lunedì 8 aprile 2013

C'è chi dice NO: il Movimento 5 Stelle


Alcuni eletti del M5S manifestano malumori nei confronti della scelta di non allearsi, ma ufficialmente il movimento continua ad escludere categoricamente un'alleanza con il PD, dai grillini chiamato pidimenoelle. Nel mentre il presidente Napolitano ha scelto di temporeggiare attraverso la nomina dei cosiddetti 10 saggi. Relativamente ad essi pochi giorni fa Grillo chiaramente si è espresso nel suo blog scrivendo che "sono parte del problema" e che il M5S non debba andare alle riunioni con loro. Sempre nel blog Grillo si è lamentato del fatto che non siano state costituite le commissioni parlamentari, anche se il presidente del Senato Grasso ha dichiarato che non è possibile farlo, secondo i regolamenti parlamentari, se prima non si conosce la maggioranza che appoggia il governo.
 
Grillo su qualsiasi forma di dissenso risponde piuttosto duramente e, secondo le sue parole, anche chi l'ha votato pensando sia bene allearsi per far nascere un governo che possa attuare il programma del movimento non ha capito nulla. In sintesi il dissidente è un infiltrato, un traditore o un tonto. D'altronde, permane la chiusura del PD nel confronti di una possibile alleanza con il PdL e così la situazione è tale che se ingiustamente si è parlato fino ad ora di crisi di governo (dato che l'esecutivo Monti non è stato sfiduciato e la nuova legislatura è appena iniziata), credo si possa legittimamente definirla uno stato di stallo e la mossa di Napolitano di nominare dieci saggi è di certo insolita, al di fuori della Costituzione così come al di fuori di qualsiasi prassi istituzionale.

Il M5S è una forza politica che si è aggregata intorno al blog di Grillo ed intorno a delle idee e non ad un'ideologia e per questo dovrebbe essere in teoria più laica, aperta al confronto con chiunque, ma sembra sempre più che vada verso una direzione opposta, di chiusura, che la rende simile ad una setta più che ad un partito e l'Italia ha già avuto per tutto il periodo della guerra fredda esperienza di un partito (quello comunista) incapace strutturalmente di essere un credibile alleato di qualsiasi altra forza politica ai fini della governabilità. Erano altri tempi e tale partito puntava alla rivoluzione anticapitalistica, che avrebbe portato il proletariato al potere, in un sistema che avrebbe dovuto superare il multipartitismo, secondo l'ortodossia marxista. Di certo la differenza tra il vecchio PCI (che aveva poi una prassi quasi socialdemocratica) ed il M5S è siderale, ma solo pensando che i grillini puntino ad un sistema totalitario possiamo comprendere la scelta di chiusura verso le altre forza politiche e se è così non si può neppure accettare la scelta di Bersani (che la storia del PCI la conosce bene, avendola vissuta dall'interno) di perseverare nel corteggiare il M5S, escludendo di trattare con il PdL, in una situazione economica in cui il declino (parafrasando un'altra lista elettorale che non ha avuto molta fortuna) non si ferma né rallenta di fronte ai dieci saggi.

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