sabato 29 settembre 2012

Contro l'IMU


Ricevo tramite email e qui pubblico, su richiesta del suo autore.

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INCOSTITUZIONALITÀ DELL'IMU
di Schlag, settembre 2012

Prologo: Colbert, il del Re Sole grande ministro delle finanze, era solito dire che l'arte della tassazione consiste nello spiumare l'oca progressivamente e della maggior quantità di piuma, con la minore quantità possibile di starnazzamenti.
Se allora non mi sembra proprio il caso di considerare Monti granmaestro e/o grancattedratico,  tuttavia dobbiamo riconoscerlo grandeartista, ricordando questa sua progressione:
a) reintroduzione dell'ICI anche per le prime case; b) aumento della sua aliquota dal 7 per mille al 7,6 per mille, cioé suo aumento del 9% circa; c) aumento della rendita catastale da 100 a 160 volte, cioé ulteriore sua aumento del 60%;
d) ed infine, ciliegina sulla torta e – dato che i vendutissimi massmedia si son ben guardati dall'ancora diffondere la notizia, i romani si siedano prima di continuare la lettura! -
perché con delibera 36 del 02/08/12 ed anche se fortunatamente solo per le seconde abitazioni, il sindaco Alemanno ha già tempestivamente aumentata l'aliquota all' 1,06 per mille (gli altri sindaci possono ancora farlo entro il 31/10), insomma ALTRO AUMENTO DEL 40%, in cifra tonda.
E non diversa progressione montiana potremmo evidenziare nel costo dei carburanti.......
Ora – dato che l'ultimo mezzo secolo socialborghese aveva INSOSTENIBILMENTE indebitata la pubblica finanza - il mio amico Francesco CALVANO (neopartito d'azione) ed io, anarchico-gesellista, coi nostri scritti in rete ormai ultraquinquennali, per primi evidenziavamo la necessità d'un'imposizione patrimoniale:
però, o miei compagni, est modus in rebus: – oltre al non fare berlusconiano (ma così portando il paese allo scatafascio), ed a questo montiano ARTISTICARE – ci sarebbe anche quel semplice e banale lasciar fare agli esperti ma che, come evidenziato nel seguito, permane in Italia il grande assente.
Ai lettori – sempre austriaci ma non così etilisti da vituperare la moneta elettronica fino ad ignorarne gli immensi vantaggi economici, a confronto d'un'ormai impossibile moneta d'oro – che siano interessati ad approfondire, suggerisco di leggere quello che si potrebbe semplicemente ed economicamente fare qui http://www.gesell.it/L4_1.htm, andando poi alla sezione 4.1.5.
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Si dice “paese che vai usanze che trovi”, per cui – esaminando le imposizioni patrimoniali di vari tempi e paesi, invariabilmente asfissiati da Abominevoli (intendi: Stato, regime politico) anche molto diversi tra loro - non dovremmo assolutamente meravigliarci di trovarvi discordanze;
ma molto più interesse possono invece avere per noi le eventuali CONSONANZE, perché queste costituiscono i punti fermi e quella CONSUETUDINE, che la Filosofia del Diritto annovera tra le fonti del medesimo.
Ora le imposizioni patrimoniali - di praticamente tutti i paesi europei, con particolare riguardo a quelle italiane, del periodo monarchico ed alla, fino a ieri, unica repubblicana – almeno una consonanza ce l'hanno:
anche se le aliquote son state d'importo diverso e non sempre progressive, esse sono state costantemente applicate sul PATRIMONIO NETTO, cioé sulla differenza attività meno passività, perché il capolavoro del buon Paciolo (ossia la partita doppia), é uguale a tutte le latitudini.
E poi – anche se la Costituzione trascura notevolmente l'ampia, complessa ed interessantissima materia fiscale, affrontandola in pratica col solo art. 53 – tuttavia esso é quantomeno SUFFICIENTE, stabilendo: a) col primo comma la perequazione fiscale (“TUTTI sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”);
b) e, col secondo la più che giusta progressività del suo prelievo (“Il sistema tributario é informato a criteri di progressività.”), entrambi meritevoli di consenso ed approvazione e che pertanto bacio con reverenza, e faccio miei volentieri.
Fermiamoci un momento ad ampliare questi due fondamentali concetti: perequazione in pratica significa che cittadini - gratificati dall'identico reddito e/o patrimonio - debbano corrispondere identiche imposte.....e molto ci lamenteremmo se così non fosse, perché ciò farebbe mancare nel paese sia Giustizia che Uguaglianza;
ma anche la progressività delle aliquote corrisponde appieno al nostro inconscio collettivo (o, se preferite, common law), nel senso che il legislatore – pur sempre dovendo lasciare al contribuente, indubbiamente ed astutamente, quella gratificazione reddituale, che lo stimoli a produrre di più – deve altrettanto ripromettersi una compressione della dinamica della redditualità verso il suo valore medio:
supponiamo allora che questo sia cento, cui corrisponda un prelievo fiscale di 25 ed un tenore di vita medio da 75; a questo punto risulterebbe inadeguato togliere 100, per semplice proporzionalità diretta, a chi guadagnasse 400
- perché ciò gli consentirebbe un tenore di vita  sempre quadruplo rispetto alla media, senza così indicargli l'opportunità di dedicare più suo tempo alla sua vita e meno alla sua produzione – ; si può ovviare ciò con una forte progressività delle aliquote, così inoltre fruendo anche della possibilità d'invece ridurle, altrettanto fortemente, per i redditi sottomedia, con vantaggio generale.
Voi mi obbietterete subito che tale disposizione costituzionale deve esser stata evidentemente disattesa, dato che ad esempio Cipputi - col suo stipendio mensile da €. 1.600 a fronte di Berlusconi che ne guadagna centinaia di volte tanti – poi paga la benzina o l'IVA con l'identica aliquota di quel magnate; e la stessa cosa avviene in centinaia d'altri casi.
Invece quella disposizione, oltre che intrinsecamente GIUSTA, é ancora perfettamente e costituzionalmente operante anche se appare attivata discontinuamente;
il problema é che il maledetto politico – avendo da sempre pensato “il cittadino é mio ed allora devo potermelo trombare come mi pare!” - fin dal 1948 ha visto di malocchio le possibili interferenze della Corte Costituzionale,
talché, con la legge nr. 1/1948 si é affrettato a metterle un sasso in bocca, impedendole definitivamente di pronunziarsi motu proprio - sugli eventuali (ma quasi sempre del tutto VOLONTARI) sproloqui emessi dalle Camere – ed obbligandola ad intervenire e pronunziarsi solo e soltanto se ne sia stata richiesta da un giudice ordinario.
Ovviamente, per condizionare quest'ultimo - ad esempio con la minaccia di trasferirlo nella Calabria Saudita e con un bersaglio sul cuore! - l'Abominevole dispone di molte leve, talche é praticamente avvenuto che solo in una minoranza, dei tantissimi casi di palese incostituzionalità, si sia realmente arrivati a quella benedetta interpellanza ed alla conseguente censura della Consulta;
inoltre, mentre io, mezzotedesco e se membro della Consulta, mi sarei sentito emarginato, stalkizzato, da questa imposta minimizzazione della mia possibilità d'espletare i miei doveri istituzionali, contestando e reagendo di conseguenza,
purtroppo ai bravi Giudici Costituzionali – del resto per niente diversi dalla maggioranza degli Italiani -  non dispiace per niente questa strana situazione, per cui possono percepire laute prebende grazie ad un lavoro minimo e talvolta mensilmente addirittura nullo.
Ed é con simili artitizi che Poteron de Poteroni ha potuto continuare ad impazzare con quel suo minaccioso “Porco cittadino adesso, che hai pagato le tasse, puoi anche morire!” con cui finiva ogni episodio del RE MAXMAGNUS di Max Bunker, graffiantemente formativo ed istruttivo ma di cui ad un certo punto fu vietata la pubblicazione.
Sic stantibus, si é già evidenziata una prima madornale iniquità ed incostituzionalità di quell'infame caciottata che é l'IMU montiana:
essa non é per niente PROGRESSIVA e conseguentemente é incostituzionale.......... a Voi sta forse bene che il solito Berlusconi, per la tenuta di Arcore - con palazzo nobiliare di quasi 100 stanze e già dei Marchesi Casati-Stampa – paghi lo stesso miserabile 0,40 (o 0,50 per mille che sia), esattamente come pagate Voi per il Vs. monocamera con angolo cottura e sito allo sprofondo?
Comunque – anche se quanto sopra (cioé mancanza della progressività) già meriterebbe la censura della Consulta – non é finita.
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Consideriamo ora il caso di una brava coppia di sposi mattonari che cioè – invece di assai comprensibilmente pretendere un'abitazione dall'Abominevole – si sian rimboccati le maniche ed indebitati sino alla pensione,
per dare un acconto di 50.000 €., saldando il prezzo di 250.000€. con un mutuo bancario da 200.000 €.; (sia dal punto di vista economico che da quello civico, gliene sia lode e merito); supponiamo inoltre che tale unità sia accatastata nella cat. A/2 (case di civile abitazione) con una ragionevolissima (per città importante) rendita catastale da 500 €. l'anno:
la partita doppia della nostra coppia evidenzia all'attivo 250.000 €. di valori immobiliari, ma al passivo il saldo dell'iniziale debito da 200.000, che invece figura all'attivo nel ben maggiore bilancio della banca, per una loro capacità contributiva di 50.000€.
In base alle disposizioni IMU vigenti la nostra coppia deve però corrispondere l'IMU su un imponibile di 500€. x 160 volte = 80.000 €., IMMAGINARIO e ben maggiore del loro effettivo patrimonio;
é ben vero che poi essi usufruiranno di alcune detrazioni (anche se non hanno figli) ma qui a me importa solo evidenziare come il loro imponibile risulti sia IMMAGINARIO che ben maggiore dell'effettivo (SPEREQUAZIONE FISCALE),
anche e soprattutto perché a lato l'Abominevole infamemente consente alla Banca  di non pagare un cazzo sul suo patrimonio – e l'analogo vale anche per Santa Sede e sindacati, tra cui la CGIL che é, dopo il Vaticano, il secondo immobiliarista d'Italia -.
E poi non solo gli immobili fanno tradizionalmente parte del patrimonio, ma anche altre immobilizzazioni materiali (macchinari, arredamenti, automobili ecc.ra), quelle immateriali (brevetti, diritti d'autore, opere dell'arte o dell'ingegno ecc.ra), e poi il denaro contante ed i crediti (depositi, azioni, obbligazioni, buoni del tesoro, pensioni, vitalizi ecc.ra),
talché in Italia si stimano esserci 6-7.000 miliard€ d'immobili, ma che forse sono neanche la metà di quell'attivo nazionale, che globalmente dovrebbe contribuire al decreto salva-italia, col doppio risultato che tassando solo i primi non solo si attua una macroscopica ed incostituzionale SPEREQUAZIONE FISCALE, ma anche si esaspera contro i proprietari immobiliari un prelievo
– che non discuto affatto essere quantitativamente necessario ed indispensabile alla riduzione del debito pubblico – ma che potrebbe essere ripartito ASSAI MENO INIQUAMENTE, SE NON ADDIRITTURA GIUSTAMENTE!
Insomma il caciottaro sovraccarica di tasse i mattonari, pretende che sian solo loro a salvare l'Italia, per poter poi rivolgersi a banche – ma anche agli altri detentori di liquidi - con un ipocrita “Come potete vedere noi non ci dimentichiamo di Voi, e Vi siamo riconoscenti,
laudate e preziose istituzioni, sorelle banche che – amabilmente corrispondendo l'1% alla BCE ed invece incassando il 4-5% dai nostri bot, datile in garanzia - consentite che i nostri beneamati ed indispensabili  Fiorito, Del Bono, Tedesco, Lusi, Rutelli, Penati, Scajola ecc.ra non debbano privarsi delle loro quotidiane ostriche e champagne!
Conformemente all'insegnamento del mio maestro Bhagwan Shree Rajneesh – e premettendo che Nasrudin é una specie di Pierino islamico -  a questo punto della Vs. istruzione, concedetemi un'apologo per attenuare la tensione apprenditiva.
Poiché la moglie di Nasrudin é particolarmente ghiotta di lumache, all'alba di una domenica, lo tira giù dal letto, gli mette in mano un grosso cestino e gl'ingiunge di non ritornare prima d'averlo riempito.
Effettivamente Nasrudin ricompare, all'imbrunire, sfinito e barcollante; la moglie speranzosa corre a scoperchiare il cestino, ma – vedendovi solo 4 lumache - “Cos'é questa storia?..... quattro sole lumache in dodici ore? - esclama.”
“A dire il vero, ne ho inseguito anche molte altre – si schernisce Nasrudin –  MA CORREVANO TROPPO !”
Insomma la gioiosa e becera, sovrabbondante e costosissima, macchina da guerra del caciottaro, provvista del cosiddetto Occhio di Dio – cui nulla sfugge, ossia di uno smisurato computer costato centinaia di milioni – poi si rivela talmente pigra ed impedita da essere idonea solo al tiro all'immobile ed invece del tutto disadattata al tiro al volo!
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Mi si obbietterà “Figurati quanti altri ricorsi saranno già stati presentati, in materia d'ICI, contro questo aver fatto diventare i proprietari, in un certo senso, anche sostituti d'imposta dell'istituto mutuante, sostituti ma senza possibilità di rivalsa.”
Indubbiamente ne saranno stati presentati anche molti altri, e li credo persi come quello da me patrocinato all'inizio degli anni 90, probabilmente passato a massimario contro i successivi, ed in cui avevo PROFETICAMENTE argomentato come l'ICI fosse in realtà un'IMPOSTA PATRIMONIALE, criptata e camuffata da imposta sul reddito:
infatti a me l'operazione di prendere la rendita catastale rivalutata e moltiplicarla per cento (onde stabilire l'imponibile su cui applicare l'aliquota del 0,7 per mille) puzzò subito di capitalizzazione della rendita catastale,
in quanto matematica in niente diversa si sarebbe dovuta svolgere, in sede di quella capitalizzazione, sapendo – come il Fisco poteva certo non ignorare - che nel 1939 la rendita catastale dell'immobile abitativo fosse stata stabilita nell' 1% del di lui valore, non diversamente di come, ai tempi del Bieco Canone, la si era determinata nel 3,85% di detto.
Persi quel ricorso, ma ora é intervenuta a darmi ragione non il mare che – come mirabilmente dice Omero –  “più onesto degli uomini, portò l'armatura d'Achille sopra la tomba d'Ajace” -
ma la bocca dello stesso caciottaro, che - anche se per difendersi dalla Sinistra (appunto reclamante un'imposizione patrimoniale) – ripetutamente e pubblicamente ha riconosciuto l'IMU essere tale!......mentre il resto del mio ricorso riprendeva appunto i temi qui illustratiVi.
Ma una cosa era aver rason e tutt'altra riuscire a farsela dar, tanto che all'epoca la discussione prese una piega ben diversa, dato che l'astuto Presidente - potendo negare quella natura d'imposta patrimoniale dell'ICI e che, in tal caso e PER SUO STESSO RICONOSCIMENTO, davvero avrebbe dovuto comportare la ritualità suddescrittaVi –
l'assimilò ad un recupero di costi di spese condominiali – in modo particolare perché l'ICI era allora a vantaggio del solo Comune, cioé del fornitore di pubblici servizi -:
allora – come la maggior parte dei servizi condominiali vien fatto pagare integralmente al fruitore dei servizi senza neanche in parte coinvolgervi l'eventuale comproprietario (nel nostro caso intendi: la banca) –
parallelamente sentenziò che - dato che l'istituto mutuante non può, né mai potrebbe fruire in proprio dei servigi forniti dal Comune - l'imposta comunale sugli immobili dovesse essere corrisposta integralmente dal proprietario-abitante.
Però la situazione attuale é ora completamente diversa, sia e come detto per le pubbliche dichiarazioni del caciottaro, sia perché l'Abominevole dichiaratamente trattiene per sé ben il 50% del maltolto destinandolo, almeno a chiacchiere, ad utilizzazione finanziaria:
Quindi, per continuare a giustificare questo anticostituzionale imporre ai soli mattonari il costo del risanamento dell'Italia - così facendoli diventare i nuovi e proscrittissimi Ebrei del solo un po' meno Abominevole stato socialborghese -  ed anche se non posso certamente escluderVi che questo ricorra a nuovi e ben congegnati machiavelli –
quantomeno abbiamo la certezza che non potrà ricorrere al precedente, così ben trovato che io non riuscii a replicare.
Grata superveniet quae non sperabitur ora (grata sopravviene l'ora, l'evento che non si sperava, Orazio, Lettere)........quindi finite di pagare l'IMU, ma contemporaneamente presentate una domanda di rimborso per manifesta incostituzionalità e, scaduto il termine del silenzio-rifiuto, presentate ricorso alle Commissioni Tributarie Provinciali, onde ottenerlo.
Poiché la legge della distribuzione casuale di Gauss-Murphy garantisce che si possa supplire alla piccolezza della probabilità d'un evento aumentando l'ampiezza dell'insieme considerato - e, quindi e paradossalmente, che sia rintracciabile un demente anche in un particolarmente grande insieme di premiNobel -
se riuscissimo a piazzare almeno due, tre di questi ricorsi per ognuna delle Commissioni Tributarie Provinciali italiane – massimizzeremmo la probabilità di prima o poi incontrare lo sprovveduto galantuomo, che tenga al Buon Diritto ed alla Giustizia più della sua stessa carriera.

giovedì 27 settembre 2012

Notiziario

26-09-2012

26-09-2012

24-09-2012

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L'elenco completo ed aggiornato dei miei articoli pubblicati su SuperMoney News è visualizzabile alla seguente pagina:
 

martedì 25 settembre 2012

Poche righe da un amico


Ricevo nella casella di posta elettronica e con il consenso di Nicola qui pubblico, ritenendo di interesse collettivo anche lo spaesamento politico di un amico dalla forte sensibilità civica ed ambientale.

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Ti scrivo queste poche righe dopo aver fatto una breve visita al tuo blog che gentilmente mi hai segnalato quando mi hai lasciato il tuo bigliettino, se ricordi... Che dire a vedere quel tricolore un po' mi ha dato una sensazione, uso il termine, da epopea risorgimentale... Devo dire che il mio cervello è confuso e purtroppo gli ideali mi accorgo che sono fragili di fronte ai problemi pratici... Mi chiedo se stiamo pagando troppo per questa pseudo-libertà... Non vorrei aver nostalgia dei tempi in cui i procuratori in Sicilia venivano uccisi. La crisi non credo ci aiuti ma il nostro popolo non mi pare disdegni come sarebbe necessario, cioè in massa, i potenti... e quindi li voterà ancora una volta. Ah, badiamo bene con potenti non intendo solo la classe politica ma i potenti a 360°... Dicevo la gente voterà perché non può far altro. Diceva bene Montanelli: ...turiamoci il naso ed andiamo a votare. Oggi io mi preoccupo di quelli che non hanno idee ma sono molto, molto, intelligenti e ormai rispondono ad una sorta di pragmatismo che va contro il vero benessere dell'umanità... Eppure ci sarebbe tanto da fare per l'ambiente. A proposito fin quando reggerà la macchina ambientale? Fin quando le nostre risorse ci permetteranno di produrre energia e cibo? Fin quando potremo assicurare una "pace relativa" al nostro emisfero? Perché la guerra ahimè non è stata abolita... Scusami ho riempito il vuoto che sta dentro di me in questo momento vuoto. Adesso ti lascio.

CORDIALMENTE

Nicola

giovedì 20 settembre 2012

I diritti delle minoranze

Ho ricevuto ieri nella casella di posta elettronica la seguente email a firma Schlag.
Penso che il suo contenuto sia molto interessante e condivisibile almeno nello spirito per ogni autentico libertario.
Spero inoltre possa essere di stimolo per ulteriori approfondimenti e riflessioni.

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Capena, 19/09/12

Caro Massimo, ho letto il tuo bel “Corporativismo? No grazie!” e me ne compiaccio: hai sia saputo liberarti dal senso di soggezione verso Silvano, amico o parente o maestro che sia, ma soprattutto hai sia argomentato che concluso correttamente ed assai bene.
Speriamo ora che la stimolazione dei nostri scritti provochi quella maggiore partecipazione, purtroppo grande assente in entrambi i nostri siti.
La tua sensatissima osservazione
“La regola della maggioranza fa sì che basta arrivare ad una coalizione che superi il 50% nelle assemblee rappresentative per decidere per tutti. Quindi il partito o i partiti che giungono a tale soglia impongono il loro volere (o il loro compromesso) a tutti gli altri. Sarebbe di conseguenza necessario spostare l'attenzione non solo sui partiti e sul loro ruolo, bensì anche sulla regola della maggioranza ed anche sulla democrazia in sé così come essa è concepita oggi nell'Occidente.”
mi ha fatto pensare ad una gravissima carenza della nostra costituzione (ma poi non solo di quella): la tutela delle minoranze, appunto, contro questa specie di dittatura della maggioranza da te così ben delineata.
Paradossalmente nella democratica Italia del 21° secolo – e ragionevolmente supponendo che la concentrazione ebraica in Italia non sia superiore al 10% (tipo cioé quella di netta minoranza della passata Germania nazista) - sarebbero perfettamente riproponibili le infami leggi raziali,
che una maggioranza anche minima potrebbe approvare e poi eseguirne l'attuazione – con conseguenti persecuzioni e deportazioni - per un lasso di tempo da prevedersi durevole,
perché l'infame legge 1/48 impedisce alla Corte Costituzionale di pronunziarsi motu proprio, - costringendola a rispondere solo se chiamata in casa da un giudice ordinario - eventualità questa che prima di tutto non é detto che avvenga, ma che poi ed in ogni caso richiede, o almeno può richiedere, un certo periodo di tempo:
purtroppo la magistratura non é quasi mai così veloce come quando si tratta di assurdamente salvaguardare le tette della duchessa inglese........che male fanno?.....se son belle lasciatecele vedere!
Esempio di dittatura della maggioranza é stato anche l'articolo 18: sia gli imprenditori che i dirigenti sono elettivamente in minoranza, nei confronti dei lavoratori,
e tuttavia é assolutamente indispensabile mantenere quel principio di subordinazione – comprendente il licenziamento se il lavoratore é improduttivo – che é indispensabile al conseguimento di una produzione concorrenziale.
Come forse saprai, nella guerra civile l'Armata Rossa ha avuto più morti per decimazioni che non in effettivo combattimento, e ciò generò aspre critiche contro il grande Trockij – di cui non ho mai smesso d'ammirare l'intelligenza e la decisione – che nella sua autobiografia se ne difende con questa straordinaria osservazione (cito a memoria):
“Finché la follia umana costringerà al ricorso a quella sua infame manifestazione, che é la guerra, e poiché i singoli – rendendosi perfettamente conto che simile negatività li espone a rischio di morte, ferite e mutilazioni – cercheranno inevitabilmente di non battersi,
tutti coloro che tengano alla vittoria non potranno fare a meno di riconoscere al condottiero il tristo e cupo diritto di forzare i suoi subordinati alla scelta tra morte, ferite e mutilazioni – onorevoli, solo in piccola percentuale e per mano del nemico – se si battono,
od una morte – disonorevole, ben più probabile e per mano dei loro stessi commilitoni – se si rifiutano di farlo.”
Similmente negando il principio di subordinazione – perché dobbiamo metterci in testa che su cento licenziamenti ce ne saranno solo neanche il 5% ingiusti ed immotivati - non tanto la Sinistra quanto l'infame magistratura del lavoro é la vera responsabile di quella almeno gravissima rarefazione del lavoro,
verificatasi progressivamente a partire dal 1970 (statuto dei lavoratori: maggio 70) coi disastrosi risultati odierni.
In conclusione sarebbe a mio giudizio indispensabile: a) che le Costituzioni prevedessero costantemente una tutela spinta dei diritti delle MINORANZE, dato che le maggioranze possono tranquillamente farlo da sole, non hanno ostacoli in merito;
b) qualunque disposizione anche maggioritaria, ma che coinvolga diritti di minoranze, non dovrebbe poter esser resa esecutiva senza il preventivo consenso della minoranza; ugualmente qualunque disegno di legge coinvolga enti non rappresentati in Parlamento - tipo posteri, animali, natura ecc.ra - dovrebbe essere discussa solo dopo che la Consulta avesse nominato un Curatore di provata onestà a tutelarlo.
c) infine la Corte Costituzionale dovrebbe potersi muovere motu proprio, e poi intervenire anche durante la stessa redazione delle leggi e non solo a posteriori.
Saluti anarco-socialisti. Schlag

sabato 15 settembre 2012

Miei articoli su SuperMoney News

I miei articoli pubblicati ad  oggi su SuperMoney News,
per cui scrivo da mercoledì scorso:

Barroso 
Barroso spera in una federazione di Stati nazione - 14-09-2012

Monti
Monti e l'etica della responsabilità - 13-09-2012


Comitato No Muos
Il Comitato No Muos è arrivato alla Camera - 12-09-2012

L'elenco aggiornato è visualizzabile alla seguente pagina:

giovedì 13 settembre 2012

Corporativismo? No, grazie!


Borruso (http://nonviolento.blogspot.com/2012/06/il-corporativismo-secondo-borruso.html) ci spiega, nel suo excursus storico sulla nascita ed il diffondersi di quello che chiama “sistema partitocratico”, che il partito ha per scopo “il proprio vantaggio” piuttosto che “la giustizia, l'equità, la vita morale” e lo fa citando Rosmini (dalla cui citazione ho tratto i virgolettati). Come dargli torto? Innanzi tutto però chiamerei il sistema di cui trattasi “sistema partitico” piuttosto che “partitocratico”, essendo il secondo una degenerazione del primo. Si può discutere su come dal sistema partitico si degeneri nel sistema partitocratico, in ogni caso vale la distinzione, per trattare diversamente da una parte i sistemi politici in cui i partiti esistono ma non si occupano di tutto (bensì quasi esclusivamente dell'elezione dei rappresentanti) e dall'altra i sistemi in cui i partiti esercitano un potere smisurato non solo nelle istituzioni, finendo per abusare di tale potere in esse, ma anche nella cultura, nella società e nell'economia. Metterei tra i primi gli USA e tra i secondi l'Italia. Sicuramente entrambi hanno un sistema partitico, ma in Italia tale sistema è degenerato in sistema partitocratico. Ciò non significa che tutta la politica degli USA è buona mentre quella italiana è cattiva, bensì significa che qui i partiti hanno smesso di compiere il loro dovere così come stabilito dalla Costituzione, finendo per creare un vero e proprio nuovo sistema che è altro rispetto a quello dei Paesi anglosassoni o nordeuropei. Il sistema partitocratico, per esemplificare, prevede che anche per la nomina di un dirigente locale di una qualsiasi azienda municipalizzata si debba ricorrere a scelte fatte dalle organizzazioni partitiche.
C'è da discutere, poi, e spero che GeoLib sia sede anche per questo tipo di approfondimenti, se è possibile e come, non solo a livello teorico, trovare alternative valide al sistema partitico che ci permettano di avere maggiori libertà, meno coercizione. Tornando alla citazione di Rosmini, se è vero che i partiti, anche in un sistema non di degenerazione partitocratica, hanno per scopo il proprio vantaggio, ciò non è in sé un male. È convinzione comune di tutti i prepotenti politici di conoscere a priori quale siano la giustizia e l'equità senza confrontarsi con i punti di vista altrui. I partiti, in un sistema funzionante, si occupano ognuno degli interessi della propria parte e dal confronto tra loro si ha una sorta di contrattazione che permette di giungere a compromessi che dovrebbero essere i meno dannosi per tutti quanti. La regola della maggioranza fa sì che basta arrivare ad una coalizione che superi il 50% nelle assemblee rappresentative per decidere per tutti. Quindi il partito o i partiti che giungono a tale soglia impongono il loro volere (o il loro compromesso) a tutti gli altri. Sarebbe di conseguenza necessario spostare l'attenzione non solo sui partiti e sul loro ruolo, bensì anche sulla regola della maggioranza ed anche sulla democrazia in sé così come essa è concepita oggi nell'Occidente. Per quanto riguarda il resto del mondo stendiamo un velo pietoso, poiché, per quanto criticabile siano i sistemi occidentali, tutto il resto è solo peggio ed ancor oggi è valido ciò che disse Churchill in proposito: “È stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle forme che si sono sperimentate fino ad ora”. Dobbiamo allora continuare a sperimentare per trovare nuove forme di governo, ma non sulla pelle delle persone, non imponendo quindi agli altri ciò che riteniamo “buono e giusto” a priori, ma proponendolo e mettendoci a confronto al fine di giungere ad un accordo il cui contenuto, quindi, non possiamo conoscere a priori.
Insieme a Borruso critico non solo la degenerazione partitocratica, ma anche il sistema di democrazia rappresentativa. Borruso, però, sceglie un'alternativa che va nella direzione opposta a quella che auspico, non a caso cita addirittura Mussolini, che da socialista creò un partito politico (che come peste si diffuse nel mondo): il fascismo. Il fascismo mescolò socialismo autoritario, corporativismo e nazionalismo, instaurò un regime totalitario ventennale in cui le libertà vennero represse, vennero varate le leggi antigiudee e ci si alleò con il regime nazista, figlio del fascismo stesso, per fare la guerra al mondo (mentre procedevano nel genocidio degli ebrei), venendo poi dal mondo tragicamente sconfitti.
Non accetto quindi il corporativismo solo perché sono antifascista? No, poiché ritengo che le idee vadano vagliate nel merito. Cominciamo laicamente dal termine “fascismo”, come fa Borruso stesso, dicendoci che il suo significato deriva dal motto “l'unione fa la forza”. Quando tale unione è imposta con la violenza la forza sembra vada prima o poi a sgretolarsi contro la forza dei mirmidoni, a quanto pare. Quand'anche tale forza potesse essere vincente per secoli o millenni, se fosse basata sull'esclusione e sulla violenza non sarebbe di certo da emulare, ma da contrastare.
Passiamo ora ad esaminare il corporativismo. Borruso scrive che il motivo per cui i sistemi corporativisti italiani e portoghesi del secolo scorso erano destinati a fallire è che “nacquero dall'alto e non dal basso”. Dall'alto e non dal basso è un altro modo per dire che furono imposti, non voluti, non su base volontaria, cioè violenti. Anche Borruso, quindi, rimprovera al corporativismo del secolo scorso ciò che io (ed ovviamente la critica non proviene solo da me) rimprovero al fascismo. A proposito è interessante notare che Pannella ha chiamato il fascismo (o almeno un certo suo aspetto) “welfare senza libertà”.
Borruso sembra invece proporci un nuovo fascismo, un nuovo corporativismo, che sia sì una restaurazione, ma non restaurerebbe il mussolinismo. Ogni seria critica a tale proposta va quindi fatta nel merito e non traslando al corporativismo proposto da Borruso le critiche al ventennio fascista, per quanto egli non si fa problemi a citare Mussolini stesso.
Borruso propone di usare l'articolo 49 della nostra Costituzione repubblicana, quello relativo alla libertà associativa dei cittadini in partiti per “concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Si tratterebbe quindi di usare il sistema partitico per restaurare il sistema corporativo. Già da ciò mi sembra possiamo giungere ad una prima conclusione, cioè che il sistema partitico è superiore a quello corporativo almeno in una cosa: dal primo si può (almeno teoricamente) giungere in maniera non violenta al secondo. Possiamo dire la stessa cosa del percorso inverso? Direi di no, poiché immagino che se la Costituzione avesse previsto un sistema corporativo piuttosto che un sistema partitico, non avrebbe lasciato una così libera interpretazione di ciò che avrebbe dovuto intendersi per “corporazione”. Ergo: il sistema a partiti è più aperto, più flessibile, del sistema corporativo. Ad oggi possiamo benissimo immaginare (nella storia ce ne sono stati diversi in diversi Paesi) un partito dei contadini, così come è già presente un partito dei pensionati e chiunque può benissimo fondare un partito, sempre a titolo esemplificativo, degli avvocati o dei medici o dei muratori. Potremmo immaginare la corporazione dei comunisti o quella dei liberisti o quella dei socialdemocratici o quella dei georgisti? Ovviamente no, a meno che il sistema corporativo non diventi un altro nome con il quale chiamare il sistema a partiti politici.
Mettiamo che, comunque, si verifichi ciò che Borruso auspica. Egli afferma che attraverso tale trasformazione del sistema partitico in sistema corporativo (a Costituzione invariata e dal basso) si arriverebbe al “100% di rappresentanza”. E chi non lavora, per varie ragioni? E chi lavora in casa? Avremmo anche la corporazione dei casalinghi, degli invalidi civili, dei disoccupati e dei pensionati sociali?
A sistema istituzionale invariato, poi, basterebbe la rappresentanza del 50%+1 in Parlamento per poter formare una maggioranza governativa. Ci sarebbero quindi alcune forze produttive più rappresentate di altre, poiché avrebbero in potere la stanza dei bottoni. Potrebbero fare le leggi che vogliono per favorire la loro parte sociale anche contro quelle avverse. Quand'anche le forze produttive (esclusivamente esse?) fossero rappresentate al 100% in Parlamento (e ciò dipenderebbe immagino da un sistema elettorale il più proporzionale possibile) alcune di esse (specie in un sistema sociale ed economico bloccato come quello italiano) sarebbero perennemente escluse dalla maggioranza governativa.
Facciamo adesso un passo indietro e vediamo come Borruso immagina di passare dal sistema partitico a quello corporativo. Egli immagina che tale passaggio avvenga attraverso la “competizione tra i vecchi partiti [non corporativi] e i nuovi [corporativi], molti dei quali sostituiranno quelli vecchi al conteggio. Alcuni vecchi partiti sparirebbero, come sono spariti alle amministrative del 2012”. E chi ci può assicurare che i partiti rappresentanti le corporazioni possano essere così forti da far addirittura spazzare via i vecchi partiti? Sono poi veramente “spariti alle amministrative del 2012”? In molte realtà amministrative sono tutt'altro che spariti. Alcuni partiti hanno decisamente subito una grande batosta, ma da qui ad affermare che i vecchi partiti sono spariti ce ne vuole.
Secondo Borruso, poi, da eletti “i rappresentanti delle forze lavoro asssumerebbero un comportamento antitetico rispetto ai partiti convenzionali, disdegnando privilegi ingiusti oggi a spese del contribuente, per godere di quelli, giusti, elargiti loro dai loro rappresentati, come convenuto in sede di riunioni informative”. E perché mai i rappresentanti delle corporazioni dovremmo immaginarli più etici degli attuali politicanti? All'interno delle corporazioni più forti, poi, cosa impedirebbe agli elementi più forti economicamente di corrompere gli altri per far, ad esempio, leggi, in proprio favore? Leggi quindi ingiuste basate su interessi privati? Cosa garantirebbe che ciò non possa più accadere? Perché una rappresentanza corporativa avrebbe più tutele in tal senso? Egli scrive inoltre che “una volta spariti i partiti storici, non vi sarebbe più bisogno di sessioni parlamentari se non quando lo richiedesse il bene comune”. Fatto è che chi ha potere difficilmente lo cede ed immagino che un rappresentante (corporativo o meno) eletto in Parlamento si muoverebbe come si muovono tutti gli esseri umani cercando di aumentare il proprio vantaggio e quindi si riunirebbe con gli altri suoi colleghi ogni qual volta lo richiedesse il suo interesse e non “il bene comune” e di certo giustificherebbe (come si è sempre fatto) tutto ciò parlando di “bene comune”, che è sempre nelle bocche di tutti, specialmente degli imbroglioni.
Borruso scrive anche che “i rappresentanti obbligherebbero il governo a riappropriarsi delle sue funzioni inalienabili, in primis quella monetaria stoltamente ceduta ad interessi finanziari in chiaro contrasto con quelli popolari”. Può darsi che ciò sarebbe più facile avvenga, ma è veramente “funzione inalienabile” del governo l'emissione ed il controllo della moneta? La moneta non può essere emessa e gestita dal basso?
Anche i sindacati, a parere di Borruso, sparirebbero attraverso il corporativismo. Tale sistema non favorirebbe, invece, il rafforzamento o addirittura la nascita di nuovi sindacati, magari legati alle corporazioni meno forti, quelle escluse dalla maggioranza governativa?
Riguardo la critiche che egli fa, en passant, “sulla presenza deleteria dei partiti convenzionali nei municipi” non posso che concordare. Dove di certo il sistema partitico ha dato il peggio di sé è proprio nelle amministrazioni locali, dove il sistema partitico non ha alcuna ragione d'essere.

Con Raucea (http://nonviolento.blogspot.com/2012/09/raucea-risponde-borruso.html), che qui ringrazio pubblicamente per avermi sollecitato (con la foga che gli è propria) ad intervenire, concordo sull'idea “che sia il marxismo che il corporativismo sono espressioni di un'economia statalista”. Con lui, quindi, anch'io sono pienamente geselliano, aderendo “al pluralismo economico e libero mercato”. Riguardo la preferenza che Raucea esprime verso il meno peggio tra marxismo e corporativismo, che per lui è il marxismo, ci sarebbe pure molto da dire e spero di approfondire in tempi futuri. Qui aggiungo solo che tra un qualsiasi sistema che assicura per tutti maggiori libertà individuali di un altro preferisco sempre il primo, chiunque stia nella “stanza dei bottoni” e qualunque sia il numero e la composizione di questi chiunque.

mercoledì 5 settembre 2012

Libera Italia: che fare?

Facendo parte GeoLib - nonviolento.blogspot.com dell'associazione Libera Italia pubblico qui il contenuto dell'ultima newsletter dell'associazione, un'email agli iscritti, amici e simpatizzanti scritta da Massimo Teodori.

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LIBERA ITALIA
ASSOCIAZIONE NAZIONALE DELLA DEMOCRAZIA
LAICA, LIBERALE E SOCIALISTA
www.associazioneliberaitalia.it
NEWSLETTER di LIBERA ITALIA n. 6 - 3 SETTEMBRE 2012
   Agli iscritti, amici e simpatizzanti dell'Associazione nazionale
   Cari iscritti, amici e simpatizzanti,
da troppo tempo siamo rimasti in silenzio, e personalmente me ne scuso.
   La ragione di fondo è che i presupposti su cui è nata Libera Italia sono stati messi in questione dalle trasformazioni di questi mesi:
- Il governo Monti ha travolto l'intero sistema politico facendo emergere l'istanza di un radicale rinnovamento della classe politica;
- Si è delineato un sistema tripolare - Pdl, Pd, Udc - che, pur con scarso consenso popolare, è divenuto il quadro di riferimento delle prossime elezioni;
- Sulla sinistra v'è una egemonia del Pd che esclude qualsiasi presenza pluralistica;
- Al centro l'iniziativa di P.F.Casini tende alla formazione di una "cosa bianca" a prevalente tendenza cattolico-democristiana;
- Fuori dal triangolo ABC si agitano forze giustizialiste e massimaliste di segno illiberale, pur se esprimono una giusta rivolta antipartitocratica;
- La probabile soglia elettorale del 5% detterà legge.
   Come dal Manifesto costitutivo, Libera Italia si proponeva di dare voce e rappresentanza autonoma a una sinistra liberale e laica, socialista e riformatrice.
   Ci eravamo posti l'obiettivo di coinvolgere almeno mille soci e di raccogliere risorse sufficienti per procedere in autonoma sintonia con i gruppi affini. Pur nell'attenzione di tanti e prestigiosi amici che voglio qui ringraziare, dobbiamo prendere atto che abbiamo raccolto soltanto alcune centinaia di soci e qualche migliaia di euro, tutti spesi per il programma informatico e le varie iniziative. La cassa è vuota ed abbiamo un debito di 5 mila euro prestate in origine a Libera Italia dal Psi.
   Le forze politiche e i gruppi a noi vicini sembrano avere scelto - con realismo elettorale - l'accorpamento nelle formazioni maggiori. Presenze elettorali autonome appaiono piò che mai velleitarie per non dire impossibili.
   Certo, i nostri obiettivi restano validi e necessari nel deserto elettorale di forze riformiste, laiche, socialiste e liberali.

   Perciò mi chiedo e vi chiedo "che fare di Libera Italia?"
   Propongo che gli iscritti, gli amici e i simpatizzanti inviino le loro opinioni e proposte (in poche righe) a info@associazioneliberaitalia.it in modo da potere, eventualmente, stabilire di incontrarci di persona per assumere insieme le comuni decisioni.
   Grazie e un caro saluto
   Massimo Teodori

lunedì 3 settembre 2012

Raucea risponde a Borruso

L'ultimo articolo di Silvano Borruso pubblicato in GeoLib (http://nonviolento.blogspot.it/2012/06/il-corporativismo-secondo-borruso.html), al quale ancora non ho risposto, ha avuto comunque una reazione che ritengo molto interessante e che qui di seguito pubblico con l'autorizzazione degli interessati. Con data 22 luglio scorso, infatti, a firma Schlag (Francesco Raucea), ho ricevuto un'email in cui venivo esortato a prendere in considerazione alcune informazioni e considerazioni, sulle questioni poste da Borruso, prima di rispondergli. Tale email, inoltre, notava giustamente il già enorme ritardo nel rispondergli, anzi il mio lungo silenzio. A tale lettera elettronica, che è stata spedita anche a Borruso, quest'ultimo ha risposto brevemente il giorno seguente e poi  Raucea ha ribattuto con una sua del 26 luglio.
Riprometto un mio articolo di risposta, che terrà conto anche di ciò che scrive Raucea, non potendo permettermi però di dare una data entro la quale riuscirò a pubblicare tutto ciò che ho in mente in proposito e che in parte ho già abbozzato.

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Capena, 22/07/12

(in slang americano “to get in line” = mettersi in coda, accodarsi)

Caro compagno Massimo,

Prima di scrivere la tua, PROMESSACI, critica all'articolo di Silvano, ti consiglio di leggere questo link, di cui è coautore il nobel S. Phelps http://www.project-syndicate.org/commentary/blaming-capitalism-for-corporatism; se hai problemi con l'inglese, comunicamelo e te lo tradurrò (o puoi chiedere a Silvano).
Purtroppo il lungo silenzio – che hai fatto seguire alla tua promessa di criticare l'evidenziatissimo articolo di Silvano – ha sicuramente convinto i suoi fortunatamente rari lettori (e probabilmente anche lo stesso Silvano) sulla bontà di quanto ivi asserito, che cioè non si potesse riuscire a contraddirlo,
mentre la realtà è: a) che sia il marxismo che il corporativismo sono espressioni di un'economia statalista – cui Gesell è drammaticamente lontano con la sua quasi piena e completa adesione al pluralismo economico e libero mercato;
(poiché tuttavia gli operatori economici talvolta si dimostrano dominati non dalla razionalità (ma da quelli che successivamente Keynes chiamerà animal spirits, si pensi alla truffa del credito frazionario) in simili occasioni vien fuori tutta l'opportunità della presenza in campo di un giudicearbitro, generalmente non giocatore, soprattutto qual garante della moneta e del suo potere d'acquisto).
b) ancorché resti incerta, né ben delineata né tantomeno definita la linea di demarcazione tra marxismo e corporativismo, grosso modo potremmo indicarla in quello che, in pratica, é solo un puntino sopra la i, ossia un particolare quasi trascurabile (e tuttavia non economicamente trascurabile):
nel marxismo la programmazione dell'economia non é sicuramente affidata ai di lei operatori, bensì solo ed esclusivamente ai politici e burocrati, mentre nell'attuale corporativismo e pur continuando a non essere affidata agli operatori economici - però in compenso entrano nella stanza dei bottoni anche i magnati industriali e le lobbies finanziarie onde abusivamente assicurarsi – esattamente come avviene testé – la privatizzazione dei profitti e la socializzazione delle perdite,
mentre nella, da Gesell e da me prediletta, economia di mercato l'operatore economico é tenuto a far propri sia i primi che le seconde, e gli ABOMINEVOLI gruppi di potere (lobbies, sindacati, corporazioni ecc.ra) sono messi in condizione di non nuocere.
Ancorché io sia accanitamente antimarxista, dovendo scegliere – ovviamente con l'avvertenza che, obbligato a scegliere tra due mali, il saggio sceglie il male minore (ossia, nel caso in oggetto, quello in cui minore sia il numero dei parassiti e magnaccia) – personalmente sceglierei il marxismo,
perché tanto – la democrazia essendo il male minore e detta non potendo fare a meno di burocrati e politici - non potremo mai riuscire a liberarci completamente di codesti, mentre almeno non avremmo appesi ai coglioni anche i capitalisti e le lobbies sindacali e/o finanziarie.

Spero che questi appunti possano esserti stati utili, quantomeno a spiegarti la mia posizione.

Schlag

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Il 23/07/2012 07:43, Silvano Borruso ha scritto:

Francesco, prima di tutto bentornato. Secondo, il corporativismo sostenuto da me e’ totalmente diverso da quello sostenuto da Phelps. Li definisco entrambi a scanso di ulteriori equivoci.
SB: rappresentanza parlamentare nazionale di gruppi omogenei di lavoratori per sostituire la non-rappresentanza dei partiti.
SP: dominio dell’economia da parte delle corporazioni transnazionali.
Purtroppo il termine e’ lo stesso. Ma ogni lingua ha termini equivoci…

Silvano

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Capena, 26/07/12

Caro Silvano,

io non dubito affatto sulla bontà e positività delle tue intenzioni corporativiste; ma quando si prevede di finire bruschettati o addirittura fatti a pezzi, poi fa qualche differenza se si é trattato di fuoco amico?
Neanche dubito e che tu veda il corporativismo nella sua forma più positiva e cioè quella libertaria della Carta del Carnaro o quantomeno di quella Carta del Lavoro, che magari non sarà stata un monumento nel tempo – in quanto non solo Bismark, ma poi anche inglesi e francesi l'avevano attuata già mezzo secolo prima – ma sicuramente lo è stata nello spazio,
perché l'Italia del 1927 indubbiamente ne rimase MUTA, PERCOSSA e ATTONITA (il buon Alessandro mi perdoni il furto dell'aggettivazione, ad esempio mio padre ne fu entusiasmato (soprattutto di quell'associazione lavoro-dovere invece snobbata dalla nostra Costituzione, che lo considera solo diritto) e Sironi le dedicò l'infrariportato capolavoro).


Ma a che serve che qualche Abominevole (intendi: Stato) abbia fatto la mossa (proprio alla Ninì Tirabusciò) se – come ironizzava il buon Salvemini – quello fascista si guardò poi bene dall'obbligare le nobili parioline a sostituire, col sanissimo DOVERE-diritto del lavoro, (o almeno aggiungerlo alle) le loro quotidiane partita di bridge e/o caccia alla volpe?
A che serve che GIUGNI abbia scritto, con positività non minore della tua, quello Statuto dei Lavoratori e l'infame art. 18 – che io inizialmente non potei vedere che favorevolmente – se poi magistratura e sindacati lo hanno trasformato in quel gancio su cui ora viene letteralmente impiccata non solo la nostra gioventù, ma poi proprio tutta l'Italia?
Di simili positività io, ANARCHICO, faccio volentieri a meno - mentre in te sento aleggiare quel “Tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato" della mussoliniana intervista a Le Figaro (1934) -:
ancorché teoricamente nessun legame – che per definizione dovrebbe unire e non dividere (come tu giustamente osservi 'partito' viene invece da dividere) o se comunque vissuto positivamente – dovrebbe avere conseguenze negative per i suoi fruitori,
io molto apprezzo i legami NATURALI - della famiglia, del campanilismo e dell'amicizia – anche e soprattutto perché uniscono i partner, appunto senza mai di dividerli da nessuno (solo nel caso delle donne si é soliti dire che l'amicizia tra due di loro si risolve inevitabilmente in un complotto contro una terza).
Dirò di più: il provarli anzi ci rende più ricettivi e comprensivi d'analogo legame manifestato o manifestabile dal Prossimo, talché nessuno si mette a litigare su quale sia la mamma o lo scarrafone più bello, ed il tutto si risolve, semmai, in una ragione in più per solidarizzare.
Ma questo invece non avviene con legami di tipo politico-religioso (questi ultimi, nel corso dei secoli, si sono anzi rivelati i più drammatici e stragistici) che invece non solo c'inducono subito sia a vedere ostilmente l'oppositore - e quindi giusto nel migliore dei casi a spennarlo e mazzolarlo –
ma anche a giustificare e/o coprire le magagne di un nostro compagno, in omaggio all'aureo e giuliesco principio che “contro l'indifferente la legge si applica letteralmente, ma per il compagno la si interpreta!”.

 

La conclusione di questo mio intervento, caro Silvano é la solita e già tante volte enunciata solfa: a) – e checché in contrario ne dica la Costituzione - i partiti, sindacati, contrade, ordini professionali, corporazioni, lobbies ecc.ra assolutamente non si sono dimostrati i pilastri di fondazione della democrazia e della Società, ma il loro tumore;
b) conseguentemente essi – e qualunque altro cazzo, impiccio, imbroglio analogo e/o simile, qualunque sia il suo nome e dietro qualunque maschera si nasconda – non hanno diritto d'esistenza in una moderna Società della partecipazione e conseguentemente, oltre a considerarli con sospetto e disprezzo, vanno avviati alla loro naturale Endlösung (“soluzione finale” in tedesco), perché prevenire é sempre meglio di curare:

- per il meglio generale o quantomeno senza danno per alcuno – sarà opportuno che il cittadino si senta naturalmente unito da una forte e generica SOLIDARIETÀ verso chiunque altro esponga nel mondo la sua essenza di schöner Götterfunke (in tedesco “splendida scintilla di Dio”, dall'ode 'An der Freude' - All'amicizia - di Schiller, poi musicata da Beethoven nell'ultima parte della nona sinfonia), senza pertanto essere da nessuno diviso e di nessuno complice. Così parlò Zarathustra.