martedì 20 agosto 2013

La verità li spazzerebbe via

Anche se con ritardo dovuto a miei problemi e non di certo alla mia considerazione per Borruso e per gli argomenti in questione, pubblico qui il seguito al mio post Caro Borruso, vuoi proibire il «non lavoro» e la previdenza privata non corporativa? ritenendolo di interesse collettivo.

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Silvano Borruso, infatti, due giorni dopo che era stato pubblicato il suddetto mio post, aveva risposto via email (nelle righe in rosso) così:


Rispondo come promesso. Se rispondi fallo entro domani sera. Silvano

Caro Silvano,

nella tua ultima risposta scrivi che a discriminare il lavoro da ciò che lavoro non è dev'essere la natura delle cose. Ebbene, naturalmente nel mercato (inteso nel senso più ampio) abbiamo vari operatori i quali non tutti mi par di capire che rientrerebbero nella tua definizione di lavoro.

Copio e incollo dal mio messaggio anteriore: Il lavoro vero crea ricchezza; quello falso distribuisce ricchezza già creata verso chi non ne ha diritto. Per “ricchezza” (v. Bastiat, 1801-1850) si intende servizi, sia prestati personalmente (insegnamento, diagnosi, accompagnamento ecc.) sia incorporati in oggetti chiamati “beni” (computer, penna a sfera, zappa, ecc.).

 Mettiamo il caso di un cartomante, ad esempio, o di un giocatore di calcio. Secondo te qualcuno dovrebbe avere il compito di vietare simili attività o di impedire che siano remunerate?

Niente affatto. Cartomante e calciatore vengono pagati liberamente, per cui lavorano veramente.
Servizi che non creano ricchezza vanno imposti solo se facenti parte della funzione di governo necessaria e inalienabile: giustizia, finanze, ordine pubblico, difesa e rappresentazione diplomatica.

Riguardo la tua proposta relativa alla previdenza corporativa e privata trovo di enorme interesse il fatto che non sia statale (con tutto ciò che in termini di libertà comporta), ma non comprendo se per te essa dovrebbe essere esclusivamente corporativa oppure se ognuno potrà continuare a scegliere tra le varie possibili offerte di previdenza privata.

Finché c’è scelta c’è libertà.


 Sulla domanda che ti ho fatto relativa a chi avrebbe il compito di legiferare non è per me molto chiara la tua risposta. Hai scritto che «ci vogliono giuristi che sottoscrivono il giusnaturalismo». Chi stabilirebbe chi è un giurista giusnaturalista? Basta dichiararsi tali per poter fare le leggi?

Copio e incollo nuovamente: Per fare leggi giuste ci vogliono giuristi che sottoscrivono il giusnaturalismo, cioè il principio che le leggi debbano servire la virtù della giustizia. Il giuspositivismo nel quale ci dibattiamo da 60 anni mantiene il principio, falso, che tutto ciò che è legale è anche morale. Se il parlamento corporativo cominciasse con l’abrogare leggi e leggine ingiuste (circa 70mila) passate dai “rappresentanti del popolo” ne avrebbe lavoro da espletare.
Evidentemente dichiararsi tali non basterebbe. I soli sostenitori italiani del giusnaturalismo di cui ho notizia sono il Prof. Danilo Castellano dell’Università di Udine e Pietro Giuseppe Grasso (non ricordo di dove).


Scrivi anche che «le corporazioni dovrebbero apportare modifiche danneggianti gli interessi particolari, proprio per favorire il bene comune e quindi l’interesse generale», ma se ci si trova di fronte a riforme (mettiamo quella della moneta geselliana, ad esempio) che vanno contro gli interessi di una categoria particolare (ad esempio le società finanziarie), ma a favore di tutti gli altri, perché la categoria in questione dovrebbe impedire quello che è il bene dei più?

La risposta la trovi sopra: le società finanziarie manipolano denaro come se si trattasse di merce. Il loro ‘lavoro’ non è che furto legalizzato. Per cui la moneta geselliana li costringerebbe o a farsi portare il cibo dalle cornacchie o a trovarsi un lavoro che crea ricchezza invece di distribuire quella creata da altri.

Con stima,

Massimo

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Alla risposta di Borruso è poi seguita in giornata la seguente mia richesta di esplicitare meglio il suo pensiero.
  
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 Mi hai chiesto di rispondere entro oggi ed eccomi qui.

Ci sono due punti sui quali ti chiedo di approfondire, di chiarire.
Scrivi che dichiararsi giuristi giusnaturalisti non basterebbe, ma
chi, allora, e come dovrebbe dare la “patente” di giusnaturalista?

Scrivi giustamente, poi, che la moneta geselliana costringerebbe le
società finanziaria “o a farsi portare il cibo dalle cornacchie o a
trovarsi un lavoro che crea ricchezza invece di distribuire quella
creata da altri” ed appunto in base a quest’idea la mia domanda è la
seguente: “Come può conciliarsi l’approvazione di una riforma
geselliana della moneta con la rappresentanza corporativa?”. La
corporazione di chi professionalmente si occupa di finanziamenti
privati ad interesse non si opporrebbe ad una tale riforma e non
avrebbe potere di veto?

Scusami se ritorno su questi punti, ma è per comprendere meglio ciò
che non mi è ancora chiaro.

Cordialmente

Massimo

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Ed infine ecco qui di seguito l'ulteriore risposta di Borruso (sempre nelle righe in rosso).

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Sta per finire la giornata. Rispondo súbito.

Mi hai chiesto di rispondere entro oggi ed eccomi qui.

Ci sono due punti sui quali ti chiedo di approfondire, di chiarire.
Scrivi che dichiararsi giuristi giusnaturalisti non basterebbe, ma
chi, allora, e come dovrebbe dare la “patente” di giusnaturalista?


Il pubblico. Il giurista che mantiene che la giustizia segue la verità delle
cose, e non la volontà del legislatore, è giusnaturalista. I Proff
Castellano e Grasso sono tali.

Scrivi giustamente, poi, che la moneta geselliana costringerebbe le
società finanziaria “o a farsi portare il cibo dalle cornacchie o a
trovarsi un lavoro che crea ricchezza invece di distribuire quella
creata da altri” ed appunto in base a quest’idea la mia domanda è la
seguente: “Come può conciliarsi l’approvazione di una riforma
geselliana della moneta con la rappresentanza corporativa?”. La
corporazione di chi professionalmente si occupa di finanziamenti
privati ad interesse non si opporrebbe ad una tale riforma e non
avrebbe potere di veto?


Certamente si opporrebbe. Ma non sarebbe l'ora di sbarazzarsi di parassiti
non tanto nullafacenti quanto malfattori? Ripeto: i loro servizi vengono
imposti truffaldinamente. La verità li spazzerebbe via senza remore.

Scusami se ritorno su questi punti, ma è per comprendere meglio ciò
che non mi è ancora chiaro.

Cordialmente

Massimo