Herrera ha 22 anni ed è uno studente peruviano dell'Università Statale: «Non dimenticherò mai quel giorno che mi hanno fermato i controllori dell’autobus. Avevo dimenticato il portafoglio con l’abbonamento. Mi hanno trattato come un criminale».
Storie di ordinari sorprusi e indifferenze. Storie di chi viene "guardato" male eppure è indispensabile. Come le vicessitudini di Roberto, ragazzo ecuadoriano: “Ho dovuto rinnovare il permesso di soggiorno e sono precipitato in un limbo. Eppure ho un lavoro regolare, faccio l'autista, e mi sono sposato a Milano". C'è chi denuncia il razzismo e chi chiede agli italiani di andare a raccogliere i pomodori al posto degli stranieri. C'è chi racconta la situazione disperata in cui vive, senza casa e lavoro, e chi accusa il sindaco di Roma, Alemanno, "non aver fatto nulla per rispondere alle richieste dei migranti.
Edda Pando, impiegata, è una peruviana quarantenne. "Oggi ho scioperato contro il razzismo istituzionale che esiste in Italia - dice -. E' ora di dire basta. Dallo sciopero ci aspettiamo una nuova consapevolezza della gente". Kim Bikila, togolese da 12 anni in Italia, è un agente cinematografico e denuncia il razzismo artistico: "Un artista straniero può fare solo ruoli secondari".
-
Indesiderati e indispensabili.
La contraddizione, che da anni viene marchiata sulla pelle degli immigrati in Italia, domani verrà allo scoperto. La protesta sotto la sede Inps di Roma di questa mattina è un segnale non simbolico, e i migranti l’hanno scritto a grandi lettere su dei cartoni: “In 4 milioni e 800mila stranieri lavoriamo in Italia. Con i nostri contratti creiamo 122 miliardi di ricchezza nazionale”.
Primo marzo e il primo giorno “senza”. Senza badanti ad assistere gli anziani, senza operai (regolari) a lavorare e a pagare i contributi per i pensionati, senza braccianti (irregolari) a raccogliere le arance. Ma anche senza madri immigrate a comprare quaderni e matite per i loro figli che vanno a scuola. Senza autisti di autobus, impiegati delle poste, medici. Una giornata con gli alimentari vuoti, i bar deserti, le linee telefoniche mute.
-
L'idea è arrivata dalla Francia
e gli organizzatori italiani la raccontano così: «Le nostre società vivono grazie al lavoro di migliaia di stranieri. L'Italia funziona ogni giorno grazie a loro ma se ne vergogna. Così cerca di ignorarli, chiuderli fuori, annegarli in mare come si fa con le cucciolate di gattini troppo numerose. Si vergognano di noi? Bene vediamo che succede se per un giorno noi non ci siamo». Ecco come è nato lo sciopero degli stranieri che stanno bloccando l'Italia, oltre alla Francia, alla Spagna e alla Grecia.
Non saranno in tanti a potersi permettere di scioperare, perché i sindacati nazionali non hanno indetto lo sciopero, perché gli stranieri che hanno un impiego regolare se lo tengono stretto e perché in tanti lavorano in nero e quindi uno sciopero proprio non lo possono fare. Ma le città italiane saranno “gialle” comunque. Questo è il colore scelto per caratterizzare le proteste nelle oltre sessanta piazze che ospiteranno gli eventi.
-
COSA SUCCEDE IL PRIMO MARZO: TUTTE LE CITTA' COINVOLTE
«A Varese verra' offerto un 'pranzo etnico' agli agenti della polizia penitenziaria - spiega Francesca Terzoni, portavoce nazionale del comitato Primo Marzo 2010 - a Trieste ci adopereremo per cancellare le scritte razziste dai muri, a Bologna ci sara' una mostra fotografica all'aperto con i volti dei 'nuovi italiani', a Milano verranno offerte delle lezioni di lingua straniera in piazza». E alle 18.30, in tutte le piazze italiane coinvolte verranno 'liberati' dei palloncini gialli, il colore simbolo della manifestazione.
Quasi cinquantamila iscritti su Facebook tanti contatti al blog (Primo marzo 2010), adesioni di esponenti politici, docenti universitari e associazioni, comitati locali nati in tutte le città italiane a sostegno del coordinamento nazionale, formato dalle fondatrici Stefania Ragusa e Daimarely Quintero, a cui si sono aggiunte Nelly Diop e Cristina Seynabou Sebastiani.
Nata in maniera spontanea, la protesta del Primo Marzo ha ricevuto l'adesione di una serie di organizzazioni, tra cui Emergency e Legambiente, partiti politici (Pd, Sel e Rifondazione Comunista) e delle rappresentanze di diversi sindacati di Cgil, Cisl e Uil, che pur dando il loro sostegno, non hanno proclamato lo sciopero generale a livello nazionale. Poche ore e si saprà se l'«onda gialla» arriverà a smentirli.