venerdì 17 dicembre 2010

Il PD di Bersani

Ma perché tutti a sinistra vanno contro Bersani per un'ipotesi di alleanza con FLI? Ai tempi dei CLN non ci si alleò pure con i monarchici, che ebbero ben altre e ben più gravi responsabilità?!? Boh... Secondo me tutto questo andare contro Bersani fa il gioco dei potenti di oggi!
Tutta 'sta storia della rottamazione, poi, mi fa temere che i "giovani" vogliono solo qualche poltrona in più piuttosto che realmente rivoltare come un calzino questo PD che, ovviamente, così com'è non va, ma non è solo un rinnovamento generazionale ciò di cui ha bisogno per cambiare a tal punto da far cambiare di conseguenza l'intera opposizione o così poi l'intera Italia divenendo alternativa credibile al regime partitocratico clericalnazistoide attuale... Buone feste... ed intanto quelli la festa la fanno a noi!

domenica 7 novembre 2010

Quartana si candida alle primarie di coalizione

Ecco cosa scrive il segretario del Nuovo Partito d'Azione circa la sua candidatura alle primarie di coalizione del centrosinistra.
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Primi passi della campagna per la mia candidatura alle primarie
 
E’ passata solo una settimana dal mio annuncio di accettazione della candidatura per le Primarie nazionali del centrosinistra voluta da tanti miei compagni di Partito.
Comincio a registrare anche le prime reazioni di autorevoli esponenti del centrosinistra appartenenti a vari partiti ed a varie aree. Non sono né irrispettose e neppure irritate verso questa candidatura (almeno quelle che ho verificato di persona finora, poi vedremo). Direi piuttosto sorprese e abbastanza curiose di dove secondo loro vogliamo andare a parare, per dirla in termini molto franchi. Sembra che le Primarie si faranno. Quando non si sa, ma si faranno. I due principali competitori, Bersani e Vendola, lo hanno stabilito nel corso di una loro colazione di lavoro svoltasi in un famoso (e costoso) ristorante romano. Quindi è un dato certo. Uno dei pochissimi dati certi, perché dei due competitori, Bersani non ha ancora ufficializzato la sua candidatura. Il segretario nazionale del PD non ha nessun interesse ad accelerare la ‘road map’ verso le Primarie perché a casa sua, nel PD, ha già troppe gatte da pelare per quanto lo statuto del PD tuttora stabilisca che il candidato del PD alle Primarie di coalizione debba essere necessariamente il Segretario Nazionale.
In ogni caso, anche se non ancora ufficialmente annunciata, la candidatura del segretario nazionale del PD è ovviamente data già per scontata. Lo si considera già in partita. Quindi ad oggi, dopo il mio annuncio di candidatura, i partiti del centrosinistra hanno già schierato tre candidati; io sono per il momento l’unico outsider, l’outsider assoluto. In attesa di altri possibili candidati devo riferirmi quindi a Bersani ed a Vendola, di cui, a dire il vero, non riesco ancora a capire quali sono le loro piattaforme programmatiche. Si ha la sensazione (fastidiosissima) che si tenda a fare delle Primarie una sorta di nuovo gioco di società ovviamente tutto interno al sistema di potere consolidato a cui i mass media non sono estranei (come dovrebbe essere in una sana democrazia liberale di massa), tutto interno alla casta oligarchica del centrosinistra, dove tutto si “deve” giocare sulla forza degli apparati, sui favori dell’establishment massmediatico (ci sono notizie di ridislocazione del gruppo editoriale L’Espresso-La Repubblica a favore di Vendola abbandonando Bersani). Ci sono troppi segnali dei ‘poteri forti’, anche di quelli estranei al centrosinistra, che stanno decidendo su chi dei due, tra Bersani e Vendola, a loro conviene puntare con tutta l’enorme potenza dei loro mezzi. Forza, potere, visibilità massmediatica; ci sono tutti gli ingredienti di una grande sfida all’interno del centrosinistra. Già, c’è tutto, meno la cosa essenziale, quella che riguarda il destino di milioni di persone, quella che riguarda i motivi per cui la gente decide di soffrire e di lottare a favore di questa coalizione; i contenuti alias le piattaforme programmatiche. In questo gioco di società tra i vecchi sovrani e nuovi principi sembra che, come al solito, del popolo e dei programmi non gliene importi niente a nessuno. Certamente, vaghi propositi sono affiorati nei vari discorsi dei due leaders, ma sarà stata disattenzione da parte mia, non sono riuscito ancora a conoscere le loro piattaforme programmatiche. Saltando da un forum all’altro mi è anzi sembrato di non essere l’unico a non aver avuto ancora la possibilità di fare una comparazione tra i programmi dell’uno e dell’altro. Si compete per ora solo sui personalismi, su carismi veri o presunti dei leaders; questo è il gioco che si vuole imporre, a quanto pare.
A me ed a noi azionisti,ma anche a tanti uomini e donne di centrosinistra, questo gioco non piace e sostengo che la legittimazione si crea (anche) sulla base del confronto sui programmi e sulla credibilità in rapporto ai punti programmatici proposti. Da candidato outsider voglio dare subito una indicazione di come dovrebbe essere una campagna democratica e trasparente sulle Primarie; voglio annunciare già da oggi il mio programma. Nelle prossime ore pubblicherò in questa mia pagina personale su Facebook il programma della mia candidatura per le Primarie, la mia proposta affinché il centrosinistra possa battere Berlusconi alle prossime elezioni politiche nazionali (quando si faranno). Fatto questo, nei prossimi giorni continuerò su questa strada e man mano pubblicherò le schede dettagliate dei singoli punti programmatici della mia piattaforma (non saranno più di sette, mica possiamo ripetere il librone dei sogni di Prodi di 280 pagine del 2008).
Nello stesso momento chiamerò tutti voi, anche se siete iscritti ad altri partiti del centrosinistra o non siete iscritti ad alcun partito, a partecipare, sollecitando spunti e suggerimenti utili da parte vostra
e ovviamente tornerò con una nota sui motivi che hanno spinto prima i miei compagni a propormi di candidarmi e poi hanno convinto me ad accettare questa proposta ed a ufficializzare la candidatura. Una cosa è certa; cercherò sempre di informare i lettori su come procede la campagna. Credo che la “rivoluzione democratica” di noi azionisti cominci anche da queste piccole cose.

Pino A. Quartana

domenica 17 ottobre 2010

Il conflitto di interessi

Se la politica diventa lo scontro tra i tifosi di Berlusconi ed i tifosi di Travaglio, Grillo e Santoro allora diventa molto squallida, a mio modesto avviso. Parliamo del canone, che viene invocato da Santoro come titolo che gli abbonati dovrebbero usare per pretendere che Anno Zero vada in onda. Perché non abolirlo? Perché tre reti pubbliche nazionali? Perché tutte e tre vengono finanziate dal canone ma anche dalla raccolta pubblicitaria? Non è stato forse proprio il fatto che ce ne fossero tre di reti pubbliche nazionali e lottizzate dai partiti il pretesto per leggi che hanno il duopolio televisivo bloccando così la concorrenza nel settore? In ciò, da sinistra, non è da riconoscere che, almeno inizialmente, quella che era la Fininvest ed ora è Mediaset è stata un bene per il Paese, per il pluralismo dell'informazione? In ciò, da destra, non è da riconoscere che è un sistema malato quello in cui il padrone di metà delle televisioni nazionali (nonché editore, imprenditore edile, presidente di una squadra di calcio, imprenditore in servizi finanziari e bancari e così via) è potuto diventare capo di un partito ed addirittura presidente del consiglio? Se i poteri si concentrano in una o in poche persone la libertà di tutti diminuisce! Cìò vale oggi per la situazione italiana, ma vale sempre e dovunque: è un discorso generale e non antiberlusconiano. Ricordo che nel 1993 il professor Marcello Pera, già avvicinatosi al Cavaliere, diceva chiaramente in pubblico che il conflitto di interessi era questione che Berlusconi doveva risolvere al più presto, prima di giungere alle elezioni del 1994. Siamo al 2010 e Pera nel frattempo è stato Presidente del Senato e sembra avere dimenticato quelle sue parole da liberale. Allo stesso modo anche la sinistra non ha mai fatto nulla per applicare il principio (già presente nella legge attuale) che impedisce ad un concessionario di un bene pubblico (in questo caso l'etere) di diventare presidente del consiglio.

domenica 3 ottobre 2010

Berlusconi antigiudeo? No, ma...

So per certo che Berlusconi non è antigiudeo. Nella sua coalizione di antigiudei ce ne sono, purtroppo, e Berlusconi non fa nulla per condannare le parole ed i gesti, ad esempio, di Ciarrapico, che è, in base alle sue stesse dichiarazioni, mussoliniano ed antigiudeo.

martedì 14 settembre 2010

Contraddizioni sioniste

Non tutti gli attuali ebrei sono di origini semite e non tutti i semiti sono ebrei. Chi nutre pregiudizio antiebraico dovrebbe essere chiamato antiebreo o antigiudeo. Curioso che tale pregiudizio annidi anche tra i siciliani (e già di per sé essere siciliani significa quasi sicuramente avere in parte origini ebraiche) ed in generale tra chi ha quasi certe origini ebraiche! Se si facessero adeguate ricerche genealogiche è quasi certo che darebbero ad alcuni antigiudei la cittadinanza israeliana.
È proprio qui sta l'aspetto stupido dell'attuale "legge del ritorno" sionista. Magari chi come me si sente ebreo ed ama Israele (anche inteso come Stato) non può reclamare la cittadinanza israeliana e deficienti antigiudei l'hanno ottenuta e si divertono oggi a fare i nazistelli in quella che era la Palestina storica... Da mezzo ebreo e tutto sionista, anche se il mio è un neosionismo europeista che dovrebbe coinvolgere anche gli arabi di Palestina, penso che la mamma degli antigiudei è sempre incinta!

Non ci sarebbe un Occidente così come lo conosciamo senza il segno della cultura e dello spirito ebraico. Basta citare Gesù, Marx ed il cinema di Hollywood per rendersene conto.

sabato 28 agosto 2010

Santo dubbio

La Bibbia va letta con umiltà e non pensando di essere già dalla parte giusta, a mio modesto avviso. Umiltà significa anche pensare che la nostra personale interpretazione può essere arricchita da quella altrui. Le diverse interpretazioni, quindi, non necessariamente creano distanze e possono, anzi, dal mio punto di vista, maggiormente avvicinare chi la pensa in maniera diversa. In questo mio modo di vedere un cattolico per la riforma della chiesa e delle chiese come me ed un evangelico pentecostale fondamentalista possono solo arricchirsi vicendevolmente nel dialogo. A volte posso pure pensare che egli non interpreta bene la Bibbia ed a volte egli lo può pensare di me, ma se pensiamo entrambi che siamo tutti e due in buona fede e se pensiamo che mettiamo l'amore verso l'altro al primo posto e se pensiamo che le nostre idee forse non coincidono con quelle del Signore perché possiamo anche sbagliarci perché siamo umani e dobbiamo riconoscerci umilmente tali, ovvero peccatori, allora credo che il nostro dialogo sarà fecondo e sarà una sorta di preghiera rivolta da entrambi all'Eterno. Pretendere con certezza di conoscere il pensiero del Signore per me è bestemmia. Quando qualcuno parla non sarò mai certo a tal punto da pensare senza alcun dubbio che egli intenda proprio ciò che ho capito. Questo vale ancor di più per il Signore, che è infinitamente più di me. Posso travisare le parole di chiunque, immaginiamoci se non posso travisare il pensiero del nostro Padre celeste.

giovedì 19 agosto 2010

Porcellum e porcate varie

Il bipolarismo in Italia c'è dal 1948: il partito che capeggiava il primo polo, quello di governo, era la DC, mentre quello che capeggiava il secondo polo, di opposizione, era il PCI.
Il premio di maggioranza non è ne necessario né sufficiente per avere stabilità di governo, come pure stanno confermando i fatti di questi giorni: il PdL ha espulso i finiani e la Lega vuole spingere per la crisi di governo per arrivare alle elezioni anticipate, mentre la maggioranza dovrebbe essere forte proprio per il premio di maggioranza, secondo le intenzioni del Legislatore.
Il nostro sistema è sistema parlamentare e non presidenziale, secondo la Costituzione e quindi il corpo elettorale sceglie i parlamentari, i quali poi scelgono di dare o meno la fiducia al governo il cui capo viene nominato dal Presidente della Repubblica. Tutto ciò è stato spazzato via e non solo dal porcellum. Questo significa soltanto che le leggi non vengono applicate, a partire dalla legge fondamentale che è la Costituzione, la quale sulla carta è rimasta invariata!

martedì 17 agosto 2010

Prudenza radicale

Sono per un governo che continui a governare (nonostante il primo ministro sia Berlusconi) e per un parlamento che esprima un'altro governo, nel caso in cui questo cadesse, così come ancora prevede la nostra Costituzione repubblicana. Spero in ogni caso che il parlamento riesca a fare un'altra legge elettorale che sostituisca l'attuale porcata.
Condivido, così, il punto di vista dei Radicali Italiani Pannella e Bonino, che, qualsiasi cosa si dica di loro, sono quasi sempre stati persone responsabili e prudenti, tanto è vero che da sempre fanno politica, sempre la faranno e riescono ad essere sempre presenti e coerenti, a differenza di tanti altri che prima o poi spariscono nel nulla o che cambiano partito, magari anche più volte. In Italia infatti, c'è la particolarità che i politici cambiano idee e partiti più degli elettori. Nelle democrazie occidentali di solito sono gli elettori che cambiano partito, piuttosto che i politici, i quali se hanno sbagliato partito farebbero bene a non farsi neppure vedere almeno per un po' di anni prima di presentarsi di nuovo davanti agli elettori per farsi votare di nuovo, ma in Italia, con la legge elettorale porcata attuale, non sono neppure eletti, ma nominati dai capi di partito.

venerdì 13 agosto 2010

Il terzo polo secondo Formica

Come sempre trovo interessante il punto di vista di Rino Formica

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Lettera di Rino Formica al Direttore del Foglio

 7 Agosto 2010

"Il terzo polo è il ricettacolo degli inquieti, dei delusi e degli ascari"

Nel mondo della matematica i numeri primi sono quelli divisibili soltanto per se stessi o per 1. I numeri primi sono apparentemente distribuiti a caso, ma sono considerati gli "atomi dell'aritmetica", perché è con essi che si costruiscono i numeri naturali. Nel sistema politico italiano il numero dei partiti è un indicatore delle condizionidi salute della democrazia. I partiti in Italia sono "gli atomi della vita civile" perché è con i partiti che si costruiscono la convivenza democratica e la coesione sociale. In matematica 2, 3 e 7 sono numeri primi. Nella politica italiana 3 partiti indicano una democrazia malata, mentre 2 o 7 partiti connotano una democrazia sana. Ho fatto questa riflessione perché si torna a parlare del terzo polo. Perché se ne parla? Perché i due partiti artificiali degli anni 90 non sono stati capaci di governare bene, né sono riusciti a confliggere secondo regole democratiche. Gli inventori di questo sistema non hanno il coraggio di riconoscere il fallimento dell'esperimento e sono costretti a tenere a battesimo il terzo ibrido così incomodo. Ma nel nostro sistema politico il terzo polo è il ricettacolo degli inquieti, dei delusi e degli ascari. Insomma è il luogo di raccolta dei residui infettividi un fallito sistema duale. In Italia quando non riesce la riduzione a due è gioco forza tornare a 7 (altro magiconumero primo). In passato avevamo 3 partitid i centro (Dc, Liberali e Repubblicani), 3 partiti di sinistra (Radicali, Socialisti e Comunisti) e 1 partito di destra (fascisti). Certo, oggi, nessuno più si dichiara ufficialmente legato a quelle etichette, ma i vincoli reali di discendenza culturale e affettiva, come avviene in tutte le famiglie naturali, producono una visibile e non trascurabile continuità. I nomi possono mutare, ma la sostanza è dura a morire, anzi risponde al principio di Lavoisier, che ci spiegò cosa è in natura la legge della conservazione della massa. Se vogliamo dare un nome alla battaglia che ha inizio con questo agosto, dobbiamo dirlo con i numeri: se non c'è più il 2 non si va al 3 ma si passa al 7. So bene che questa è una operazione difficile perché non si torna ai 7 di ieri, ma si dovrebbe andare verso i 7 del domani. So anche che se non si comincia, sarà sempre più difficile. Il terremoto che si annuncia ci dice che la politica non è acqua e neanche polenta.
Fraterni saluti.
Rino Formica

venerdì 6 agosto 2010

Per la libertà di pensiero

Intendo battermi per una società in cui chiunque può esprimere ciò che vuole e se qualcuno lede qualcun altro al primo gli viene impedito di nuocere ulteriormente, assumendosi ognuno le proprie responsabilità. Se uno picchia un altro, la responsabilità è tutta di chi picchia e di nessun suo cattivo maestro! Se si arriva al suicidio, tranne casi di gravi disturbi mentali, per una società che non ci accetta, sarà proprio perché non viviamo in una società come quella che auspico? La politica non deve perseguire proprio quel tipo di società, nel solco costituzionale? Sono cattolico, ascolto i vescovi che istigano all'odio verso i froci e prego per tali vescovi, perché mi fanno tanta pena e chiedo a gran voce che la chiesa cambi! Ma mai in nome di una futura oppressione delle libere espressioni individuali!

"Non condivido la tua opinione ma darei la vita affinché tu possa esprimerla", scrisse Voltaire... O qualcun altro? Boh! In ogni caso applico la massima verso l'invito di alcuni vescovi all'odio contro i froci e la applico anche all'idea di qualcuno di punire tali vescovi. Se debbo scegliere tra le due impostazioni, oggi, scelgo di certo la seconda, poiché viviamo in una società in cui i vescovi in questione esprimono un'idea prevatricatrice che, purtroppo, ha una sua realtà e degli effetti visibili e devastanti che producono violenza visibile. Oggi... Ma un domani, in nome del politicamente corretto la seconda idea potrebbe essere quella dominante e prevatricatrice contro chi dissente dal politicamente corretto in nome di qualsiasi cosa creda. Le idee vanno contrastate eccome, quando le riteniamo sbagliate o addirittura immonde o devastanti, mai le persone che semplicemente le esprimono in pieno rispetto, magari, della loro coscienza. Tra l'altro, così, finiremmo per farne dei martiri, agli occhi dei loro seguaci.

martedì 27 luglio 2010

Circolo on line per lo Stato unico federale e federato nella Palestina storica

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Caro Andrea,
il mio ritardo nel risponderti è molto più grande del tuo e ti chiedo di scusarmi. Ti tranquillizzo subito sulla questione identitaria: non intendo affatto "rinunciare all'identità specifica azionista", anzi! Il mio proposito è quello di valorizzare tale identità, ma credo che ciò vada fatto mettendo al centro gli obiettivi politici, le riforme concrete che vogliamo, piuttosto che le bandiere e gli orpelli vari. Che l'azionismo si ricostruisca fuori o dentro il PD mi importa poco. Ciò che propongo è che agisca da dentro una struttura già conosciuta a livello nazionale "contaminando" un partito, il PD, che, se lo lasciamo così com'è, rischiamo di lasciare così com'è l'Italia intera. Il PD continuerà a ripugnarci e l'Italia sarà sempre più preda degli affaristi e dei partitocrati se non prendiamo in mano questo PD e lo cambiamo!

Se mi proponi, però, un circolo on line transpartitico per la soluzione dello stato unico democratico federale e federato per la Palestina storica ci sto. Appena troviamo una terza persona che sia si unisca a noi possiamo mettere online il sito (potrebbe essere un blog, per semplificarci il lavoro) e pubblicare lì tutto ciò che riguardi la proposta dello Stato unitario, laico, federale e federato per la Palestina storica.

lunedì 26 luglio 2010

Circoli autonomissimi "Rosa nel Pugno" nel PD

Il mio articolo di domenica 6 giugno intitolato Compagni radicali, entriamo nel PD? è stato pubblicato anche dal sito Quelli della Rosa nel Pugno dopo essere stato pubblicato dal quotidiano online della sinistra riformista la rosa rossa.
Tengo a puntualizzare, per rispondere a tutti i compagni che hanno replicato con argomentazioni autonomistiche, che non ho nulla in contrario alla Rosa nel Pugno autonoma, il problema adesso è che non c'è nessuna Rosa nel Pugno! Se ce ne fosse una autonoma le rivolgerei l'invito a formare dei circoli autonomissimi della Rosa nel Pugno e che si battano per tutti i punti programmatici della Rosa nel Pugno da dentro la struttura del PD. Che ne pensate? O si cambia questo PD o non si riuscirà mai a cambiare questo Paese!

domenica 20 giugno 2010

Riforme, anche costituzionali, per liberare l'economia

Causa della povertà di qualcuno non è la ricchezza di qualcun altro, se non in un sistema come il capitalismo attuale nel quale non vi sono pari condizioni di partenza. Queste ultime, quindi, dobbiamo perseguire, a mio modesto avviso. Per questo, accanto ad una seria riforma del diritto ereditario metterei chiaro in Costituzione che le risorse naturali (terra, acqua, aria, etere) non possono mai essere di proprietà privata, neppure in piccola parte, ma al massimo concessioni pubbliche a privati, i quali devono restituire alla collettività il frutto della loro rendita tramite un'imposizione fiscale di tipo georgista, che può così essere redistribuita interamente a tutti i restanti cittadini.

venerdì 18 giugno 2010

La teoria liberale della lotta di classe di Luigi De Marchi

Trovo di interesse alcuni aspetti della teoria marxiana e le aspirazioni scientifiche di Marx, ma credo che giustamente Henry George lo chiamava "il principe delle teste confuse". Prima di studiare Proudhon (che nei manuali di storia del pensiero politico viene ancora trattato come socialista utopico o comunque prescientifico o non scientifico) avevo il pregiudizio che solo con Marx ed Engels vi fu l'introduzione di metodologie scientifiche (e principalmente metodologie tipiche della scienza economica) nel pensiero socialista. Invito tutti a studiare Proudhon direttamente dai suoi scritti. Vi renderete conto dell'enorme differenza tra ciò che di lui si è scritto e ciò che lui ha scritto.
Trovo di maggior interesse oggi l'analisi del professor Luigi De Marchi. Quest'ultimo scrive che la classe degli sfruttatori non è la classe dei capitalisti, ma i burocrati del settore pubblico e che gli sfruttati non sono così esclusivamente gli operai, ma tutti i lavoratori del privato. Credo ci sia molto di vero in quest'idea. Preferisco vedere la società che mi viene presentata come complessa nelle sue relazioni economico-politiche pratiche e mi appare così molto semplice. Chi paga chi lavora nel pubblico? Tutti, attraverso l'imposizione fiscale, che per definizione coercitiva. Chi paga chi lavora nel privato? Tutti, attraverso il mercato, che dovrebbe essere libera contrattazione. I politicanti che ruolo hanno svolto in tutte le democrazie reali? Hanno accresciuto dappertutto la spesa pubblica ed in particolare hanno accresciuto le burocrazie della pubblica amministrazione ed in alcuni Paesi (come l'Italia) hanno reso inamovibili gli impiegati del settore pubblico creando così una classe sociale poco propensa al cambiamento, all'innovazione ed al rischio. Tutto ciò al fine di mantenere un consenso forte e stabile. Vero che allo stesso tempo hanno drogato il mercato sostenendo alcuni settori al posto di altri ed anche alcune singole aziende al posto di altre, ma appunto aziende di questo tipo possono dirsi private? Private della possibilità di misurarsi sul libero mercato di certo! Il Moloch del pubblico ha così stretto i rapporti con le grandi società "private" e con i banchieri creando una classe di ultraprivilegiati che anch'essi sono inamovibili e che insieme e più dei politicanti decidono le sorti del mondo.
Conclusione: i lavoratori precari o non precari del privato, dipendenti o imprenditori (quelli veri che pagano le tasse e non hanno nessun sostegno pubblico) sono i veri sfruttati e chi li sfrutta è la classe burocratica del settore pubblico, che attraverso l'imposizione fiscale finanzia sé stessa ed i suoi amici. In questo quadro non ho inserito la questione del debito privato e pubblico, strumento di banchieri e politicanti per ulteriormente opprimere chi rischia ogni giorno sulla sua pelle. Di fronte a tutto ciò affermo che è possibile fermare tali meccanismi perversi abolendo ogni tipo di imposizione fiscale che non colpisca chi si appropria delle risorse della natura (o ne limita l'accesso o le inquina) e redistribuendo il ricavato della rendita fondiaria ad esempio alle madri (o comunque a chi si occupa dei bambini) fino ad una certa età del bambino.
Riguardo poi l'acquisizione di consensi, non basta di certo avere ragione, ma bisogna riuscire a convincere gli altri di averla. Penso che tutto ciò possa essere attuato in tempi non brevi, ma non penso che bisogna limitarsi allo studio, poiché la politica, altrimenti non può che degenerare sempre più. Penso che perseguire giustizia sociale è possibile andando a favore e non contro la concorrenza, a favore e non contro l'impresa e colpendo pesantemente la rendita fondiaria e la speculazione finanziaria. Lo Stato minimo che risulterebbe da ciò che prospetto riuscirebbe meglio del mostro che abbiamo oggi a colpire poi gli abusi monopolistici che disturbano nel mercato la libera concorrenza. La perequazione patrimoniale, quindi, la vedo di buon occhio solo nella situazione attuale determinatasi da un sistema fortemente ingiusto. Sul reddito di cittadinanza penso che sia una buona idea e sarei per darlo a tutti coloro che non si impossessano delle risorse della natura (e non ne limitano l'accesso e non le inquinano) e non solo ai disoccupati. Alle madri (o comunque a chi si occupa dei figli) ne darei una quota maggiore.

giovedì 17 giugno 2010

Uno Stato federale per l'intera Palestina storica

Nel sito web ufficiale di Gheddafi (www.algathafi.org, sito in 11 lingue parlate in tutti i continenti - compreso l'italiano - e con grossi strafalcioni in quasi tutte queste lingue) vi si trovano i discorsi del leader libico su tutti i fatti del mondo e vi è anche un documento, il cosiddetto Libro Bianco (Isratina), che trovo estremamente interessante. Lavorai per due mesi in Libia nel 2005 ed ebbi così modo di conoscere meglio questo Paese, che mi rimane nel cuore. Le mie simpatie politiche per Gheddafi, invece, sono pari a zero se non inferiori, ma, nonostante ciò, trovo il documento di cui sopra tra i più ragionevoli si possano leggere sulla questione palestinese, indicando come soluzione uno Stato federale che unisca l'attuale Israele con i territori arabi di Cisgiordania e Gaza (anche se alcuni toni del Libro Bianco di Gheddafi sul movimento sionista sono, a mio modesto avviso, quelli tipici di coloro che hanno pregiudizi antisionisti). Dal punto di vista arabo da cui viene tale proposta il nuovo Stato federale dovrebbe entrare nella Lega Araba. Da federalista europeo sono convinto che tale proposta gheddafiana sia una proposta di buonsenso e lungimirante, ma solo se ad essa si unisse un'altra proposta, quella che viene caldeggiata da decenni dai radicali pannelliani: fare entrare Israele nell'Unione Europea, principalmente perché Israele è ancora oggi l'unica democrazia di tipo occidentale nell'area mediorientale.
La democrazia israeliana, al pari (se non più) di quella italiana, è democrazia malata, preda della partitocrazia e illusa sempre più che la forza militare possa salvarla dai nemici esterni. Alcuni di quelli che attualmente vengono considerati come nemici esterni (i terroristi palestinesi) non sarebbero più trattati come tali, se prendesse piede la soluzione dello Stato unico federale.
Il testo gheddafiano è del 2003 e da quella data ad oggi praticamente nessun attore in campo ha preso in seria considerazione una soluzione di tipo federale, l'unica che prenderebbe in carico le ragioni di tutte le parti in causa (non solo ebrei israeliani ed arabi palestinesi). La questione palestinese è ormai una piaga cronica che si incancrenisce sempre più. La violenza quotidiana nell'area è sotto gli occhi di tutti, qualsiasi sia l'opinione che abbiamo in proposito.
Partiamo da un dato di fatto storico che viene anche presentato nel Libro Bianco: il nome dell'intera area che va dal Giordano fino al Mediterraneo (che confina con il territorio del Sinai, la Giordania, la Siria ed il Libano) è e non può essere che Palestina. Questo è il suo nome da millenni. Il nome deriva dai suoi antichi abitanti: i Filistei, da cui “terra dei Filistei” o “Paese dei Filistei” (espressione biblica che troviamo in Esodo 13:17, ma anche in altri versetti di diversi libri della Bibbia ebraica, quella che per i cristiano è comunemente nota come Antico Testamento). Vero è che tanti altri nomi biblici ha quella terra (considerata santa da ebrei, cristiani, musulmani e bahà'ì), ma l'unico che tutt'ora è in uso e che può accomunare tutti, laici e credenti (e tra i credenti quelli delle varie fedi) è proprio il nome “Palestina”, nome che continuò ad essere usato fino alla fine del mandato britannico. Dalla nascita dello Stato di Israele quel nome fu usato solo dai suoi abitanti arabi, ma ciò che oggi comunemente indica solo una parte di quella terra ed una parte dei suoi abitanti fino al 1948 indicava l'intero territorio e visto che la geografia del territorio non può essere cambiata dalla politica bene sarebbe tornare a chiamare con il suo nome l'intera Palestina storica.
Torniamo mentalmente al periodo in cui il nome “Palestina” era usato da tutte le parti in causa. Possiamo trovare tale nome in tutti i documenti che riportano i tanti progetti ed accordi dell'epoca. I due principali gruppi nazionali presenti in Palestina sono quello arabo e quello ebraico (che al suo interno è formato da sottogruppi etnici provenienti da tutti i continenti). Entrambi hanno eguale diritto sull'intero territorio della Palestina. Per un ebreo credente l'intera Palestina storica è Eretz Israel, così come un arabo di Palestina, che sia cittadino israeliano o meno, considererà sempre tutta la Palestina storica come un unico territorio.
È di moda in diversi ambienti, ormai, contestare le origini dello Stato israeliano e qualcuno che propone uno Stato unico per tutti gli abitanti della Palestina storica lo fa in questa chiave antisionista. Molto dipende, quindi, ai fini di una pace giusta, da che Stato unico si propone. Ritengo, infatti, che solo una soluzione federale che garantisca un uguale trattamento per tutti e garantisca le libertà individuali possa salvare Israele da un destino che altrimenti è di conflitto continuo o di morte definitiva del sogno sionista.
Analizziamo un po' l'origine di Israele. Il sionismo ottocentesco di Theodore Hertzl era teso a fondare uno Stato ebraico, che fosse rifugio sicuro per gli ebrei di tutto il mondo. L'idea nasce da quella che all'epoca era nota come la “questione ebraica”, che purtroppo ritengo sia ancora attuale pur se ha preso nuove forme. Gli ebrei per millenni sono stati perseguitati o perlomeno, quando andava bene, tollerati. La persecuzione nazista non è che l'ultima (di certo con metodicità e criteri industriali assenti in precedenza) di una lunga serie. Quando il sionismo si chiese dove fondare lo Stato ebraico le proposte furono diverse: Cipro, Argentina, Uganda, Al Jabal al Akhdar (territorio della Cirenaica, adesso municipalità libica), Sinai e Palestina. Si scelse poi quest'ultima, ma il sionismo ottocentesco era movimento esclusivamente laico e, quindi, la scelta non era obbligata.
Analizziamo un po' ora il legame tra arabi ed ebrei. Gli israeliti derivano il loro nome da Israele, ovvero da Giacobbe, figlio di Isacco, fratello di Ismaele, dal quale si ritiene che derivino gli arabi. In altre parole entrambi rivendicano di discendere da Abramo, padre di Isamele e di Isacco. In diverse occasioni nella storia gli ebrei perseguitati trovarono rifugio nei territori dei loro “cugini” arabi, prima e dopo l'avvento dell'Islam. Diverse volte gli ebrei fecero prosperare ed aiutarono a difendere militarmente i territori arabi in cui vissero. Vediamo, ad esempio, la storia dell'area della Wadi al-Qura (Valle dei Villaggi, nella penisola araba, che prende il nome proprio per la presenza dei villaggi ebraici), dalla quale poi, però, gli ebrei vennero espulsi dal secondo califfo dietro pagamento di un indennizzo. Periodo storico di buoni rapporti tra arabi ed ebrei fu di certo quello in cui gli uni e gli altri vennero espulsi dall'Andalusia da parte dei cristiani e trovarono rifugio presso i territori arabi ed islamici.
Tornando ad un epoca a noi più recente possiamo vedere che già prima della nascita di Israele ci fu chi propose uno Stato indipendente federale palestinese. Questa fu la posizione britannica per tutto il periodo della seconda guerra mondiale, posizione che fu messa per iscritto nella Carta Bianca MacDonald, documento che fu giustamente visto come ostile verso gli ebrei perché in esso erano previste forti limitazioni all'immigrazione ebraica, mentre il popolo ebraico in Europa veniva sterminato. Anche dopo la guerra i britannici mantennero la stessa idea, che fu espressa dal programma di Lord Morrison. L'idea britannica, infatti, era di creare uno Stato federale palestinese fantoccio per mantenere il controllo nell'area ad in particolare per controllare lo stretto di Suez. Nel frattempo i sionisti (anche, all'epoca, attraverso atti di aperto terrorismo) si organizzavano per creare lo Stato d'Israele.
Ma quali furono le iniziali proposte sioniste sulla Palestina? Non mancarono neppure da parte sionista proposte che evocavano uno Stato binazionale. Il XII congresso sionista, tenutosi nel 1921, adottò il concetto di una presenza ebraica in Palestina alleata con gli arabi palestinesi per la sicurezza degli ebrei. Lo Stato che si voleva fondare avrebbe dovuto di conseguenza garantire ciascun individuo dei due popoli.
L'idea di voler dividere la Palestina in due Stati ha dimostrato ampiamente di essere fallimentare. Analizziamo meglio tale idea studiando il territorio. La Cisgiordania è un’area montuosa che ha monti fino ai 1000 metri. Il centro vitale di Israele è ai piedi di quest'area montuosa. Qui vive gran parte della popolazione israeliana. Qui lavora la gran parte delle sue industrie. Se la Cisgiordania e Gaza divenissero Stato arabo armato indipendente sarebbe una seria minaccia per Israele. L’intera Palestina storica non è grande abbastanza per due Stati indipendenti, senza contare il milione di arabi cittadini israeliani e le centinaia di migliaia di coloni israeliani in Cisgiordania. Con la nascita di uno Stato arabo in Palestina accanto allo Stato d'Israele molti ebrei sostengono che dovrebbe essere tolta agli arabo-israeliani la cittadinanza per essere trasferiti al nuovo Stato. Come potremmo realizzare ciò? In ogni caso qualsiasi proposta in tal senso è semplicemente l'applicazione dell'idea della pulizia etnica e non potrebbe che portare a nuove violenze. A queste considerazioni concrete e laiche, poi si aggiungono quelle ideali e religiose di chi vede nella Cisgiordania la Samaria e la Giudea, ovvero il cuore della nazione ebraica. La questione, quindi, non è come dividere una terra che le due parti in causa ognuna per sé rivendica per intero, bensì come unirla!
Come unire realtà così diverse, attualmente contrapposte, se non attraverso una soluzione di tipo federale? Le velleità indipendentiste non dovrebbero fare più parte ragionevolmente del dibattito politico in nessuna parte del mondo ed a maggior ragione in quell'area e ciò dovrebbe valere sia per lo Stato arabo di Palestina che non è mai nato sia per quello israeliano nato nel 1948. Come vivrebbe Israele senza i suoi rapporti commerciali con l'Unione Europea? Come senza la solida alleanza con gli USA? Come senza i buoni rapporti con l'Egitto ed il Marocco? Come vivrebbero gli arabi di Palestina se fosse chiuso definitivamente il confine con Israele? Se i lavoratori non potessero andare più a lavorare nelle aziende israeliane? Se la Giordania chiudesse pure il suo confine? Al concetto di indipendenza sostituiamo, quindi, quello di interdipendenza. Ben vengano quindi proposte arabe volte a soluzioni federali per la questione palestinese, ma il federalismo a cui come europei dobbiamo tendere è quello che trasformi l'Unione Europea negli Stati Uniti d'Europa con Israele che ne faccia parte, per i legami culturali, politici ed economici esistenti tra lo Stato ebraico e l'Europa. L'intera Palestina storica con tutti i suoi attuali abitanti potrebbe così entrare nell'Unione Europea finendo l'assurda discriminazione esistente tra palestinesi senza Stato e cittadini israeliani (a loro volta discriminati se di etnia araba). Tale nuovo Stato potrebbe così far parte sia dell'Unione Europea che della Lega Araba.
Passiamo ad una delle questioni più controverse: quella dei profughi palestinesi. Si tratta di palestinesi arabi e dei loro discendenti che, già a partire dal 1948, andarono via dalle loro case a causa della nascita dello Stato d'Israele e, nella maggioranza dei casi, non acquisirono la cittadinanza degli Stati che li accolsero. La nuova realtà statale federale dovrebbe porsi il problema anche di risolvere la questione dei profughi. La soluzione a due Stati non sarebbe mai in grado di rispondere adeguatamente alla questione dei profughi, mentre la soluzione federale, specie in un contesto di ingresso in organismi internazionali quali l'Unione Europea e la Lega Araba, necessariamente chiuderebbe una volta per tutte anche tale questione.
Un altra questione parimenti controversa è quella della “legge del ritorno”, legge che permette agli ebrei di tutto il mondo di andare in Israele acquisendone immediatamente la cittadinanza. Tale legge è ciò che più di ogni altra cosa rende sionista lo Stato ebraico ed è anche indubitabilmente tra le cause del conflitto, al di là del fatto che un territorio così piccolo non potrebbe mai accogliere tutti gli ebrei del mondo. La soluzione federale, in un ottica di ingresso nell'Unione Europea e nella Lega Araba porrebbe la questione di certo in altri termini. L'UE potrebbe decidere di adottare una “legge del ritorno” come normativa europea accanto alla risoluzione definitiva del problema dei profughi palestinesi e tutto ciò potrebbe essere visto anche come il giusto risarcimento per i danni causati dal colonialismo europeo nei confronti della Palestina.
Il nome dello Stato federale che nascerebbe nella Palestina storica è nel documento gheddafiano Isratina, nome per lo meno bizzarro, nato dall'unione dei nomi Israele e Palestina. Mi pare chiaro che un nome simile non accontenterebbe nessuna delle due parti ed adottarlo sarebbe soltanto una vittoria di Gheddafi. Lascerei che il nome possa essere ufficialmente sia Palestina che Eretz Israel. La nostra provincia autonoma di Bolzano può essere un felice esempio in tal senso, essendo scritti nella nostra costituzione reppubblicana tutti e due i suoi nomi: Alto Adige/Südtirol.

martedì 15 giugno 2010

Compagni neoazionisti, entriamo nel PD?

L'estrema sinistra è stata espulsa dal Parlamento perché non ha compreso che (nel momento in cui il PdL, il PD veltroniano, l'IdV, la Lega ed in coda i Radicali Italiani tutti insieme avevano già stabilito chi doveva entrare in Parlamento e chi no attraverso questa legge porcata antidemocratica ed attraverso la "vocazione maggioritaria", che nulla ha a che spartire con un serio sistema elettorale e partitico maggioritario) invece che dividersi doveva unirsi ed unirsi su poche, chiare, serie, attuali proposte politiche volte alla giustizia sociale. Non sono affatto sociologo, ma trovo sempre più spesso tanti compagni di sventura precari come me e spero che prima o poi un movimento politico neosocialista voglia interpretare l'attuale realtà al fine di trasformare queste sventure individuali in una nuova avventura collettiva verso un avvenire di maggiore giustizia nella libertà.
Riguardo il Nuovo Partito d'Azione il mio suggerimento di ex suo iscritto e tutt'ora simpatizzante è che prenda il meglio del movimentismo ed il meglio di una organizzazione partitica. Per prima cosa, ad esempio, sarebbe interessante un'organizzazione più a temi piuttosto che più basata sul territorio. Una volta individuate le proposte politiche centrali entrare nel PD creando circoli online tematici che siano dichiaratamente neoazionisti (esempio: circolo neoazionista del PD per la tassa patrimoniale, circolo neoazionista del PD per il taglio delle indennità ai politici) e che si occupino ognuno prioritariamente di una proposta politica neoazionista studiando come proporre i disegni di legge, come fare opera di diffusione dell'informazione su tali temi dentro e fuori il PD. Ciò non potrebbe attrarre altri democratici, già iscritti al PD o esterni ad esso che probabilmente non avevano alcuna voglia di entrarci? Tutto ciò potrebbe essere fatto cercando di coinvolgere quelli che nel PD sono i più propensi ad ipotesi di cambiamento interno del partito e di cambiamento dell'intera Italia, ovvero i mariniani, che già sono riusciti a portare (anche se in misura ancora insufficiente) nuova linfa a tale partito. La strada della riunificazione della sinistra fuori e pure contro il PD era necessaria al momento delle elezioni scorse, adesso quella strada è morta e sepolta e nessun Vendola riuscirà mai a risuscitarla. Adesso è epoca di entrare, smontare pezzo per pezzo e rimontare il PD. Se la sinistra ed i laici dell'opposizione perdono questo treno, a mio modesto parere, le destre più becere continueranno a spadroneggiare per altri decenni in Italia.

domenica 13 giugno 2010

Religione liberale

Gobetti si alleò con l'estrema sinistra bolscevica di Gramsci e del nascente partito comunista. Perché lo stesso non può accadere oggi? Perché non dovrebbe poter accadere su una proposta di tassazione straordinaria patrimoniale? Perché non potrebbe accadere per colpire e pesantemente le rendite, non solo finanziarie? Padre del liberalismo economico è considerato Adam Smith, che nel suo capolavoro che è la Ricchezza delle Nazioni non è affatto tenero nei confronti delle classi che vivono di rendita, scrivendo che il proprietario fondiario “ama mietere dove non ha seminato”! Il liberismo si basa sull'etica del lavoro e del merito. Che lavoro fanno gli speculatori? Che merito ha chi si è arricchito in clima tutt'altro che concorrenziale o chi, ancor peggio, eredita tali ricchezze? Sulla riduzione delle spese militari vediamo che accade nel sistema partitico USA: il Libertarian Party (uno tra i cosiddetti terzi partiti) ed i libertarian presenti tra i repubblicani e tra i democratici statunitensi rappresentano i più intransigenti liberisti nella scena politica d'oltreoceano ed uniscono a questa intransigenza sulle questioni economiche e sullo Stato minimo un conseguente impegno pacifista per la riduzione delle spese militari e per il rientro di tutte le truppe in patria, credendo che l'unica guerra lecita sia quella di difesa.
Tornando a Gobetti, la rivoluzione liberale di cui scriveva avrebbe dovuto essere liberale ed illuminista come quella inglese, quella francese e quella americana, ma anche proletaria come quella sovietica! La conseguenza della lotta liberale non è necessariamente il capitalismo, ma è di certo anche la libertà in campo economico e le due cose non sono affatto sinonimi, come ben ci spiega il padre di tutti gli antifascisti liberali che è Croce. Lo Stato può permettersi di fare il controllore quando c'è una religione di fondo che anima le classi dirigenti, la stessa religione che animava la destra storica che aveva come punto fermo il pareggio del bilancio, la stessa religione mazziniana, la religione della libertà crociana. Non vi è più né Stato liberale né stato di alcun tipo senza questo spirito religioso!
Sia il diritto alla riservatezza che il “conoscere per deliberare” sono «di stampo tipicamente "liberale"» ed entrambi sono stati recepiti nella nostra Costituzione rispettivamente agli articoli 15 e 21. I due articoli non possono essere messi in contraddizione l'uno con l'altro, come impunemente fanno quelli che sono al potere oggi!
Non basta privatizzare, tra l'altro, per fare in modo che ci sia concorrenza! Se le aziende pubbliche passano dalla mano dei partiti a quella dei padroni del vapore si finisce per “privatizzare gli utili socializzando le perdite” e tutto ciò con la libera concorrenza privata non ha nulla a che spartire!
Credo sia valido per ogni epoca storica, ma a maggior ragione lo è oggi: non esistono liberali che non si pongano l'obiettivo della giustizia sociale! Nel 2010 quale socialismo può non essere anche liberale? Mi pare quindi ovvio che un programma politico liberalgobettiano vada proposto prioritariamente agli elettori di sinistra. I liberali, a mio modesto avviso, lì dovrebbero agire! Gobetti a sinistra agiva da democratico che guardava di buon occhio il movimento operaio e la sua classe dirigente bolscevica italiana!

giovedì 10 giugno 2010

Perché viene condannata sempre e soltanto Israele?

I sionisti che crearono lo Stato d'Israele sapevano bene che l'ebraicità del loro Stato era un problema (per usare un eufemismo) per gli arabi di Palestina. La soluzione, però non è smantellare Israele e buttare gli ebrei a mare, come vorrebbero alcuni! Una soluzione potrebbe essere l'ingresso di Israele nell'Unione Europea, la trasformazione dell'UE in una federazione di Stati unita con gli USA: Stati Uniti d'America e d'Europa (che comprendano anche e presto Marocco e Turchia).
È immaginabile uno Stato degli USA che si contraddistingua per essere lo Stato di una particolare etnia? In tale sistema federale anche un'eventuale Palestina araba (ed anche socialmente islamica) e liberaldemocratica potrebbe benissimo entrare. Credo che la maggior parte degli arabi ambirebbe ad entrare in una tale realtà. Ho lavorato in Libia per due mesi. Ho frequentato araboisraeliani (uno studente mi ha ospitato anche in quella che era la sua residenza in Italia), palestinesi della diaspora e loro discendenti e penso che l'imbarbarimento degli ultimi decenni non ha ancora intaccato la volontà di pace della maggioranza dei palestinesi. Quale pace è possibile al di fuori di un serio intervento occidentale che bonifichi Europa ed Israele e ridia speranza a tutti i liberali? L'occupazione dei territori arabi della Palestina storica ormai è divenuta normale, purtroppo, e non è stata inventata dagli israeliani. Cisgiordania e Gaza erano occupati rispettivamente da Giordania ed Egitto prima della guerra del 1967 e non c'era tutta questa indignazione internazionale. Chi ha vissuto o studiato quegli anni e poi il settembre nero sa bene che il trattamento che riservavano i fratelli arabi ai palestinesi era molto peggiore di tutto il periodo dell'occupazione israeliana.
I soldati israeliani nel bliz contro la Mavi Marmara hanno sparato mirando alla testa dei prigionieri? Io non credo, e, comunque, avevano modo di comportarsi altrimenti da come si sono comportati in quella situazione? Di certo chi li comandava non doveva fare in modo che si trovassero in quella situazione!
Tutti i riflettori sono sempre e quasi esclusivamente puntati su Israele e qualsiasi cosa faccia Israele viene prima o poi condannato ed anche pregiudizialmente dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu, dalla Lega Araba, dal Vaticano, da molti politici europei, da quasi tutte le ONG riconosciute o non riconosciute all'ONU, da catene produttive e commerciali svedesi o italiane, da fanatici sparsi per il mondo e così via. Perché la stessa attenzione non c'è né per il trattamento che gli arabi palestinesi riservano anche ai loro stessi connazionali né per nessuna altra realtà geopolitica?

domenica 6 giugno 2010

Compagni radicali, entriamo nel PD?

Una volta i radicali attraevano. Quanti ex violenti divennero nonviolenti radicali negli anni '70! Da un certo momento in poi, invece, molti ex radicali andarono da altre parti. Perché prima i radicali attraevano ed ora respingono? Di certo qualcosa è cambiato. Pannella, che amo, ha chiuso il Partito Radicale e se non fosse stato per l'assemblea dei mille di Cappato e compagni staremmo ancora al Movimento dei Club Pannella, che non era male, ma di certo erano qualcosa di diverso sia rispetto a ciò che c'era prima sia rispetto a ciò che c'è ora. Sfasciare sempre tutto fa parte della biodegradabilità radicale che è ecologica di certo, ma è anche sintomo di autodistruzione e gli altri partiti di tutto ciò finiscono per avere paura. Vedi anche il caso Rosa nel Pugno. Non penso affatto che tutte le responsabilità del non funzionamento dell'accordo con i socialisti siano da attribuire ai radicali, ma di certo bisogna rifondare il partito radicale italiano (anche insieme ad i radicali esterni a Radicali Italiani come me) e farlo dentro il PD. La mia proposta è quella di aprire circoli PD che siano esplicitamente e metodologicamente radicali, socialisti, liberali, laici, liberisti, repubblicani, liberalsocialisti, federalisti europei, nonviolenti, neoazionisti, geolibertari. Questa sarebbe una bella novità e credo che avrebbe forza attrattiva piuttosto che repellente. Compagni Radicali Italiani, che ne pensate?

sabato 5 giugno 2010

Tagliamo la spesa pubblica!

Nel programma del Popolo della Libertà c'era l'abolizione delle province in questi termini:
"Non aumenteremo dunque la pressione fiscale.
Anzi ci sforzeremo di ridurla.
Fermo l’obiettivo di contrasto e di recupero
dell’evasione fiscale.
Il nostro impegno sarà all’opposto sul lato della spesa pubblica,
che ridurremo nella sua parte eccessiva, non di garanzia
sociale, e perciò comprimibile.
A partire dal costo della politica e dell’apparato burocratico
(ad esempio delle Province inutili)."
Ci sono province utili? Quali? Perché? A proposito di programma elettorale del PdL segnalo anche la seguente interessante pagina web che afferma che il PdL, dopo le elezioni ha truccato il suo programma!
http://masaghepensu.splinder.com/post/22134267/sorpresa-il-pdl-trucca-i-vecchi-programmi-elettorali-online--ma-non-troppa
Il programma elettorale del PD nelle elezioni politiche del 2008 è questo qui:
http://www.partitodemocratico.it/gw/producer/dettaglio.aspx?id_doc=45315
L'unica abolizione delle province di cui si parla è la "Eliminazione delle Province là dove si costituiscono le Città Metropolitane". Beh, sinceramente mi pare ben poca roba!
A votare vanno sempre meno persone. Gli astenuti sono una massa elettorale potenziale di cui prima o poi qualcuno si accorgerà e userà. Come verrà usata nessuno al momento attuale può dirlo. Sarà un dittatore? Sarà un partito democratico (ovviamente non mi riferisco qui al PD)? Chi può dirlo? Di certo si può dire che il nostro sistema democratico non è, al di là del giudizio sulla bontà o meno della democrazia. In un sistema in cui il padrone dei mezzi di comunicazione di massa è capo del governo, ha grandi interessi nell'edilizia, nell'editoria, nel cinema, nella finanza, nel calcio ed in chissà quanti e quali altri settori, che democrazia c'è? In un sistema elettorale dove a decidere chi entra in parlamento sono poche decine di persone con le liste bloccate (mancando le preferenze) che democrazia è?
Riguardo le riforme economiche strutturali penso che lo Stato dovrebbe dare solo le pensioni sociali, di vecchiaia e di invalidità. Lasciando il resto alla libera (quindi non più obbligatoria) previdenza privata ed introducendo anche serie ed universali misure di protezione sociale per chi veramente non riesce a trovare mezzi di sopravvivenza. Andrebbero fatti anche tagli alla sanità, insieme ad una seria razionalizzazione del settore. La nostra sanità non è molto più costosa di quella degli altri Paesi, ma gli sprechi sono troppi e spesso scandalosi. La spesa pubblica andrebbe complessivamente tagliata e contenuta. Molti dipendenti pubblici dovrebbero semplicemente essere licenziati! Riguardo i costi della politica li renderei quasi pari a zero! Tagliamo i soldi ai politici e diamo loro dei rimborsi per le loro spese documentate, con l'obbligo di rendere pubblici (sul web) i loro conti. Gli sprechi ci sarebbero comunque, ma di certo ci sarebbe anche maggiore controllo democratico.

venerdì 4 giugno 2010

La politica delle illusioni

In un Paese civile una televisione di Stato come la RAI (che riceve soldi pubblici) non fa programmi scemi come l'Isola dei famosi e non fa concorrenza alle altre reti televisive raccogliendo introiti derivanti da pubblicità. In Italia né la sinistra né la destra intendono cambiare questa cosa squallida. Le emittenti televisive nazionali pubbliche e private sono sotto il controllo del regime, ma il regime non è solo Berlusconi.
Berlusconi piace perché fa credere che "mangia e fa mangiare", ma con la sua politica fa solo i suoi interessi, spogliando l'Italia degli onesti che lavorano e non hanno i suoi privilegi. I politicanti sono tutti uguali, però i politici non sono tutti politicanti! Berlusconi non piace a due terzi di italiani, ma questo non significa nulla. Egli fa politica con i suoi soldi e con la creazione di illusioni. La Lega Nord è tutt'altra roba, molto più pericolosa. Berlusconi non ci sarà più, la Lega Nord resterà, purtroppo.

giovedì 3 giugno 2010

Risaniamo e rilanciamo l'economia nella giustizia sociale

L'Italia ha adesso necessità di una seria politica di risanamento e di rilancio dell'economia attraverso misure che si pongano obiettivi che siano anche di giustizia sociale. Abolire le province (tutte) era nel programma elettorale di questi che ora sono al governo e sarebbe stata una misura seria che andava nella giusta direzione, ma non hanno affatto neppure un briciolo di coraggio e di buon senso e si muovono solo per i loro miopi interessi personali, di partito e di casta.

mercoledì 2 giugno 2010

Il 2 giugno di Radicali Italiani e PDM

Oggi, accanto alla parata delle forze armate, vi è stata un'altra manifestazione: quella dei Radicali Italiani e del "Partito per la tutela dei diritti dei Militari e delle Forze di Polizia" (PDM). Maurizio Turco, deputato radicale eletto nelle liste del PD ed appartenente a tale gruppo parlamentare, nonché cofondatore del PDM, ha rilasciato ieri sera la seguente dichiarazione:

“La questura di Roma ci ha comunicato che il Ministero della Difesa dopo averci chiesto di non deporre la corona di alloro al Milite Ignoto alle ore 11 come avremmo voluto ma alle 13, avrebbe infine voluto che ciò avvenisse alle ore 15,15. E questo lo sapevamo tant’è che stamane abbiamo comunicato che di ignoto c’è già il milite e non c’era bisogno che lo fosse anche la manifestazione. Contemporaneamente ci è vietato di esporre in Piazza Venezia dalle 13 alle 14 uno striscione recante la scritta 'per e con le vittime del dovere, del servizio e dello Stato' e 10 bandiere della Repubblica italiana abbrunata. Confermiamo che domani alle 13 saremo, con chi lo vorrà, in Piazza Venezia. Vogliamo solo esporre il nostro striscione e le nostre bandiere per e con le vittime del dovere, del servizio, dello Stato e per la legalità, lo stato di diritto, la democrazia.”

sabato 29 maggio 2010

Contro ogni idolatria

Non bisogna mai fidarsi ciecamente di qualcuno, sarebbe idolatria. Credo sia bene comprendere senza giudicare le persone, ma, appunto, le persone non vanno giudicate, non i loro atti! Non idolatriamo quindi neppure il precetto di non giudicare. Se l'atto, il pensiero o la parola è da condannare, bisogna eccome giudicare quell'atto, quel pensiero o quella parola come sbagliato! Giovanni XXIII ben spiegò che cristiano è distinguere peccato da peccatore non giudicando quest'ultimo, ma il peccato, se è oggettivamente tale, sempre tale resta, a mio modesto avviso. Allo stesso modo non idolatriamo noi stessi vantandoci per il bene che facciamo, poiché non è nostro merito se non in minima parte. Anche il bene altrui che riceviamo non deve mai portarci a divinizzare colui dal quale proviene tale bene. Siamo tutti umani, limitati, ma lo spirito dentro ognuno di noi penso abbia potenzialità a noi ancora sconosciute.

martedì 25 maggio 2010

Abolire la miseria

Henry George, nella sua preziosa vita, si trovò in gravi condizioni economiche e queste lo spinsero sempre più a studiare tutto il sistema per capire quale fosse la causa della povertà e quali potessero essere le soluzioni. Se un giorno potremo dire di essere riusciti ad "abolire la misera" come voleva Ernesto Rossi, secondo me, sarà anche per merito di Henry George.

domenica 23 maggio 2010

Ama e fa' ciò che vuoi

La morale riguarda i comportamenti umani. Naturale per l'uomo è fare ciò che vuole. Cosa sarebbe, quindi, in ambito morale, non naturale? Sfido chiunque creda nella distinzione tra natura e non natura (o "contro natura") in ambito morale a spiegarmelo. La cultura è naturale? E' prodotta dall'uomo e non ci sarebbe altrimenti, secondo le scienze laiche. Ma è natura degli esseri umani produrla, altrimenti non saremmo umani. E' contro natura produrla? E' natura dell'essere umano trasformare la natura per come la trova e se l'essere umano non facesse così non sarebbe umano, andrebbe contro la sua natura quindi. La verità è che la parola "natura" in ambito morale è filosoficamente inutile. Non aggiunge nulla alla conoscenza. Viene tirata in ballo perché non si hanno argomenti validi e perché sugli ignoranti ancora fa presa! I miei occhiali sono naturali o contro natura? I vestiti? Gli apparecchi acustici? Dovremmo tornare ad essere come le bestie, con tutto il rispetto per le bestie che ho? Lo spirito umano è contro natura? Per me nulla è perversione. Ognuno ha il suo modo di esprimersi e nessuno di questi modi è sbagliato, se non fa male a nessuno. L'importante per me è non ledere gli altri. Credo anche che esista il bene ed il male. Bene è cercare di rendere felici sé stessi e chi ci sta vicino. Male è il contrario del bene. Quindi fottere come non fottere possono essere bene o male a seconda di come lo si fa. Se fottere ti dà gioia e dà gioia a chi lo fa con te, e non ledi nessuno, che male potrà mai esserci? "Ama e fa' ciò che vuoi" scrisse sant'Agostino. Se la castità pure ti dà gioia profonda e ti permette di meglio vivere per chi ti sta vicino allora continua così.

sabato 22 maggio 2010

Don Primo Mazzolari

Ecco ciò che affermava Don Primo Mazzolari, rivolgendosi ai preti come lui:

«Se la gente ci vedesse guadagnare il pane come loro e un po’ più onestamente di loro, la religione si farebbe strada senza molte prediche e molte organizzazioni».

Don Primo Mazzolari fu un profeta del secolo scorso, un partigiano, un prete cattolico che se fosse stato ascoltato, invece che osteggiato dai suoi superiori, oggi la chiesa non sarebbe così sfasciata poiché la gerarchia continua ancora oggi ad essere legata ai potenti piuttosto che ai diseredati ed alla chiesa tutta, fatta di poveracci come me che ancora sperano di incontrare preti come Mazzolari piuttosto che come Ratzinger, che mi fa sempre più pena e per il quale prego affinché riesca finalmente a sentire ciò che lo Spirito Santo cerca di infondergli.

giovedì 20 maggio 2010

Papa senza fede

Ho appena visto una puntata di Anno Zero in cui si parlava degli abusi sui minori nella chiesa cattolica... Per me guaio di questo papa è che non sembra avere fede. Per me c'è sempre una possibilità di spiraglio di gioia e questa è la mia fede, che non noto in Ratzinger. Vedo che fa fatica a sorridere... Senza gioia che cristiano è? Come può annunciare il Vangelo della gioia? Sa piangere insieme alle vittime degli abusi (dopo che altri hanno scoperchiato il cestino dell'immondizia), ma quando saprà sorridere dopo avere credibilmente rassicurato il mondo affermando che non verrà mai più coperto nessun molestatore o peggio violentatore?

mercoledì 19 maggio 2010

Fedi e violenza

Ci sono religiosi e religiosi. I buddisti sono più tolleranti di tutti, di norma. Le chiese cristiane non sono state solo fanatismo e c'è molto di buono in esse, così come nell'Islam. Un padre che arriva ad uccidere la propria figlia perché vuole vivere come le donne italiane, comunque, è solo un assassino, indipendentemente dalla religione che (forse) hanno provato ad insegnargli da bambino o che lui dice di professare.
Gli ebrei sono anche rappresentazione di tutta l'umanità. In quanto ebrei, quindi, non possono essere giudicati facendo di tutta l'erba un fascio, altrimenti potremmo solo aumentare la sofferenza e non solo la sofferenza di quella martoriata terra che è santa per miliardi di persone di diverse fedi.

domenica 16 maggio 2010

Nucleare? No, grazie... ma...

In Italia si torna a parlare del nucleare, poiché un governo oggi ha finalmente il coraggio di riparlare di politica energetica. Ben venga. Parto da posizioni contrarie all'uso del nucleare, ma, in ogni caso, l'Italia dipende dall'estero per l'energia e quindi la questione va affrontata. Lo sfruttamento dell'energia nucleare e l'immagazzinamento delle scorte oggi non è più come negli anni '80 quando ci fu il referendum. Guardiamo un po' cosa accade in Gran Bretagna. Il partito laburista ha appena perso le elezioni e vi è ora il primo governo di coalizione dal secondo dopoguerra che vede insieme i conservatori ed i liberaldemocratici. In teoria dovrebbero essere gli omologhi britannici del nostro PdL, no? Che ha intenzione di fare il nuovo governo britannico sulla questione ambientale e sulla politica energetica? Il programma del nuovo governo britannico pone le seguenti priorità: smart grid, energia dai rifiuti attraverso la digestione anaerobica, una banca per gli investimenti verdi, misure a favore dell’energia dal mare, obbligo di sistemi di cattura dell’anidride carbonica per le nuove centrali a carbone, alta velocità ferroviaria, cancellazione di alcuni progetti di nuove autostrade, trasformazione in reato penale del possesso di legno proveniente da tagli illegali, spazi verdi per difendere la biodiversità, una rete per la ricarica dei veicoli elettrici. Sul nucleare l’accordo tra i conservatori, che vogliono nuove centrali atomiche al posto delle vecchie, ed i liberaldemocratici, che non le vogliono, è stato trovato e prevede sì la possibilità di nuove centrali, ma senza finanziamenti pubblici (anzi sembra che saranno fortemente tassate). Dallo Stato, quindi, nemmeno una sterlina. I conservatori ed i liberaldemocratici britannici entrambi, infatti, sono per la libertà economica. Chi vuole il nucleare se lo paghi con i suoi soldi e quanto più inquina e quanto più si appropria di ciò che è di tutti tanto più dovrà risarcire la comunità. Qui in Italia, nucleare o non nucleare, destra o sinistra, le cose vanno al contrario, ovvero l'eventuale nucleare così come qualsiasi scelta di politica energetica (o anche non energetica) ricade sulle tasche dei cittadini in quanto tali, i quali cittadini subiscono pure tutte le conseguenze dell'inquinamento così come di tutti gli sbagli dei nostri politicanti!

venerdì 14 maggio 2010

Cattolicesimo dissenziente e scisma sommerso

Il cristianesimo tutto è una catastrofe! Non credo che il dissenso cattolico sia inefficace, però, poiché allo scisma sommerso partecipano praticamente tutti i cattolici, ma ancora non se ne rendono conto. Che i preti si sposino o meno, credo, sinceramente, che siano letteralmente cazzi loro. Che facciano sesso con persone dello stesso o dell'altro sesso sono pure, ovviamente, cazzi loro. Che la gerarchia cattolica sia una setta omofoba è problema purtroppo di tutti, poiché discriminano dentro la chiesa gli omosessuali (non quelli che si fanno preti, però!) e fanno opera politica per discriminare anche all'esterno della chiesa e purtroppo ci riescono pure.

Ciò che rende cattolico qualcuno non è se fa sesso o meno prima del matrimonio. Praticamente tutti, dissenzienti o sedicenti obbedienti al Vaticano, fanno sesso prima del matrimonio! Allo stesso modo non è abortire (che comunque è una tragedia in sé) che rende una donna fuori dal cattolicesimo! Chiunque pensi qualcosa del genere è egli al di fuori del cattolicesimo. Gesù ed i padri della chiesa parlavano di farsi le seghe o non farsele? Sono tutte cose che il potere ha inventato ed usato, insieme con la confessione auricolare, per rendere il popolo schiavo, a mio modesto avviso. Il Vangelo è altro, il Vangelo è contro il potere. Tanto è vero che il potere (quello ecclesiastico e quello politico in collaborazione) ha crocifisso un falegname predicatore rabbino e guaritore ebreo facendone poi una divinità, invece che seguire il suo divino messaggio. La gerarchia della chiesa cattolica è potente ed il cattolicesimo dissenziente vuole proprio, invece, sganciare la chiesa dal potere.

giovedì 13 maggio 2010

La collaborazione del PD con Lombardo

Lombardo e compagnia fanno i loro interessi (principalmente familiari e di clan). Ciò mi indigna, dato che sono uno di quei fessacchiotti che si indigna ancora. Penso che i politici dovrebbero avere qualcos'altro per cui operare piuttosto che i propri interessi personali e/o familiari e/o di partito, ma chi oggi in Sicilia propone una seria alternativa credibile? Il PD ha provato e sta provando a sporcarsi le mani (anche collaborando con Lombardo) per poi proporsi come alternativa a livello nazionale contro Berlusconi e la sua cricca. Se coalizzarsi con Lombardo fosse necessario per battere i potenti nazionali mi andrebbe anche bene. Una volta fatti fuori l'accoppiata Berlusconi e Lega, che è il peggio che l'Italia repubblicana abbia mai avuto, potremo tornare a contrastare i politicanti affaristi siciliani. Sono per la politica pragmatica che ci permette di andare verso la giusta direzione, un passo alla volta. La politica del "tanto peggio, tanto meglio" la trovo sempre deleteria e finisce per rafforzare sempre i vari fascismi.

martedì 11 maggio 2010

Emilio Fede e l'ordine dei giornalisti che non lo radia

Emilio Fede a me ancora fa ridere, ma ovviamente non è un giornalista. C'è qualcuno che sostiene lo sia? L'ordine dei giornalisti? Ma l'ordine dei giornalisti e l'obbligo di iscriversi allo stesso è un residuato fascista che il regime postfascista non ha mai voluto abolire, come giustamente voleva il comunista ebreo Umberto Terracini, che fu onorevolmente presidente dell'Assemblea Costituente. Fede giornalista un po' lo fu a modo suo, quando era un giovane (e raccomandato da alcuni suoi amici del PSI) reporter. Ora è solo un vecchietto con il lifting, molto stronzo e molto leccaculo che a me fa ridere eccome, perché continuo a pensare che una risata seppellirà i potenti e prepotenti di oggi e di sempre, come dicevano i libertari dei due secoli passati.

domenica 9 maggio 2010

Liberiamo l'economia

Con piacere pubblico il seguente articolo di Silvano Borruso, che ringrazio per avermi fatto conoscere meglio, attraverso i suoi scritti, gli studi economici di Henry George e Silvio Gesell.

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DOMANDE CHE NESSUNO FA
(e risposte che nessuno da)


Il CorrierEconomia del 12 aprile 2010 apre con un articolo di Sergio Rizzo e quattro di Isidoro Trovato. Vertono tutti sulle stesse questioni angosciose:

  • Il ritardo nei pagamenti, tanto da parte di imprese private quanto pubbliche, dei loro fornitori, le cui operazioni vengono strangolate, quando non uccise, da codesta pratica.
  • La mancanza cronica di liquidità, alla quale segue l’indebitamento obbligato in banca: “C’è meno liquidità e dobbiamo indebitarci” lamenta Mauro Baruzzi dell’impresa familiare omonima.
  • L’effetto danneggiante inversamente proporzionale alle dimensioni di una impresa: quanto più piccola e puntuale nell’assolvere i suoi impegni, tanto più colpita ne viene dallo Stato, delle banche e delle grandi imprese private.
  • Nemo custodit ipsos custodes: Le tasse e imposte colpiscono senza remore e senza pietà, la delinquenza degli enti pubblici nell’assolvere i loro obblighi rimane impunita: “Il patto di stabilità era stato creato per evitare ai comuni di sforare il proprio budget. Ma il risultato è che, verso fine anno, quando si accorgono di aver raggiunto il limite massimo di spesa, i comuni e tutti gli altri enti locali sospendono i pagamenti di tutte le fatture e li rimandano all’anno successivo. Questo perché così vengono contabilizzati nel bilancio dell’esercizio successivo”. Così Antonella Gabriellini di Toscana Costruzioni.

Trovato quasi butta la spugna: “Fare in modo che le imprese riscuotano almeno una parte dei loro crediti potrebbe rappresentare una via di uscita… Ma come riuscirci senza squilibrare ulteriormente i conti pubblici, non è ancora chiaro”.


E non lo sarà mai, mi si permetta di aggiungere, perché l'economia nella quale ci dibattiamo non è naturale. Ne sono un sintomo i rimedi proposti. 

Cominciamo da Rizzo: “Non rispettate i tempi? Scatti la multa”, tuona il titolo. E’ la stessa politica che sguinzaglia i vigili urbani a multare chi parcheggia dove può senza che il municipio pensi alla soluzione razionale: costruire parcheggi sotto ad ogni strada, così da avere circolazione sopra e parcheggio sotto. “Ma non ci sono fondi!” esclama chi ha imparato economia dagli scagnozzi dell’usura. Vi ritorneremo. Poi diventa poetico: “I cittadini evadono le tasse perchè sono troppo alte e le tasse sono troppo alte perchè i cittadini le evadono”. Bello, come la storia dell’ex-capitano della Royal Navy ritirato a Zanzibar, che sparava un colpo di spingarda puntualmente a mezzogiorno. Quando un ospite gli chiese come facesse ad avere il tempo esatto, “Ah, quando mi reco in città per approvvigionarmi sempre passo dall’orologiaio locale, che ha un cronometro pienamente affidabile”. L’ospite si reca a Zanzibar città e va dall’orologiaio. “So che avete un cronometro che marca il tempo con esattezza. Come fate? “Ah, c’è un ex-capitano della Royal Navy che dall’altro lato dell’isola spara un colpo esattamente a mezzogiorno…” Circolo vizioso che gode di credito grazie all’assenza della logica dalla “squola” italiana.

Continuiamo con Cesare Fumagalli, segretario generale di Confartigianato: “Abbiamo bisogno di norme severe contro i cattivi pagatori che mettono in ginocchio le piccole imprese… strette in una morsa di oneri finanziari, costi amministrativi per disincagliare i crediti in sofferenza, perdite di tempo, oneri legali per ottenere la riscossione del credito agendo per via giudiziaria”.

Che non serve, finisce Rizzo, giacché “rivolgersi al giudice civile è semplicemente inutile, per non dire controproducente: le cause in Italia durano decenni, e una piccola impresa che cita in giudizio una grande impresa difficilmente avrà altre commesse. Questa è la giungla italiana, dove la regola della lealtà ha lasciato il posto alla legge del più forte. Per quanto si può ancora andare così prima che il sistema collassi?

Le soluzioni proposte sono tutte violente: norme severe, sanzioni, multe, insomma la giungla. Però nessuno fa le domande, radicali nel senso etimologico del termine, che andrebbero fatte per trovare l’uscita dal labirinto. 

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sabato 8 maggio 2010

Entriamo, smontiamo e rimontiamo il PD!

Compagni ed amici socialisti, socialdemocratici, liberalsocialisti, neoazionisti, della sinistra liberale, radicali, repubblicani, verdi, entriamo nel PD ed organizziamo dei circoli territoriali ed online (previsti dallo statuto di tale partito) dichiaratamente laici, neoazionisti, repubblicani, liberali, socialisti, liberalsocialisti, radicali, socialdemocratici, verdi, libertari, geolibertari. Entriamo nel PD e smontiamolo per rimontarlo di nuovo su punti programmatici chiari, rafforzando così anche coloro che già dentro il PD (Ignazio Marino, Cristiana Alicata, Ivan Scarfarotto ed altri) operano per cambiarlo e per cambiare poi l'Italia. Proviamoci insieme, come partigiani che magari vanno separati, ma per colpire uniti (per usare un vecchio motto). Compagni, amici, che alternativa proponete?

Sugli ex comunisti in quanto tali è inutile pronunciarsi, poiché di comunisti l'Italia (come il mondo) ne ha visti di più diversi e così pure di ex comunisti. Di certo preferisco comunisti come Gramsci e Terracini (ma dove sono?) a tutti quelli che sono venuti dopo di loro. Ora preferisco Bersani a quasi tutti quelli alla sua sinistra, che ancora non hanno compreso almeno l'idea che debbano presentarsi uniti per non scomparire non solo dal parlamento, ma pure dalla storia italiana. Questo mi pare essere con i piedi per terra.

venerdì 7 maggio 2010

Linux educativo


Le più recenti distribuzioni Linux per bambini non le ho ancora provate. Mandriva comunque, secondo me, anche se non specifica per bambini, è perfetta per scopi educativi, poiché contiene già nel suo DVD un bel po' di software educativo e quello che non c'è già, ovviamente, si può facilmente, liberamente e gratuitamente scaricare dal web. Preferisco però ormai una bella Debian dove installo tutto ciò che mi serve.

Per netbbok come quello dal quale gestisco il blog consiglio Easy Peasy, basata su Ubuntu, a sua volta basato su Debian.  Alla seguente pagina web vi è un bell'elenco di software libero educativo per bambini in età prescolare e scolare ed anche per studenti più grandi:

 http://www.tuxmind.org/2008/04/14/programmi-educativi-su-linux

giovedì 6 maggio 2010

Uniamo l'opposizione

Oggi un programma che unisca tutta l'opposizione, compresa l'UDC, è possibilissimo, fosse anche solo per ripristinare la democrazia e la legalità, nonché su alcuni temi sociali e per le riforme economiche, attraverso l'incontro di persone di buona volontà come Tabacci. Non tutti nell'UDC sono democristiani ed i non democristiani aumentano sempre più in tale partito.

mercoledì 5 maggio 2010

Organizzazione Mondiale delle Democrazie e della Democrazia

Pannella ed il Partito Radicale Transnazionale propongono ormai da anni l'Organizzazione Mondiale delle Democrazie e della Democrazia, che abbia poteri cogenti. Qualcosa di molto vicino (se non coincidente) alla proposta di una federazione degli Stati democratici (nel senso occidentale di tale termine). La proposta del PRT nasce dalla constatazione che l'ONU è difficilmente riformabile. Il fatto che in questi giorni l'Iran sia entrato nella commissione ONU per i diritti femminili la dice lunga ed è un'ennesima conferma dello stato di salute in cui si trova tale organismo internazionale.

martedì 4 maggio 2010

Eurosionismo

Il mio neosionismo, che è una forma di post-sionismo, continuo a chiamarlo così poiché è intrecciato con l'ebraismo mondiale in quanto ritengo che il questo mondo esistano popoli quali quello ebraico, quello degli zingari e quello dei palestinesi che hanno diritto ad una patria e, almeno per i primi due, per motivi storici e culturali la loro patria deve essere l'Europa. Per questo potrei anche chiamarlo eurosionismo. L'Unione Europea dovrebbe, infatti, in quest'ottica adottare una "legge del ritorno" per permettere ad ebrei e zingari attualmente fuori dell'Europa di diventare cittadini europei. Il mio neosionismo è un superamento (post-sionismo) del sionismo storico e del sionismo attuale che è un'israelismo che se lasciato a sé stesso ha solo un futuro di morte, di sé e di chi gli sta accanto. Il mio neosionismo intende salvare Israele e salvare i palestinesi tutti da un destino di morte per permettere ad ogni regione della Palestina storica di entrare nell'Unione Europea. La soluzione all'attuale situazione di stallo deve essere transnazionale e presa in carico da chi ha maggiormente creato le condizioni attuali, ovvero le ex potenze coloniali e gli Stati europei che hanno per millenni perseguitato gli ebrei fino a giungere ai campi di sterminio del secolo scorso. Penso che oggi diversi ebrei americani o asiatici andrebbero con piacere a risiedere in Germania se vi fosse una "legge del ritorno" europea e di certo non finirebbero per le strade ad elemosinare o a prostituirsi o roba del genere. Per quanto riguarda gli zingari non cittadini dell'UE non si capisce perché non possano partecipare pure loro all'UE stessa dopo che da secoli sono tra noi europei ed in nessuna delle guerre che gli Stati europei si sono fatti tra loro i rom sono stati tra gli aggressori, mentre spesso sono stati tra gli aggrediti, fino a giungere anch'essi per essere sterminati nei lager nazisti. Allo stesso modo tutti i palestinesi che vivono da decenni nei campi profughi non si capisce perché debbano ancora subire ciò che ingiustamente hanno subito dalla nascita di Israele. Se accettassero anche loro un'idea di cittadinanza europea ben venga, altrimenti potrebbero benissimo essere indennizzati una volta per tutte dall'UE, che in tutta questa storia avrebbe soltanto da guadagnare in prestigio, sicurezza e quindi economia, oltre che in termini morali.

domenica 2 maggio 2010

Il Partito Democratico

Il PD è il maggiore partito d'opposizione a questo manipolo di nazistoidofascisti, clericali, affaristi, ipocriti e mafiocamorristi. Bersani è persona perbene e segretario eletto del PD tramite un sistema di elezione aperto alla base elettorale del partito in un confronto con altri due degnissimi candidati (io ero per Marino). In quale altro partito italiano abbiamo mai avuto una tale sintesi di democraticità e riflettori puntati sulla sua azione? Il PD così com'è adesso non mi piace affatto, ma in relazione al resto dell'offerta del sistema partitocratico italiano attuale lo scelgo eccome! Al PD mancano principalmente due cose: una visione del mondo ed un po' di coraggio in più. Il maggiore coraggio, forse, gli potrebbe derivare dall'avere una visione del mondo. Nel mio piccolo di simpatizzante che chiede la tessera del PD cerco di portare nel partito la mia visione geolibertaria anche e soprattutto attraverso proposte concrete: abbassare tutte le tasse (Stato minimo), introdurre un'imposizione unica su chi si appropria delle risorse naturali (e/o le deturpa inquinando), quindi anche l'etere occupato dalle televisoni di Berlusconi (che in un sistema politico quale quello geolibertario che auspico non dovrebbe neppure avere elettorato attivo) e riformare il diritto ereditario in un quadro legislativo teso a rimuovere gli ostacoli (come prevede l'articolo 3 della Costituzione) che impediscono che ci siano reali pari opportunità per ognuno.

sabato 1 maggio 2010

Capitale corrotta, nazione infetta!

L'Italia è alla deriva e non è una metafora buttata lì tanto per lamentarsi. Gli italiani erano popolo di emigranti prima e dopo di avere provato tragicamente ad essere popolo autarchico. Adesso, invece, sempre più siamo popolo razzista con al governo dei nazistoidi!

venerdì 30 aprile 2010

Un nuovo sionismo israeliano ed europeo

Qualsiasi paragone tra avvenimenti storici va bene fino ad un certo punto, ma una cosa accomuna l'origine di tutti gli Stati: le forzature ideologiche di una classe dirigente. Non esistono per nessuno Stato origini pure. Il sionismo ed il Risorgimento sono entrambi nazionalismi ottocenteschi, con i loro difetti e pregi. Ci si batteva per l'indipendenza ed è ovvio che un tale concetto (oggi irrecuperabile ed inutilizzabile, a mio modesto parere) aveva significati totalmente diversi per un popolo come quello italiano ed uno come quello ebraico. Il primo era sì nella mente solo della sua classe dirigente patriottica ed all'epoca più intenzione che storia. Ciò vale pure per gli avvenimenti relativi alla nascita di Israele. Il popolo israeliano ha incominciato sì a nascere dai sionisti che in terra di Palestina fecero la loro alià per creare lo Stato ebraico, ma il popolo israeliano oggi non è compatto etnicamente, culturalmente, religiosamente o linguisticamente. Il popolo israeliano esiste ed è di certo legato con il mondo ebraico, ma sono due insiemi che si intersecano, nessuno dei due può essere considerato sott'insieme dell'altro. Si può essere ebrei ed antisionisti. La divisione tra ebrei sionisti ed antisionisti c'è sempre stata e sempre ci sarà. Si può essere sionisti senza essere ebrei. Si può essere israeliani senza essere ebrei e neppure sionisti. Il sionismo di oggi ha da riflettere su se stesso e ridefinirsi e credo che ciò avverrà ed in germe è già avvenuto negli intellettuali israeliani che smitizzano e fanno laiche ricerche coraggiose sulle origini dello Stato israeliano, ad esempio. In ogni caso, "fatto Israele bisogna fare gli israeliani" è parafrasi che può bene essere usata anche per quella storia.
I miei ultimissimi studi politici e politico economici georgisti e geselliani mi portano, però, a diffidare di soluzioni come quella monostatale in Palestina, se di Stato Unico sganciato dal resto del mondo si tratta. Non è, comunque, ipotesi in campo e mi pare che ora si stia allontanando sempre più pure come ipotesi di scuola. Israele non crede alla volontà di pace degli arabi di Cisgiordania e nessuno crede alla volontà di pace di Hamas, che ormai ha intrapreso una sua sciagurata strada. L'unità dei palestinesi non israeliani è ormai solo un ricordo di un desiderio. Nessun futuro Stato di Palestina potrà mai essere indipendente, questa è la verità, sia che tale Stato sia un minuscolo Stato di non ebrei nella Cisgiordania (e forse nella striscia di Gaza), sia che sia lo Stato indipendente che unisca tutti gli abitanti della Palestina storica. Israele è oggi tutt'altro che indipendente, dipende dagli USA e pure economicamente dai suoi rapporti con i Paesi europei. Dipende dai suoi accordi (espliciti e taciti) con i paesi confinanti e non confinanti. Non si può più parlare di indipendenza, ma di interdipendenza ed in ogni caso snaturare uno Stato esistente per crearne un altro non mi pare una buona alchimia. Far entrare Israele nell'Unione Europea, invece, credo che potrebbe innescare reazioni positive anche e forse principalmente per gli arabi della Palestina non israeliana, anche visto l'attuale rapporto privilegiato di uno Stato arabo ed islamico come il Marocco con l'UE.
Il sionismo rischia oggi di divenire solo la retorica dietro la quale i politici israeliani si mascherano per qualsiasi loro propaganda ed azione. Il mio amore per Israele non mi rende cieco al punto di non vedere che tale Stato oggi si avvia verso la sua morte e morirà comunque, qualsiasi soluzione vincerà in quella terra martoriata, se non si comprenderà che l'appartenenza ebraica non può e non deve essere posta come fondamento della cittadinanza. Il neosionismo che io auspico, infatti, deve essere il sionismo degli israeliani (di ogni etnia e appartenenza di fede) e degli europei di oggi.

giovedì 29 aprile 2010

Amore

Amare vuol dire tante cose e ci sono innumerevoli forme e tipi d'amore. Amore è anche ogni forma affettiva, di simpatia, di accoglienza, di disponibilità, di giustizia, di passione volta a realizzare buone cose... Non limitiamo l'amore e non idolatriamo poi il nostro punto di vista. L'amore è sempre oltre, a mio parere, ogni singolo suo aspetto, ogni sua manifestazione.

lunedì 26 aprile 2010

Politica drogata

Se Berlusconi vince non è perché ha grandi consensi, ma perché chi dice di opporsi a lui non sa bene organizzarsi. Analizzando i numeri delle ultime elezioni politiche possiamo tranquillamente giungere a questa considerazione. Alle elezioni regionali al PdL è andata anche molto peggio ed anche per questo ora Fini ed altri si stanno distanziando da Berlusconi. Quest'ultimo sta adesso affossando la destra, dopo avere (assieme a Veltroni e Di Pietro) affossato la sinistra. Non escludo che il dopo Berlusconi sarà governato da un nuovo centro, ma nessuno può oggi prevedere che tipo di centro sarà, poiché la politica italiana oggi è drogata dai soldi di Berlusconi e quando lui se ne andrà anche questi non ci saranno e quindi il PdL (attualmente quasi tutto così compattamente unito) romperà le righe e si rimescoleranno le carte.

domenica 25 aprile 2010

Festa della Liberazione e neoazionisti

Una nota del segretario del Nuovo Partito d'Azione, Pino A. Quartana, sul 25 aprile di quest'anno
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QUESTO INCREDIBILE ED INCORAGGIANTE 25 APRILE 2010
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Quest'anno la celebrazione del 25 aprile si svolge in concomitanza di fatti del tutto inediti e per certi aspetti anche paradossali. Succede, in poche parole, che le destre che governano il Paese si spaccano clamorosamente e drammaticamente proprio a ridosso del 25 aprile e proprio nel momento in cui esse sembrano invincibili ed invulnerabili dopo la loro quasi vittoria alle elezioni regionali.
Succede che questa spaccatura dagli esiti imprevedibili si consuma proprio quando sembra che il fasciopiduismo sembra essere sul punto di spiccare l'ultimo assalto e di uccidere definitivamente la democrazia nel nostro Paese con le pseudo riforme reazionarie a cui si prestano finanche elementi dell'opposizione, con le leggi liberticide sulle intercettazioni telefoniche, con le leggi punitive contro i magistrati, con i progetti di un federalismo pre-secessionista che separerebbe de facto Nord e Sud, con una serie infinita di atti odiosi e barbarici come quello di umiliare i bambini poveri delle mense scolastiche o di manifestare pubblicamente contro la sepoltura di una povera bambina morta non importa a quale religione la piccola morta sia stata assegnata nel brevissimo attimo della sua vita. Fino a pochi giorni fa sembrava che i vari volti del neofascismo presenti da sempre in questa maggioranza reazionaria (denuncio questo stato di cose da tanto tempo, sia a nome mio personale, sia a nome del Nuovo Partito d'Azione) si potessero scatenare a proprio piacimento sulla pelle non solo dell'opposizione, ma della democrazia e del Paese.
Alla fin fine, oggi come negli anni '20 e '30 del secolo scorso, il dato non cambia; il fascismo ha varie anime, esse sono tutte rappresentate in questa maggioranza di governo di destra estrema e tutte parlano lo stesso linguaggio, sempre il solito, il linguaggio di quello che Eco chiama il fascismo eterno; spietatezza, insensibilità ed irrisione nei confronti dei poveri e dei deboli, volgarità, violenza sociale e verbale (all'epoca mussoliniana anche fisica), generale disprezzo verso la cultura, la scienza, il progresso e la democrazia sia a livello teorico che pratico, legame indissolubile con gli altri poteri forti conservatori e reazionari (Chiesa e grande industria) in funzione antipopolare, intolleranza verso il dissenso e verso qualsiasi forma di critica, cesarismo straccione e macchiettistico e nella versione berlusconiana c'è anche l'oltraggio permanente contro chi combatte la mafia (l'ultimo esempio di cronaca è la velenosa critica del Cavaliere in nero a Roberto Saviano) e l'impunità verso la corruzione. Questo è e sarà sempre il fascismo.
A ridosso di questo 25 aprile 2010 succedono cose incredibili. La cosa più importante è che colui che è stato per tanto tempo il massimo rappresentante di una delle anime del neofascismo, anzi il rappresentante massimo della tradizione di diretta continuità col fascismo storico, colui che già si rese autore del passaggio dal neofascismo verso la non del tutto chiara e convincente categoria del postfascismo (mai comunque diventata antifascismo), prova amaramente sulla propria pelle il bastone fascista della denigrazione politica e personale e della intolleranza verso la dialettica interna delle opinioni; succede quindi che in età tutt'altro che tenera egli probabilmente abbia capito veramente, e forse per la prima volta nella sua vita, cosa sia il fascismo, che è esattamente ciò che sta subendo in questi giorni, seppure in dosi ancora minime. Meglio tardi che mai verrebbe da dire. Si arriva così all'assurdo che i suoi luogotenenti davanti all'intera Italia lancino accuse di squadrismo e di fascismo proprio verso coloro che erano stati fino all'altro giorno i propri sodali più stretti. Se questi fatti inediti e paradossali sono da prendere sul serio allora essi si caricano di significati straordinari anche per chi si appresta a celebrare la data del 25 aprile. Quando l'antifascismo sembra essere diventata purtroppo solo un'opera di testimonianza minoritaria e crepuscolare (anche per colpa di chi avrebbe dovuto rappresentarlo e difenderlo), quando il neofascismo nelle sue varie vesti si appresta a sbaragliare il campo della democrazia, delle opposizioni e dell'antifascismo, ecco che dal seno profondo del neofascismo nasce in extremis una imprevedibile coscienza della sua natura barbarica e quindi un atto di ribellione contro le proprie origini e radici (in ciò, prima ancora che nel reato di lesa maestà verso il Berlusconi, risiede l'accusa di "tradimento" rivolta a Fini ed al suo gruppo). Se non bastassero i film sulla guerra (che tra l'altro questa tv di regime non ci fa più vedere), se non bastassero le periodiche celebrazioni delle associazioni partigiane a dimostrare cosa è stato il fascismo, quanto è accaduto negli ultimi giorni nella politica italiana è forse la più potente arma di convincimento soprattutto per i giovani della necessità di combattere il fascismo nelle sue varie e nuove forme. Direi che questi recentissimi fatti costituiscono addirittura la dimostrazione matematica della attualità dell'antifascismo, un concetto non solo da riattualizzare ma da riscoprire profondamente e da rilanciare. Il 25 aprile quest'anno non poteva arrivare in un momento più propizio da questo punto di vista specifico. C'è un secondo motivo che ci riempie di soddisfazione come nuovi azionisti ed è costituito dal fatto, anch'esso dai forti significati simbolici e storici, che quest'anno finalmente, dopo più di sessant'anni anni di assenza, torna nelle sfilate del 25 aprile la bandiera azionista, torna la tradizione politica e culturale che ha contribuito più di altre alla Liberazione; torna a pieno titolo e con forza nella giornata milanese (quella senz'altro più significativa, senza nulla togliere alle altre città) del 25 aprile 2010. Non voglio dire che in tutti questi anni gli azionisti o gli ex-azionisti non ci siano stati, ci mancherebbe altro. Ci sono stati ed hanno tenuto vivi memoria e valori, ma quest'anno torniamo nelle celebrazioni del 25 aprile come soggetto politico organizzato, come espressione qui ed oggi della nuova casa politica degli azionisti, ci torniamo visibilmente con i nostri nuovi colori orange. Ci torniamo come partito del nuovo azionismo e questa è un'altra cosa, è un'altra importante e storica novità, una novità che non può non far piacere ad ogni vero democratico, a chi ha combattuto decenni fa il fascismo ed a chi lo vuol combattere oggi.

sabato 24 aprile 2010

Neosionismo

Il sionismo precedente e contemporaneo alla nascita dello Stato israeliano è ormai anche mito e smitizzarlo mi va benissimo. L'attuale classe dirigente israeliana mi sembra molto miope da questo punto di vista. Però non condivido chi vuole demolire tutto ciò che di buono ha fatto il sionismo precedente e successivo alla nascita dello Stato israeliano. L'identità israeliana oggi esiste ed è pure diversa rispetto a quella ebraica. Ci sono ebrei (credenti e non) antisionisti. Ci sono drusi o addirittura arabi israeliani che non si sentono né si sentiranno mai ebrei ma non rinuncerebbero mai neppure al loro essere israeliani. Ci sono discriminazioni in Israele? Sì, purtroppo. Dobbiamo batterci innanzi tutto affinché Israele non discrimini più i suoi cittadini, di qualsiasi etnia o fede. L'Unione Europea può fare molto in tal senso. Auspico pressioni politico-diplomatiche che abbiano come contropartita l'ingresso di Israele nell'UE stessa. Adesso che Israele si sente quasi abbandonata dagli USA, difficilmente la sua classe dirigente potrebbe non volere ciò che la stragrande maggioranza degli israeliani (di qualsiasi etnia e fede) ancora sogna: l'ingresso nell'UE.

venerdì 23 aprile 2010

Questa volta meglio Berlusconi di Fini

Berlusconi questa volta ha totalmente ragione. Ho ascoltato il confronto tra Berlusconi e Fini ed il primo dei due ha stranamente toni ragionevoli e dice cose condivisibili. Fini non parla quasi di nulla, lo fa in maniera fumosa e da presidente della Camera non dovrebbe permettersi di fare il leader della minoranza interna del suo partito. Se lo dico io che stimo sempre più Fini e che lo ammiro per la strenua difesa giapponese delle prerogative parlamentari!

giovedì 22 aprile 2010

Il Giorno della Terra e Google

Oggi è il Giorno della Terra (Earth Day in inglese). Nel 2010 ricorre il 40° anniversario della prima sua celebrazione. In tutto il globo si organizzano manifestazioni che riguardano temi ecologici. Google, come accade sovente in occasione di importanti ricorrenze, ha impreziosito la sua home page con un logo dedicato alla Terra.

martedì 20 aprile 2010

Divorzio breve

Ascolto su Radio Radicale una trasmissione in cui si parla del testo base sulla riduzione dei tempi per ottenere il divorzio depositato in Commissione Giustizia della Camera dal relatore Paniz (PdL) nella seduta del 13 aprile scorso e del conseguente comunicato stampa della deputata radicale eletta nel PD onorevole Rita Bernardini (membro della suddetta Commissione) e della Lega Italiana per il Divorzio Breve.
Condivido il punto di vista dei Radicali Italiani sul testo base presentato da Paniz. I Radicali, infatti, tramite l'avvocato Alessandro Gerardi (Tesoriere della Lega Italiana per il Divorzio Breve) e la Bernardini, hanno dichiarato che il testo base di Paniz "costituisce l'ennesimo compromesso al ribasso e discrimina fortemente chi non è religioso e chi non ha figli".
Hanno inoltre fatto la seguente dichiarazione:
"L'articolato, com'era prevedibile, strizza l'occhio alle pretese illiberali del clero cattolico non riconoscendo la possibilità alla coppia di chiedere e ottenere direttamente il divorzio, senza passare attraverso un preventivo quanto inutile periodo di separazione legale. Inoltre è discriminatorio laddove riduce il termine interlocutorio di separazione a un anno per chi non ha figli minori, mentre in caso contrario lo porta a due. È appena il caso di ricordare che in questa legislatura i radicali eletti nel gruppo del PD hanno presentato una proposta di legge davvero risolutiva con la quale viene stabilito un principio per noi irrinunciabile ossia che, in alternativa alla separazione, per la coppia in crisi irreversibile il divorzio deve poter essere possibile fin da subito.
La Commissione Giustizia, a maggioranza dei suoi membri, ha deciso, in modo alquanto discutibile, di non calendarizzare insieme agli altri quel nostro disegno di legge a prima firma Farina Coscioni. Ora pertanto non ci resta che tentare di migliorare, per quanto possibile, questo testo base presentato dal relatore Paniz, consapevoli del fatto che oramai i cittadini interessati al divorzio non accettano più il significato della separazione".
Fino a quando non comprenderemo che l'istituto giuridico del matrimonio va semplicemente e radicalmente abolito, mi pare giusto limitare i danni dovuti al fatto che l'istituto in questione esiste.
Qui di seguito riporto il testo base in questione.
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Disposizioni in materia di separazione giudiziale tra i coniugi.
PROPOSTA DI TESTO UNIFICATO DEL RELATORE
Art. 1.
1. Al secondo capoverso della lettera b) del numero 2) del comma 1 dell'articolo 3 della legge 1o dicembre 1970, n. 898, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modifiche:
a) al primo periodo le parole: «tre anni» sono sostituite dalle seguenti: «un anno»;
b) dopo il primo periodo è inserito il seguente: «in caso di presenza di figli minori, il termine di cui al periodo precedente è di due anni»
Art. 2.
1. All'articolo 191 del codice civile è aggiunto, in fine, il seguente comma:
«Nel caso di separazione personale, la comunione tra i coniugi si scioglie nel momento in cui, in sede di udienza presidenziale, il presidente autorizza i coniugi a vivere separati».

lunedì 19 aprile 2010

Rivoluzione geolibertaria!

Fino a quando ci saranno coloro che detengono le risorse naturali e coloro che vengono esclusi da esse, fino a quando ci saranno i banchieri usurai ed i banchieri di Stato o (adesso) dell'UE e chi, invece, lavora o viene addirittura escluso dai processi produttivi pur volendo lavorare, allora le carceri finiranno sempre per debordare e le mafie finiranno sempre per prosperare! Le carceri vanno semplicemente abolite, tutti i mercati liberalizzati, la terra e tutte le risorse naturali condivise attraverso l'imposizione esclusiva sull'impossessamento delle risorse naturali e la moneta resa deperibile.

domenica 18 aprile 2010

Aboliamo il matrimonio!

La Corte costituzionale ha deciso sulle questioni poste con ordinanze del Tribunale di Venezia e della Corte d’appello di Trento, in relazione alle unioni omosessuali, dichiarando inammissibili le questioni stesse in riferimento agli articoli 2 e 117, primo comma, della Costituzione e infondate in relazione agli articoli 3 e 29 della Costituzione.
La Corte sembra non vedere la chiarezza e la semplicità dell'articolo 3 della nostra carta costituzionale. Quando smetteremo, comunque, di pensare che lo Stato debba occuparsi di questioni quali il matrimonio ed invece aboliamo tutte le leggi relative a tali legami d'amore? Piuttosto che intruppare anche gli attuali esclusi da questo privilegio bisogna semplicemente abolire il privilegio!

sabato 17 aprile 2010

Libero negazionismo in libero Stato

Punire qualcuno per ciò che dice o scrive è semplicemente da clericali, da fascisti, da stalinisti. Sono per la libertà di espressione del pensiero di chiunque. Ciò vale, secondo la mia modesta opinione, anche per i negazionisti dei campi di sterminio nazisti. Il tema è di certo pesante, però un mezzo ebreo come me si permette eccome di ridere anche di tutto ciò, che verrà seppellito da una bella risata, come dicevano i libertari dei due secoli scorsi. Tutto sommato Israele-Giacobbe era figlio di Isacco, che in ebraico ha la stessa radice della parola risata!

venerdì 16 aprile 2010

Per una sinistra geolibertaria

Sto approfondendo i miei studi economici, ecologici e sul pensiero (politico, economico, libertario e teso a contrastare le ingiustizie sociali) di Henry George, Silvio Gesell e di tutto il filone di pensiero geoista. La sinistra smarrita in Sicilia, in Italia, in Europa e nel mondo ha bisogno di liberarsi di ogni residuo di vecchio marxismo e di socialismo socialdemocratico statalista e riprendere, invece, tutto il buono delle tradizioni liberali e liberalsocialiste e socialiste libertarie: la lotta per uguali opportunità per tutti, giustizia sociale attraverso la condivisione delle risorse naturali e della conoscenza, il contrasto alla speculazione monetaria, terriera e legata ai cicli economici, la comprensione delle realtà lavorative di sempre e di oggi e quindi un sano sindacalismo di base, la legalità e la laicità delle istituzioni.
La sinistra non crede più alle ideologie e se ciò significasse più libero e laico pensiero bene. Temo però che abbiamo buttato il bambino con l'acqua sporca, non avendo più neppure visioni generali del mondo. Di Weltanschaung, invece, credo che abbiamo ancora bisogno.

martedì 13 aprile 2010

Chiesa sono anche io

Chiesa cattolica non è solo il Vaticano e chi gli obbedisce, chiesa cattolica sono anche io e tutto lo scisma sommerso che prima o poi emerge e sommerge tutto questo schifo che ormai è evidente a tutti ed è lontano anni luce più che decenni dallo spirito del concilio Vaticano II.