venerdì 31 luglio 2009

Chi è chiesa?

La chiesa non è costituita solo dalle sue gerarchie ed il clero anzi, solitamente, ne è la parte peggiore! Chiesa sono tutti i poveri cristiani senza voce che amano nella loro vita quotidiana chi entra in contatto con loro. I santi della vera chiesa di cristo li troviamo dappertutto attorno a noi e non li riconosciamo. Sono tutte le persone per le quali dovremmo essere riconoscenti, per qualsiasi ragione.

martedì 28 luglio 2009

La laicità nella scuola secondo Guido Calogero

CHE VUOL DIRE SCUOLA LAICA?

di Guido Calogero

da "Il Mondo" del 6 dicembre 1955 ( ripubblicato in: Scuola sotto inchiesta, Torino, Einaudi, 1957)

Capita spesso, quando ci si batte per qualcosa, di sentirsi dire che sarebbe più urgente battersi per qualcos’altro. Per quanto concerne le proposte di rinnovamento di certe nostre tradizioni educative, che si sono avanzate su queste colonne, non ho motivo di lamentarmi, perché il coro dei consensi è stato superiore ad ogni mia aspettativa. Tuttavia, qualche amico mi ha per esempio osservato che è molto rischioso propugnare una maggiore libertà di scelta e di approfondimento degli studi, specie per la preparazione all’esame di maturità, quando chi se ne avvantaggerebbe di più sarebbe probabilmente la scuola privata, che invece occorre tenere fermamente legata ai suoi obblighi. La battaglia fondamentale è infatti (essi dicono) quella tra scuola privata e scuola di Stato, tra scuola confessionale e scuola laica; e ogni altra controversia dev’essere considerata secondaria rispetto a quella, tanto più in quanto possa proprio indebolire e distrarre le capacità di resistenza nella lotta. Sarebbe come se Priamo, invece di far chiudere e rinforzare le porte delle mura di Troia di fronte all’avanzata dei Greci, si preoccupasse di riverniciarle.

Sennonché, tutte le volte che noi consideriamo le cose con simile semplicismo apocalittico finiamo per metterci nelle peggiori condizioni anche per combattere contro ciò che può essere realmente più grave e pericoloso. Se in Italia la scuola laica è in pericolo, questo significa che molti Italiani non hanno ancora capito che interesse abbiano a difenderla. E non si suscita quell’interesse solo ripetendo che essi debbono difenderla. Bisogna far loro capire in che consiste quell’interesse, ragionando, per così dire, sulla pelle dei loro figli, cioè spiegando loro che cosa una scuola seria deve dare ai loro figli, e che cosa non deve dare, affinché essi ne escano cittadini capaci e ragionevoli, i quali non mandino a male le loro faccende private e pubbliche creando così la loro stessa infelicità. Ed ecco che non si può non parlare della struttura stessa della scuola, e di come i docenti debbono insegnare e di quel che i ragazzi debbono imparare.

Di fatto, la battaglia per il laicismo educativo non è altro che la battaglia per una scuola più intelligente contro una scuola meno intelligente. È proprio per ciò che essa si presenta da noi in primo luogo come difesa della scuola di Stato – cioè della scuola che, dovendo essere assicurata dallo Stato a tutti i cittadini, quale che sia il loro orientamento religioso, ideologico o politico, deve restare indipendente da ogni presupposto di tal natura – nei confronti della scuola privata, la quale, essendo quasi sempre organizzata dai gruppi caratterizzati confessionalmente, si appella a famiglie, e forma scolaresche, sempre educate in modo più o meno unilaterale. La fondamentale legittimità di questo aspetto della difesa della scuola laica consiste nel fatto che un’educazione condotta, comunque, in base a certi orientamenti dottrinali presupposti come indiscussi, o discussi in maniera insufficiente, crea uomini moralmente e civicamente meno solidi di un’educazione la quale non presupponga alcun tabù ed alleni continuamente i giovani all’attenta e rispettosa discussione di qualunque idea e fede, propria ed altrui. In una situazione come la nostra, il pericolo della diffusione di un tipo di educazione conformista, in cui i docenti cerchino soprattutto di formare giovani che la pensino come loro, coincide ovviamente, in larga misura, con quello della diffusione della scuola privata, la cui organizzazione finanziaria e strutturale è possibile quasi soltanto ai gruppi cattolici. Di qui la necessità di difendere vigorosamente contro di essa la scuola di Stato, la quale nonostante tutto continua a offrire una maggiore garanzia di non confessionalità; di qui la necessità di non accedere alla richiesta della sovvenzione statale a scuole private, salvo dalla condizione (di accertamento pressoché impossibile in Italia) che esse non fossero né cattoliche né comuniste né comunque dominate da un unitario orientamento dottrinale.

Ma questo porta a considerare il secondo aspetto della questione. Mentre è chiaro che, nella situazione presente, la scuola di Stato va difesa in quanto è meno confessionale di quella privata, non bisogna dimenticare il pericolo che diventi invece altrettanto confessionale la stessa scuola di Stato. Il laicismo non è qualcosa che appartenga di per sé allo Stato in quanto si differenzia dalla Chiesa. Ci possono essere Chiese fortemente liberali, come quella quacchera, e Stati fortemente confessionali, anche se poco religiosi, come lo Stato fascista, o quello nazista. Il laicismo non si identifica col non andare a messa, anche se un in un paese in cui troppa gente va a messa può anche consistere nel non andarci per reagire a quel conformismo. Il laicismo consiste nel fatto di non accettare mai, in nessun caso, l’organizzazione e l’esercizio di strumenti di pressione religiosa o politica o sociale o morale o economica o finanziaria al fine della diffusione di certe idee e della repressione di certe altre idee, e di procurare invece, sempre più, l’equilibrio della loro possibilità di dialogo individuale. Se quindi oggi dobbiamo soprattutto guardarci da quanto di confessionale può essere introdotto nella scuola di Stato dell’influenza governativa cattolica, la stessa attenzione dovremmo avere quando, in ipotesi, il potere di governo fosse invece, poniamo, marxista, e il marxismo fosse considerato la base fondamentale dell’insegnamento e tutti o quasi i professori fossero o si dichiarassero marxisti, come per esempio gli insegnanti dell’Istituto Gramsci. Né avremmo dovere diverso (intendiamoci bene) anche quando la maggioranza al governo dello Stato, e quindi anche della scuola di Stato, fosse composta di liberali, e questi riempissero le scuole solo di liberali aderenti alle dottrine enunciate nei loro libri. Una scuola laica è una scuola in cui non c’è mai nessuno che abbia ragione senza la possibilità e la probabilità che qualcun altro gli dia torto.

Ma questo secondo aspetto della questione del laicismo scolastico, il quale c’impone di preoccuparci sempre del fatto che nella scuola si ascoltino le voci più diverse (giacché quel che anzitutto rende adulti, nella formazione morale e civica degli uomini, non è tanto il far vedere certe cose in un certo modo, quanto il far vedere che ci sono altri uomini che le vedono altrimenti), ci fa nello stesso tempo scorgere anche il terzo e il più radicale aspetto della cosa, e cioè che è vana, o almeno senza intrinseco fondamento, la nostra difesa del laicismo nella scuola, se anzitutto laici non siamo noi nel nostro modo di insegnare. Non è un laico – quali che siano le sue idee in sede religiosa o filosofica o politica – un professore che quando è in classe dice "qui il padrone sono io", e non tollera che i suoi scolari discutano quanto egli ha detto, e invece di conversare pacatamente con loro e di aiutarli a discutere anche tra loro in modo da scoprire a poco a poco le varie difficoltà e da aiutarli a superarle (educandoli così, proprio con tale continuo esercizio ed esempio, a quella legge del dialogo che è la regola fondamentale di ogni moralità e civiltà) si limita a dar loro cose da studiare a memoria, e poi a interrogarli per vedere se se ne ricordano, e a segnar voti sui registri, e a mettercene di cattivi in condotta se non stanno zitti. Non è un laico un professore che non la smette d’insegnare in quel modo autoritario e antiquato, anche se il Preside e il Ministro continuano ad imporglielo invece d’incoraggiarlo a fare il contrario.

Tutto ciò non significa, si capisce, che non dobbiamo fare tutto il possibile in relazione al primo e al secondo aspetto della questione, anche se non sempre riusciamo a soddisfare alle esigenze del terzo. Tanto varrebbe, che so io, non occuparsi del miglioramento delle condizioni di vita dei carcerati per il solo fatto di ritenere che il nostro codice penale è antiquato e considera illecite molte cose che sarebbe meglio considerare lecite; o non approvare le giustissime ragioni per cui professori e maestri chiedono allo Stato una maggiore spesa per i loro stipendi per il solo fatto che ci sono anche riforme scolastiche che si possono fare senza spesa. Non dimentichiamo, tuttavia, che è inutile, alla lunga, essere "liberali" e "laici" sui giornali e nel Parlamento se anzitutto non lo si è col proprio portiere, coi propri figli e coi propri scolari. Qualunque valore noi chiediamo alla civiltà di garantirci, il suo metro ultimo siamo noi: e solo in quanto noi abbiamo sperimentato e dimostrato in noi medesimi, nella nostra vita di tutti i giorni, che convivere dialogando è meglio che convivere addottrinando, abbiamo il diritto di preferire una scuola laica a una scuola confessionale, una scuola che discuta a una scuola che inculchi verità.

lunedì 27 luglio 2009

Tante religioni sono rami dello stesso albero

La Verità contiene tutto l'esistente. L'umiltà religiosa così come la laicità razionale mi impongono di affermare che non posseggo la Verità, ma essa mi possiede, pur se ho sentore della sua esistenza e pure il principio di non contraddizione mi conduce a pensare alla sua esistenza.
Ho comparato da quando ero bambino le religioni del filone abramitico con quelle persiane, quelle indiane, quelle cinesi e pure con ciò che so dell'animismo africano, americano precolombiano ed oceanico per non contare le tradizioni morali classiche dell'Occidente e le religioni politeistiche delle grandi civiltà ormai defunte. In ognuna di esse esiste il principio di fare agli altri ciò che si vuole gli altri facciano a noi, variamente espresso. Non ho mai affermato che un entità sovrannaturale ci fornisca la morale. Riguardo al bene, esso è variamente interpretato, ma l'umiltà e l'antiidolatria mi impongono proprio il rispetto di questa varietà e quindi per me non c'è reale distinzione tra laici e credenti, bensì tra liberali e non! Gesù non ha mai detto di impedire che gli altri compiano il male, specialmente se tale male ricade direttamente solo su chi lo compie! Le gerarchie clericali hanno preferito il potere al Vangelo! I testi sacri per me non lo sono affatto in sé stessi, ma la loro sacralità dipende dalla capacità di amare di chi li legge. Le "pagine più brutte e inumane" dei testi sacri parlano, nella mia interpretazione gandhiana, dei nostri sentimenti, delle battaglie che si svolgono nei nostri cuori. Non mi scandalizzano così le contraddizioni, poiché non leggo tali testi come testi scientifici o filosofici.

sabato 25 luglio 2009

Obama può riuscire a riformare la sanità USA

Invito chi vuole confrontare i risultati del sistema sanitario statunitense con il nostro a leggere le seguenti pagine, per comprendere perché Obama potrebbe farcela a convincere la classe dirigente del suo Paese ad accettare la riforma del sistema sanitario statunitense dotando gli Stati Uniti d'America di una sanità pubblica degna di tale nome, essendo ad oggi, che io sappia, l'unica realtà occidentale a non averla:

http://rethinkamerica.blogosfere.it/2007/08/la-speranza-di-vita-degli-americani-
continua-a-scendere.html

http://archivio.medicinaepersona.org/__C1256C23002924DE.nsf/wAll/
IDCW-73YBRZ/$file/26%20-giappone%20e%20italia%20%20sanit%C3%A0%20
migliore%20tra%20i%20G7.pdf

giovedì 23 luglio 2009

La mia fede

La mia religiosità di eretico è abbastanza semplice. Si basa sull'antiidolatria, sull'umiltà e sull'amore verso il prossimo assunti come principi in base ai quali affrontare le scelte nella vita. Credevo da bambino ingenuamente al Signore così come me lo presentavano pur non essendo mai andato al catechismo. Era mia nonna che da brava cattolica mi impartiva lezioni religiose con le parole, ma ancor di più con la sua stessa vita. Crescendo venne l'età in cui si mette in discussione ogni certezza e mi chiamai ateo. Credo sia durato solo qualche giorno. Ho infatti impiegato poco tempo per rendermi conto che mi veniva a mancare l'uso di un linguaggio attraverso il quale comunicare sentimenti, valori, speranze che condividevo e condivido con chi si dichiara credente. Giunsi così presto, anche grazie alla lettura dell'autobiografia di Gandhi, all'idea che ciò che accomuna tutti i giusti di ogni tempo e di ogni luogo è l'amore verso la Verità e verso il prossimo e tutto ciò lo trovavo pienamente nella mia tradizione cristiano-cattolica, pur se sepolto da secoli di dogmi.
Ogni grande tradizione religiosa insegna fondamentalmente la stessa cosa e me ne accorsi abbastanza presto. Cosa portò Buddha, Gesù, Confucio e Socrate, che verosimilmente non vennero a contatto tra loro, ad affermare che l'amore verso la Verità e verso l'altro debbano essere posti a fondamento della vita?
La scienza, per ciò che riguarda la morale, non dimostra alcunché e non dimostra come vero nulla neppure nei suoi ambiti propri, da ciò che ci spiega l'epistemologia contemporanea.
Non credo che il cuore della religione sia l'onnipotenza divina, che rifiuto di credere, dato che esistono la sofferenza, il male e le ingiustizie. Riguardo l'onniscienza non credo neppure che vada presa alla lettera. Che ci sia o meno una coscienza onnisciente mi lascia indifferente. Tutto ciò che esiste sempre è esistito e sempre esisterà e lo suppongo conosciuto da una coscienza infinita e ciò mi basta. Sulla bontà divina pure non c'è da prendere nulla alla lettera. Ciò che ritengo importante è non estraniarmi da chi crede sia meglio fare il bene ed evitare il male, indipendentemente da ogni altra cosa a cui creda, da quale sia la sua visione del mondo. Ciò che accomuna ogni persona "di buona volontà" è per me il Signore, la "sede del bene", per usare un linguaggio semplice, che può essere ulteriormente semplificato o poetizzato, come fa ogni grande tradizione morale/religiosa. Non penso, poi, che la moralità umana venga da un essere soprannaturale.
La storia della creazione è evidentemente una favola. L'anima dell'uomo è la sua stessa vita oppure la sua mente, nulla di più nulla di meno.
Sull'insignificanza degli esseri umani di fronte alla vastità dello spazio avrei molto da obiettare, comunque, poiché questo è un concetto elaborato e contenuto dallo spirito umano, che supera così di gran lunga ogni cosa, fosse anche infinitamente più grande di lui come dimensioni fisiche,ma si può parlare di dimensioni fisiche infinite?

giovedì 16 luglio 2009

Malasanità nissena

Articolo del giornale La Sicilia di oggi
-
Niscemi. L'apertura, dopo venti anni di attesa, dell'ala nuova del nosocomio locale non ha per nulla risolto il problema sanità a Niscemi, anzi, in alcuni casi, lo ha fatto incancrenire. Per questo, martedì sera, c'è stato l'ennesimo incontro a Palazzo di Città tra istituzione comunale, associazioni di volontariato, sindacati e club service, organizzato dall'amministrazione comunale per dire ancora una volta no ai tagli dei posti letto, no ad un personale medico ridotto al lumicino in alcuni reparti del “Suor Cecilia Basarocco”, dove due medici, nel reparto medicina, debbono garantire il lavoro nel reparto e le emergenze, dove vi è un solo medico in servizio nel reparto di radiologia. Nessuno dei tre medici può andare in ferie, o cadere ammalato, pena il blocco delle attività dei reparti e quelle connesse. E c'è stato chi ha proposto di evidenziare tale situazione davanti la Procura della Repubblica, «visto che ogni altro tentativo per normalizzare la situazione è andata a vuoto».
Alla fine del dibattito, che ha avuto anche toni accesi, si è deciso di sottoscrivere l'ennesimo documento in cui evidenziare le criticità che sono state ribadite, e ribadirle, poi, in un confronto con il direttore generale dell'Asl 2 di Caltanissetta: potenziamento delle attrezzature, potenziamento dell'organico medico, per evitare la chiusura del reparto di medicina e di radiologia, riparazione della Tac ferma da un mese, locali per i poliambulatori e potenziamento della medicina di base. Nel dibattito sono intervenuti, oltre al sindaco Giovanni Di Martino e al presidente del consiglio comunale Franco Alesci, rappresentanti di varie organizzazioni e rappresentanti della società civile.
Durante il dibattito, è stata resa nota la toccante lettera-denuncia al sindaco di Niscemi e ai vertici dell'Asl 2, perché vittima della malasanità, della dottoressa Maria Concetta Tommasi, madre di una bambina di 5 anni, che si trova, dopo tante peripezie, ricoverata al reparto di chirurgia di Niscemi. "In seguito alla caduta dal balcone della mia abitazione, in seguito al terribile trauma vengo prima portata all'ospedale di Niscemi, poi a quello di Gela, poi da Gela a Niscemi, da qui al Sant'Elia di Caltanissetta. Ancora, da Caltanissetta a Niscemi, come una pallina impazzita da ping pong. Tutto questo perché la Tac dell'ospedale di Niscemi non funziona. Io ho riportato varie fratture: colonna vertebrale, bacino, ecc… Prima di essere accettata a Caltanissetta, ero ricoverata a Niscemi. Passano 8 ore e, grazie all'intervento del direttore sanitario di Niscemi, dott. Franco Cori, vengo trasferita di nuovo a Caltanissetta, che ha reparti attrezzati per il mio caso. Dopo gli interventi al Sant'Elia, chiedo di restare ricoverata in quella struttura, per le competenze specialistiche e poi perché mio marito e i parenti risiedono a Caltanissetta. Nulla da fare. Non esistono motivi umanitari".
E' una storia di allucinante malasanità!
Giuseppe Vaccaro

mercoledì 8 luglio 2009

La libertà di Pietro Spina

Parole di Pietro Spina, personaggio dal romanzo di Ignazio Silone "Vino e pane" (il contesto è il regime fascista), che consiglio di leggere:

"La libertà non è una cosa che si possa ricevere in regalo" disse Pietro. "Si può vivere anche in paese di dittatura ed essere libero, a una semplice condizione, basta lottare contro la dittatura. L'uomo che pensa con la propria testa e conserva il suo cuore incorrotto, è libero. L'uomo che lotta per ciò che egli ritiene giusto, è libero. Per contro, si può vivere nel paese più democratico della terra, ma se si è interiormente pigri, ottusi, servili, non si è liberi: malgrado l'assenza di ogni coercizione violenta, si è schiavi. Questo è il male, non bisogna implorare la propria libertà dagli altri. La libertà bisogna prendersela, ognuno la porzione che può."

lunedì 6 luglio 2009

La maghetta Fia

In tv adesso stanno trasmettendo "Fia, piccola maga", un bel film di Elsa Kvamme del 2003, con Nina Andresen Borud, Sergio Bini, Klara Døving, Minken Fosheim, Johannes Fürst, Stig Henrik Hoff, Trond Høvik, Mina Kvamme Isdahl, Bendik Østbye Johannessen, Roar Kvassheim (prodotto in Norvegia). La trama riguarda Fia, una bambina di 8 anni che deve prendersi cura di sua madre, la quale non è in grado di badare a lei. L'assistente sociale decide di darla in adozione ed il suo unico sostegno è un suo amico illusionista.

mercoledì 1 luglio 2009

Appello del senatore Ignazio Marino

Carissima/o,

Ti scrivo per chiederti un piccolo sforzo per una importantissima causa. Nelle prossime settimane il testamento biologico sarà al centro del dibattito in Parlamento, e la maggioranza intende approvare una legge che limita la libertà di scelta del cittadino imponendo alcune terapie, come l'idratazione e l'alimentazione
artificiale. Le dichiarazioni anticipate di trattamento non saranno vincolanti: spetterà sempre al medico l'ultima parola. Qual è allora l'utilità di questa legge, se non si garantisce al cittadino che la sua volontà sia rispettata? La verità è che il ddl della destra è stato scritto per rendere inapplicabile il ricorso al testamento biologico. Oltretutto, la dichiarazione dovrà essere stipulata davanti ad un notaio, e rinnovata con cadenza triennale: vi
immaginate cosa significa andare ogni tre anni davanti a un notaio accompagnati dal proprio medico di famiglia? Al contrario della nostra proposta poi, non è presente nemmeno un cenno alle cure palliative, all'assistenza ai disabili, alla terapia del dolore.

Ti chiedo dunque di diffondere il più possibile l'appello, invitando tutti i tuoi contatti a sottoscriverlo: dobbiamo mobilitarci immediatamente per raccogliere centinaia di migliaia di adesioni e difendere il nostro diritto costituzionale alla libertà di cura. Se saremo tanti, il Parlamento non ci potrà ignorare. Nel prossimo dibattito in Senato il mio impegno personale è quello di dar voce alla vostra opinione, che credo coincida con quella della maggioranza
degli italiani. Che vogliano utilizzare ogni risorsa della medicina o che intendano accettare la fine naturale della vita, i cittadini vogliono essere liberi di scegliere.

Ti ringrazio infinitamente e conto su di te per far circolare il più possibile l'appello per il diritto alla libertà di cura sul sito

www.appellotestamentobiologico.it

e grazie perché abbiamo già raggiunto quasi 100.000 firme!

Ignazio Marino