martedì 25 ottobre 2011

Disoccupazione di Stato

Cosa fa crescere l'occupazione se non eliminare i costi, le restrizioni, i lacci ed i lacciuoli burocratici che tutti i vari governi che si sono succeduti (e le istituzioni europee) hanno imposto sul lavoro e sulle imprese? Chi comanda continua purtroppo sulla scia di quest'andazzo, purtroppo anche nell'attuale stato di crisi, imponendo sempre più proibizioni, restrizioni, costi, pesi da mettere sulle spalle di chi lavora. La realtà è che alla classe dirigente non interessa che ci sia maggiore occupazione, avendo altre priorità.

Analizziamo un attimo il mercato del lavoro ed in particolare il costo del lavoro. Quest'ultimo è nel mercato del lavoro il suo prezzo. Il prezzo, in un economia di mercato, non è meramente ciò che l'acquirente paga ed il venditore riceve. Un prezzo stabilito dal mercato contiene in sé informazioni vitali per l'economia. Esso riflette, infatti la scarsità del bene e ciò vale anche per la forza lavoro.

Un prezzo di mercato risulta dal costo marginale, cioè dai costi per procurarsi un'ulteriore quantità del bene in questione. Il prezzo di mercato deriva anche dal massimo ammontare che l'acquirente è disposto a pagare per averne un'ulteriore quantità. Il prezzo di mercato si fisserà così nel punto in cui il costo marginale sarà pari all'utilità marginale.

Quando chi comanda stabilisce imposte sul lavoro (come su qualsiasi altro bene), tali imposte aumentano il prezzo per gli acquirenti, riducendo il guadagno per i venditori. Così il prezzo distorto che ne deriva non dipende più dal bilanciamento tra scarsità e desideri. I compratori pagano di più ricevendo meno dalla compravendita ed alcuni compratori rinunceranno a comprare.

Le imposte sul lavoro quindi aumentano il costo del lavoro (scoraggiando così i datori di lavoro ad assumere) e diminuiscono il compenso dei lavoratori (scoraggiando così chi può permettersi alternative al lavoro stesso, come l'essere mantenuto da familiari o altre fonti di sussistenza). Tra l'altro, deprimendo così il mercato del lavoro, le imposte stesse conducono a gettito che va man mano a diminuire. Il legislatore, quindi, se veramente interessato al pieno impiego, dovrebbe sostituire le imposte sul lavoro con imposte sulla rendita fondiaria, poiché essa non viene scoraggiata dall'imposizione fiscale, e da imposte sulle attività inquinanti, che provocano un miglioramento dell'ambiente in cui viviamo.

In un libero mercato del lavoro la forza lavoro sarà impiegata fino al limite della volontà dei lavoratori. La forza lavoro, inoltre, è una merce che ha la particolarità che può direzionarsi verso l'autoimpiego, ma quanti non iniziano un'attività in proprio o la iniziano per poi abbandonarla poco tempo dopo a causa delle troppe norme che disciplinano l'imprenditorialità? Così lo Stato causa disoccupazione di massa, mentre i suoi rappresentanti dicono di contrastarla. Sarebbe divertente se non fosse una tragedia sociale.

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