giovedì 17 giugno 2010

Uno Stato federale per l'intera Palestina storica

Nel sito web ufficiale di Gheddafi (www.algathafi.org, sito in 11 lingue parlate in tutti i continenti - compreso l'italiano - e con grossi strafalcioni in quasi tutte queste lingue) vi si trovano i discorsi del leader libico su tutti i fatti del mondo e vi è anche un documento, il cosiddetto Libro Bianco (Isratina), che trovo estremamente interessante. Lavorai per due mesi in Libia nel 2005 ed ebbi così modo di conoscere meglio questo Paese, che mi rimane nel cuore. Le mie simpatie politiche per Gheddafi, invece, sono pari a zero se non inferiori, ma, nonostante ciò, trovo il documento di cui sopra tra i più ragionevoli si possano leggere sulla questione palestinese, indicando come soluzione uno Stato federale che unisca l'attuale Israele con i territori arabi di Cisgiordania e Gaza (anche se alcuni toni del Libro Bianco di Gheddafi sul movimento sionista sono, a mio modesto avviso, quelli tipici di coloro che hanno pregiudizi antisionisti). Dal punto di vista arabo da cui viene tale proposta il nuovo Stato federale dovrebbe entrare nella Lega Araba. Da federalista europeo sono convinto che tale proposta gheddafiana sia una proposta di buonsenso e lungimirante, ma solo se ad essa si unisse un'altra proposta, quella che viene caldeggiata da decenni dai radicali pannelliani: fare entrare Israele nell'Unione Europea, principalmente perché Israele è ancora oggi l'unica democrazia di tipo occidentale nell'area mediorientale.
La democrazia israeliana, al pari (se non più) di quella italiana, è democrazia malata, preda della partitocrazia e illusa sempre più che la forza militare possa salvarla dai nemici esterni. Alcuni di quelli che attualmente vengono considerati come nemici esterni (i terroristi palestinesi) non sarebbero più trattati come tali, se prendesse piede la soluzione dello Stato unico federale.
Il testo gheddafiano è del 2003 e da quella data ad oggi praticamente nessun attore in campo ha preso in seria considerazione una soluzione di tipo federale, l'unica che prenderebbe in carico le ragioni di tutte le parti in causa (non solo ebrei israeliani ed arabi palestinesi). La questione palestinese è ormai una piaga cronica che si incancrenisce sempre più. La violenza quotidiana nell'area è sotto gli occhi di tutti, qualsiasi sia l'opinione che abbiamo in proposito.
Partiamo da un dato di fatto storico che viene anche presentato nel Libro Bianco: il nome dell'intera area che va dal Giordano fino al Mediterraneo (che confina con il territorio del Sinai, la Giordania, la Siria ed il Libano) è e non può essere che Palestina. Questo è il suo nome da millenni. Il nome deriva dai suoi antichi abitanti: i Filistei, da cui “terra dei Filistei” o “Paese dei Filistei” (espressione biblica che troviamo in Esodo 13:17, ma anche in altri versetti di diversi libri della Bibbia ebraica, quella che per i cristiano è comunemente nota come Antico Testamento). Vero è che tanti altri nomi biblici ha quella terra (considerata santa da ebrei, cristiani, musulmani e bahà'ì), ma l'unico che tutt'ora è in uso e che può accomunare tutti, laici e credenti (e tra i credenti quelli delle varie fedi) è proprio il nome “Palestina”, nome che continuò ad essere usato fino alla fine del mandato britannico. Dalla nascita dello Stato di Israele quel nome fu usato solo dai suoi abitanti arabi, ma ciò che oggi comunemente indica solo una parte di quella terra ed una parte dei suoi abitanti fino al 1948 indicava l'intero territorio e visto che la geografia del territorio non può essere cambiata dalla politica bene sarebbe tornare a chiamare con il suo nome l'intera Palestina storica.
Torniamo mentalmente al periodo in cui il nome “Palestina” era usato da tutte le parti in causa. Possiamo trovare tale nome in tutti i documenti che riportano i tanti progetti ed accordi dell'epoca. I due principali gruppi nazionali presenti in Palestina sono quello arabo e quello ebraico (che al suo interno è formato da sottogruppi etnici provenienti da tutti i continenti). Entrambi hanno eguale diritto sull'intero territorio della Palestina. Per un ebreo credente l'intera Palestina storica è Eretz Israel, così come un arabo di Palestina, che sia cittadino israeliano o meno, considererà sempre tutta la Palestina storica come un unico territorio.
È di moda in diversi ambienti, ormai, contestare le origini dello Stato israeliano e qualcuno che propone uno Stato unico per tutti gli abitanti della Palestina storica lo fa in questa chiave antisionista. Molto dipende, quindi, ai fini di una pace giusta, da che Stato unico si propone. Ritengo, infatti, che solo una soluzione federale che garantisca un uguale trattamento per tutti e garantisca le libertà individuali possa salvare Israele da un destino che altrimenti è di conflitto continuo o di morte definitiva del sogno sionista.
Analizziamo un po' l'origine di Israele. Il sionismo ottocentesco di Theodore Hertzl era teso a fondare uno Stato ebraico, che fosse rifugio sicuro per gli ebrei di tutto il mondo. L'idea nasce da quella che all'epoca era nota come la “questione ebraica”, che purtroppo ritengo sia ancora attuale pur se ha preso nuove forme. Gli ebrei per millenni sono stati perseguitati o perlomeno, quando andava bene, tollerati. La persecuzione nazista non è che l'ultima (di certo con metodicità e criteri industriali assenti in precedenza) di una lunga serie. Quando il sionismo si chiese dove fondare lo Stato ebraico le proposte furono diverse: Cipro, Argentina, Uganda, Al Jabal al Akhdar (territorio della Cirenaica, adesso municipalità libica), Sinai e Palestina. Si scelse poi quest'ultima, ma il sionismo ottocentesco era movimento esclusivamente laico e, quindi, la scelta non era obbligata.
Analizziamo un po' ora il legame tra arabi ed ebrei. Gli israeliti derivano il loro nome da Israele, ovvero da Giacobbe, figlio di Isacco, fratello di Ismaele, dal quale si ritiene che derivino gli arabi. In altre parole entrambi rivendicano di discendere da Abramo, padre di Isamele e di Isacco. In diverse occasioni nella storia gli ebrei perseguitati trovarono rifugio nei territori dei loro “cugini” arabi, prima e dopo l'avvento dell'Islam. Diverse volte gli ebrei fecero prosperare ed aiutarono a difendere militarmente i territori arabi in cui vissero. Vediamo, ad esempio, la storia dell'area della Wadi al-Qura (Valle dei Villaggi, nella penisola araba, che prende il nome proprio per la presenza dei villaggi ebraici), dalla quale poi, però, gli ebrei vennero espulsi dal secondo califfo dietro pagamento di un indennizzo. Periodo storico di buoni rapporti tra arabi ed ebrei fu di certo quello in cui gli uni e gli altri vennero espulsi dall'Andalusia da parte dei cristiani e trovarono rifugio presso i territori arabi ed islamici.
Tornando ad un epoca a noi più recente possiamo vedere che già prima della nascita di Israele ci fu chi propose uno Stato indipendente federale palestinese. Questa fu la posizione britannica per tutto il periodo della seconda guerra mondiale, posizione che fu messa per iscritto nella Carta Bianca MacDonald, documento che fu giustamente visto come ostile verso gli ebrei perché in esso erano previste forti limitazioni all'immigrazione ebraica, mentre il popolo ebraico in Europa veniva sterminato. Anche dopo la guerra i britannici mantennero la stessa idea, che fu espressa dal programma di Lord Morrison. L'idea britannica, infatti, era di creare uno Stato federale palestinese fantoccio per mantenere il controllo nell'area ad in particolare per controllare lo stretto di Suez. Nel frattempo i sionisti (anche, all'epoca, attraverso atti di aperto terrorismo) si organizzavano per creare lo Stato d'Israele.
Ma quali furono le iniziali proposte sioniste sulla Palestina? Non mancarono neppure da parte sionista proposte che evocavano uno Stato binazionale. Il XII congresso sionista, tenutosi nel 1921, adottò il concetto di una presenza ebraica in Palestina alleata con gli arabi palestinesi per la sicurezza degli ebrei. Lo Stato che si voleva fondare avrebbe dovuto di conseguenza garantire ciascun individuo dei due popoli.
L'idea di voler dividere la Palestina in due Stati ha dimostrato ampiamente di essere fallimentare. Analizziamo meglio tale idea studiando il territorio. La Cisgiordania è un’area montuosa che ha monti fino ai 1000 metri. Il centro vitale di Israele è ai piedi di quest'area montuosa. Qui vive gran parte della popolazione israeliana. Qui lavora la gran parte delle sue industrie. Se la Cisgiordania e Gaza divenissero Stato arabo armato indipendente sarebbe una seria minaccia per Israele. L’intera Palestina storica non è grande abbastanza per due Stati indipendenti, senza contare il milione di arabi cittadini israeliani e le centinaia di migliaia di coloni israeliani in Cisgiordania. Con la nascita di uno Stato arabo in Palestina accanto allo Stato d'Israele molti ebrei sostengono che dovrebbe essere tolta agli arabo-israeliani la cittadinanza per essere trasferiti al nuovo Stato. Come potremmo realizzare ciò? In ogni caso qualsiasi proposta in tal senso è semplicemente l'applicazione dell'idea della pulizia etnica e non potrebbe che portare a nuove violenze. A queste considerazioni concrete e laiche, poi si aggiungono quelle ideali e religiose di chi vede nella Cisgiordania la Samaria e la Giudea, ovvero il cuore della nazione ebraica. La questione, quindi, non è come dividere una terra che le due parti in causa ognuna per sé rivendica per intero, bensì come unirla!
Come unire realtà così diverse, attualmente contrapposte, se non attraverso una soluzione di tipo federale? Le velleità indipendentiste non dovrebbero fare più parte ragionevolmente del dibattito politico in nessuna parte del mondo ed a maggior ragione in quell'area e ciò dovrebbe valere sia per lo Stato arabo di Palestina che non è mai nato sia per quello israeliano nato nel 1948. Come vivrebbe Israele senza i suoi rapporti commerciali con l'Unione Europea? Come senza la solida alleanza con gli USA? Come senza i buoni rapporti con l'Egitto ed il Marocco? Come vivrebbero gli arabi di Palestina se fosse chiuso definitivamente il confine con Israele? Se i lavoratori non potessero andare più a lavorare nelle aziende israeliane? Se la Giordania chiudesse pure il suo confine? Al concetto di indipendenza sostituiamo, quindi, quello di interdipendenza. Ben vengano quindi proposte arabe volte a soluzioni federali per la questione palestinese, ma il federalismo a cui come europei dobbiamo tendere è quello che trasformi l'Unione Europea negli Stati Uniti d'Europa con Israele che ne faccia parte, per i legami culturali, politici ed economici esistenti tra lo Stato ebraico e l'Europa. L'intera Palestina storica con tutti i suoi attuali abitanti potrebbe così entrare nell'Unione Europea finendo l'assurda discriminazione esistente tra palestinesi senza Stato e cittadini israeliani (a loro volta discriminati se di etnia araba). Tale nuovo Stato potrebbe così far parte sia dell'Unione Europea che della Lega Araba.
Passiamo ad una delle questioni più controverse: quella dei profughi palestinesi. Si tratta di palestinesi arabi e dei loro discendenti che, già a partire dal 1948, andarono via dalle loro case a causa della nascita dello Stato d'Israele e, nella maggioranza dei casi, non acquisirono la cittadinanza degli Stati che li accolsero. La nuova realtà statale federale dovrebbe porsi il problema anche di risolvere la questione dei profughi. La soluzione a due Stati non sarebbe mai in grado di rispondere adeguatamente alla questione dei profughi, mentre la soluzione federale, specie in un contesto di ingresso in organismi internazionali quali l'Unione Europea e la Lega Araba, necessariamente chiuderebbe una volta per tutte anche tale questione.
Un altra questione parimenti controversa è quella della “legge del ritorno”, legge che permette agli ebrei di tutto il mondo di andare in Israele acquisendone immediatamente la cittadinanza. Tale legge è ciò che più di ogni altra cosa rende sionista lo Stato ebraico ed è anche indubitabilmente tra le cause del conflitto, al di là del fatto che un territorio così piccolo non potrebbe mai accogliere tutti gli ebrei del mondo. La soluzione federale, in un ottica di ingresso nell'Unione Europea e nella Lega Araba porrebbe la questione di certo in altri termini. L'UE potrebbe decidere di adottare una “legge del ritorno” come normativa europea accanto alla risoluzione definitiva del problema dei profughi palestinesi e tutto ciò potrebbe essere visto anche come il giusto risarcimento per i danni causati dal colonialismo europeo nei confronti della Palestina.
Il nome dello Stato federale che nascerebbe nella Palestina storica è nel documento gheddafiano Isratina, nome per lo meno bizzarro, nato dall'unione dei nomi Israele e Palestina. Mi pare chiaro che un nome simile non accontenterebbe nessuna delle due parti ed adottarlo sarebbe soltanto una vittoria di Gheddafi. Lascerei che il nome possa essere ufficialmente sia Palestina che Eretz Israel. La nostra provincia autonoma di Bolzano può essere un felice esempio in tal senso, essendo scritti nella nostra costituzione reppubblicana tutti e due i suoi nomi: Alto Adige/Südtirol.

3 commenti:

Esperantista Azionista ha detto...

Carissimo amico e compagno.
Ho goduto a fondo il tuo articolo, e a questo punto ti propongo di fare insieme una "battaglia" (ideale, ovviamente) all'interno del Nuovo Partito d'Azione, affinché il partito adotti ufficialmente la proposta dello Stato Unico, Democratico, Laico, Federale e Interdipendente, come sua propria proposta ufficiale per la soluzione del conflitto Arabo-Palestino-Israeliano.

Spero di non esser troppo invadente, se cito qui i link dei miei interventi in internet (soprattutto delle discussioni con te) riguardo alla "soluzione dello stato unico", anche per mostrare una sfumatura diversa, che è antisionista solo e nella misura in cui è antinazionalista (aversa a tutti i nazionalismi in campo, sia quello arabo sia quello ebraico):



ISRAELE/PALESTINA - ISRAELO/PALESTINO - ISRAEL/PALESTINE:
LA SOLUZIONE MONOSTATALE - LA UNUŜTATA SOLVO - THE ONE STATE SOLUTION

IN ITALIANO (opinioni mie + informazioni):
http://nuovopartitodazione.forumup.it/about445-nuovopartitodazione.html
http://nuovopartitodazione.forumup.it/about445-0-asc-15-nuovopartitodazione.html
http://nuovopartitodazione.forumup.it/about445-0-asc-30-nuovopartitodazione.html
http://nuovopartitodazione.forumup.it/about445-0-asc-45-nuovopartitodazione.html
http://nuovopartitodazione.forumup.it/about445-0-asc-60-nuovopartitodazione.html

EN ESPERANTO (opinioj miaj + informoj):
http://www.ipernity.com/blog/30321/31592/comment/2903449#comment2903449

IN ENGLISH (very different sources and opinions)
http://en.wikipedia.org/wiki/One-state_solution (article of Wikipedia about the “one state solution”)
http://www.odspi.org/ (site of the Assosiation for One Democratic State in Israle/Palestine)
http://www.ipernity.com/blog/goplayer/86701 (article of an american-palestinian about the one-state solution)
http://www.righteousjews.org/article1.html (article of an isralei-hebrew, sionist, about the one-state solution - from de newspaper Haaretz)

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- Free Esperanto multilingual courses / corsi gratuiti multilingue di esperanto: http://www.lernu.net and/e http://www.kurso.com.br
- General informations about Esperanto / informazioni generali sull’esperanto: http://www.esperanto.net

Massimo Messina ha detto...

Carissimo compagno neoazionista Andrea,
accetto la tua proposta di battagliare affinché il Nuovo Partito d'Azione adotti ufficialmente la proposta dello Stato unico, democratico, laico, federale ed interdipendente per la soluzione del conflitto in Palestina/Israele. Non solo accetto, ma rilancio. Non so se sai che, mentre quando ci incontrammo virtualmente tu eri fuori ed io dentro il partito, ora la situazione è inversa. Conosci la mia proposta ai compagni neoazionisti? La trovi qui:

http://nonviolento.blogspot.com/2010/06/compagni-neoazionisti-entriamo-nel-pd.html

Oltre a chiederti cosa ne pensi in generale ti chiedo (e questo è il “rilancio”) che ne pensi di cercare insieme a me qualcun altro che condivida la stessa proposta, dentro o fuori del Nuovo Partito d'Azione, dentro o fuori del PD, dentro o fuori del partito dei Radicali Italiani, ed insieme potremmo formare il circolo online del PD per lo Stato d'Israele/Palestina federato all'UE ed alla Lega Araba.
Qui nel mio blog, nelle pagine dei commenti nessuno è mai invadente! Immaginati se puoi esserlo tu! Riguardo il “nazionalismo” già ti scrissi che bisogna vedere che si intende con tale termine, il suo significato ha ormai una connotazione tutta negativa. Io vorrei liberare questo termine dai suoi significati politici peggiori affinché con esso si indichi l'amore per il proprio gruppo nazionale, che non può che essere qualcosa di positivo, come Mazzini e Gandhi ci insegnano. Ti ringrazio anche per gli indirizzi che qui hai inserito riguardanti l'esperanto, spero prima o poi di avere il tempo di studiarlo.

Esperantista Azionista ha detto...

Caro Massimo
Scusa il ritardo per la risposta.

Allora,
riguardo al Nuovo Partito d'Azione, io ci son dentro ancora da troppo poco per poter valutare con assoluta esattezza se possa esser più opportuno rinunciare all'identità specifica azionista, dentro ad un partito più grosso, oppure procedere ad una ricostruzione separata dell'azionismo in quanto azionistmo, e in quanto adeguato alle sfide del nuovo millennio.
Non posso ancora valutarlo con esattezza, dicevo; però senz'altro ho una spicca propensione per la seconda ipotesi. Una volta tanto nella vita voglio impegnarmi (e, spero, poter votare) per il partito che ha i miei stessi punti di riferimento, per il partito "mio", e non per partiti altri, che spero possano fare battaglie nelle quali mi possa riconoscere...
Se a ciò aggiungi che sono un transfuga dei DS (mai iscritto, ma simpatizzante), e che non mi son più sentito, politicamente "a casa mia" dal momento in cui è stata avviata la fondazione del PD; se infine consideri che le mosse strategiche del PD, dalle elezioni 2008 in poi, le ho giudicate ripugnanti (sbarriamo al 4%; prendiamoci i riborsi elettorali altrui; corriamo da soli; no corriamo con di pietro, ma solo perché si scioglierà nel PD; ah, sì, è vero, di pietro non ha mai detto che si sarebbe sciolto in noi, però abbiamo lo stesso programma; ah, no, è vero: i programmi sono diversi ma sono simili e compatibili, e per questo ci alleiamo - e nel frattempo il Partito Socialista, che aveva appena fatto la Costituente prendendosi un pezzo della sinistra DS, veniva scacciato da ogni possibilità di allenza, pur essendo politicamente più titolato di dipetro ad averla, e veniva così ammazzato sul nascere...). Insomma: se proprio proprio proprio dovessi a forza fare correnti azioniste dentro a un partito più grosso, il PD sarebbe l'ultimo partito che mi verrebbe in mente: piuttosto penserei a un Partito Socialista più di sinistra e - quando mai succederà, Signore dei Cieli - _non_-craxiano, oppure al Sinistra Ecologia e Libertà.

Trovo invece interessante l'ipotesi di un circolo on line "fuori", ma collegato, con i vari partiti che hai citato (PD, NPA, PR, PSI), che promuova la soluzione dello stato unico democratico federale e federato.
Mutuando una terminologia radicale potremmo pensarlo come un circolo "transpartitico".