venerdì 17 dicembre 2010
Il PD di Bersani
Tutta 'sta storia della rottamazione, poi, mi fa temere che i "giovani" vogliono solo qualche poltrona in più piuttosto che realmente rivoltare come un calzino questo PD che, ovviamente, così com'è non va, ma non è solo un rinnovamento generazionale ciò di cui ha bisogno per cambiare a tal punto da far cambiare di conseguenza l'intera opposizione o così poi l'intera Italia divenendo alternativa credibile al regime partitocratico clericalnazistoide attuale... Buone feste... ed intanto quelli la festa la fanno a noi!
domenica 7 novembre 2010
Quartana si candida alle primarie di coalizione
Primi passi della campagna per la mia candidatura alle primarie
E’ passata solo una settimana dal mio annuncio di accettazione della candidatura per le Primarie nazionali del centrosinistra voluta da tanti miei compagni di Partito.
Comincio a registrare anche le prime reazioni di autorevoli esponenti del centrosinistra appartenenti a vari partiti ed a varie aree. Non sono né irrispettose e neppure irritate verso questa candidatura (almeno quelle che ho verificato di persona finora, poi vedremo). Direi piuttosto sorprese e abbastanza curiose di dove secondo loro vogliamo andare a parare, per dirla in termini molto franchi. Sembra che le Primarie si faranno. Quando non si sa, ma si faranno. I due principali competitori, Bersani e Vendola, lo hanno stabilito nel corso di una loro colazione di lavoro svoltasi in un famoso (e costoso) ristorante romano. Quindi è un dato certo. Uno dei pochissimi dati certi, perché dei due competitori, Bersani non ha ancora ufficializzato la sua candidatura. Il segretario nazionale del PD non ha nessun interesse ad accelerare la ‘road map’ verso le Primarie perché a casa sua, nel PD, ha già troppe gatte da pelare per quanto lo statuto del PD tuttora stabilisca che il candidato del PD alle Primarie di coalizione debba essere necessariamente il Segretario Nazionale.
In ogni caso, anche se non ancora ufficialmente annunciata, la candidatura del segretario nazionale del PD è ovviamente data già per scontata. Lo si considera già in partita. Quindi ad oggi, dopo il mio annuncio di candidatura, i partiti del centrosinistra hanno già schierato tre candidati; io sono per il momento l’unico outsider, l’outsider assoluto. In attesa di altri possibili candidati devo riferirmi quindi a Bersani ed a Vendola, di cui, a dire il vero, non riesco ancora a capire quali sono le loro piattaforme programmatiche. Si ha la sensazione (fastidiosissima) che si tenda a fare delle Primarie una sorta di nuovo gioco di società ovviamente tutto interno al sistema di potere consolidato a cui i mass media non sono estranei (come dovrebbe essere in una sana democrazia liberale di massa), tutto interno alla casta oligarchica del centrosinistra, dove tutto si “deve” giocare sulla forza degli apparati, sui favori dell’establishment massmediatico (ci sono notizie di ridislocazione del gruppo editoriale L’Espresso-La Repubblica a favore di Vendola abbandonando Bersani). Ci sono troppi segnali dei ‘poteri forti’, anche di quelli estranei al centrosinistra, che stanno decidendo su chi dei due, tra Bersani e Vendola, a loro conviene puntare con tutta l’enorme potenza dei loro mezzi. Forza, potere, visibilità massmediatica; ci sono tutti gli ingredienti di una grande sfida all’interno del centrosinistra. Già, c’è tutto, meno la cosa essenziale, quella che riguarda il destino di milioni di persone, quella che riguarda i motivi per cui la gente decide di soffrire e di lottare a favore di questa coalizione; i contenuti alias le piattaforme programmatiche. In questo gioco di società tra i vecchi sovrani e nuovi principi sembra che, come al solito, del popolo e dei programmi non gliene importi niente a nessuno. Certamente, vaghi propositi sono affiorati nei vari discorsi dei due leaders, ma sarà stata disattenzione da parte mia, non sono riuscito ancora a conoscere le loro piattaforme programmatiche. Saltando da un forum all’altro mi è anzi sembrato di non essere l’unico a non aver avuto ancora la possibilità di fare una comparazione tra i programmi dell’uno e dell’altro. Si compete per ora solo sui personalismi, su carismi veri o presunti dei leaders; questo è il gioco che si vuole imporre, a quanto pare.
A me ed a noi azionisti,ma anche a tanti uomini e donne di centrosinistra, questo gioco non piace e sostengo che la legittimazione si crea (anche) sulla base del confronto sui programmi e sulla credibilità in rapporto ai punti programmatici proposti. Da candidato outsider voglio dare subito una indicazione di come dovrebbe essere una campagna democratica e trasparente sulle Primarie; voglio annunciare già da oggi il mio programma. Nelle prossime ore pubblicherò in questa mia pagina personale su Facebook il programma della mia candidatura per le Primarie, la mia proposta affinché il centrosinistra possa battere Berlusconi alle prossime elezioni politiche nazionali (quando si faranno). Fatto questo, nei prossimi giorni continuerò su questa strada e man mano pubblicherò le schede dettagliate dei singoli punti programmatici della mia piattaforma (non saranno più di sette, mica possiamo ripetere il librone dei sogni di Prodi di 280 pagine del 2008).
Nello stesso momento chiamerò tutti voi, anche se siete iscritti ad altri partiti del centrosinistra o non siete iscritti ad alcun partito, a partecipare, sollecitando spunti e suggerimenti utili da parte vostra
e ovviamente tornerò con una nota sui motivi che hanno spinto prima i miei compagni a propormi di candidarmi e poi hanno convinto me ad accettare questa proposta ed a ufficializzare la candidatura. Una cosa è certa; cercherò sempre di informare i lettori su come procede la campagna. Credo che la “rivoluzione democratica” di noi azionisti cominci anche da queste piccole cose.
Pino A. Quartana
domenica 17 ottobre 2010
Il conflitto di interessi
domenica 3 ottobre 2010
Berlusconi antigiudeo? No, ma...
martedì 14 settembre 2010
Contraddizioni sioniste
È proprio qui sta l'aspetto stupido dell'attuale "legge del ritorno" sionista. Magari chi come me si sente ebreo ed ama Israele (anche inteso come Stato) non può reclamare la cittadinanza israeliana e deficienti antigiudei l'hanno ottenuta e si divertono oggi a fare i nazistelli in quella che era la Palestina storica... Da mezzo ebreo e tutto sionista, anche se il mio è un neosionismo europeista che dovrebbe coinvolgere anche gli arabi di Palestina, penso che la mamma degli antigiudei è sempre incinta!
Non ci sarebbe un Occidente così come lo conosciamo senza il segno della cultura e dello spirito ebraico. Basta citare Gesù, Marx ed il cinema di Hollywood per rendersene conto.
sabato 28 agosto 2010
Santo dubbio
giovedì 19 agosto 2010
Porcellum e porcate varie
Il premio di maggioranza non è ne necessario né sufficiente per avere stabilità di governo, come pure stanno confermando i fatti di questi giorni: il PdL ha espulso i finiani e la Lega vuole spingere per la crisi di governo per arrivare alle elezioni anticipate, mentre la maggioranza dovrebbe essere forte proprio per il premio di maggioranza, secondo le intenzioni del Legislatore.
Il nostro sistema è sistema parlamentare e non presidenziale, secondo la Costituzione e quindi il corpo elettorale sceglie i parlamentari, i quali poi scelgono di dare o meno la fiducia al governo il cui capo viene nominato dal Presidente della Repubblica. Tutto ciò è stato spazzato via e non solo dal porcellum. Questo significa soltanto che le leggi non vengono applicate, a partire dalla legge fondamentale che è la Costituzione, la quale sulla carta è rimasta invariata!
martedì 17 agosto 2010
Prudenza radicale
Condivido, così, il punto di vista dei Radicali Italiani Pannella e Bonino, che, qualsiasi cosa si dica di loro, sono quasi sempre stati persone responsabili e prudenti, tanto è vero che da sempre fanno politica, sempre la faranno e riescono ad essere sempre presenti e coerenti, a differenza di tanti altri che prima o poi spariscono nel nulla o che cambiano partito, magari anche più volte. In Italia infatti, c'è la particolarità che i politici cambiano idee e partiti più degli elettori. Nelle democrazie occidentali di solito sono gli elettori che cambiano partito, piuttosto che i politici, i quali se hanno sbagliato partito farebbero bene a non farsi neppure vedere almeno per un po' di anni prima di presentarsi di nuovo davanti agli elettori per farsi votare di nuovo, ma in Italia, con la legge elettorale porcata attuale, non sono neppure eletti, ma nominati dai capi di partito.
venerdì 13 agosto 2010
Il terzo polo secondo Formica
7 Agosto 2010
"Il terzo polo è il ricettacolo degli inquieti, dei delusi e degli ascari"
Nel mondo della matematica i numeri primi sono quelli divisibili soltanto per se stessi o per 1. I numeri primi sono apparentemente distribuiti a caso, ma sono considerati gli "atomi dell'aritmetica", perché è con essi che si costruiscono i numeri naturali. Nel sistema politico italiano il numero dei partiti è un indicatore delle condizionidi salute della democrazia. I partiti in Italia sono "gli atomi della vita civile" perché è con i partiti che si costruiscono la convivenza democratica e la coesione sociale. In matematica 2, 3 e 7 sono numeri primi. Nella politica italiana 3 partiti indicano una democrazia malata, mentre 2 o 7 partiti connotano una democrazia sana. Ho fatto questa riflessione perché si torna a parlare del terzo polo. Perché se ne parla? Perché i due partiti artificiali degli anni 90 non sono stati capaci di governare bene, né sono riusciti a confliggere secondo regole democratiche. Gli inventori di questo sistema non hanno il coraggio di riconoscere il fallimento dell'esperimento e sono costretti a tenere a battesimo il terzo ibrido così incomodo. Ma nel nostro sistema politico il terzo polo è il ricettacolo degli inquieti, dei delusi e degli ascari. Insomma è il luogo di raccolta dei residui infettividi un fallito sistema duale. In Italia quando non riesce la riduzione a due è gioco forza tornare a 7 (altro magiconumero primo). In passato avevamo 3 partitid i centro (Dc, Liberali e Repubblicani), 3 partiti di sinistra (Radicali, Socialisti e Comunisti) e 1 partito di destra (fascisti). Certo, oggi, nessuno più si dichiara ufficialmente legato a quelle etichette, ma i vincoli reali di discendenza culturale e affettiva, come avviene in tutte le famiglie naturali, producono una visibile e non trascurabile continuità. I nomi possono mutare, ma la sostanza è dura a morire, anzi risponde al principio di Lavoisier, che ci spiegò cosa è in natura la legge della conservazione della massa. Se vogliamo dare un nome alla battaglia che ha inizio con questo agosto, dobbiamo dirlo con i numeri: se non c'è più il 2 non si va al 3 ma si passa al 7. So bene che questa è una operazione difficile perché non si torna ai 7 di ieri, ma si dovrebbe andare verso i 7 del domani. So anche che se non si comincia, sarà sempre più difficile. Il terremoto che si annuncia ci dice che la politica non è acqua e neanche polenta.
Fraterni saluti.
Rino Formica
venerdì 6 agosto 2010
Per la libertà di pensiero
Intendo battermi per una società in cui chiunque può esprimere ciò che vuole e se qualcuno lede qualcun altro al primo gli viene impedito di nuocere ulteriormente, assumendosi ognuno le proprie responsabilità. Se uno picchia un altro, la responsabilità è tutta di chi picchia e di nessun suo cattivo maestro! Se si arriva al suicidio, tranne casi di gravi disturbi mentali, per una società che non ci accetta, sarà proprio perché non viviamo in una società come quella che auspico? La politica non deve perseguire proprio quel tipo di società, nel solco costituzionale? Sono cattolico, ascolto i vescovi che istigano all'odio verso i froci e prego per tali vescovi, perché mi fanno tanta pena e chiedo a gran voce che la chiesa cambi! Ma mai in nome di una futura oppressione delle libere espressioni individuali!
"Non condivido la tua opinione ma darei la vita affinché tu possa esprimerla", scrisse Voltaire... O qualcun altro? Boh! In ogni caso applico la massima verso l'invito di alcuni vescovi all'odio contro i froci e la applico anche all'idea di qualcuno di punire tali vescovi. Se debbo scegliere tra le due impostazioni, oggi, scelgo di certo la seconda, poiché viviamo in una società in cui i vescovi in questione esprimono un'idea prevatricatrice che, purtroppo, ha una sua realtà e degli effetti visibili e devastanti che producono violenza visibile. Oggi... Ma un domani, in nome del politicamente corretto la seconda idea potrebbe essere quella dominante e prevatricatrice contro chi dissente dal politicamente corretto in nome di qualsiasi cosa creda. Le idee vanno contrastate eccome, quando le riteniamo sbagliate o addirittura immonde o devastanti, mai le persone che semplicemente le esprimono in pieno rispetto, magari, della loro coscienza. Tra l'altro, così, finiremmo per farne dei martiri, agli occhi dei loro seguaci.
martedì 27 luglio 2010
Circolo on line per lo Stato unico federale e federato nella Palestina storica
il mio ritardo nel risponderti è molto più grande del tuo e ti chiedo di scusarmi. Ti tranquillizzo subito sulla questione identitaria: non intendo affatto "rinunciare all'identità specifica azionista", anzi! Il mio proposito è quello di valorizzare tale identità, ma credo che ciò vada fatto mettendo al centro gli obiettivi politici, le riforme concrete che vogliamo, piuttosto che le bandiere e gli orpelli vari. Che l'azionismo si ricostruisca fuori o dentro il PD mi importa poco. Ciò che propongo è che agisca da dentro una struttura già conosciuta a livello nazionale "contaminando" un partito, il PD, che, se lo lasciamo così com'è, rischiamo di lasciare così com'è l'Italia intera. Il PD continuerà a ripugnarci e l'Italia sarà sempre più preda degli affaristi e dei partitocrati se non prendiamo in mano questo PD e lo cambiamo!
Se mi proponi, però, un circolo on line transpartitico per la soluzione dello stato unico democratico federale e federato per la Palestina storica ci sto. Appena troviamo una terza persona che sia si unisca a noi possiamo mettere online il sito (potrebbe essere un blog, per semplificarci il lavoro) e pubblicare lì tutto ciò che riguardi la proposta dello Stato unitario, laico, federale e federato per la Palestina storica.
lunedì 26 luglio 2010
Circoli autonomissimi "Rosa nel Pugno" nel PD
Tengo a puntualizzare, per rispondere a tutti i compagni che hanno replicato con argomentazioni autonomistiche, che non ho nulla in contrario alla Rosa nel Pugno autonoma, il problema adesso è che non c'è nessuna Rosa nel Pugno! Se ce ne fosse una autonoma le rivolgerei l'invito a formare dei circoli autonomissimi della Rosa nel Pugno e che si battano per tutti i punti programmatici della Rosa nel Pugno da dentro la struttura del PD. Che ne pensate? O si cambia questo PD o non si riuscirà mai a cambiare questo Paese!
domenica 20 giugno 2010
Riforme, anche costituzionali, per liberare l'economia
venerdì 18 giugno 2010
La teoria liberale della lotta di classe di Luigi De Marchi
Trovo di maggior interesse oggi l'analisi del professor Luigi De Marchi. Quest'ultimo scrive che la classe degli sfruttatori non è la classe dei capitalisti, ma i burocrati del settore pubblico e che gli sfruttati non sono così esclusivamente gli operai, ma tutti i lavoratori del privato. Credo ci sia molto di vero in quest'idea. Preferisco vedere la società che mi viene presentata come complessa nelle sue relazioni economico-politiche pratiche e mi appare così molto semplice. Chi paga chi lavora nel pubblico? Tutti, attraverso l'imposizione fiscale, che per definizione coercitiva. Chi paga chi lavora nel privato? Tutti, attraverso il mercato, che dovrebbe essere libera contrattazione. I politicanti che ruolo hanno svolto in tutte le democrazie reali? Hanno accresciuto dappertutto la spesa pubblica ed in particolare hanno accresciuto le burocrazie della pubblica amministrazione ed in alcuni Paesi (come l'Italia) hanno reso inamovibili gli impiegati del settore pubblico creando così una classe sociale poco propensa al cambiamento, all'innovazione ed al rischio. Tutto ciò al fine di mantenere un consenso forte e stabile. Vero che allo stesso tempo hanno drogato il mercato sostenendo alcuni settori al posto di altri ed anche alcune singole aziende al posto di altre, ma appunto aziende di questo tipo possono dirsi private? Private della possibilità di misurarsi sul libero mercato di certo! Il Moloch del pubblico ha così stretto i rapporti con le grandi società "private" e con i banchieri creando una classe di ultraprivilegiati che anch'essi sono inamovibili e che insieme e più dei politicanti decidono le sorti del mondo.
Conclusione: i lavoratori precari o non precari del privato, dipendenti o imprenditori (quelli veri che pagano le tasse e non hanno nessun sostegno pubblico) sono i veri sfruttati e chi li sfrutta è la classe burocratica del settore pubblico, che attraverso l'imposizione fiscale finanzia sé stessa ed i suoi amici. In questo quadro non ho inserito la questione del debito privato e pubblico, strumento di banchieri e politicanti per ulteriormente opprimere chi rischia ogni giorno sulla sua pelle. Di fronte a tutto ciò affermo che è possibile fermare tali meccanismi perversi abolendo ogni tipo di imposizione fiscale che non colpisca chi si appropria delle risorse della natura (o ne limita l'accesso o le inquina) e redistribuendo il ricavato della rendita fondiaria ad esempio alle madri (o comunque a chi si occupa dei bambini) fino ad una certa età del bambino.
Riguardo poi l'acquisizione di consensi, non basta di certo avere ragione, ma bisogna riuscire a convincere gli altri di averla. Penso che tutto ciò possa essere attuato in tempi non brevi, ma non penso che bisogna limitarsi allo studio, poiché la politica, altrimenti non può che degenerare sempre più. Penso che perseguire giustizia sociale è possibile andando a favore e non contro la concorrenza, a favore e non contro l'impresa e colpendo pesantemente la rendita fondiaria e la speculazione finanziaria. Lo Stato minimo che risulterebbe da ciò che prospetto riuscirebbe meglio del mostro che abbiamo oggi a colpire poi gli abusi monopolistici che disturbano nel mercato la libera concorrenza. La perequazione patrimoniale, quindi, la vedo di buon occhio solo nella situazione attuale determinatasi da un sistema fortemente ingiusto. Sul reddito di cittadinanza penso che sia una buona idea e sarei per darlo a tutti coloro che non si impossessano delle risorse della natura (e non ne limitano l'accesso e non le inquinano) e non solo ai disoccupati. Alle madri (o comunque a chi si occupa dei figli) ne darei una quota maggiore.
giovedì 17 giugno 2010
Uno Stato federale per l'intera Palestina storica
La democrazia israeliana, al pari (se non più) di quella italiana, è democrazia malata, preda della partitocrazia e illusa sempre più che la forza militare possa salvarla dai nemici esterni. Alcuni di quelli che attualmente vengono considerati come nemici esterni (i terroristi palestinesi) non sarebbero più trattati come tali, se prendesse piede la soluzione dello Stato unico federale.
Il testo gheddafiano è del 2003 e da quella data ad oggi praticamente nessun attore in campo ha preso in seria considerazione una soluzione di tipo federale, l'unica che prenderebbe in carico le ragioni di tutte le parti in causa (non solo ebrei israeliani ed arabi palestinesi). La questione palestinese è ormai una piaga cronica che si incancrenisce sempre più. La violenza quotidiana nell'area è sotto gli occhi di tutti, qualsiasi sia l'opinione che abbiamo in proposito.
Partiamo da un dato di fatto storico che viene anche presentato nel Libro Bianco: il nome dell'intera area che va dal Giordano fino al Mediterraneo (che confina con il territorio del Sinai, la Giordania, la Siria ed il Libano) è e non può essere che Palestina. Questo è il suo nome da millenni. Il nome deriva dai suoi antichi abitanti: i Filistei, da cui “terra dei Filistei” o “Paese dei Filistei” (espressione biblica che troviamo in Esodo 13:17, ma anche in altri versetti di diversi libri della Bibbia ebraica, quella che per i cristiano è comunemente nota come Antico Testamento). Vero è che tanti altri nomi biblici ha quella terra (considerata santa da ebrei, cristiani, musulmani e bahà'ì), ma l'unico che tutt'ora è in uso e che può accomunare tutti, laici e credenti (e tra i credenti quelli delle varie fedi) è proprio il nome “Palestina”, nome che continuò ad essere usato fino alla fine del mandato britannico. Dalla nascita dello Stato di Israele quel nome fu usato solo dai suoi abitanti arabi, ma ciò che oggi comunemente indica solo una parte di quella terra ed una parte dei suoi abitanti fino al 1948 indicava l'intero territorio e visto che la geografia del territorio non può essere cambiata dalla politica bene sarebbe tornare a chiamare con il suo nome l'intera Palestina storica.
Torniamo mentalmente al periodo in cui il nome “Palestina” era usato da tutte le parti in causa. Possiamo trovare tale nome in tutti i documenti che riportano i tanti progetti ed accordi dell'epoca. I due principali gruppi nazionali presenti in Palestina sono quello arabo e quello ebraico (che al suo interno è formato da sottogruppi etnici provenienti da tutti i continenti). Entrambi hanno eguale diritto sull'intero territorio della Palestina. Per un ebreo credente l'intera Palestina storica è Eretz Israel, così come un arabo di Palestina, che sia cittadino israeliano o meno, considererà sempre tutta la Palestina storica come un unico territorio.
È di moda in diversi ambienti, ormai, contestare le origini dello Stato israeliano e qualcuno che propone uno Stato unico per tutti gli abitanti della Palestina storica lo fa in questa chiave antisionista. Molto dipende, quindi, ai fini di una pace giusta, da che Stato unico si propone. Ritengo, infatti, che solo una soluzione federale che garantisca un uguale trattamento per tutti e garantisca le libertà individuali possa salvare Israele da un destino che altrimenti è di conflitto continuo o di morte definitiva del sogno sionista.
Analizziamo un po' l'origine di Israele. Il sionismo ottocentesco di Theodore Hertzl era teso a fondare uno Stato ebraico, che fosse rifugio sicuro per gli ebrei di tutto il mondo. L'idea nasce da quella che all'epoca era nota come la “questione ebraica”, che purtroppo ritengo sia ancora attuale pur se ha preso nuove forme. Gli ebrei per millenni sono stati perseguitati o perlomeno, quando andava bene, tollerati. La persecuzione nazista non è che l'ultima (di certo con metodicità e criteri industriali assenti in precedenza) di una lunga serie. Quando il sionismo si chiese dove fondare lo Stato ebraico le proposte furono diverse: Cipro, Argentina, Uganda, Al Jabal al Akhdar (territorio della Cirenaica, adesso municipalità libica), Sinai e Palestina. Si scelse poi quest'ultima, ma il sionismo ottocentesco era movimento esclusivamente laico e, quindi, la scelta non era obbligata.
Analizziamo un po' ora il legame tra arabi ed ebrei. Gli israeliti derivano il loro nome da Israele, ovvero da Giacobbe, figlio di Isacco, fratello di Ismaele, dal quale si ritiene che derivino gli arabi. In altre parole entrambi rivendicano di discendere da Abramo, padre di Isamele e di Isacco. In diverse occasioni nella storia gli ebrei perseguitati trovarono rifugio nei territori dei loro “cugini” arabi, prima e dopo l'avvento dell'Islam. Diverse volte gli ebrei fecero prosperare ed aiutarono a difendere militarmente i territori arabi in cui vissero. Vediamo, ad esempio, la storia dell'area della Wadi al-Qura (Valle dei Villaggi, nella penisola araba, che prende il nome proprio per la presenza dei villaggi ebraici), dalla quale poi, però, gli ebrei vennero espulsi dal secondo califfo dietro pagamento di un indennizzo. Periodo storico di buoni rapporti tra arabi ed ebrei fu di certo quello in cui gli uni e gli altri vennero espulsi dall'Andalusia da parte dei cristiani e trovarono rifugio presso i territori arabi ed islamici.
Tornando ad un epoca a noi più recente possiamo vedere che già prima della nascita di Israele ci fu chi propose uno Stato indipendente federale palestinese. Questa fu la posizione britannica per tutto il periodo della seconda guerra mondiale, posizione che fu messa per iscritto nella Carta Bianca MacDonald, documento che fu giustamente visto come ostile verso gli ebrei perché in esso erano previste forti limitazioni all'immigrazione ebraica, mentre il popolo ebraico in Europa veniva sterminato. Anche dopo la guerra i britannici mantennero la stessa idea, che fu espressa dal programma di Lord Morrison. L'idea britannica, infatti, era di creare uno Stato federale palestinese fantoccio per mantenere il controllo nell'area ad in particolare per controllare lo stretto di Suez. Nel frattempo i sionisti (anche, all'epoca, attraverso atti di aperto terrorismo) si organizzavano per creare lo Stato d'Israele.
Ma quali furono le iniziali proposte sioniste sulla Palestina? Non mancarono neppure da parte sionista proposte che evocavano uno Stato binazionale. Il XII congresso sionista, tenutosi nel 1921, adottò il concetto di una presenza ebraica in Palestina alleata con gli arabi palestinesi per la sicurezza degli ebrei. Lo Stato che si voleva fondare avrebbe dovuto di conseguenza garantire ciascun individuo dei due popoli.
L'idea di voler dividere la Palestina in due Stati ha dimostrato ampiamente di essere fallimentare. Analizziamo meglio tale idea studiando il territorio. La Cisgiordania è un’area montuosa che ha monti fino ai 1000 metri. Il centro vitale di Israele è ai piedi di quest'area montuosa. Qui vive gran parte della popolazione israeliana. Qui lavora la gran parte delle sue industrie. Se la Cisgiordania e Gaza divenissero Stato arabo armato indipendente sarebbe una seria minaccia per Israele. L’intera Palestina storica non è grande abbastanza per due Stati indipendenti, senza contare il milione di arabi cittadini israeliani e le centinaia di migliaia di coloni israeliani in Cisgiordania. Con la nascita di uno Stato arabo in Palestina accanto allo Stato d'Israele molti ebrei sostengono che dovrebbe essere tolta agli arabo-israeliani la cittadinanza per essere trasferiti al nuovo Stato. Come potremmo realizzare ciò? In ogni caso qualsiasi proposta in tal senso è semplicemente l'applicazione dell'idea della pulizia etnica e non potrebbe che portare a nuove violenze. A queste considerazioni concrete e laiche, poi si aggiungono quelle ideali e religiose di chi vede nella Cisgiordania la Samaria e la Giudea, ovvero il cuore della nazione ebraica. La questione, quindi, non è come dividere una terra che le due parti in causa ognuna per sé rivendica per intero, bensì come unirla!
Come unire realtà così diverse, attualmente contrapposte, se non attraverso una soluzione di tipo federale? Le velleità indipendentiste non dovrebbero fare più parte ragionevolmente del dibattito politico in nessuna parte del mondo ed a maggior ragione in quell'area e ciò dovrebbe valere sia per lo Stato arabo di Palestina che non è mai nato sia per quello israeliano nato nel 1948. Come vivrebbe Israele senza i suoi rapporti commerciali con l'Unione Europea? Come senza la solida alleanza con gli USA? Come senza i buoni rapporti con l'Egitto ed il Marocco? Come vivrebbero gli arabi di Palestina se fosse chiuso definitivamente il confine con Israele? Se i lavoratori non potessero andare più a lavorare nelle aziende israeliane? Se la Giordania chiudesse pure il suo confine? Al concetto di indipendenza sostituiamo, quindi, quello di interdipendenza. Ben vengano quindi proposte arabe volte a soluzioni federali per la questione palestinese, ma il federalismo a cui come europei dobbiamo tendere è quello che trasformi l'Unione Europea negli Stati Uniti d'Europa con Israele che ne faccia parte, per i legami culturali, politici ed economici esistenti tra lo Stato ebraico e l'Europa. L'intera Palestina storica con tutti i suoi attuali abitanti potrebbe così entrare nell'Unione Europea finendo l'assurda discriminazione esistente tra palestinesi senza Stato e cittadini israeliani (a loro volta discriminati se di etnia araba). Tale nuovo Stato potrebbe così far parte sia dell'Unione Europea che della Lega Araba.
Passiamo ad una delle questioni più controverse: quella dei profughi palestinesi. Si tratta di palestinesi arabi e dei loro discendenti che, già a partire dal 1948, andarono via dalle loro case a causa della nascita dello Stato d'Israele e, nella maggioranza dei casi, non acquisirono la cittadinanza degli Stati che li accolsero. La nuova realtà statale federale dovrebbe porsi il problema anche di risolvere la questione dei profughi. La soluzione a due Stati non sarebbe mai in grado di rispondere adeguatamente alla questione dei profughi, mentre la soluzione federale, specie in un contesto di ingresso in organismi internazionali quali l'Unione Europea e la Lega Araba, necessariamente chiuderebbe una volta per tutte anche tale questione.
Un altra questione parimenti controversa è quella della “legge del ritorno”, legge che permette agli ebrei di tutto il mondo di andare in Israele acquisendone immediatamente la cittadinanza. Tale legge è ciò che più di ogni altra cosa rende sionista lo Stato ebraico ed è anche indubitabilmente tra le cause del conflitto, al di là del fatto che un territorio così piccolo non potrebbe mai accogliere tutti gli ebrei del mondo. La soluzione federale, in un ottica di ingresso nell'Unione Europea e nella Lega Araba porrebbe la questione di certo in altri termini. L'UE potrebbe decidere di adottare una “legge del ritorno” come normativa europea accanto alla risoluzione definitiva del problema dei profughi palestinesi e tutto ciò potrebbe essere visto anche come il giusto risarcimento per i danni causati dal colonialismo europeo nei confronti della Palestina.
Il nome dello Stato federale che nascerebbe nella Palestina storica è nel documento gheddafiano Isratina, nome per lo meno bizzarro, nato dall'unione dei nomi Israele e Palestina. Mi pare chiaro che un nome simile non accontenterebbe nessuna delle due parti ed adottarlo sarebbe soltanto una vittoria di Gheddafi. Lascerei che il nome possa essere ufficialmente sia Palestina che Eretz Israel. La nostra provincia autonoma di Bolzano può essere un felice esempio in tal senso, essendo scritti nella nostra costituzione reppubblicana tutti e due i suoi nomi: Alto Adige/Südtirol.
martedì 15 giugno 2010
Compagni neoazionisti, entriamo nel PD?
Riguardo il Nuovo Partito d'Azione il mio suggerimento di ex suo iscritto e tutt'ora simpatizzante è che prenda il meglio del movimentismo ed il meglio di una organizzazione partitica. Per prima cosa, ad esempio, sarebbe interessante un'organizzazione più a temi piuttosto che più basata sul territorio. Una volta individuate le proposte politiche centrali entrare nel PD creando circoli online tematici che siano dichiaratamente neoazionisti (esempio: circolo neoazionista del PD per la tassa patrimoniale, circolo neoazionista del PD per il taglio delle indennità ai politici) e che si occupino ognuno prioritariamente di una proposta politica neoazionista studiando come proporre i disegni di legge, come fare opera di diffusione dell'informazione su tali temi dentro e fuori il PD. Ciò non potrebbe attrarre altri democratici, già iscritti al PD o esterni ad esso che probabilmente non avevano alcuna voglia di entrarci? Tutto ciò potrebbe essere fatto cercando di coinvolgere quelli che nel PD sono i più propensi ad ipotesi di cambiamento interno del partito e di cambiamento dell'intera Italia, ovvero i mariniani, che già sono riusciti a portare (anche se in misura ancora insufficiente) nuova linfa a tale partito. La strada della riunificazione della sinistra fuori e pure contro il PD era necessaria al momento delle elezioni scorse, adesso quella strada è morta e sepolta e nessun Vendola riuscirà mai a risuscitarla. Adesso è epoca di entrare, smontare pezzo per pezzo e rimontare il PD. Se la sinistra ed i laici dell'opposizione perdono questo treno, a mio modesto parere, le destre più becere continueranno a spadroneggiare per altri decenni in Italia.
domenica 13 giugno 2010
Religione liberale
Tornando a Gobetti, la rivoluzione liberale di cui scriveva avrebbe dovuto essere liberale ed illuminista come quella inglese, quella francese e quella americana, ma anche proletaria come quella sovietica! La conseguenza della lotta liberale non è necessariamente il capitalismo, ma è di certo anche la libertà in campo economico e le due cose non sono affatto sinonimi, come ben ci spiega il padre di tutti gli antifascisti liberali che è Croce. Lo Stato può permettersi di fare il controllore quando c'è una religione di fondo che anima le classi dirigenti, la stessa religione che animava la destra storica che aveva come punto fermo il pareggio del bilancio, la stessa religione mazziniana, la religione della libertà crociana. Non vi è più né Stato liberale né stato di alcun tipo senza questo spirito religioso!
Sia il diritto alla riservatezza che il “conoscere per deliberare” sono «di stampo tipicamente "liberale"» ed entrambi sono stati recepiti nella nostra Costituzione rispettivamente agli articoli 15 e 21. I due articoli non possono essere messi in contraddizione l'uno con l'altro, come impunemente fanno quelli che sono al potere oggi!
Non basta privatizzare, tra l'altro, per fare in modo che ci sia concorrenza! Se le aziende pubbliche passano dalla mano dei partiti a quella dei padroni del vapore si finisce per “privatizzare gli utili socializzando le perdite” e tutto ciò con la libera concorrenza privata non ha nulla a che spartire!
Credo sia valido per ogni epoca storica, ma a maggior ragione lo è oggi: non esistono liberali che non si pongano l'obiettivo della giustizia sociale! Nel 2010 quale socialismo può non essere anche liberale? Mi pare quindi ovvio che un programma politico liberalgobettiano vada proposto prioritariamente agli elettori di sinistra. I liberali, a mio modesto avviso, lì dovrebbero agire! Gobetti a sinistra agiva da democratico che guardava di buon occhio il movimento operaio e la sua classe dirigente bolscevica italiana!
giovedì 10 giugno 2010
Perché viene condannata sempre e soltanto Israele?
È immaginabile uno Stato degli USA che si contraddistingua per essere lo Stato di una particolare etnia? In tale sistema federale anche un'eventuale Palestina araba (ed anche socialmente islamica) e liberaldemocratica potrebbe benissimo entrare. Credo che la maggior parte degli arabi ambirebbe ad entrare in una tale realtà. Ho lavorato in Libia per due mesi. Ho frequentato araboisraeliani (uno studente mi ha ospitato anche in quella che era la sua residenza in Italia), palestinesi della diaspora e loro discendenti e penso che l'imbarbarimento degli ultimi decenni non ha ancora intaccato la volontà di pace della maggioranza dei palestinesi. Quale pace è possibile al di fuori di un serio intervento occidentale che bonifichi Europa ed Israele e ridia speranza a tutti i liberali? L'occupazione dei territori arabi della Palestina storica ormai è divenuta normale, purtroppo, e non è stata inventata dagli israeliani. Cisgiordania e Gaza erano occupati rispettivamente da Giordania ed Egitto prima della guerra del 1967 e non c'era tutta questa indignazione internazionale. Chi ha vissuto o studiato quegli anni e poi il settembre nero sa bene che il trattamento che riservavano i fratelli arabi ai palestinesi era molto peggiore di tutto il periodo dell'occupazione israeliana.
I soldati israeliani nel bliz contro la Mavi Marmara hanno sparato mirando alla testa dei prigionieri? Io non credo, e, comunque, avevano modo di comportarsi altrimenti da come si sono comportati in quella situazione? Di certo chi li comandava non doveva fare in modo che si trovassero in quella situazione!
Tutti i riflettori sono sempre e quasi esclusivamente puntati su Israele e qualsiasi cosa faccia Israele viene prima o poi condannato ed anche pregiudizialmente dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu, dalla Lega Araba, dal Vaticano, da molti politici europei, da quasi tutte le ONG riconosciute o non riconosciute all'ONU, da catene produttive e commerciali svedesi o italiane, da fanatici sparsi per il mondo e così via. Perché la stessa attenzione non c'è né per il trattamento che gli arabi palestinesi riservano anche ai loro stessi connazionali né per nessuna altra realtà geopolitica?
domenica 6 giugno 2010
Compagni radicali, entriamo nel PD?
sabato 5 giugno 2010
Tagliamo la spesa pubblica!
"Non aumenteremo dunque la pressione fiscale.
Anzi ci sforzeremo di ridurla.
Fermo l’obiettivo di contrasto e di recupero
dell’evasione fiscale.
Il nostro impegno sarà all’opposto sul lato della spesa pubblica,
che ridurremo nella sua parte eccessiva, non di garanzia
sociale, e perciò comprimibile.
A partire dal costo della politica e dell’apparato burocratico
(ad esempio delle Province inutili)."
Ci sono province utili? Quali? Perché? A proposito di programma elettorale del PdL segnalo anche la seguente interessante pagina web che afferma che il PdL, dopo le elezioni ha truccato il suo programma!
http://masaghepensu.splinder.com/post/22134267/sorpresa-il-pdl-trucca-i-vecchi-programmi-elettorali-online--ma-non-troppa
Il programma elettorale del PD nelle elezioni politiche del 2008 è questo qui:
http://www.partitodemocratico.it/gw/producer/dettaglio.aspx?id_doc=45315
L'unica abolizione delle province di cui si parla è la "Eliminazione delle Province là dove si costituiscono le Città Metropolitane". Beh, sinceramente mi pare ben poca roba!
A votare vanno sempre meno persone. Gli astenuti sono una massa elettorale potenziale di cui prima o poi qualcuno si accorgerà e userà. Come verrà usata nessuno al momento attuale può dirlo. Sarà un dittatore? Sarà un partito democratico (ovviamente non mi riferisco qui al PD)? Chi può dirlo? Di certo si può dire che il nostro sistema democratico non è, al di là del giudizio sulla bontà o meno della democrazia. In un sistema in cui il padrone dei mezzi di comunicazione di massa è capo del governo, ha grandi interessi nell'edilizia, nell'editoria, nel cinema, nella finanza, nel calcio ed in chissà quanti e quali altri settori, che democrazia c'è? In un sistema elettorale dove a decidere chi entra in parlamento sono poche decine di persone con le liste bloccate (mancando le preferenze) che democrazia è?
Riguardo le riforme economiche strutturali penso che lo Stato dovrebbe dare solo le pensioni sociali, di vecchiaia e di invalidità. Lasciando il resto alla libera (quindi non più obbligatoria) previdenza privata ed introducendo anche serie ed universali misure di protezione sociale per chi veramente non riesce a trovare mezzi di sopravvivenza. Andrebbero fatti anche tagli alla sanità, insieme ad una seria razionalizzazione del settore. La nostra sanità non è molto più costosa di quella degli altri Paesi, ma gli sprechi sono troppi e spesso scandalosi. La spesa pubblica andrebbe complessivamente tagliata e contenuta. Molti dipendenti pubblici dovrebbero semplicemente essere licenziati! Riguardo i costi della politica li renderei quasi pari a zero! Tagliamo i soldi ai politici e diamo loro dei rimborsi per le loro spese documentate, con l'obbligo di rendere pubblici (sul web) i loro conti. Gli sprechi ci sarebbero comunque, ma di certo ci sarebbe anche maggiore controllo democratico.
venerdì 4 giugno 2010
La politica delle illusioni
Berlusconi piace perché fa credere che "mangia e fa mangiare", ma con la sua politica fa solo i suoi interessi, spogliando l'Italia degli onesti che lavorano e non hanno i suoi privilegi. I politicanti sono tutti uguali, però i politici non sono tutti politicanti! Berlusconi non piace a due terzi di italiani, ma questo non significa nulla. Egli fa politica con i suoi soldi e con la creazione di illusioni. La Lega Nord è tutt'altra roba, molto più pericolosa. Berlusconi non ci sarà più, la Lega Nord resterà, purtroppo.
giovedì 3 giugno 2010
Risaniamo e rilanciamo l'economia nella giustizia sociale
mercoledì 2 giugno 2010
Il 2 giugno di Radicali Italiani e PDM
“La questura di Roma ci ha comunicato che il Ministero della Difesa dopo averci chiesto di non deporre la corona di alloro al Milite Ignoto alle ore 11 come avremmo voluto ma alle 13, avrebbe infine voluto che ciò avvenisse alle ore 15,15. E questo lo sapevamo tant’è che stamane abbiamo comunicato che di ignoto c’è già il milite e non c’era bisogno che lo fosse anche la manifestazione. Contemporaneamente ci è vietato di esporre in Piazza Venezia dalle 13 alle 14 uno striscione recante la scritta 'per e con le vittime del dovere, del servizio e dello Stato' e 10 bandiere della Repubblica italiana abbrunata. Confermiamo che domani alle 13 saremo, con chi lo vorrà, in Piazza Venezia. Vogliamo solo esporre il nostro striscione e le nostre bandiere per e con le vittime del dovere, del servizio, dello Stato e per la legalità, lo stato di diritto, la democrazia.”
sabato 29 maggio 2010
Contro ogni idolatria
martedì 25 maggio 2010
Abolire la miseria
domenica 23 maggio 2010
Ama e fa' ciò che vuoi
sabato 22 maggio 2010
Don Primo Mazzolari
«Se la gente ci vedesse guadagnare il pane come loro e un po’ più onestamente di loro, la religione si farebbe strada senza molte prediche e molte organizzazioni».
Don Primo Mazzolari fu un profeta del secolo scorso, un partigiano, un prete cattolico che se fosse stato ascoltato, invece che osteggiato dai suoi superiori, oggi la chiesa non sarebbe così sfasciata poiché la gerarchia continua ancora oggi ad essere legata ai potenti piuttosto che ai diseredati ed alla chiesa tutta, fatta di poveracci come me che ancora sperano di incontrare preti come Mazzolari piuttosto che come Ratzinger, che mi fa sempre più pena e per il quale prego affinché riesca finalmente a sentire ciò che lo Spirito Santo cerca di infondergli.
giovedì 20 maggio 2010
Papa senza fede
mercoledì 19 maggio 2010
Fedi e violenza
Gli ebrei sono anche rappresentazione di tutta l'umanità. In quanto ebrei, quindi, non possono essere giudicati facendo di tutta l'erba un fascio, altrimenti potremmo solo aumentare la sofferenza e non solo la sofferenza di quella martoriata terra che è santa per miliardi di persone di diverse fedi.
domenica 16 maggio 2010
Nucleare? No, grazie... ma...
venerdì 14 maggio 2010
Cattolicesimo dissenziente e scisma sommerso
Il cristianesimo tutto è una catastrofe! Non credo che il dissenso cattolico sia inefficace, però, poiché allo scisma sommerso partecipano praticamente tutti i cattolici, ma ancora non se ne rendono conto. Che i preti si sposino o meno, credo, sinceramente, che siano letteralmente cazzi loro. Che facciano sesso con persone dello stesso o dell'altro sesso sono pure, ovviamente, cazzi loro. Che la gerarchia cattolica sia una setta omofoba è problema purtroppo di tutti, poiché discriminano dentro la chiesa gli omosessuali (non quelli che si fanno preti, però!) e fanno opera politica per discriminare anche all'esterno della chiesa e purtroppo ci riescono pure.
Ciò che rende cattolico qualcuno non è se fa sesso o meno prima del matrimonio. Praticamente tutti, dissenzienti o sedicenti obbedienti al Vaticano, fanno sesso prima del matrimonio! Allo stesso modo non è abortire (che comunque è una tragedia in sé) che rende una donna fuori dal cattolicesimo! Chiunque pensi qualcosa del genere è egli al di fuori del cattolicesimo. Gesù ed i padri della chiesa parlavano di farsi le seghe o non farsele? Sono tutte cose che il potere ha inventato ed usato, insieme con la confessione auricolare, per rendere il popolo schiavo, a mio modesto avviso. Il Vangelo è altro, il Vangelo è contro il potere. Tanto è vero che il potere (quello ecclesiastico e quello politico in collaborazione) ha crocifisso un falegname predicatore rabbino e guaritore ebreo facendone poi una divinità, invece che seguire il suo divino messaggio. La gerarchia della chiesa cattolica è potente ed il cattolicesimo dissenziente vuole proprio, invece, sganciare la chiesa dal potere.
giovedì 13 maggio 2010
La collaborazione del PD con Lombardo
martedì 11 maggio 2010
Emilio Fede e l'ordine dei giornalisti che non lo radia
domenica 9 maggio 2010
Liberiamo l'economia
Con piacere pubblico il seguente articolo di Silvano Borruso, che ringrazio per avermi fatto conoscere meglio, attraverso i suoi scritti, gli studi economici di Henry George e Silvio Gesell.
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DOMANDE CHE NESSUNO FA
(e risposte che nessuno da)
Il CorrierEconomia del 12 aprile 2010 apre con un articolo di Sergio Rizzo e quattro di Isidoro Trovato. Vertono tutti sulle stesse questioni angosciose:
- Il ritardo nei pagamenti, tanto da parte di imprese private quanto pubbliche, dei loro fornitori, le cui operazioni vengono strangolate, quando non uccise, da codesta pratica.
- La mancanza cronica di liquidità, alla quale segue l’indebitamento obbligato in banca: “C’è meno liquidità e dobbiamo indebitarci” lamenta Mauro Baruzzi dell’impresa familiare omonima.
- L’effetto danneggiante inversamente proporzionale alle dimensioni di una impresa: quanto più piccola e puntuale nell’assolvere i suoi impegni, tanto più colpita ne viene dallo Stato, delle banche e delle grandi imprese private.
- Nemo custodit ipsos custodes: Le tasse e imposte colpiscono senza remore e senza pietà, la delinquenza degli enti pubblici nell’assolvere i loro obblighi rimane impunita: “Il patto di stabilità era stato creato per evitare ai comuni di sforare il proprio budget. Ma il risultato è che, verso fine anno, quando si accorgono di aver raggiunto il limite massimo di spesa, i comuni e tutti gli altri enti locali sospendono i pagamenti di tutte le fatture e li rimandano all’anno successivo. Questo perché così vengono contabilizzati nel bilancio dell’esercizio successivo”. Così Antonella Gabriellini di Toscana Costruzioni.
Trovato quasi butta la spugna: “Fare in modo che le imprese riscuotano almeno una parte dei loro crediti potrebbe rappresentare una via di uscita… Ma come riuscirci senza squilibrare ulteriormente i conti pubblici, non è ancora chiaro”.
E non lo sarà mai, mi si permetta di aggiungere, perché l'economia nella quale ci dibattiamo non è naturale. Ne sono un sintomo i rimedi proposti.
Cominciamo da Rizzo: “Non rispettate i tempi? Scatti la multa”, tuona il titolo. E’ la stessa politica che sguinzaglia i vigili urbani a multare chi parcheggia dove può senza che il municipio pensi alla soluzione razionale: costruire parcheggi sotto ad ogni strada, così da avere circolazione sopra e parcheggio sotto. “Ma non ci sono fondi!” esclama chi ha imparato economia dagli scagnozzi dell’usura. Vi ritorneremo. Poi diventa poetico: “I cittadini evadono le tasse perchè sono troppo alte e le tasse sono troppo alte perchè i cittadini le evadono”. Bello, come la storia dell’ex-capitano della Royal Navy ritirato a Zanzibar, che sparava un colpo di spingarda puntualmente a mezzogiorno. Quando un ospite gli chiese come facesse ad avere il tempo esatto, “Ah, quando mi reco in città per approvvigionarmi sempre passo dall’orologiaio locale, che ha un cronometro pienamente affidabile”. L’ospite si reca a Zanzibar città e va dall’orologiaio. “So che avete un cronometro che marca il tempo con esattezza. Come fate? “Ah, c’è un ex-capitano della Royal Navy che dall’altro lato dell’isola spara un colpo esattamente a mezzogiorno…” Circolo vizioso che gode di credito grazie all’assenza della logica dalla “squola” italiana.
Continuiamo con Cesare Fumagalli, segretario generale di Confartigianato: “Abbiamo bisogno di norme severe contro i cattivi pagatori che mettono in ginocchio le piccole imprese… strette in una morsa di oneri finanziari, costi amministrativi per disincagliare i crediti in sofferenza, perdite di tempo, oneri legali per ottenere la riscossione del credito agendo per via giudiziaria”.
Che non serve, finisce Rizzo, giacché “rivolgersi al giudice civile è semplicemente inutile, per non dire controproducente: le cause in Italia durano decenni, e una piccola impresa che cita in giudizio una grande impresa difficilmente avrà altre commesse. Questa è la giungla italiana, dove la regola della lealtà ha lasciato il posto alla legge del più forte. Per quanto si può ancora andare così prima che il sistema collassi?”
Le soluzioni proposte sono tutte violente: norme severe, sanzioni, multe, insomma la giungla. Però nessuno fa le domande, radicali nel senso etimologico del termine, che andrebbero fatte per trovare l’uscita dal labirinto.
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sabato 8 maggio 2010
Entriamo, smontiamo e rimontiamo il PD!
Compagni ed amici socialisti, socialdemocratici, liberalsocialisti, neoazionisti, della sinistra liberale, radicali, repubblicani, verdi, entriamo nel PD ed organizziamo dei circoli territoriali ed online (previsti dallo statuto di tale partito) dichiaratamente laici, neoazionisti, repubblicani, liberali, socialisti, liberalsocialisti, radicali, socialdemocratici, verdi, libertari, geolibertari. Entriamo nel PD e smontiamolo per rimontarlo di nuovo su punti programmatici chiari, rafforzando così anche coloro che già dentro il PD (Ignazio Marino, Cristiana Alicata, Ivan Scarfarotto ed altri) operano per cambiarlo e per cambiare poi l'Italia. Proviamoci insieme, come partigiani che magari vanno separati, ma per colpire uniti (per usare un vecchio motto). Compagni, amici, che alternativa proponete?
Sugli ex comunisti in quanto tali è inutile pronunciarsi, poiché di comunisti l'Italia (come il mondo) ne ha visti di più diversi e così pure di ex comunisti. Di certo preferisco comunisti come Gramsci e Terracini (ma dove sono?) a tutti quelli che sono venuti dopo di loro. Ora preferisco Bersani a quasi tutti quelli alla sua sinistra, che ancora non hanno compreso almeno l'idea che debbano presentarsi uniti per non scomparire non solo dal parlamento, ma pure dalla storia italiana. Questo mi pare essere con i piedi per terra.
venerdì 7 maggio 2010
Linux educativo
Le più recenti distribuzioni Linux per bambini non le ho ancora provate. Mandriva comunque, secondo me, anche se non specifica per bambini, è perfetta per scopi educativi, poiché contiene già nel suo DVD un bel po' di software educativo e quello che non c'è già, ovviamente, si può facilmente, liberamente e gratuitamente scaricare dal web. Preferisco però ormai una bella Debian dove installo tutto ciò che mi serve.
Per netbbok come quello dal quale gestisco il blog consiglio Easy Peasy, basata su Ubuntu, a sua volta basato su Debian. Alla seguente pagina web vi è un bell'elenco di software libero educativo per bambini in età prescolare e scolare ed anche per studenti più grandi:
http://www.tuxmind.org/2008/04/14/programmi-educativi-su-linux
giovedì 6 maggio 2010
Uniamo l'opposizione
mercoledì 5 maggio 2010
Organizzazione Mondiale delle Democrazie e della Democrazia
martedì 4 maggio 2010
Eurosionismo
domenica 2 maggio 2010
Il Partito Democratico
sabato 1 maggio 2010
Capitale corrotta, nazione infetta!
L'Italia è alla deriva e non è una metafora buttata lì tanto per lamentarsi. Gli italiani erano popolo di emigranti prima e dopo di avere provato tragicamente ad essere popolo autarchico. Adesso, invece, sempre più siamo popolo razzista con al governo dei nazistoidi!
venerdì 30 aprile 2010
Un nuovo sionismo israeliano ed europeo
I miei ultimissimi studi politici e politico economici georgisti e geselliani mi portano, però, a diffidare di soluzioni come quella monostatale in Palestina, se di Stato Unico sganciato dal resto del mondo si tratta. Non è, comunque, ipotesi in campo e mi pare che ora si stia allontanando sempre più pure come ipotesi di scuola. Israele non crede alla volontà di pace degli arabi di Cisgiordania e nessuno crede alla volontà di pace di Hamas, che ormai ha intrapreso una sua sciagurata strada. L'unità dei palestinesi non israeliani è ormai solo un ricordo di un desiderio. Nessun futuro Stato di Palestina potrà mai essere indipendente, questa è la verità, sia che tale Stato sia un minuscolo Stato di non ebrei nella Cisgiordania (e forse nella striscia di Gaza), sia che sia lo Stato indipendente che unisca tutti gli abitanti della Palestina storica. Israele è oggi tutt'altro che indipendente, dipende dagli USA e pure economicamente dai suoi rapporti con i Paesi europei. Dipende dai suoi accordi (espliciti e taciti) con i paesi confinanti e non confinanti. Non si può più parlare di indipendenza, ma di interdipendenza ed in ogni caso snaturare uno Stato esistente per crearne un altro non mi pare una buona alchimia. Far entrare Israele nell'Unione Europea, invece, credo che potrebbe innescare reazioni positive anche e forse principalmente per gli arabi della Palestina non israeliana, anche visto l'attuale rapporto privilegiato di uno Stato arabo ed islamico come il Marocco con l'UE.
Il sionismo rischia oggi di divenire solo la retorica dietro la quale i politici israeliani si mascherano per qualsiasi loro propaganda ed azione. Il mio amore per Israele non mi rende cieco al punto di non vedere che tale Stato oggi si avvia verso la sua morte e morirà comunque, qualsiasi soluzione vincerà in quella terra martoriata, se non si comprenderà che l'appartenenza ebraica non può e non deve essere posta come fondamento della cittadinanza. Il neosionismo che io auspico, infatti, deve essere il sionismo degli israeliani (di ogni etnia e appartenenza di fede) e degli europei di oggi.
giovedì 29 aprile 2010
Amore
lunedì 26 aprile 2010
Politica drogata
domenica 25 aprile 2010
Festa della Liberazione e neoazionisti
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QUESTO INCREDIBILE ED INCORAGGIANTE 25 APRILE 2010
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Quest'anno la celebrazione del 25 aprile si svolge in concomitanza di fatti del tutto inediti e per certi aspetti anche paradossali. Succede, in poche parole, che le destre che governano il Paese si spaccano clamorosamente e drammaticamente proprio a ridosso del 25 aprile e proprio nel momento in cui esse sembrano invincibili ed invulnerabili dopo la loro quasi vittoria alle elezioni regionali.
Succede che questa spaccatura dagli esiti imprevedibili si consuma proprio quando sembra che il fasciopiduismo sembra essere sul punto di spiccare l'ultimo assalto e di uccidere definitivamente la democrazia nel nostro Paese con le pseudo riforme reazionarie a cui si prestano finanche elementi dell'opposizione, con le leggi liberticide sulle intercettazioni telefoniche, con le leggi punitive contro i magistrati, con i progetti di un federalismo pre-secessionista che separerebbe de facto Nord e Sud, con una serie infinita di atti odiosi e barbarici come quello di umiliare i bambini poveri delle mense scolastiche o di manifestare pubblicamente contro la sepoltura di una povera bambina morta non importa a quale religione la piccola morta sia stata assegnata nel brevissimo attimo della sua vita. Fino a pochi giorni fa sembrava che i vari volti del neofascismo presenti da sempre in questa maggioranza reazionaria (denuncio questo stato di cose da tanto tempo, sia a nome mio personale, sia a nome del Nuovo Partito d'Azione) si potessero scatenare a proprio piacimento sulla pelle non solo dell'opposizione, ma della democrazia e del Paese.
Alla fin fine, oggi come negli anni '20 e '30 del secolo scorso, il dato non cambia; il fascismo ha varie anime, esse sono tutte rappresentate in questa maggioranza di governo di destra estrema e tutte parlano lo stesso linguaggio, sempre il solito, il linguaggio di quello che Eco chiama il fascismo eterno; spietatezza, insensibilità ed irrisione nei confronti dei poveri e dei deboli, volgarità, violenza sociale e verbale (all'epoca mussoliniana anche fisica), generale disprezzo verso la cultura, la scienza, il progresso e la democrazia sia a livello teorico che pratico, legame indissolubile con gli altri poteri forti conservatori e reazionari (Chiesa e grande industria) in funzione antipopolare, intolleranza verso il dissenso e verso qualsiasi forma di critica, cesarismo straccione e macchiettistico e nella versione berlusconiana c'è anche l'oltraggio permanente contro chi combatte la mafia (l'ultimo esempio di cronaca è la velenosa critica del Cavaliere in nero a Roberto Saviano) e l'impunità verso la corruzione. Questo è e sarà sempre il fascismo.
A ridosso di questo 25 aprile 2010 succedono cose incredibili. La cosa più importante è che colui che è stato per tanto tempo il massimo rappresentante di una delle anime del neofascismo, anzi il rappresentante massimo della tradizione di diretta continuità col fascismo storico, colui che già si rese autore del passaggio dal neofascismo verso la non del tutto chiara e convincente categoria del postfascismo (mai comunque diventata antifascismo), prova amaramente sulla propria pelle il bastone fascista della denigrazione politica e personale e della intolleranza verso la dialettica interna delle opinioni; succede quindi che in età tutt'altro che tenera egli probabilmente abbia capito veramente, e forse per la prima volta nella sua vita, cosa sia il fascismo, che è esattamente ciò che sta subendo in questi giorni, seppure in dosi ancora minime. Meglio tardi che mai verrebbe da dire. Si arriva così all'assurdo che i suoi luogotenenti davanti all'intera Italia lancino accuse di squadrismo e di fascismo proprio verso coloro che erano stati fino all'altro giorno i propri sodali più stretti. Se questi fatti inediti e paradossali sono da prendere sul serio allora essi si caricano di significati straordinari anche per chi si appresta a celebrare la data del 25 aprile. Quando l'antifascismo sembra essere diventata purtroppo solo un'opera di testimonianza minoritaria e crepuscolare (anche per colpa di chi avrebbe dovuto rappresentarlo e difenderlo), quando il neofascismo nelle sue varie vesti si appresta a sbaragliare il campo della democrazia, delle opposizioni e dell'antifascismo, ecco che dal seno profondo del neofascismo nasce in extremis una imprevedibile coscienza della sua natura barbarica e quindi un atto di ribellione contro le proprie origini e radici (in ciò, prima ancora che nel reato di lesa maestà verso il Berlusconi, risiede l'accusa di "tradimento" rivolta a Fini ed al suo gruppo). Se non bastassero i film sulla guerra (che tra l'altro questa tv di regime non ci fa più vedere), se non bastassero le periodiche celebrazioni delle associazioni partigiane a dimostrare cosa è stato il fascismo, quanto è accaduto negli ultimi giorni nella politica italiana è forse la più potente arma di convincimento soprattutto per i giovani della necessità di combattere il fascismo nelle sue varie e nuove forme. Direi che questi recentissimi fatti costituiscono addirittura la dimostrazione matematica della attualità dell'antifascismo, un concetto non solo da riattualizzare ma da riscoprire profondamente e da rilanciare. Il 25 aprile quest'anno non poteva arrivare in un momento più propizio da questo punto di vista specifico. C'è un secondo motivo che ci riempie di soddisfazione come nuovi azionisti ed è costituito dal fatto, anch'esso dai forti significati simbolici e storici, che quest'anno finalmente, dopo più di sessant'anni anni di assenza, torna nelle sfilate del 25 aprile la bandiera azionista, torna la tradizione politica e culturale che ha contribuito più di altre alla Liberazione; torna a pieno titolo e con forza nella giornata milanese (quella senz'altro più significativa, senza nulla togliere alle altre città) del 25 aprile 2010. Non voglio dire che in tutti questi anni gli azionisti o gli ex-azionisti non ci siano stati, ci mancherebbe altro. Ci sono stati ed hanno tenuto vivi memoria e valori, ma quest'anno torniamo nelle celebrazioni del 25 aprile come soggetto politico organizzato, come espressione qui ed oggi della nuova casa politica degli azionisti, ci torniamo visibilmente con i nostri nuovi colori orange. Ci torniamo come partito del nuovo azionismo e questa è un'altra cosa, è un'altra importante e storica novità, una novità che non può non far piacere ad ogni vero democratico, a chi ha combattuto decenni fa il fascismo ed a chi lo vuol combattere oggi.
sabato 24 aprile 2010
Neosionismo
venerdì 23 aprile 2010
Questa volta meglio Berlusconi di Fini
giovedì 22 aprile 2010
Il Giorno della Terra e Google
martedì 20 aprile 2010
Divorzio breve
Condivido il punto di vista dei Radicali Italiani sul testo base presentato da Paniz. I Radicali, infatti, tramite l'avvocato Alessandro Gerardi (Tesoriere della Lega Italiana per il Divorzio Breve) e la Bernardini, hanno dichiarato che il testo base di Paniz "costituisce l'ennesimo compromesso al ribasso e discrimina fortemente chi non è religioso e chi non ha figli".
Hanno inoltre fatto la seguente dichiarazione:
"L'articolato, com'era prevedibile, strizza l'occhio alle pretese illiberali del clero cattolico non riconoscendo la possibilità alla coppia di chiedere e ottenere direttamente il divorzio, senza passare attraverso un preventivo quanto inutile periodo di separazione legale. Inoltre è discriminatorio laddove riduce il termine interlocutorio di separazione a un anno per chi non ha figli minori, mentre in caso contrario lo porta a due. È appena il caso di ricordare che in questa legislatura i radicali eletti nel gruppo del PD hanno presentato una proposta di legge davvero risolutiva con la quale viene stabilito un principio per noi irrinunciabile ossia che, in alternativa alla separazione, per la coppia in crisi irreversibile il divorzio deve poter essere possibile fin da subito.
La Commissione Giustizia, a maggioranza dei suoi membri, ha deciso, in modo alquanto discutibile, di non calendarizzare insieme agli altri quel nostro disegno di legge a prima firma Farina Coscioni. Ora pertanto non ci resta che tentare di migliorare, per quanto possibile, questo testo base presentato dal relatore Paniz, consapevoli del fatto che oramai i cittadini interessati al divorzio non accettano più il significato della separazione".
Fino a quando non comprenderemo che l'istituto giuridico del matrimonio va semplicemente e radicalmente abolito, mi pare giusto limitare i danni dovuti al fatto che l'istituto in questione esiste.
Qui di seguito riporto il testo base in questione.
PROPOSTA DI TESTO UNIFICATO DEL RELATORE
Art. 1.
1. Al secondo capoverso della lettera b) del numero 2) del comma 1 dell'articolo 3 della legge 1o dicembre 1970, n. 898, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modifiche:
a) al primo periodo le parole: «tre anni» sono sostituite dalle seguenti: «un anno»;
b) dopo il primo periodo è inserito il seguente: «in caso di presenza di figli minori, il termine di cui al periodo precedente è di due anni»
Art. 2.
1. All'articolo 191 del codice civile è aggiunto, in fine, il seguente comma:
«Nel caso di separazione personale, la comunione tra i coniugi si scioglie nel momento in cui, in sede di udienza presidenziale, il presidente autorizza i coniugi a vivere separati».
lunedì 19 aprile 2010
Rivoluzione geolibertaria!
domenica 18 aprile 2010
Aboliamo il matrimonio!
La Corte sembra non vedere la chiarezza e la semplicità dell'articolo 3 della nostra carta costituzionale. Quando smetteremo, comunque, di pensare che lo Stato debba occuparsi di questioni quali il matrimonio ed invece aboliamo tutte le leggi relative a tali legami d'amore? Piuttosto che intruppare anche gli attuali esclusi da questo privilegio bisogna semplicemente abolire il privilegio!
sabato 17 aprile 2010
Libero negazionismo in libero Stato
venerdì 16 aprile 2010
Per una sinistra geolibertaria
La sinistra non crede più alle ideologie e se ciò significasse più libero e laico pensiero bene. Temo però che abbiamo buttato il bambino con l'acqua sporca, non avendo più neppure visioni generali del mondo. Di Weltanschaung, invece, credo che abbiamo ancora bisogno.