domenica 15 novembre 2009

Preti contrari all'imposizione della croce nelle scuole

Dal blog di Don Franco Barbero
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Accanimento terapeutico sul Crocifisso
di don Paolo Farinella
 
«Cattolici, seguite l’esempio di don Milani, staccate voi il Crocifisso dalle scuole»

Ancora una volta devo cambiare argomento perché, inattesa, la Corte europea di Strasburgo ha sentenziato che il Crocifisso nelle aule scolastiche configura «una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni». A sentenza ancora calda, «s’ode a destra uno squillo di tromba, / a sinistra risponde uno squillo» e agli squilli striduli rispondono le campane dell’Osservatore Romano e limitrofi. Che strano mondo! Tutti parlano del Crocifisso come segno unificante dell’identità culturale del nostro Paese, il governo addirittura ricorre contro la sentenza e ognuno usa il Crocifisso come una clava: e tutti vanno a Messa a pregare Dio, ma tu ti preghi il tuo ed io mi prego il mio. Povero Crocifisso! Tutti lo vogliono, nessuno la calcola, e ognuno lo usa per il proprio brodo e la propria indecenza. Se io fossi il Crocifisso – absit iniuria verbi – tra le due e le tre di notte (orario canonico legale), mi riprenderei la croce e me ne andrei su Plutone.
Veniamo da una estate in cui chi faceva i gargarismi con «i valori cristiani» ha fatto scempio di minorenni, di prostitute, di famiglie e di mercato di cariche in cambio di sesso. Si assassinano immigrati con una legge infame in nome della «civiltà cristiana». Non si è lesinato fango immorale sui propri nemici o presunti tali per conto della dignità della persona. Si è visto un presidente del consiglio screditato moralmente e civilmente, ma in cerca disperata di preti e vescovi complici per risalire almeno in facciata la china dell’immondizia. S’è potuto ascoltare anche l’assordante silenzio dei vescovi che pure avrebbero dovuto essere rappresentanti affidabili di quel Crocifisso schiodato, rinchiodato e riucciso sull’altare degli interessi dei «doveri istituzionali», svendendolo come merce di scambio e prestandosi a quel gioco delle parti che padre Ernesto Balducci così denunciava: «A tenere buona l’anarchia ci pensano i poliziotti, a tenere buone le inquietudini evangeliche ci pesano i burocrati di Dio».
Abbiamo, siamo, restiamo allibititi perché per noi credenti di strada, il Crocifisso non sarà mai un «simbolo di civiltà cristiana», tragica bestemmia teologica, ma «scandalo, stoltezza e debolezza di Dio» (1Cor 1,23), il cuore del mistero stesso della Trinità che nessuno può ridurre a cultura, a morale, a valori, pena lo svuotamento del senso cristiano che annuncia al mondo la gratuità assoluta di un Dio che si svuota di se stesso per un amore senza confini, a perdere, per tutta l’umanità e che san Paolo chiama «Agàpē» (Fil 2,1-11 e 1Cor 13,1-8). Permettere che il Crocifisso sia difeso da cavalieri atei perché espressione della cultura dominante significa solo trasformare il «mysterium crucis» in «mysterium iniquitatis», diventandone complici e ancora carnefici.
Sono convinto che il Crocifisso, appeso alle pareti dei luoghi pubblici da un re ateo e da un governo che definiva Gesù «sporco ebreo», non avrebbe mai dovuto starci e oggi dovrebbero essere gli stessi cattolici a staccarlo dalle pareti, spolverarlo e in ginocchio riportarlo nel cuore della fede che è una proposta e mai una imposizione. Nel 1953 nel 1° giorno di scuola popolare, don Lorenzo Milani, ucciso da quella stessa gerarchia che oggi lo annette al sistema, tolse il crocifisso dalla parete della sala parrocchiale «perché non doveva esserci neppure un simbolo che facesse pensare che quella fosse una scuola confessionale», spiegando: «se uno mi vede eliminare un crocifisso non mi darà dell’eretico, ma si porrà piuttosto la domanda affettuosa del come questo atto debba essere cattolicissimamente interpretato perché da un cattolico è posto» (Lett. 20-5-1953 a A. Parigi). Sì, i cattolici dovrebbero amare così il Crocifisso da essere loro stessi a levare i crocifissi dallo stato comatoso di ornamento impolverato.

51 commenti:

luigi ha detto...

il Dalai Lama si è espresso a favore del crocefisso. Credo che chi è contrario e vorrebbe anche che gli italiani applicassero la sentenza di Strasburgo (cosa che non sta né in cielo né in terra) dovrebbe esprimersi su questo fatto, dal momento che non lo si può facilmente liquidare l'uscita di un ateo o simil-ateo che vorrebbe dividere gli italiani dagli stranieri.

Massimo Messina ha detto...

Luigi,
sono contrario al crocifisso? Chi vuole rimuoverlo dalle pareti delle scuole è contrario al crocifisso? Cosa "non sta né in cielo né in terra"? Su che dovrei esprimermi? Il Dalai Lama se è ateo lo è in senso tutto buddhista e non mi pare persona che voglia dividere. Di certo se è a favore del crocifisso mi sento unito a lui e non capisco perché il nostro essere dalla parte del crocifisso divida gli italiani dai non italiani.

Anonimo ha detto...

@maxmex
non faccia lo gnorri!!!!

Massimo Messina ha detto...

Difendiamo il crocifisso da chi vuole imporlo sulle pareti delle scuole di Cesare.

il crocefisso delle aule scolastiche ha detto...

a quanto vedo tutti si danno un gran da fare per difendermi, quelli da quegli altri, quegli altri da quelli. Grazie, grazie! Però, come al solito, nussuno chiede al sottoscritto, che ne avrebbe più diritto, dal momento che sono io, eventualmente, a trasclocare, chi pensa siano i suoi veri amici (o i suoi buoni interpreti), chi i suoi nemici (o i suoi cattivi interpreti).

Massimo Messina ha detto...

Caro crocefisso delle aule scolastiche,
mi spiace per te, ma giuridicamente non hai diritti, in quanto essere inanimato. Per ciò che mi riguarda poi, con tutto il rispetto che posso avere nei tuoi confronti, non è di te che parlavo esortando a difendere "il crocifisso", bensì di ciò che rappresenti per me e per tutti coloro che da cristiani o non cristiani hanno almeno per una volta pensato di stare dalla parte del giusto ebreo che oggi chiamiamo Gesù, crocifisso secondo l'usanza romana, e di stare dalla parte dei giusti che vengono quotidianamente crocifissi.

Il crocefisso delle aule scolastiche ha detto...

x lo gnorri:

A quanto vedo tutti si danno un gran da fare per difendere ciò che io rappresento, quelli da quegli altri, quegli altri da quelli. Grazie, grazie, a nome di ciò che rappresento! Però, come al solito, nussuno chiede a ciò che io rappresento chi pensa siano i suoi veri amici (o i suoi buoni interpreti), chi i suoi nemici (o i suoi cattivi interpreti).

Massimo Messina ha detto...

Senza offesa, crocefisso delle aule scolastiche, lascia parlare direttamente ciò e chi rappresenti, ovvero anche me in quanto cristiano.

il crocefisso delle aule scolastiche ha detto...

... ma anche coloro che non la pensano come te - desiderando che io rimanga dove sono - e che sono altrettanto cristiani di te. Tu (e anche quello lì, che dal suo pulpito scrive di coloro che fanno scempio di minorenni, dimenticando quella prudenza evangelica del non giudicare), invece, come tutti i moralisti eretici che circolano da secoli, d'altronde, credi che chi non la pensa come te su ciò che rappresento, lo stia in realtà attaccando (perché altrimenti approntare difese?).

Massimo Messina ha detto...

Caro crocefisso delle aule scolastiche,
impedisco a chi non la pensa come me di esprimersi? Il principio morale secondo il quale non si debba giudicare va interpretato nel senso che non va giudicato il peccatore, non che non vada giudicata l'azione peccaminosa. Chi non la pensa come me non per questo attacca alcunché, ma in questo specifico caso chi vuole che il crocifisso rimanga sulle pareti non vuole che in Italia vengano applicate le norme che dovrebbero essere valide per l'ordinamento italiano. Non giudico lui, ma penso che imporre crocifissi sulle pareti delle aule scolastiche pubbliche (per giunta andando contro la legge civile) sia contrario al Vangelo (che ti invito a leggere) che ci impone di sottoporci alle autorità terrene (tranne quando queste superino certi limiti) e di separare le cose di Cesare da quelle del Signore.

luigi ha detto...

Il principio morale del non giudicare si deve interpretare per forza come dici tu? In ogni caso, quando si mettono in fila alcuni azioni, “scempio di minorenni”, “scempio di famiglia”, “scempio di mercato di cariche in cambio di sesso” (costui, tra l’altro, dovrebbe imparare a scrivere), il riferimento è a Berlusconi (a meno che uno non decida di fare lo gnorri), che però non mi risulta possa essere accusato di questo genere di cose. A meno che uno non decida di fare lo gnorri, qui si stanno giudicando, anzi si stanno attaccando gratuitamente (senza prove) persone a motivo della loro diversità politica. E tu, caro maxmex, porgi il piatto d’argento a queste sporcizie moralistiche ed altre amenità che mi vergogno a citare.

Quanto alla questione del crocefisso, penso che sia un cattivo affare metterla nei termini di quale posizione sia più evangelica dell’altra, perché si finisce a fare il gioco dei teologi che si accusano a vicenda di “tragiche bestemmie teologiche” (non è evidente il linguaggio stronzescamente pesante, iperbolico, militaristico?) o di ateismo o simil-ateismo strisciante, alimentando odio e sporcizia intellettuale.

A meno che uno non decida di fare lo gnorri, è evidente che la linea dominante nel tuo blog a proposito dell’intera questione del crocefisso sia stata quella della difesa moralistica della integrità spirituale del crocefisso (per il quale, come tu stesso hai scritto, perfino la parola “sacro” è inadeguata), difeso contro gli atei o simil-atei. A chi vuoi prendere in giro, caro maxmex? Mi dispiace, ma questa è stata la tua linea, almeno quella dominante, e chiunque è in grado di vederla e giudicarla. Io la giudico pessima.

Massimo Messina ha detto...

Caro Luigi,
interpreta il "principio morale del non giudicare" come vuoi. Io interpreto come fa qualsiasi denominazione cristiana nei nostri tempi. Insieme ad ogni cattolico che l'ha letto (e ad ogni non cattolico che comunque vi si rifà come Pannella) mi rifaccio al documento PACEM IN TERRIS esplicitamente indirizzato anche "a tutti gli uomini di buona volontà". In esso è esplicita la distinzione tra errante ed errore:
"Non si dovrà però mai confondere l’errore con l’errante, anche quando si tratta di errore o di conoscenza inadeguata della verità in campo morale religioso. L’errante è sempre ed anzitutto un essere umano e conserva, in ogni caso, la sua dignità di persona; e va sempre considerato e trattato come si conviene a tanta dignità. Inoltre in ogni essere umano non si spegne mai l’esigenza, congenita alla sua natura, di spezzare gli schemi dell’errore per aprirsi alla conoscenza della verità. E l’azione di Dio in lui non viene mai meno. Per cui chi in un particolare momento della sua vita non ha chiarezza di fede, o aderisce ad opinioni erronee, può essere domani illuminato e credere alla verità. Gli incontri e le intese, nei vari settori dell’ordine temporale, fra credenti e quanti non credono, o credono in modo non adeguato, perché aderiscono ad errori, possono essere occasione per scoprire la verità e per renderle omaggio."
Le critiche di Don Paolo Farinella sono proprio rivolte all'agire politico o comunque pubblico di Berlusconi e di chi gli permette tale agire. Chi giudica Berlusconi come persona? Riguardo le prove di cui parli non comprendo: l'evidenza ha bisogno di prove? Non c'è accusa di stupro di minorenni quando si parla di scempio. Si esprime un giudizio sul comportamenento e sugli atteggiamenti nei confronti delle minorenni in generale di Berlusconi dopo tutto ciò che è venuto fuori (mai smentito dal presidente del Consiglio o addirittura da lui stesso affermato). Lo si attacca per la sua "diversità politica"?
Questo sito si occupa pure di teologia. Si finisce, quindi, per "metterla nei termini di quale posizione sia più evangelica dell’altra" e quali, invece, sono “tragiche bestemmie teologiche”. A proposito, il virgolettato qui lo usi per citarmi? Cosa citi di preciso? Se ritieni che ci sia in questo blog "linguaggio stronzescamente pesante, iperbolico, militaristico", veramente questo mi spiace, da antimilitarista. Rifletterò sulle tue parole anche facendo un'ulteriore scansione di ciò che ho scritto. Giudicare poco evangelico o addirittura ateo un comportamento, un'azione o l'atteggiamento generale di una persona, comunque, non è, rifacendomi alla distinzione di cui sopra tra errante ed errore, alimentare l'odio, bensì il dialogo. Che dialogo può esserci con uno (se esiste) che si dice cristiano come me ed intende il cristianesimo nella stessa identica maniera in cui l'intendo io. In tal caso può esserci abbraccio fraterno e preghiera comune, seguiti da un coordinarci per andare ad evangelizzare chi la pensa diversamente intendendo l'evangelizzazione come un dialogo con noi stessi e con gli altri che può giungere a farci cambiare le nostre idee. Ritrovando poi l'ipotetico cristiano che interpretava il Vangelo come me, avremo di che dialogare arricchendoci vicendevolmente.
Ti invito a scrivere un articolo che possa rendere il blog più equilibrato secondo il tuo punto di vista. Mi impegno a pubblicarlo. Non mi impegno però a non scrivere ciò che penso o a non pubblicare tutto ciò che ritengo degno di essere pubblicato che può non piacerti.

luigi ha detto...

Non ricordo esattamente chi abbia detto che siamo fatti di sogni. Non è necessario accettare questa conclusione per rendersi conto che la distinzione tra errore ed errante sia una cavolata. I giudizi morali (o di altro tipo ) non riguardando il nostro essere biologico, ma il nostro essere sociali. Che cosa siamo in quanto esseri sociali? Crocianamente, rispondo: pensieri ed azioni. La nostra individualità è fatta di insiemi di pensieri ed azioni coordinati da uno stile, da una direzione, da tendenze etc., dal nostro particolare essere biologico, talvolta malato. Se qualcuno giudica una mia azione o un mio pensiero, ogni fibra del mio essere è coinvolta, perché quel qualcuno, giudicando non già un tipo di azione, ma la mia azione in una irripetibile situazione storica, giudica me, nessun altro al mio posto. I giudici mandano dietro le sbarre i concreti individui che hanno commesso un crimine, privando loro (nessun altro al loro posto) della libertà e nei paesi in cui vige la pena di morte togliendo loro la vita. È poi evidente che ciascun individuo è solo in parte la sua storia, in parte è ciò che farà o ha da fare, e col giudicare le persone non si toglie loro quel fascio di possibilità, come non si toglie loro la possibilità di venir giudicate diversamente in futuro, benché, talvolta, quando gli abiti di una persona sono radicati nel suo essere (e questo dipenderà anche dal suo essere biologico), diminuisce, con giustificazione, la speranza di cambiamenti, in positivo o in negativo.

Le parole del sig. Farinella sono parole, prive di ogni serietà e solidità di giudizio.

Massimo Messina ha detto...

"We are such stuff
As dreams are made on, and our little life
Is rounded with a sleep."

"Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d'un sogno è racchiusa la nostra breve vita."

La citazione è tratta dall'atto quarto della Tempesta, The Tempest, "tradizionalmente ritenuta la penultima opera di William Shakespeare (l'ultima sarebbe l'Enrico VIII) e dovrebbe essere quella che segnò l'addio alle scene del celebre drammaturgo (almeno come attore)". Informazioni che puoi trovare alla seguente pagina:

http://it.wikipedia.org/wiki/La_tempesta

Continuo a distinguere tra erranti ed errori intendendo combattere e sterminare gli errori come mi insegna il grande filosofo indiano Nāgārjuna e non gli erranti, come fece Hitler. Entrambi si rifacevano ai miti ariani, ma con qualche differenza, non ti pare?
Anche la grande tradizione culturale indiana ci insegna che non siamo il nostro corpo, ma ciò non necessariamente conduce ad accettare l'idea di essere ciò che facciamo e neppure ciò che pensiamo, con tutto il sentito rispetto che ho per Croce.
Pure sul sistema giudiziario basato sul giudizio e sulla pena ho da ridire pensando che né il primo né la seconda siano necessari per una sana convivenza civile. Il sistema giudiziario liberale già è giunto all'idea che non si può condannare nessuno se non è accertato il fatto contestatogli, per la mera sua condotta, reputazione, per i meri precedenti. Penso che su questa direzione si può ancora procedere per giungere all'abolizione delle pene in quanto tali, la pena di morte per prima, anche in quanto irreversibile.
Rimane sempre valido il mio invito a scrivere per il mio blog non solo nei commenti. Non ti so dire in che tempi pubblicherei, ma di certo pubblicherei qualsiasi cosa tu scriva che ritengo degna di pubblicazione.

luigi ha detto...

Combattere ciò che riteniamo, a volte erroneamente, errore e ritenere che non si dia differenza significativa tra questi e l’errante porta alla sterminio di persone? Croce, che intendeva combattere gli errori, almeno quelli filosofici, e non condivideva quella distinzione, fu uno sterminatore di persone, almeno di filosofi? Francamente, per me questo è arabo o filosofia indiana. Comunque, ti inviterei, dato che tu quella distinzione la ritieni, a estendere agli errori lo stesso rispetto e la stessa nonviolenza che rivolgi all’errante, anche perché i giudizi sugli errori non sono essi stessi immuni dall’errore. Insomma, perché devi sterminare qualcosa? Non è meglio non sterminare niente?

Massimo Messina ha detto...

Luigi,
combattere "ciò che riteniamo, a volte erroneamente, errore e ritenere che non si dia differenza significativa tra questi e l’errante" non "porta alla sterminio di persone" necessariamente, ma conduce almeno a combattere gli erranti o presunti tali. Simpatico che dalla croce sui muri delle scuole siamo finiti a Croce, no? Croce, di fatto, distingueva tra gli errori filosofici ed i loro rispettivi pensatori volendo combattere i primi e non i secondi, che io sappia. Non ho alcuna intenzione di rispettare gli errori fino a quando tali mi paiono, pur sapendo che il mio giudizio su di essi può cambiare. Riguardo lo sterminio, ribadisco il mio rinvio all'opera di Nāgārjuna "Lo sterminio degli errori" (a cura di Attilia Sironi, introduzione di Raniero Gnoli, Ed. Rizzoli, 1992).

luigi ha detto...

ho capito, vuoi qualcosa da sterminare. e stermina! non ci prendere troppo gusto però!!!

Pe Croce, non c'è differenza filosoficamente apprezzabile tra i due concetti. Le idee di Nietzsche non gli piacevano e quindi le avversava, avversando lo stesso Nietzsche sul terreno del dibattito filosofico. Anch'io, come Croce, penso che non ci sia una differenza apprezzabile che conduca a stili di comportamento diversi. Si può essere sterminatori di persone ritendo valida la distinzione, si può non ritenere valida la distinzione ed essere filantropi, e tutte le altre combinazioni possibili. Essere buoni o cattivi è sostanzialmente una questione biologica (ci sono razze di cani più aggressive di altre), ed educativa (ci possono essere pastori tedeschi molto buoni perché pieni di cibo e di affetto). Penso solo che sia più onesto e più vero ritenere che col giudicare le azioni di qualcuno, giudichiamo quel qualcuno.

Massimo Messina ha detto...

Luigi,
"avversando lo stesso Nietzsche sul terreno del dibattito filosofico" significa che se avesse visto Nietzsche faccia a faccia non gli avrebbe di certo mollato un cazzotto. Tutte le combinazioni possibili sono di certo possibili e questo mai lo metterei in dubbio. Essere buoni è termine vago. Buoni a cosa? Giudicando stupida l'idea secondo la quale non vi è distinzione tra errante ed errore non ti giudico affatto stupido, altrimenti non starei qui a dialogare con te ed a scriverti che stupida mi pare la suddetta idea.

luigi ha detto...

Giudicando stupide le mie idee, ipocrisie a parte, tu giudichi stupido il sottoscritto, almeno un po’… almeno un po’ perché è probabile che tu giudichi intelligenti altre mie idee. Poi è evidente che l’errante non è l’errore, ma se la distinzione è posta nei termini per i quali l’errore è estrinseco all’errante a tal punto che il giudizio sull’errore non è anche un giudizio sull’errante, allora non si capisce quali problemi teorici o morali la distinzione risolva.

luigi ha detto...

sulla vaghezza del predicato di bontà posso essere d'accordo; ma questo che c'entra?

Massimo Messina ha detto...

Luigi,
giudicando stupide le tue idee, fossero anche tutte, non necessariamente ti giudicherei stupido, come non saresti meno te stesso rigettandole tutte. Gli ex erranti senza i loro precedenti errori hanno smesso di errare, a meno che non aderiscano ad altri errori. In ogni caso sempre loro stessi rimangono. Sei tu ad evere introdotto la bontà nel nostro dialogo e ti rigiro la domanda: che c'entra la bontà?

luigi ha detto...

A quali condizioni – intendendo anche condizioni irraggiungibili – mi giudicheresti stupido? In che cosa consiste quel sostrato sempre identico a se stesso, indipendentemente dai pensieri e dalle azioni che uno pena e fa? Che il predicato di bontà sia vago – cosa che deve essere dimostrata – non ci dà informazioni sulla validità della distinzione in questione. Ho tirato in ballo la bontà perché penso che la distinzione non sia tale che chi la ritenga sia buono e chi non la ritenga sia cattivo, come il confronto tra Hitler e i filosofi indiani poteva suggerire.

Massimo Messina ha detto...

Luigi,
ti potrei giudicare stupido ad una condizione soltanto e pure abbastanza raggiungibile: che io fossi arrabbiato con te. Quel sostrato che rimane indipendentemente da pensieri ed azioni possiamo chiamarlo anima (o come ti pare), ma non nel senso in cui tale termine è comunemente inteso, bensì nel senso dell'atman di cui ci parla la tradizione indiana, dai cui miti sia Hitler che Nāgārjuna trassero ispirazione. Uno però intese sterminare gli erranti e l'altro gli errori. Mi piace più il secondo e lo reputo più buono del primo sì, ma che ci possano essere persone ancora più buone che non facciano la distinzione tra erranti ed errori ben vengano. Sarebbero erranti, magari più santi di me, che distinguo dal loro errore.

luigi ha detto...

Luigi,
ti potrei giudicare stupido ad una condizione soltanto e pure abbastanza raggiungibile: che io fossi arrabbiato con te. Quel sostrato che rimane indipendentemente da pensieri ed azioni possiamo chiamarlo anima (o come ti pare), ma non nel senso in cui tale termine è comunemente inteso, bensì nel senso dell'atman di cui ci parla la tradizione indiana, dai cui miti sia Hitler che Nāgārjuna trassero ispirazione. Uno però intese sterminare gli erranti e l'altro gli errori. Mi piace più il secondo e lo reputo più buono del primo sì, ma che ci possano essere persone ancora più buone che non facciano la distinzione tra erranti ed errori ben vengano. Sarebbero erranti, magari più santi di me, che distinguo dal loro errore.

luigi ha detto...

c'è un errore nel commento sopra. Rispondo:

"ti potrei giudicare stupido ad una condizione soltanto e pure abbastanza raggiungibile: che io fossi arrabbiato con te"

Mi sembra un modo stupido di giudicare stupida una persona. Più naturale e vero mi sembra che noi giudichiamo stupida una persona perché di solito dice sinceramente cose che giudichiamo stupidate.

"Quel sostrato che rimane indipendentemente da pensieri ed azioni possiamo chiamarlo anima (o come ti pare), ma non nel senso in cui tale termine è comunemente inteso"

Che cos'è l'anima? Che cosa c'è che non va nel senso "in cui tale termine è comunemente inteso"? Che cosa distingue un'anima da un'altra: poniamo la mia dalla tua?

Massimo Messina ha detto...

Luigi,
chi intendi quando scrivi "noi"? Ho scritto "anima" scrivendo che intendo il concetto tratto dalla tradizione indiana che sta dietro la parola "atman". Non ho nulla qui contro il senso con cui comunemente si intende la parola "anima". Solo specifico che il senso con cui qui lo uso è quello di "atman". Quindi nessuna distinzione, in fin dei conti, tra le varie anime.

luigi ha detto...

Noi parlanti! Comunque, ho già capito l’andazzo, quatto quatto mi stai trascinando a parlare di minchiate… e prima o poi dirai che non sono interessi teorici, né vuoi fare ontologia quando introduci entità come atman, batman, jjfkkfkff, hhahajjdjdkkddd, dhhdjdjdjjfkfkf, afdkhfjhgjk, jkfkjlkwjlfk, vabbanbsdnss e tricchebalecche.

Massimo Messina ha detto...

Luigi,
io non faccio parte dei parlanti? Veramente non so se faccio ontologia, ma mi sa che di teoria certo stiamo parlando. Riguardo l'atman, non credo affatto che tu non sappia di che parlo.

luigi ha detto...

Se di teoria stiamo parlando, allora qual è il problema teorico che il concetto di batman risolve?

Massimo Messina ha detto...

Batman? Tra i supereroi è quello che mi è stato sempre più antipatico... Neanche gli altri mi stavano simpatici a dire il vero.

luigi ha detto...

"Quel sostrato che rimane indipendentemente da pensieri ed azioni possiamo chiamarlo anima '(o come ti pare)'"

mi hai concesso tu di chiamarlo come mi pare! e allora, qual è il prblema teorico che batman risolve?

Massimo Messina ha detto...

Luigi,
non ci confondiamo con il supereroe? Chiamiamolo atman, non è meglio? E' uno di quei termini che ha assunto diversi significati nei vari secoli ed in diverse scuole. Il significato che a me qui interessa è quello di anima alla quale chiunque partecipa, anima universale che è presente in ognuno di noi ed in ogni cosa.

luigi ha detto...

qual è il problema teorico che risolve?

Massimo Messina ha detto...

Luigi,
avendo coscienza dell'atman siamo condotti a non giudicare gli altri come pure non giudicare gli altri ci conduce ad avere coscienza dell'atman, altro nome del Regno del Signore, ovvero della felicità!

luigi ha detto...

Tu parti dal presupposto – contro cui Croce tuonava – che il non giudicare gli altri sia un valore. Ammesso (e non concesso) che lo sia, che prove hai per dire che coloro che pensano che esista l’atman sono poi quelli che non giudicano gli altri o che con più probabilità non giudicano gli altri? Se pensi che il non giudicare gli altri sia un valore, perché, molto più onestamente (insisto su questo termine), non ci dici quali sono i vantaggi del non giudicare gli altri, cosicché coloro che ne fossero convinti, agirebbero conseguentemente?

Massimo Messina ha detto...

Luigi,
chi ha coscienza dell’atman ha coscienza di qualcosa che lo accomuna agli altri, di conseguenza tende a non giudicarli. Non giudicando gli altri rimango con loro in atteggiamento di dialogo aperto. Ciò mi permette di non impedire che l'altro mi esprima la sua parte migliore, risorgendo a volte. Se giudico uno come stupido, per esempio, sarà difficile che io lo ascolti senza questo pregiudizio. Sarà difficile quindi impedirmi di divenire io stupido non cogliendo magari cose intelligenti che potrebbe dirmi. Ogni giudizio finisce per essere pregiudizio, poiché se conosco qualcuno da anni ed in quegli anni sempre le stesse cose sono da lui venute, il giudicarlo incapace di altro mi renderà più difficile vedere segnali di cambiamento in lui, nel bene o nel male. A che serve, quindi, rigirandoti la domanda, giudicare qualcuno?

luigi ha detto...

Massimo,
ti ho fatto una domanda: qual è il problema teorico che la nozione o la teoria dell’atman risolve? A questa domanda stai rispondendo presentando l’atman come un farmaco concettuale da somministrare per far agire le cavie nel modo che a te sembra più congeniale? Sulla efficacia e sulla eticità del farmaco nutro seri dubbi. In ogni caso, però, un farmaco è un farmaco e non una teoria.

Massimo Messina ha detto...

Luigi,
penso che una buona teoria sia sempre anche una cura efficace.

luigi ha detto...

Forse, ma non tutte le cure efficaci (ammesso che la tua sia efficace, ma io penso proprio di no) sono buone teorie!!!

Massimo Messina ha detto...

Luigi,
penso pure che tra scelte quotidiane e filosofia non ci sia grande distanza. Ciò che fa bene è legato ad un pensare corretto e viceversa.

luigi ha detto...

buona notte!

Massimo Messina ha detto...

Buonanotte, sogna le croci e Croce, il Dalai Lama e Nāgārjuna, Giovanni XXIII e Shakespeare, Berlusconi ed i preti "scomodi". Se li sogni tutti in una volta mi sa che non rimetti volentieri commenti su questo blog. Buona nanna!

luigi ha detto...

Non mi freghi più, Massimo!

Massimo Messina ha detto...

Luigi,
che intendi?

luigi ha detto...

... che non ci casco più a parlare di minchiate e a tener dietro ad argomenti impapocchiati e improvvisati sul momento.

Massimo Messina ha detto...

Luigi,
che proponi in alternativa alle minchiate (sulle quali andiamo forte, mi pare)?

luigi ha detto...

... sulle quali vai forte!!!

luigi ha detto...

come alternativa alle minchiate su cui tu e solo tu vai forte, ti propongo una recensione di un libro che ho da poco finito di leggere, Crociera nell'infinito, ma voglio rileggere Slan prima di scriverla. Così ho risposto anche alla tua mail.

Massimo Messina ha detto...

Luigi,
che è Slan?

luigi ha detto...

Slan è un romanzo di van Vogt.

Massimo Messina ha detto...

Luigi,
aspetto la tua recensione.