domenica 18 ottobre 2020

Nel solco della cultura, della teoria e della prassi della nonviolenza

Proseguiamo l’intervista geolibertaria, con domande di Dario Farinola e risposte di Massimo Messina. Le puntate precedenti le trovate ai seguenti link:

  1. Torna in vita GeoLib, con un'intervista

  2. Continua l'intervista: liberalismo, liberismo, socialismo, Henry George ed il georgismo

  3. Georgismo, libero mercato, anarchia

  4. Neogeorgismo "geselliano", imposta fondiaria, geolibertarismo

  5. Geolibertarismo, nonviolenza e libero mercato

  6. Anarchia e nonviolenza: due facce della stessa medaglia

  7. Il Partito Libertario di Fabio Massimo Nicosia... e la nonviolenza

  8. Il dittatore libertario di Fabio Massimo Nicosia, la nonviolenza, il libero mercato

  9. Dialogo tra Farinola e Messina sulla nonviolenza

  10. Per la liberazione di ogni specie

  11. Nonviolenza: correlazione tra mezzi e fini

  12. Disobbedienza - anche fiscale - come strumento nonviolento per realizzare il geoanarchismo

  13. Libero mercato: principale strumento nonviolento

  14. Meno violenza ci sarà più anarchia ci sarà

  15. Minore violenza possibile

  16. Libertà totale, che si tratti di aborto, spiagge o qualsiasi altra cosa

  17. Come difendersi dai soggetti pericolosi?

  18. Autori georgisti, geolibertari e dintorni


Parlando del tema carcere hai sostenuto che il carcere è perfettamente inutile perché il crimine è stato già commesso. Allora in che modo si crea un deterrente affinché quel crimine non si verifichi? Hai anche sostenuto che restringere la libertà di un individuo è giustificato se è ragionevole pensare che quella persona possa commettere un crimine. Ma con quali criteri oggettivi puoi limitare la libertà dell'individuo se quell'individuo non ha ancora commesso alcun crimine?

Punire qualcuno per spaventare altri non è idea che mi piace. Punire in sé non è idea che mi piace. Certe punizioni sono spontanee ed altre possono anche emergere dal mercato, senza bisogno di elaborare ingegneria sociale a tavolino. Parlare in generale di crimini, non credo che sia molto utile, perché bisogna vedere che mettiamo nel calderone del termine “crimine”. In generale, come ho già affermato e tu hai ben notato, penso che quando è ragionevole pensare che qualcuno possa essere pericoloso, che possa commettere crimini, quali ad esempio l’omicidio, sarebbe bene per gli altri potersi difendere e quindi anche privargli la libertà. Il caso più semplice è quello di chi minaccia di morte qualcun altro ed è chiaro che non si tratti di uno scherzo. Dovremmo forse aspettare che succeda? La vita della persona e la sua libertà non è già compromessa? Non va salvaguardata? Ho anche affermato che questo potrebbe essere l’unico caso in cui accetterei anche strumenti democratici come quelli usati nell’antica Grecia, come l’uso dell’òstracon. Più che sui criteri oggettivi per stabilire a priori chi è pericoloso, quindi, penso che dovremmo cercare strumenti d’azione di difesa nonviolenta, sempre ricordando che nonviolenza non è un assoluto, ma una ricerca continua della minore violenza possibile in date circostanze.


Parlando di pedofilia e di tutte le problematiche ad essa collegate hai sostenuto che bisogna ripensare al concetto di famiglia dalle sue fondamenta. Che cosa intendi esattamente?

Ho già affermato, in puntate precedenti, forse non troppo esplicitamente (spero ora di rimediare) che famiglia è insieme di persone che tali si sentono, che vogliono prendersi cura vicendevolmente tra loro, se si tratta di adulti. Per quanto riguarda i bambini, essi devono essere considerati figli di chi li ama e li accudisce e non di chi meramente li genera. Sono per una ultrasemplificazione delle adozioni, ma anche per una diffusione dell’idea che nessun genitore biologico solo per essere tale ha dei doveri nei confronti della prole. Ci sono persone che naturalmente sono più adatte di altre a prendersi cura dei minori ed altre persone che possono anche imparare e diventare ottimi genitori, ce ne sono altre che non vorranno neppure esserlo mai, ma pressioni sociali li portano non solo a fare figli, ma anche a prendersi cura di essi e lo faranno controvoglia e trasmettendo principalmente nevrosi e torture psicologiche più o meno grandi, invece che amore. Una diffusione dell’idea che madri e padri non devono necessariamente essere quelli biologici aiuterebbe, insieme ad uno stipendio per chi si occupa dei bambini, perché è lavoro che impegna e stressa (sia in senso negativo che positivo) anche più di tanti altri, pur se ancora socialmente ed economicamente non è ancora adeguatamente riconosciuto come tale.


Da parte di determinati ambienti di estrema sinistra si sostiene la tesi che i Paesi poveri siano stati sfruttati e colonizzati dalle potenze occidentali. Quanto c'è di vero in questa teoria? Qual è la tua opinione sul fatto che le multinazionali con la complicità di determinati regimi utilizzi le risorse naturali di un determinato Paese senza che lo sfruttamento delle stesse vada a vantaggio della popolazione?

Molti paesi poveri sono stati colonizzati e sfruttati dall’Occidente e ciò non è tesi di estrema sinistra, ma storia. Che alcune multinazionali, poi, sfruttino le risorse naturali di alcuni Paesi a scapito delle popolazioni locali, è pure un dato di fatto ed è una di quelle cose che un geolibertario non può non contrastare. Il capitalismo reale va a braccetto con le tirannie sparse per il globo e noi geolibertari vogliamo riorganizzare il mondo in maniera volontaristica e tale per cui le risorse della natura vadano a beneficio di ognuno, nessuno escluso. Il principio è questo e sembra che le modalità attraverso le quali perseguire quest’obiettivo possano anche essere molteplici. Si tratta, quindi, anche di trovare lo strumento o gli strumenti più adatti per tale obiettivo ed essi vanno cercati nel solco della cultura, della teoria e della prassi della nonviolenza.


Passo ad un argomento di attualità. Faccio l'avvocato del diavolo: l'obbligo di indossare la mascherina per strada in relazione al problema COVID19 è un atto libertario perché tutela la libertà di chi non desidera essere contagiato. Cosa mi rispondi a riguardo?

Per strada e ad adeguata distanza dagli altri, assolutamente no, è una baggianata. In generale, sono per un’anarchia dei doveri, della responsabilità e non sapendo se sono contagioso o meno penso che, da anarchico, da persona che vuole tutelare la libertà propria ed altrui, non posso anche responsabilmente indossare la mascherina. Così come non mi metto a dare schiaffi anche quando ne avessi voglia verso qualcuno, allo stesso modo non mi avvicino ad un altro, in un momento in cui c’è un epidemia in corso che lo potrebbe portare in ospedale o potrebbe portare in ospedale chi interagisce con lui. Credo che saremo più credibili come anarchici quando saremo visti come anche più responsabili degli altri piuttosto che meno responsabili, non volendo imporre nulla a nessuno se non il rispetto della stessa libertà e quindi viene da sé una ferrea intransigenza verso noi stessi, per la tutela della libertà propria ed altrui.


Nel variegato mondo della destra, ivi compresa la destra libertaria, si sostiene che l'Islam in quanto tale è incompatibile con i valori dell'Occidente. Partendo da questo presupposto concettuale si sostiene che la libertà di circolazione totale possa a lungo termine costituire un vero e proprio suicidio culturale perché saremmo invasi da gente che non conosce il valore della libertà. Cosa rispondi a riguardo?

Sostengo da anni di essere anche islamico e sono innamorato dei valori di libertà dell’Occidente. Ritengo mazzinianamente che ogni tradizione culturale, religiosa, spirituale di ogni popolo abbia una sorta di missione per il resto del mondo. Purtroppo, però, nel mondo islamico c’è un evidente cancro che sta dilagando, negli ultimi decenni, che sta devastando il mondo islamico stesso ed alcune metastasi di tale cancro sono ormai presenti anche nell’Occidente e l’Occidente ha il dovere di salvaguardarsi, di difendersi. La libertà di circolazione, che io sostengo, quindi, secondo me può avere dei limiti dovuti alla difesa delle libertà individuali. Non ho ancora visto, però, seri studi di questi fenomeni, ad esempio, su come aumentino certi reati all’aumentare della provenienza dell’immigrazione da un luogo piuttosto che da un altro. Di certo, da amanti della libertà, dovremmo porci seriamente anche queste questioni contrastando fenomeni di erosione dello Stato di diritto, perché siamo anarchici di tradizione liberale che sanno che se lo Stato di diritto viene eroso da legislazione di stampo teocratico facciamo passi indietro e non avanti se la nostra meta è l’anarchia e quindi difendiamo lo Stato di diritto, da libertari, da anarchici che vivono in questo mondo, pragmaticamente. Altri tipi di anarchia, non mi possono interessare, perché di fatto nemici della libertà.

domenica 11 ottobre 2020

Autori georgisti, geolibertari e dintorni

Eccovi la diciottesima puntata dell’intervista geolibertaria, con domande di Dario Farinola e risposte di Massimo Messina. Trovate le puntate precedenti ai seguenti link:

  1. Torna in vita GeoLib, con un'intervista

  2. Continua l'intervista: liberalismo, liberismo, socialismo, Henry George ed il georgismo

  3. Georgismo, libero mercato, anarchia

  4. Neogeorgismo "geselliano", imposta fondiaria, geolibertarismo

  5. Geolibertarismo, nonviolenza e libero mercato

  6. Anarchia e nonviolenza: due facce della stessa medaglia

  7. Il Partito Libertario di Fabio Massimo Nicosia... e la nonviolenza

  8. Il dittatore libertario di Fabio Massimo Nicosia, la nonviolenza, il libero mercato

  9. Dialogo tra Farinola e Messina sulla nonviolenza

  10. Per la liberazione di ogni specie

  11. Nonviolenza: correlazione tra mezzi e fini

  12. Disobbedienza - anche fiscale - come strumento nonviolento per realizzare il geoanarchismo

  13. Libero mercato: principale strumento nonviolento

  14. Meno violenza ci sarà più anarchia ci sarà

  15. Minore violenza possibile

  16. Libertà totale, che si tratti di aborto, spiagge o qualsiasi altra cosa

  17. Come difendersi dai soggetti pericolosi?


Quali sono gli autori più importanti del pensiero georgista e geolibertario?

Al seguente link vi è una pagina con un bell'elenco di liberali classici, di economisi accademici (tra i quali i più noti tra quelli considerati addirittura iperliberisti come il monetarista Milton Friedman, o anche austriaci quali Hayek), economisti non accademici, libertariani statunitensi, statisti (tra i quali Lincoln e Churchill) ed intellettuali vari che erano favorevoli ad un'imposizione fiscale di tipo georgista, sul valore fondiario:

http://earthfreedom.net/lvt-advocates

Hermann Heinrich Gossen, Henry Heorge, Frank Chodorov, Albert Jay Nock, Fred Foldvary spiegano che non sarebbe un "intervento statale", ma proprio la via per l'estinzione di ogni intervento statale... Anche Einaudi, che criticava la tassa unica georgista, lo faceva affermando che sarebbe stata un'entrata troppo esigua per le necessità statali, a suo parere! Quindi il georgismo potrebbe essere anche una via per giungere all'estinzione dello Stato, che imploderebbe per mancanza di risorse. Einaudi vede ciò negativamente, da liberale, noi geolibertari possiamo vedere solo positivamente se il georgismo è una via per giungere al geoanarchismo.


Ad una persona che si avvicina per la prima volta a queste due grandi scuole di pensiero quali testi consigli affinché possa formarsi una cultura di base?

Se legge l'inglese e/o lo spagnolo, c'è innanzi tutto l'opera fondamentale di Henry George, "Progresso e Povertà". Si trova su Internet, liberamente scaricabile, sia la versione originaria di George "Progress and Poverty" che la versione leggermente ridotta e rimodernata nel linguaggio da Bob Drake (consiglio quest'ultima, se non avete esigenze storico-filologiche). Un altro libro di George da leggere è "Protection or Free Trade". Entrambi questi libri, in varie versioni per quanto riguarda "Progress and Poverty", si possono scaricare liberamente alla seguente indirizzo web:

https://schalkenbach.org/henry-georges-works/

Nella sezione "Biblioteca geolib" di questo blog trovate testi di neogeorgisti/geolibertari italiani. Consiglio di sicuro quelli di Fabio Massimo Nicosia:

http://nonviolento.blogspot.com/p/biblioteca-geolib.html

Nicosia ha pure pubblicato vari testi in cui esprime il suo georgismo libertario e di mercato. Infine, ma decisamente non ultimo per importanza, georgista/geolibertario italiano è anche Luca Andrea Minola ed al seguente link si possono trovare suoi ottimi testi, a livello accademico, alcuni in inglese ed altri in italiano, scaricabili gratuitamente:

https://polimi.academia.edu/LucaAndreaMinola


Quali sono i principi politico-culturali che uniscono tutti gli autori georgisti e geolibertari e in che cosa differiscono tra di loro?

Tutti quelli che ho nominato hanno a cuore la libertà dell'individuo e quindi anche le libertà economiche, ma anche la distinzione tra ciò che è frutto del proprio lavoro e ciò che non lo è. Le differenze tra i vari georgisti/geolibertari possono anche essere notevoli, ma ciò che li unisce è da un lato l'amore per la libertà individuale e dall'altro che ognuno possa avere ciò di cui ha diritto.


Fabio Massimo Nicosia fa spesso riferimento a due grandi filosofi anarchici dell'800 come Benjamin Tucker e Lysander Spooner, filosofi che proprio per il fatto di essere anarchici erano convinti assertori dell'economia di mercato. In sintesi quali sono le differenze tra questi due autori e i pensatori georgisti e geolibertari?

Partirei dalla considerazione che Herny George, Benjamin Tucker e Lysander Spooner sono considerati precursori ed ispiratori del Partito Libertario degli USA, che in questo momento sta candidando alla presidenza Joanne Marie Jorgensen, meglio nota come Jo Jorgensen, ma penso non sia difficile prevedere che non riuscirà a vincere. Tucker fu uno dei più importanti anarchici della storia. Fu il primo a tradurre in inglese "L'unico e la sua proprietà" di Stirner.

Benjamin Tucker pubblicò il periodico anarchico Liberty, nel quale scrisse il giurista e filosofo del diritto Lysander Spooner, oltre altri importanti anarchici. In Liberty, Tucker espose le teorie del filosofo britannico Herbert Spencer, scrisse a sostegno del libero pensiero e del libero amore e contro il proibizionismo. Tucker si batteva per una rivoluzione libertaria e nonviolenta usando lo slogan "neither bullet, nor ballot" (in italiano "né pallottole, né voti"). Dato che nelle puntate precedenti abbiamo trattato del rapporto tra anarchia e violenza, ecco cosa pensava Tucker a proposito: "L'idea che l'anarchia possa essere realizzata con la violenza è fallace come l'idea che possa essere sostenuta con la forza". Tucker, da nonviolento, effettuava anche azioni di disobbedienza civile, come quella di distribuire con la massima pubblicità il libro proibito di Walt Withman "Foglie d'erba", censurato dalle sessuofobe Leggi Comstock.

La femminista Victoria Woodhull, la prima candidata donna alla presidenza degli USA, ebbe una relazione con Benjamin Tucker. Mi sento vicinissimo a Tucker anche nel suo definirsi socialista ed a pensare che il socialismo si persegue attraverso l'estensione totale del mercato e della libera concorrenza, oltre al suo essere contro i monopoli. Egli ne individuò quattro, da abbattere: la terra, i dazi, il denaro e i brevetti. Mi sembrano evidenti, quindi, i punti in comune con Henry George.

Spooner è stato indubbiamente uno dei più importanti e influenti anarchici della storia. Egli considerava illegittima qualsiasi coercizione verso gli individui. Sosteneva la necessità di incrementare la concorrenza nella società. Creò, quindi, la American Letter Mail Company, una compagnia postale in concorrenza con il monopolio statale. Questa sua iniziativa gli causò diversi attacchi da parte del governo che ne causarono il fallimento, ma si ottenne comunque un abbassamento delle tariffe.

Considerava illegittima la pretesa dello Stato di rappresentare i cittadini, perché questi ultimi non hanno mai stipulato alcun contratto in tal senso. Secondo Lysander Spooner, ogni Stato è un'organizzazione criminale. Ecco cosa scriveva: «Lo Stato, come un bandito di strada, intima alle persone “o la borsa o la vita”. E molte se non tutte le tasse vengono pagate sotto il peso di questa minaccia. Lo Stato, in effetti, non tende un agguato a un uomo in un luogo solitario, balzando dal ciglio della strada, per puntargli la pistola alla tempia e svuotargli le tasche. Ma non per questo la rapina cessa di essere una rapina a tutti gli effetti, anzi, è ben più codarda e vergognosa. Il bandito di strada assume su di sé tutta la responsabilità, il pericolo e la criminalità del suo atto. Egli non pretende di avere un giusto titolo al vostro denaro, né di volerlo usare a vostro beneficio. Non pretende di essere altro che un rapinatore. Non è tanto impudente da affermare di essere semplicemente un “protettore” e di prendere il denaro dei passanti contro la loro volontà solo per essere in grado di “proteggere” quei viaggiatori che si illudono di essere perfettamente capaci dì difendersi da soli o che non apprezzano il suo peculiare sistema di protezione. Il ladro si limita a rapinarvi: non cerca di rendervi il suo zimbello e il suo schiavo, come fa lo Stato ogni qualvolta vi obbliga a fare qualcosa dicendo che è per il vostro bene, ergendosi ad arbitro morale delle vostre vite.»

Per quanto riguarda la schiavitù, Spooner fu un fervente abolizionista. Uno dei suoi più importanti lavori fu, infatti "L'incostituzionalità della schiavitù", del 1846. I suoi saggi sull'argomento furono molto influenti, al punto da essere inseriti nello statuto del Liberty Party. Nel 1858 pubblicò e fece circolare "Piano per l'abolizione della schiavitù".

Le sue teorie in generale hanno avuto una certa influenza sull'anarco-capitalismo. Un autore nel quale è presente una sua forte influenza è certamente Murray N. Rothbard. Purtroppo, quest'ultimo, poi, però, insieme all'anarcocapitalismo tutto, finì per assolutizzare il proprietarismo piuttosto che seguire l'essenza del pensiero di Spooner: la difesa strenua della libertà individuale. Il geolibertarismo, invece, mi sembra sia il miglior erede di Spooner.


Ci spieghi che cos'è il mutualismo e in che cosa differisce dal georgismo?

Partiamo dalla definizione di mutualismo di Anarcopedia:

In biologia il mutualismo è un «tipo di simbiosi armonica nella quale le specie conviventi traggono reciprocamente vantaggi dalla vita in comune». In campo socio-economico il mutualismo è, conseguentemente, un rapporto di reciprocità tra individui e/o associazioni d'individui strutturati egualitariamente sul «pari doveri e pari diritti», scardinando quindi la subordinazione che al contrario caratterizza il rapporto individuo-Stato. È una corrente del socialismo, con forti venature anarco-individualiste, favorevole al concetto di "proprietà", intesa come possesso personale ed usufrutto, e al libero interscambio dei beni tra i produttori. Il fine del mutualismo è una società libera, strutturata orizzontalmente ed egualitaria.

Tra i padri del mutualismo, da georgista, credo sia opportuno qui ricordate l'ebreo tedesco Franz Oppenheimer. Dopo aver studiato medicina, ed aver esercitato la professione di medico, cominciò anche ad occuparsi di questioni sociali, politiche ed economiche. Conseguì un dottorato di ricerca con una tesi sull'economista David Ricardo. Fu uno dei cofondatori del comitato tedesco per la liberazione degli ebrei russi. Poi accettò la cattedra di sociologia ed economia teorico-politica presso la Johann Wolfgang Goethe-Universität di Francoforte: la prima cattedra in Germania dedicata alla sociologia. Poi insegnò in Palestina, all'epoca protettorato britannico. Fu nominato membro onorario della American Sociological Association. Nel 1938, a causa delle persecuzioni antiebraiche dei nazisti, emigrò negli USA. Fu tra i fondatori del The American Journal of Economics e Sociology.

Si considerava un socialista liberale. Auspicava l'abolizione della proprietà privata terriera. Per Oppenheimer lo Stato nasce dalla sopraffazione di un determinato gruppo sociale su di un altro. Per Oppenheimer, l'autorità statale ed il capitalismo sono collusi l'uno con l'altro e sono tra le principali cause delle disuguaglianze e iniquità della società. Propose, sulla scorta delle teorie economiche di David Ricardo e Henry George, un modello di economia di mercato collettivista e cooperativista, che consentisse una fruizione egualitaria e mutualistica del lavoro, attraverso l'utilizzo da parte della popolazione di particolari strutture organizzative autogestite, chiamate Siedlungsgenossenschaften ("cooperative di colonizzazione"), e la riduzione delle istituzioni statali ad un mero apparato di organi amministrativi con la sola funzione di coordinare, in maniera imparziale e non intrusiva, gl'interessi generali delle singole unità produttive.

Il politico ed economista Ludwig Erhard, che fu cancelliere dell'allora Germania dell'Ovest dal 1963 al 1966, fu studente di Oppenheimer, con il quale discusse la tesi di dottorato, che implementò un particolare modello d'economia di mercato, il Soziale Marktwirtschaft ("economia sociale di mercato"), ispirato dal giustizialismo sociale dello stesso Oppenheimer, del quale però rifiutava categoricamente l'impianto socio-economico socialista e collettivistico-autogestionario. Le idee di Oppenheimer esercitarono una grande influenza sullo sviluppo dei kibbutz da parte dei primi coloni socialisti sionisti.

domenica 4 ottobre 2020

Come difendersi dai soggetti pericolosi?

Siamo alla diciassettesima puntata dell’intervista geolibertaria, con domande di Dario Farinola e risposte di Massimo Messina. Trovate le puntate precedenti ai seguenti link:

  1. Torna in vita GeoLib, con un'intervista

  2. Continua l'intervista: liberalismo, liberismo, socialismo, Henry George ed il georgismo

  3. Georgismo, libero mercato, anarchia

  4. Neogeorgismo "geselliano", imposta fondiaria, geolibertarismo

  5. Geolibertarismo, nonviolenza e libero mercato

  6. Anarchia e nonviolenza: due facce della stessa medaglia

  7. Il Partito Libertario di Fabio Massimo Nicosia... e la nonviolenza

  8. Il dittatore libertario di Fabio Massimo Nicosia, la nonviolenza, il libero mercato

  9. Dialogo tra Farinola e Messina sulla nonviolenza

  10. Per la liberazione di ogni specie

  11. Nonviolenza: correlazione tra mezzi e fini

  12. Disobbedienza - anche fiscale - come strumento nonviolento per realizzare il geoanarchismo

  13. Libero mercato: principale strumento nonviolento

  14. Meno violenza ci sarà più anarchia ci sarà

  15. Minore violenza possibile

  16. Libertà totale, che si tratti di aborto, spiagge o qualsiasi altra cosa



Uno degli obiettivi libertari è abolire il carcere, in quanto strumento punitivo. Non c'è dubbio che le carceri siano piene di soggetti che hanno commesso reati legati allo spaccio di stupefacenti e allo sfruttamento della prostituzione (che da libertari non consideriamo crimini), come non c'è dubbio che all'interno delle carceri sia molto alto il numero di soggetti in custodia cautelare. Quali soluzioni alternative al carcere prevedi, invece, per reati come omicidio e sequestro di persona?

Mi sono ormai convinto che il carcere, inteso come luogo di restrizione alla libertà fisica di qualcuno, non sia da abolire, ma che debba essere eliminato il concetto di pena, di afflizione. Per l'omicidio non può mai esservi per me nessuna soluzione. Se l'omicidio è già stato commesso, che soluzione potrebbe mai esservi? Lo stesso per il sequestro, se è già stato commesso. Per me è giustificato, invece, restringere le libertà di qualcuno se pericoloso, se minaccia di commettere omicidio, se è ragionevole pensare che lo potrebbe commettere, se il rischio è alto che lo commetta e ciò vale anche per altri reati come il sequestro di persona o lo stupro. È uno dei rari casi in cui mi affiderei alla democrazia, al voto, per stabilire chi dovrebbe subire queste restrizioni della libertà, come si faceva nell'antica Grecia usando l'òstracon (da cui viene la parola italiana "ostracismo").


Una questione estremamente delicata da porre all'attenzione è quella relativa ai
TSO e al ruolo della psichiatria, quest'ultima fedele alleata da sempre, non solo in Italia, del potere politico dominante. Proprio in questi giorni in una conversazione su Facebook ho scoperto che il TSO può essere imposto anche quando il soggetto non è socialmente pericoloso. Che opinione hai a riguardo e soprattutto come immagini tutto questo in un quadro geolibertario di società?

Tornando a ciò che affermavo nella domanda precedente, qualsiasi limitazione della libertà per chi non è pericoloso per gli altri, per me è ingiustificata. Anche se uno ha commesso stermini, ma è ormai certo che non farà più nulla del genere, che senso ha punirlo? Che vantaggio ne potrebbe trarre chi è straziato dal dolore della morte violenta dei suoi cari? Se vuole vendicarsi, per me è lui che andrebbe fermato, perché uccidere chi è ormai certo che non farebbe più nulla di male, non ha nessun senso logico. Faccio l'esempio del mafioso assassino che è immobilizzato a letto a causa dello stato di salute. Ha senso infierire su di lui? A che scopo?


Una questione tanto dibattuta mediaticamente negli ultimi anni è quella della pedofilia e questo a mio parere è un argomento su cui è stata creata molta confusione da parte degli organi di informazione. Un pedofilo non è necessariamente un criminale se il suo orientamento sessuale rimane circoscritto alla sfera del desiderio, ma lo diventa qualora cerchi un'aggressione fisica nei confronti di un bambino. Quali soluzioni libertarie adottare che non comportino la classica misura carceraria
?

Anche in questo caso, come in quelli delle due domande precedenti, penso che le comunità potrebbero difendersi attraverso una decisione democratica, che espella dal loro interno quelli che si manifestano come pericolosi, in questo caso verso i bambini, anche attraverso misure restrittive della libertà, ma, come giustamente sottindende la tua domanda, credo sia il caso anche di notare che più vengono represse certe pulsioni e più esse possono diventare pericolose. Su questi temi c'è molto più che la riprovazione sociale, lo stigma, c'è una repressione che si illude così di proteggere i più indifesi. La maggior parte degli episodi di violenze o abusi sessuali su minori avviene tra familiari o amici di famiglia o persone comunque legittimate dai genitori a stare con i minori che subiscono tali cose. Se vogliamo proteggere i minori direi che bisogna ripensare al concetto di famiglia dalle sue fondamenta. Le mie idee di liberazione dall'obbligo di curarsi dei figli biologici va in tale direzione. Per me famiglia è quando ci si ama e ci si prende cura concretamente della prole e non se si hanno gli stessi pezzi di DNA.


Torniamo ad Henry George. A parte la questione fondiaria, ci sono altre questioni socialmente rilevanti che ha affrontato nelle sue opere?

Innanzi tutto, la libertà di commercio, il libero mercato in generale. Fu uno dei più grandi ed appassionati propugnatore della libertà economica, del liberismo e del libero scambio a livello di commercio internazionale. Da notare che uno dei suoi libri più noti, dopo "Progresso e Povertà" è "Protezione o libero scambio”. Si è occupato, inoltre, di immigrazione e delle sue conseguenze economiche, cambiando idea nel corso della sua vita. Ha anche espresso idee di riforma della tutela delle proprietà intellettuali. Fu uno dei primi propugnatori del voto segreto. Si è occupato anche di questioni monetarie e del reddito di cittadinanza, di abrogazione del carcere per i debitori, di suffragio femminile, di riduzione delle spese militari, ha proposto biblioteche e mezzi di trasporto di massa gratuiti. In generale si può affermare che si batteva contro ogni forma di privilegio.



Che tu sappia c'è mai stato in Italia un partito politico o un leader che abbiano mai proposto un'imposta fiscale di natura georgista?

In italia i futuristi di Marinetti si innamorarono della riforma georgista, tanto che essa entrò anche nel manifesto politico dei futuristi, che fondarono il Partito Politico Futurista, che poi confluì nel movimento fascista di Mussolini. Non è infatti strano incontrare tra i georgisti dei fascisti come Silvano Borruso, che mi ha accompagnato pure per un po' all'inizio della mia scoperta degli studi e delle proposte di riforma di Henry George e dal quale ho preso le distanze quando si è manifestato come fascista, ma più che altro per essersi manifestato come razzista antiebreo. Il georgismo, poi, in una sua versione geolibertaria, è arrivato nell'ambito dei libertari radicali come noi e questo blog intende, per come può, divulgare il geolibertarismo.