lunedì 2 gennaio 2012

E.icemoney sì, ma non di Stato!

Seconda lettera al compagno Francesco Raucea, in risposta alla sua risposta alla mia prima lettera, della quale avevo scritto in GeoLib (http://nonviolento.blogspot.com/2011/12/il-geselliano-raucea.html).

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Compagno Francesco,

innanzi tutto passo anch'io al "tu", non tanto perché anche tu lo usi con me, ma piuttosto perché inizi la tua lettera chiamandomi "compagno" e tali non possiamo che sentirci se miriamo allo stesso obiettivo, il socialismo libertario. Vediamo adesso un po' come ognuno di noi due lo intende. Al momento attuale mi sembra che la mia e la tua visione non siano così distanti, ma, come anche tu scrivi, nel proseguio del nostro dialogo potremmo anche giungere a contrapporci e sono felice di sapere che anche tu sarai franco con me come io lo sarò sempre con te ed è così che dev'essere tra compagni. Anche a me la tua lettera mi ha fatto molto piacere. Scrivi che non potresti che "entusiasticamente collaborare con chiunque si sospinga avanti l'azionismo rosselliano di Giustizia e Libertà". Personalmente mi sento un neoazionista, sono stato responsabile per la Sicilia del Nuovo Partito d'Azione (lo conosci?) e ritengo che il geolibertarismo non possa che essere, appunto, avanti nel cammino verso la libertà rispetto al liberalsocialismo di Calogero e dei fratelli Rosselli.

Sulla proposta di una moneta geselliana elettronica non posso che concordare, ma con una precisazione che mi pare fondamentale: che non sia imposta dallo Stato! Non mi professo anarchico come tu invece fai, ma ritengo che le nostre sensibilità libertarie siano in sintonia su questo punto. Se un associazione libera di commercianti, consumatori e banche decidesse di adottare la e.icemoney non potrebbe che essere un bene, a mio modesto avviso. Preliminarmente le pubbliche autorità nazionali e dell'Unione Europea dovrebbero liberalizzare l'emissione di moneta, magari permettendo l'emissione di moneta diversa dall'euro che ad esso si affianchi, come propone Borruso, mantenendo più o meno la legislazione relativa all'emissione di euro più o meno invariata rispetto allo stato attuale. Se poi le autorità locali e/o statali riconoscessero la e.icemoney non potrei che esserne felice. Ciò che mi pare fondamentale, appunto, è che essa sia controllata da una libera associazione di agenti economici piuttosto che imposta dallo Stato.

Non mi soffermo sulle differenze e sulle contrapposizioni tra te e Borruso, poiché ritengo che dialogando, confrontandoci io e te dovremmo concentrarci sulle nostre eventuali divergenze. Sulla questione delle risorse naturali non mi fisserei affatto esclusivamente sul fattore Terra, ritenendo geolibertaria la redistribuzione di qualsiasi elemento della natura o anche qualsiasi ricchezza sociale che non deriva esclusivamnte dal lavoro. La conoscenza, ad esempio, è uno di questi elementi e così sono contro la brevettabilità di farmaci o della cultura ed anche su questo mi pare concordiamo. L'etere nel quale vengono diffuse le onde elettromagnetiche pure è elemento che dovrebbe essere equamente redistribuito e quindi mettere all'asta le frequenze è argomento di attualità su cui non posso che esprimermi affermando che l'asta sarebbe stata cosa buona e giusta per finanziare le casse pubbliche. Allo stesso modo ritengo che l'imposizione fiscale sull'inquinamento sia qualcosa di verde che non và di certo contro il libero mercato ed il progresso. La fiscalità monetaria la vedo nella stessa ottica, essendo la moneta una convenzione sociale che funziona esclusivamente se socialmente accettata. Contrapporre la fiscalità monetaria a quella fondiaria è qualcosa che non comprendo e neppure ho capito perché l'imposta sul valore fondiario sarebbe impossibile, pur avendo letto e riletto la tua lettera con attenzione. Sarei grato se tu spiegassi meglio e ti invito a farlo attraverso un articolo che potremmo inserire in GeoLib  - nonviolento.blogspot.com.

Mi spieghi meglio cosa sta accadendo nel Movimento RadicalSocialista, a tuo parere? Non ha esso accettato la riforma monetaria geselliana inserendola addirittura nel suo manifesto economico (http://www.radicalsocialismo.it/index.php?option=com_content&task=view&id=1012&Itemid=1) ? Ho avuto modo di chattare con il fondatore di tale associazione, il quale mi ha così comunicato, cascando il discorso su te, che ti ha dato la possibilità di pubblicare sul loro sito qualsiasi articolo che possa spiegare il tuo gesellismo. È così?

5 commenti:

boxman ha detto...

Alcune piccole osservazioni. Innanzitutto, non mi è chiara la definizione di oggetti non derivanti esclusivamente da lavoro. Presa alla lettera la definizione include non solo la terra, ma tutti gli oggetti fisici in natura e in fabbrica. Infatti, ogni oggetto materiale è tale che non deriva esclusivamente da lavoro. L'imposizione fiscale unica ne sarebbe banalizzata, perché dovremmo redistribuire equamente tutto ciò che è materiale.

La seconda osservazione riguarda le opere dell'ingegno, che tu ritieni di pubblica proprietà, al pari della terra -- detto di passaggio, a me pare che siano più vicine all'essere oggetti derivanti esclusivamente da lavoro di qualunque altra cosa materiale. Ora, a me pare che la proposta di H. George si fondi su una teoria ontologica concernente una qualche differenza ontologica (una proprietà, chiamiamola P) che distingue la terra da tutti gli altri oggetti (materiali o anche astratti): infatti, se non fossimo in grado di individuare P, non si capirebbe perché dovremmo tassare la prima e non i secondi. Una volta individuata P, è più che legittimo estendere l'imposizione fiscale unica a tutti gli oggetti che manifestino avere P, così come considerare avere P qualunque oggetto su cui si propone di estendere lo stesso regime fiscale applicato alla terra (mutatis mutandis). Ora se si considerano i prodotti dell'ingegno appartenere alla stessa categoria fiscale (so to speak) della terra (nel senso che entrambi sono prodotti che devono essere redistribuiti equamente), allora si assume che i prodotti dell'ingegno e la terra condividano P. Il problema che mi pare di vedere è che la distanza ontologia tra i due generi di oggetti renda difficile individuare P in maniera tale da far quadrare i conti (cioè, in maniera tale da non banalizzare, o comunque non adulterare, la proposta della imposizione fiscale unica).

Anonimo ha detto...

Riguardo alla ice money io sarei favorevole invece ad una moneta statale, e ti spiego perchè. La prima motivazione la trovi in quell'articolo del Sole 24 Ore che hai postato, dove i commercianti bavaresi spiegavano come la moneta geselliana bavarese, per la sua poca diffusione, diventava più un onere che uno strumento efficace, e veniva utilizzata ormai quasi solo per ragioni ideali: penso che non sia questo quello che tu auspicheresti in Italia. La seconda motivazione sta nel fatto che una moneta geselliana affiancata all'Euro sarebbe efficace solo se potesse essere utilizzata come strumento per pagare le imposte (naturalmente oltre alla connaturata imposta sulla moneta), obbligando altrimenti i cittadini a dover scegliere di accumulare un consistente quantitativo di Euro nel periodo precedente a quello in cui si pagano le imposte, e tutto ciò ritengo sarebbe scomodo. Cosa ne pensate?

Massimo Messina ha detto...

boxman,

per la scienza economica i tre fattori produttivi sono:

1) la Terra, o Natura, cioè il complesso delle risorse naturali (terra, materie prime, energie naturali) che contribuiscono al processo produttivo;

2) il Lavoro, cioè l'attività umana e intellettuale;

3) il Capitale, cioè il complesso delle risorse materiali prodotte dal lavoro nel corso dell'investimento, in altre parole il "Lavoro accumulato" (per esempio impianti, scorte, ma anche fondi finanziari).

Visto che il Capitale è "Lavoro accumulato" possiamo far rientrare il terzo fattore produttivo ed in secondo in un'unica categoria, distinguendola dalla prima, le "risorse naturali".

Ogni oggetto o servizio, mi par di capire che tu argomenti, deriva da risorse di natura e non posso che darti ragione. Infatti la fiscalità georgista non è fiscalità sui beni e/o servizi che non derivano esclusivamente dal Lavoro, ma sul fatto che qualcuno esclude tutti gli altri dall'accesso alle risorse di natura.

Riguardo la tua seconda osservazione, quella relativa alle opere dell'ingegno, ritengo che diventino, non appena entrano nel mercato, beni pubblici, nel senso in cui questo termine è usato dalla scienza delle finanze, cioè beni che sono caratterizzati da:

1) non rivalità nel consumo (esempi tipici sono la musica o la pittura);

2) non escludibilità nel consumo - una volta che il bene pubblico è prodotto, è difficile o impossibile escludere qualcuno dal suo utilizzo (esempio tipico è l'illuminazione stradale, ma io direi anche le opere d'ingegno all'epoca di Internet).

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Leonardo,

che la moneta sia diffusa a livello nazionale è cosa diversa dal fatto che il suo uso sia imposto per legge dallo Stato. Essere accettata per il pagamento delle imposte, poi, è altra questione ancora.

Esperantista Azionista ha detto...

Ciao Max!
Quanto tempo, eh?

Scusa questa piccola intrusione, ma a proposito di Gesell, lo sapevi che questa http://it.wikipedia.org/wiki/Banca_WIR è stata fondata da un famoso esperantista?
Così, giusto per darti un'informazione curiosa...
;-)

Andrea Fontana

Massimo Messina ha detto...

Ciao compagno Andrea,

come stai? Non ti trovo più su Facebook. Grazie per essere tornato a visitare questo blog. La tua presenza qui non è mai un'intrusione.

Non conoscevo affatto né la Banca WIR né il famoso esperantista, che immagino sia Paul Enz. Giusto?

Hai risposto alle domande del test sulla destra nella home page di GeoLib - nonviolento.blogspot.com? Trovi il test anche alla seguente pagina:

href=http://www.progress.org/banneker/posquiz.html

Se fai il test fammi sapere dove ti posizioni nel triangolo.

Felice 2012!