sabato 17 aprile 2010

Libero negazionismo in libero Stato

Punire qualcuno per ciò che dice o scrive è semplicemente da clericali, da fascisti, da stalinisti. Sono per la libertà di espressione del pensiero di chiunque. Ciò vale, secondo la mia modesta opinione, anche per i negazionisti dei campi di sterminio nazisti. Il tema è di certo pesante, però un mezzo ebreo come me si permette eccome di ridere anche di tutto ciò, che verrà seppellito da una bella risata, come dicevano i libertari dei due secoli scorsi. Tutto sommato Israele-Giacobbe era figlio di Isacco, che in ebraico ha la stessa radice della parola risata!

12 commenti:

Unknown ha detto...

"Punire qualcuno per ciò che dice o scrive è semplicemente da clericali, da fascisti, da stalinisti"

Se qualcuno diffonde, con lo scritto o altri mezzi, la falsità che io sono un pedofilo, magari inventando episodi di cui egli è il solo testimone, diffamandomi, io ne subisco un danno, mentre il diffamatore, giusto per non essere stalinisti, non dovrebbe incorrere on nessun tipo di sanzione, in nome di un malinteso senso di libertà di espressione?

Per come la vedo io, la libertà di espressione, come tutte le altre libertà, dovrebbe fermarsi laddove si scontra con la libertà e i diritti altrui. Se lo scritto di qualcuno reca ingiustificatamente (senza prove E senza un vantaggio superiore, come il bene della collettività) danno al mio prossimo, è giusto che il responsabile paghi.

Massimo Messina ha detto...

Luigi,
"se qualcuno diffonde, con lo scritto o altri mezzi, la falsità" che sei "pedofilo, magari inventando episodi di cui egli è il solo testimone, diffamandomi" nessun tribunale di un Paese civile potrebbe condannare né te né lui se non portate prove tu di essere innocente (rendendo colpevole lui del reato di diffamazione che voglio abolire) e lui di avere vissuto quegli episodi. Nel tuo esempio, che cambia tra la situazione attuale e quella libertaria che prospetto io? Nei due casi se tu hai ragione, subisci eccome un danno ed il diffamatore non viene comunque punito dallo Stato, semplicemente perché non si deve condannare qualcuno sulla mera testimonianza di una sedicente vittima.
La libertà di espressione deve fermarsi sì "laddove si scontra con la libertà e i diritti altrui", quindi nessuno può avere, ad esempio, il diritto di esprimersi in casa altrui. "Se lo scritto di qualcuno reca ingiustificatamente" ingiuria di qualsiasi tipo a qualcun altro, con o senza prove, il responsabile pagherà, in una società in cui ognuno ha pari accesso all'informazione ed ai mezzi di comunicazione, attraverso il pubblico confronto.
Che sarebbe "il bene della collettività"? Qualcosa che ha a che fare con le favole per bambini?

Anonimo ha detto...

Massimo,
il punto è questo: la libertà di espressione ha in alcuni casi certe implicazioni, p. es. può danneggiarmi (può danneggiarmi dicendo il vero o dicendo il falso). Se mi danneggia dicendo il falso, la mia opinione è che il diffamatore sia sanzionato e io risarcito. Se mi danneggia dicendo il vero, anche in questo caso la mia opinione è che si tratta di diffamazione (da punire perché reca danno a terzi), salvo nei casi in cui c’è un interesse collettivo, p.es. se la diffamazione veritiera riguarda reati, come il furto o l’omicidio. Esemplificando: se qualcuno mi diffama affermando con verità (p.es. una ex moglie) che io duro poco a letto, in quest’ultimo caso la diffamazione, pur essendo vera, non ha alcuna rilevanza collettiva, e va pertanto punita (e io risarcito per il danno).

Invece, dal tuo punto di vista le cose cambiano notevolmente, perché la vittima di diffamazione non sarebbe riconosciuta come vittima, dal momento che non si riconoscono legittime le eventuali sanzioni contro il diffamatore. Tu dici che queste vengono da sé senza l’intervento del diritto: questa sì che è una bella favola! Ma anche volendo credere alle favole, resta il fatto che a chi subisce il danno non è riconosciuto il diritto di essere risarcito economicamente.

Massimo Messina ha detto...

Luigi (ho azzeccato il tuo nome?),
se qualcuno afferma che duri "poco a letto", che sia vero o falso, credo che sia sbagliato chiedere l'intervento dello Stato per difenderti da tali dicerie. Lo Stato per me deve essere minimo, perché più cresce più oppressivo è, poiché chi detiene il potere e chi è al servizio dello stesso (politici, giudici, proprietari delle risorse naturali, monopolisti, oligopolisti, capitalisti, cosiddette forze dell'ordine, esercito, intellettuali al soldo dello Stato o comunque al soldo dei potenti, clero... le categorie sono sempre le stesse che i libertari hanno sempre contrastato) userà gli strumenti dello Stato per opprimere sempre più gli altri. Di che deve, quindi, occuparsi lo Stato? Esclusivamente di parificare le condizioni di partenza di ognuno, anche tutelando i minorenni ed assicurando loro l'istruzione. Tutte le controversie tra adulti che siano sani di mente che non hanno nessuna ricaduta su minorenni (o persone assimilabili a minorenni) vanno risolte secondo me senza che lo Stato intervenga. Ciò non mi impedisce né impedisce a nessun altro di riconoscere come vittima chi subisce diffamazione, ovviamente, e mi batterò contro ogni tipo di diffamazione (nei limiti della legge), ma non chiedendo al giudice di intervenire, poiché non credo che se qualcuno dice qualcosa di male di qualcun altro i restanti cittadini debbano subire la perdita di soldi e di tempo dovuta al fatto che funzionari dello Stato si occupano di una mera controversia tra individui adulti. Tanto tempo fa (uso volutamente una formula che si usa per raccontare le fiabe ai bambini) il magistrato si occupava di risolvere le controversie tra individui, di qualsiasi tipo le controversie fossero. Ai nostri giorni (con lo Stato di diritto) non si occupano più di controversie che non sono legate a divieti di legge. Bisogna fare un passo successivo, ovvero togliere dalle leggi tutto ciò che non riguarda la parificazione delle opportunità di tutti i suoi cittadini. Sarà poi il libero confronto tra questi ultimi che farà sì che la vittima sia "risarcita" oppure no, in base a quanto la vittima riesca a farsi riconoscere tale ed a coinvolgere altri, ad esempio a dargli soldi e/o coinvolgerli a boicottare l'attività economico/sociale di colui dal quale la vittima si sente danneggiata. Non dico, quindi, che le sanzioni "vengono da sé senza l’intervento del diritto". Affermo che sia bene che ognuno si difenda come può, ma in una società in cui tutti hanno pari opportunità.

Anonimo ha detto...

Se A sferra un cazzotto a B, con A e B entrambi cittadini adulti, anche in questo caso si tratta di una controversia che non riguarda la parificazione delle opportunità (o almeno non più della diffamazione). Secondo te B non ha alcun diritto di rivolgersi ad un giudice?

Massimo Messina ha detto...

Caro anonimo,
B ha il diritto di rivolgersi ad un giudice che può condannare A alle eventuali spese mediche ed a risarcire il mancato guadagno dovuto, ad esempio, al fatto che B non ha potuto lavorare a causa del trauma dovuto a quel pugno. Se il danno è oggettivo è non stabilito arbitrariamente (come nel caso del cosiddetto danno morale) è chiaro, non è arbitrariariamente stabilito da leggi o da giudici e ristabilisce la parità iniziale delle opportunità.

Anonimo ha detto...

Caro Massimo,
come al solito, mi fai venire il mal di mare. Qual è il problema connesso ai reati di diffamazione? Deciditi: o è quello che tali reati non hanno a che fare con la parificazione delle opportunità, come hai precedentemente scritto, o quello che è difficile quantificare economicamente il danno subito? O entrambi?
luigi

Massimo Messina ha detto...

Caro Luigi,
il reato di diffamazione è un reato di espressione del pensiero. Il pugno non è un pensiero. La libera espressione può portare chi ascolta a mettere a confronto i vari punti di vista sulla questione. Se qualcuno esprime idee, fossero anche menzogne, fa del bene comunque, perché se anche dice minchiate qualcun altro potrà smentirlo portando maggiore informazione. Se qualcuno dà un pugno ad un altro non vedo proprio che bene faccia. Chi diffama qualcun altro non gli tappa la bocca, non gli impedisce di rimediare da sé all'eventuale danno. Chi diffama qualcun altro rischia di essere preso per quello che è, in un confronto aperto tra le parti in causa. In uno scontro fisico vince chi ha più forza fisica, in uno scontro tra parole vince chi riesce maggiormente a convincere. Il primo va scoraggiato poiché non è pensabile pensare a parificare le condizioni fisiche. L'istruzione obbligatoria ed un sistema di borse di studio per tutti i gradi di istruzione per i "capaci ed i meritevoli" dovrebbe avere come scopo proprio quello di cercare di dare pari opportunità spirituali a tutti i cittadini privi di gravi handicap intellettivi. Chi sparge in giro voci sulle tue performance a letto non usa mezzi che tu non puoi usare ed anzi ciò che usa può essere ritorto contro di lui o lei. Chi dà un pugno ad un altro che non ha alcuna intenzione di fare incontri pugilistici (perché magari non ha il fisico adatto) gli può arrecare danni oggettivi che distorcono la naturale e civile competizione economico-sociale. Se il pugno non è tale da causare traumi da curare medicalmente o tale da impedire a chi lo subisce di svolgere la sua attività economica e chi ha dato quel pugno non è persona pericolosa, anche in questo caso non vedo perché debba intervenire lo Stato. In tali casi la "vittima" che si rivolge al giudice dovrebbe essa essere punita a pagare per avere fatto perdere tempo a pubblici ufficiali. Il reato di diffamazione non ha "a che fare con la parificazione delle opportunità" e qualsiasi quantificazione economica del suo danno è arbitraria, non può essere universalmente accettata. Perché dev'essere reato?

Anonimo ha detto...

“il reato di diffamazione è un reato di espressione del pensiero. Il pugno non è un pensiero”

Il pugno è un reato di libertà di movimento.

“Se qualcuno esprime idee, fossero anche menzogne, fa del bene comunque perché se anche dice minchiate qualcun altro potrà smentirlo portando maggiore informazione”

La diffamazione è diretta a persone (non ha che fare con l’informazione o le teorie) e non fa mai del bene, ma sempre del male. Non è detto che io abbia il tempo, il denaro, la possibilità di correggere la diffamazione, perché non è facile, a volte impossibile, dimostrare l’estraneità ai fatti (è più facile accusare che difendersi). La diffamazione cioè mette la vittima nella condizione spiacevole di dimostrare la propria innocenza. Qualora avessi il tempo, il denaro, la possibilità di correggere la diffamazione, quest’ultima sarebbe stata corretta, ma io ho speso tempo e denaro che ho sottratto alle mie attività (CHE NON SONO SOLO ECONOMICHE) senza risarcimento.

“Chi dà un pugno ad un altro che non ha alcuna intenzione di fare incontri pugilistici (perché magari non ha il fisico adatto) gli può arrecare danni oggettivi che distorcono la naturale e civile competizione economico-sociale”

La diffamazione ha gli stessi e più gravi effetti. E quanto alle difficoltà a quantificare il danno economicamente nel caso della diffamazione, le stesse difficoltà si riscontrano nel caso del pugno. Infatti, se un operaio è costretto a non lavorare per un giorno a causa di un pugno, si conosce la sua paga giornaliera, ma che fare con il filosofo, con il concertista? e con il disoccupato? Una lesione corporale può non arrecarmi nessun danno economico! IL FATTO è CHE NEL CASO DEL PUGNO COME NEL CASO DELLA DIFFAMZIONE IO NON SUBISCO SOLO UN DANNO ECONOMICO (POTREI ANCHE NON SUBIRNE).

Massimo non dire minchiate per favore e soprattutto non considerare l’uomo solo come un fascio di opportunità economiche.

Massimo Messina ha detto...

Gentile anonimo (Luigi?),
lo Stato non deve occuparsi di tutto. Vorrei non si occupasse di nulla, ma visto che credo che ognuno debba poter accedere in maniera paritaria alle risorse della natura ecco perché salvo lo Stato e auspico una federazione mondiale di Stati e così non sono anarchico, ma minarchico di certo.
Se non hai "il tempo, il denaro, la possibilità di correggere la diffamazione" è perché viviamo in una società in cui non esiste la parità di opportunità. Ripeto che il mio minarchismo non mi impedisce affatto di vedere come vittima un aggredito da un pugno senza danni se non morali, ma ritengo che qui entri in gioco la distinzione tra Stato e forme organizzative volontaristiche. Lo Stato è coercitivo e già per questo va limitato. Sarei un anarchico in un mondo in cui tutti avessero già uguali opportunità. C'è in questo mondo chi si è appropriato di qualcosa non sua e perciò c'è qualcun altro che subisce un'ingiustizia. Oltre all'imposizione unica sull'appropriazione delle risorse naturali, infatti, penso che non sia da escludere l'idea di togliere il diritto di voto per chi si impossessa di beni comuni.
Se vieni diffamato e hai "il tempo, il denaro, la possibilità di correggere la diffamazione", è vero che hai "speso tempo e denaro" sottratti alle tue "attività (CHE NON SONO SOLO ECONOMICHE) senza risarcimento". Bene, se ritieni che essere diffamato merita una tutela in una società libertaria quale quella che prefiguro ed auspico, nessuno ti vieterà di organizzare insieme a chi lo voglia una società di mutuo soccorso a tutela dei diffamati, ma nessuno deve imporre a nessun altro di far parte di una simile società. Una simile imposizione è per me peggiore di qualsiasi diffamazione. Il reato di diffamazione si basa proprio sul fatto che qualcuno ha imposto una legge a tutti, senza il consenso di tutti. Lo Stato democratico si fonda su questo presupposto, che la maggioranza imponga leggi che valgono erga omnes e per me ciò è già di per sé un delitto, nessuna legge deve essere imposta erga omnes se non quelle che riguardano i "beni pubblici" nel senso che ha tale termine nella Scienza delle Finanze. Se chi ti dà un pugno non causa danni economici di alcun tipo e non è persona pericolosa che può verosimilmente ripetere il gesto verso te o altri lo Stato non deve intervenire. Se la diffamazione è tale (secondo il parere di esperti disinteressati) da causare danni economici a chi la subisce, per esempio avendo bisogno di acquistare farmaci antidepressivi, allora è materia di cui lo Stato minimo di cui parlo deve occuparsi. Non credo esistano lesioni corporali che non comportino danni economici.
Non considero affatto "l'uomo solo come un fascio di opportunità economiche", ma limito l'intervento dello Stato, per limitare la violenza. Vedo lo Stato come un condominio, i condomini possono stabilire le regole che vogliono relative al loro condominio (i beni in comune, ad esempio la scala, il terrazzo e così via) e pure a maggioranza, ma non possono stabilire nessuna regola che non riguardi i beni in comune o regole che escludano uno o più condomini dal godere dei beni in comune. Se, poi, gli stessi condomini (tutti o in parte) si organizzano creando altre società al loro interno nessuno può vietarlo, a meno che non vadano contro i beni comuni. Le leggi statali democratiche e coercitive devono occuparsi dei beni pubblici e di niente altro. Ad occuparsi delle controversie di altra natura tra individui o gruppi di individui potranno ben essere altre organizzazioni rigorosamente volontaristiche.

Anonimo ha detto...

Caro minarchico,
penso che nella società che tu prospetti, nessuno avrebbe più l’interesse a diffamare qualcun altro. Sarebbe come a dire che in paradiso qualcuno pecca! Comunque, lo sport di disegnare società a tavolino non si è rivelato storicamente un buon affare.
luigi

Massimo Messina ha detto...

Caro Luigi, puoi prendermi in giro quanto vuoi, ma io prefiguro una società che non subisca l'oppressione dello Stato così come oggi lo conosciamo, non c'entra nulla il paradiso. Potrebbero esserci benissimo ed a palate persone interessate a diffamare o fare chissà quali e quante altre nefandezze, solo che tutto ciò non avverrebbe con la sproporzione di forze attuale tra oppressi ed oppressori. Non disegno società a tavolino, ma cerco di diffondere almeno il dubbio su idee la cui applicazione oggi viene data per scontata ed invece potrebbe essere benissimo abolita in futuro e considerata addirittura un'aberrazione.