Ecco a voi la sesta puntata dell’intervista geolibertaria. Le domande sono sempre di Dario Farinola e le risposte di Massimo Messina. Le puntate precedenti dell’intervista le trovate ai seguenti link:
- Torna in vita GeoLib, con un'intervista
- Continua l'intervista: liberalismo, liberismo, socialismo, Henry George ed il georgismo
- Georgismo, libero mercato, anarchia
- Neogeorgismo "geselliano", imposta fondiaria, geolibertarismo
- Geolibertarismo, nonviolenza e libero mercato
Nella scorsa settimana hai toccato il tema della nonviolenza. Con quali strumenti e con quali modalità ritieni opportuno superare il modello statale attualmente vigente e passare ad un sistema geolibertario?
Con gli strumenti della nonviolenza e per me lo strumento principale della nonviolenza è il libero mercato. Perché siamo anarchici se non perché non tolleriamo le imposizioni, cioè la violenza? Sarebbe per lo meno incoerente cercare di perseguire l’anarchia attraverso la violenza. Dobbiamo, quindi, cercare di ampliare quanto più possibile gli spazi di libertà. Tutti parlano di libertà e tutti sono per la libertà, ma ognuno è per la propria, di libertà. Il libertario si caratterizza per essere per la libertà altrui, oltre che per la propria. Se siamo libertari, quindi, non possiamo accettare la violenza, non possiamo essere per la coartazione della libertà altrui, bensì dovremmo diffondere le nostre idee e pratiche libertarie attraverso il libero mercato, cercando di espanderlo quanto più si possa. Nonviolenza significa, tra l'altro, non collaborazione con tutto ciò che rifiutiamo e collaborazione con tutto ciò che può contribuire a diffondere la libertà propria ed altrui. Il potere politico, come lo intendiamo oggi, di conseguenza, non va conquistato, bensì contrastato, attraverso la noncollaborazione nonviolenta.
Nella dottrina georgista e geolibertaria la Terra e tutte le risorse naturali nascono come beni comuni. Nella fase di transizione dallo Stato ad un sistema geolibertario a chi verrebbe affidato il patrimonio demaniale?
Lo Stato, come la rendita fondiaria, va eroso. Come penso che la via migliore per superare il problema della rendita fondiaria sia attraverso associazioni volontarie di persone che aderiscano ad una moneta geselliana che abbia un tasso di erosione maggiore quando arriva “nelle mani” dei proprietari fondiari, allo stesso modo penso che per superare lo Stato bisogna creare associazioni/partiti che si impegnino a riforme costituzionali e legislative che portino lo Stato ad estinguersi, trasferendo alcune sue funzioni al mercato stesso. Di certo nessuna fase di transizione ci potrà essere se prima non si diffonde una coscienza geolibertaria. Bisogna, quindi, per ora, cercare di diffondere cultura geolibertaria. Come ci insegna Mazzini, il pensiero, però, va legato all’azione e perciò dovremmo anche cercare di far nascere associazioni che disobbediscano alle leggi statali, applicando, invece, norme ad applicazione volontaria. Si potrebbe creare un’associazione che gestisca una moneta georgista/geselliana con tanti militanti pronti anche a farsi arrestare, se necessario, per diffondere tale moneta, rifiutando ogni imposizione statale o non statale che sia di intralcio alla libertà individuale.
Supponiamo che il patrimonio demaniale venga affidato alla totalità dei cittadini attraverso un organismo societario comune. Ritieni che in suddetto organismo debbano essere rappresentati solo gli italiani o anche gli stranieri?
Se si tratta di organismo societario di diritto privato, ogni suo socio potrà alienare a chi vuole la sua parte e quindi anche a stranieri, senza alcun limite. Ciò, comunque, non impedirebbe per nulla il riformarsi della rendita parassitaria e della violenza statale. Se non ci si organizza attraverso associazioni di persone che diffondano una moneta georgista/geselliana, non si potrà arrivare mai a superare né l’una né l’altra.
Ipotizziamo che in tale organismo societario comune siano ammessi anche gli stranieri. Con quali criteri oggettivi stabilire quali stranieri ne possano entrare a far parte?
Per me non c’è alcuna differenza tra italiani e stranieri: sono per il libero mercato e se ciò non implica innanzi tutto libertà di alienare quote societarie a chiunque si voglia, non capisco che possa significare.
Rimaniamo in tema di stranieri. Da geolibertario in che modo ti poni rispetto al tema dell'immigrazione?
Anche sull’immigrazione sono per la libertà: per la totale libertà di ingresso di chiunque, senza oneri per nessuno, se non di chi voglia sostenerli. Ciò che conta è che anche questo tema possa passare al libero mercato, totalmente, così che possa autogovernarsi, nel libero incontro delle volontà individuali.
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