Ecco la seconda puntata dell'intervista iniziata la settimana scorsa in questo blog. A fare le domande è sempre Dario Farinola ed a rispondere Massimo Messina.
- Ciao, Massimo! Nella scorsa puntata abbiamo approfondito la tua storia personale che parte dal marxismo fino ad abbracciare socialismo e liberalismo. In altre circostanze ti sei definito contemporaneamente sia socialista che liberista; dato che il liberismo è una dottrina economica e non politica come fai a conciliare socialismo e liberismo? Quali sono gli autori che storicamente riescono a conciliare entrambe queste dottrine e per finire ci fai qualche esempio di proposta politica concreta in cui siano presenti elementi di entrambe le dottrine?
- Il liberismo è dottrina di politica economica, ma ha pure fondamenta morali, il socialismo è l’obiettivo di emancipazione delle classi subalterne. Vedo un po’ il liberismo come un mezzo ed il socialismo come un fine: attraverso il libero mercato si può giungere alla giustizia sociale. Sugli autori che conciliano liberismo e socialismo non ho alcuna intenzione di essere esaustivo rispondendoti, perché ci vorrebbe un trattato per essere esaustivi e non è il fine di questa intervista fare trattati, ma pian piano approfondire gli argomenti che ci interessano. Ti rispondo, però, con alcuni esempi. Mi sono laureato scrivendo una tesi sul rapporto tra scienza economica ed ideologia politica in Vilfredo Pareto e Maffeo Pantaleoni. Quando Pareto, Pantaleoni e gli altri economisti liberali, liberisti e libertari (sì, si autodefinivano così, alla fine dell’Ottocento) del Giornale degli Economisti si posero la questione di come approcciarsi al nascente Partito Socialista alcuni di loro decisero di provare ad offrire a questo partito, che aveva l’aspirazione di emancipare il proletariato, il loro programma di politiche economiche liberiste e libero-scambiste, mostrando come gli interessi dei proletari erano contrari a quelli dei capitalisti protezionisti. Ogni introduzione di maggiore libertà di mercato può essere elemento di emancipazione nei confronti dei diseredati. Ciò è ben presente nel socialista Benjamin Tucker, ad esempio, ma anche nel socialista libertario Silvio Gesell. La migliore conciliazione di libero mercato e giustizia sociale, però, secondo me, è quella georgista, in cui non solo si risponde al meglio alle istanze di libertà individuale e di giustizia sociale, ma anche si pongono le basi per un’ambientalismo libertario e attento alle future generazioni, oltre che anche animalista.
- Ciao, Massimo! Nella scorsa puntata abbiamo approfondito la tua storia personale che parte dal marxismo fino ad abbracciare socialismo e liberalismo. In altre circostanze ti sei definito contemporaneamente sia socialista che liberista; dato che il liberismo è una dottrina economica e non politica come fai a conciliare socialismo e liberismo? Quali sono gli autori che storicamente riescono a conciliare entrambe queste dottrine e per finire ci fai qualche esempio di proposta politica concreta in cui siano presenti elementi di entrambe le dottrine?
- Il liberismo è dottrina di politica economica, ma ha pure fondamenta morali, il socialismo è l’obiettivo di emancipazione delle classi subalterne. Vedo un po’ il liberismo come un mezzo ed il socialismo come un fine: attraverso il libero mercato si può giungere alla giustizia sociale. Sugli autori che conciliano liberismo e socialismo non ho alcuna intenzione di essere esaustivo rispondendoti, perché ci vorrebbe un trattato per essere esaustivi e non è il fine di questa intervista fare trattati, ma pian piano approfondire gli argomenti che ci interessano. Ti rispondo, però, con alcuni esempi. Mi sono laureato scrivendo una tesi sul rapporto tra scienza economica ed ideologia politica in Vilfredo Pareto e Maffeo Pantaleoni. Quando Pareto, Pantaleoni e gli altri economisti liberali, liberisti e libertari (sì, si autodefinivano così, alla fine dell’Ottocento) del Giornale degli Economisti si posero la questione di come approcciarsi al nascente Partito Socialista alcuni di loro decisero di provare ad offrire a questo partito, che aveva l’aspirazione di emancipare il proletariato, il loro programma di politiche economiche liberiste e libero-scambiste, mostrando come gli interessi dei proletari erano contrari a quelli dei capitalisti protezionisti. Ogni introduzione di maggiore libertà di mercato può essere elemento di emancipazione nei confronti dei diseredati. Ciò è ben presente nel socialista Benjamin Tucker, ad esempio, ma anche nel socialista libertario Silvio Gesell. La migliore conciliazione di libero mercato e giustizia sociale, però, secondo me, è quella georgista, in cui non solo si risponde al meglio alle istanze di libertà individuale e di giustizia sociale, ma anche si pongono le basi per un’ambientalismo libertario e attento alle future generazioni, oltre che anche animalista.
Per quanto riguarda l'esempio di proposta politica che abbia elementi liberali e socialisti se ne potrebbero fare tanti, ma seguendo lo spirito di questo blog, che è blog geolibertario, direi che l'esempio da fare è il canone per l'uso delle risorse della natura. È liberista perché trasferisce nel mercato anche la legittimità dei titoli di proprietà, sottoponendoli al consenso da manifestarsi nel mercato stesso. È socialista perché socializza le risorse naturali, ma non necessariamente dandole in mano ad un qualsiasi ente pubblico statale...
- Avendo attraversato varie scuole di pensiero (marxismo, socialismo e liberalismo) qual è stata la molla mentale che ti ha permesso di scoprire Henry George e il georgismo?
- È stata la ricerca di un liberismo che fosse autenticamente tale (e quindi che fosse anche il miglior strumento per l’emancipazione dei diseredati, oltre che fosse dottrina morale) che mi ha condotto verso George. Credo che sia il caso che passo la parola direttamente ad Henry George, che così scrive nella prefazione al suo libro “Progresso e Povertà”:
“Ciò che ho fatto in questo libro, se ho risolto correttamente il grande problema che ho cercato di indagare, è unire la verità percepita dalla scuola di Smith e Ricardo alla verità percepita dalla scuola di Proudhon e Lasalle; mostrare che il laissez-faire (nel suo vero significato) apre la strada alla realizzazione dei nobili sogni del socialismo; identificare la legge sociale con la legge morale e confutare le idee che nella mente di molti velano le grandi ed elevate le percezioni.”
- Che cosa stavi cercando in più che liberalismo e socialismo non ti offrivano?
- Il liberalismo ed il socialismo sono dottrine così vaghe che troverai liberalismi che giustificano anche le tirannie più spietate e socialismi che giustificano le peggiori ingiustizie sociali e non solo sociali. Tragico, però, sarebbe buttare il bambino con l’acqua sporca: ecco perché, da georgista, continuo a dirmi liberale, liberista, libertario e socialista. Il liberalismo ed il socialismo mi hanno condotto verso il georgismo, che è la migliore sintesi che sia mai stata espressa, non essendo un compromesso tra le idee di libertà individuale e le idee di giustizia sociale (compromesso che comporta ci sia sempre qualcuno che cerchi di bilanciare diversi interessi tirando la coperta un po’ di qua ed un po’ di là, lasciando scontenti infine entrambi), perché il georgismo non nega nulla del liberalismo (autenticamente inteso, come era inteso dai suoi padri e dai suoi maggiori esponenti) e con ciò giunge alla giustizia sociale, anzi, usando le parole di George che ho citato prima: “alla realizzazione dei nobili sogni del socialismo”.
- Avendo attraversato varie scuole di pensiero (marxismo, socialismo e liberalismo) qual è stata la molla mentale che ti ha permesso di scoprire Henry George e il georgismo?
- È stata la ricerca di un liberismo che fosse autenticamente tale (e quindi che fosse anche il miglior strumento per l’emancipazione dei diseredati, oltre che fosse dottrina morale) che mi ha condotto verso George. Credo che sia il caso che passo la parola direttamente ad Henry George, che così scrive nella prefazione al suo libro “Progresso e Povertà”:
“Ciò che ho fatto in questo libro, se ho risolto correttamente il grande problema che ho cercato di indagare, è unire la verità percepita dalla scuola di Smith e Ricardo alla verità percepita dalla scuola di Proudhon e Lasalle; mostrare che il laissez-faire (nel suo vero significato) apre la strada alla realizzazione dei nobili sogni del socialismo; identificare la legge sociale con la legge morale e confutare le idee che nella mente di molti velano le grandi ed elevate le percezioni.”
- Che cosa stavi cercando in più che liberalismo e socialismo non ti offrivano?
- Il liberalismo ed il socialismo sono dottrine così vaghe che troverai liberalismi che giustificano anche le tirannie più spietate e socialismi che giustificano le peggiori ingiustizie sociali e non solo sociali. Tragico, però, sarebbe buttare il bambino con l’acqua sporca: ecco perché, da georgista, continuo a dirmi liberale, liberista, libertario e socialista. Il liberalismo ed il socialismo mi hanno condotto verso il georgismo, che è la migliore sintesi che sia mai stata espressa, non essendo un compromesso tra le idee di libertà individuale e le idee di giustizia sociale (compromesso che comporta ci sia sempre qualcuno che cerchi di bilanciare diversi interessi tirando la coperta un po’ di qua ed un po’ di là, lasciando scontenti infine entrambi), perché il georgismo non nega nulla del liberalismo (autenticamente inteso, come era inteso dai suoi padri e dai suoi maggiori esponenti) e con ciò giunge alla giustizia sociale, anzi, usando le parole di George che ho citato prima: “alla realizzazione dei nobili sogni del socialismo”.
- Esattamente in che anno hai scoperto Henry George e il georgismo e soprattutto ci dici chi è stato Henry George?
- Se non ricordo male, era il 2010 quando ho scoperto Henry George ed il georgismo. Henry George nacque il 2 settembre 1839 e morì il 29 ottobre 1897. Era un economista ed un giornalista politico statunitense. Ha promosso la "tassa unica" sulla terra, anche se evitava questa espressione. I suoi scritti furono popolarissimi nell'America del XIX secolo e scatenò numerosi movimenti di riforma. Ha ispirato la filosofia economica nota come georgismo, basata sulla convinzione che le persone dovrebbero possedere il valore che producono, ma che il valore economico derivato dalla terra (comprese le risorse naturali) dovrebbe appartenere equamente a tutti i membri della società. Sosteneva che l’imposta unica sulla terra avrebbe riformato la società e l'economia, attraverso il libero mercato.
La
sua opera più famosa, “Progresso
e
Povertà”
è
del
1879.
Arrivò
a vendere
milioni di copie in tutto il mondo, probabilmente più di qualsiasi
altro libro americano prima di allora.
Il trattato indaga il paradosso dell'aumento della disuguaglianza e
della povertà contestualmente
al
progresso economico e tecnologico, la natura ciclica delle economie
industrializzate e la
“cattura” della
rendita
con
strumenti quali
l'imposta sul valore fondiario ed
altre riforme anti-monopolio come rimedio.
L'economista
e giornalista della metà del ventesimo
secolo George Soule scrisse che George era "di gran lunga il più
famoso scrittore economico americano" e "autore di un libro
che probabilmente aveva una diffusione mondiale più ampia di
qualsiasi altra opera di economia mai scritta".
- Ci dai una definizione sintetica ma esaustiva di cosa sia il georgismo?
- Il georgismo è l’idea che il libero mercato debba dispiegarsi completamente, contro ogni monopolio coercitivo, compresi i monopoli sulle risorse naturali. La risorsa naturale per eccellenza, specialmente nell’Ottocento, era la terra e lo strumento che George individua per giungere a questo dispiegarsi del libero mercato (anche per superare le crisi cicliche e la povertà) è la sua proposta di riforma fiscale, tesa ad abolire ogni altra imposizione fiscale e ad introdurre al suo posto un’unica imposta, gravante esclusivamente sul valore fondiario, per redistribuire tale valore ai non proprietari fondiari. Lo stesso principio può essere applicato anche a chi inquina le risorse naturali e quindi il georgismo è anche ecologista.
- Ci dai una definizione sintetica ma esaustiva di cosa sia il georgismo?
- Il georgismo è l’idea che il libero mercato debba dispiegarsi completamente, contro ogni monopolio coercitivo, compresi i monopoli sulle risorse naturali. La risorsa naturale per eccellenza, specialmente nell’Ottocento, era la terra e lo strumento che George individua per giungere a questo dispiegarsi del libero mercato (anche per superare le crisi cicliche e la povertà) è la sua proposta di riforma fiscale, tesa ad abolire ogni altra imposizione fiscale e ad introdurre al suo posto un’unica imposta, gravante esclusivamente sul valore fondiario, per redistribuire tale valore ai non proprietari fondiari. Lo stesso principio può essere applicato anche a chi inquina le risorse naturali e quindi il georgismo è anche ecologista.
Il
georgismo, in altre parole,
è l’idea che le risorse naturali siano di tutti i membri della
società, anche presenti e
futuri, che la terra, quindi, sia da considerarsi di tutti. Si
persegue senza alcuna violenza rivoluzionaria o espropriazione, bensì
attraverso una riforma fiscale che semplifichi e riduca il peso
fiscale, abolendo tutti i tipi di imposizione fiscale tranne
l’imposta unica fondiaria. Seguendo il principio georgista (che la
terra sia da considerarsi di tutti) e sviluppandolo, poi, ci sono
stati dei neogeorgismi.
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