Eccoci alla quindicesima puntata dell’intervista geolibertaria, con domande (e non solo domande) di Dario Farinola e risposte (e non solo risposte) di Massimo Messina. Le puntate precedenti le trovate ai seguenti link:
Continua l'intervista: liberalismo, liberismo, socialismo, Henry George ed il georgismo
Neogeorgismo "geselliano", imposta fondiaria, geolibertarismo
Il Partito Libertario di Fabio Massimo Nicosia... e la nonviolenza
Il dittatore libertario di Fabio Massimo Nicosia, la nonviolenza, il libero mercato
Disobbedienza - anche fiscale - come strumento nonviolento per realizzare il geoanarchismo
Hai più volte sostenuto che anarchia è nonviolenza. Dato che c'è una continua discussione su cosa sia anarchico e cosa invece non lo sia, come ti poni in relazione a quei movimenti antagonisti in Italia e all'estero che utilizzano sistematicamente la violenza contro i cosiddetti "centri del potere politico e finanziario" come strumento di lotta?
Nonviolenza non è qualcosa che c'è o non c'è, ma qualcosa che può esserci di più o di meno. È una ricerca continua della minore violenza possibile al dato momento. Se, però, si usa "sistematicamente la violenza" come ci si può immaginare che facilmente si possa smettere tale abitudine, al di là delle specifiche circostanze? Un anarchico che usa sistematicamente la violenza è per me come un vegetariano che mangia regolarmente carne, come un corridore che neppure cammina o lo fa a stento, come un cuoco che a stento mette la pentola sul fuoco e se prova a cucinare, avvelena chi mangia ciò che egli ha preparato. Ciò che questi sedicenti anarchici diffondono è, appunto, veleno e discreditano pure l'idea di anarchia. Purtroppo tale veleno è presente nella storia dell'anarchismo fin dalle sue origini, ma è veleno di cui dovremmo allontanarci e bandirlo per sempre, da anarchici analitici e consequenziali.
Hai
anche sostenuto che il libero mercato per essere veramente tale ha
bisogno che i cittadini siano realmente informati su quello che
acquistano e che non siano in cattività economica. Partendo da
quest'ultimo concetto ti dichiari anche socialista perché consideri
il libero mercato strumento di giustizia sociale. Dato che condivido
perfettamente questa tua impostazione, perché allora ti dichiari
contrario all'introduzione dell'utile universale nicosiano che
permetterebbe la liberazione totale dal bisogno e che
rappresenterebbe un formidabile salvagente sociale in grado di poter
offrire agli outsiders la possibilità concreta di entrare a far
parte di un determinato circuito economico ed abbattere di
conseguenza le posizioni dominanti?
Non sono in assoluto contrario all'utile universale, ma penso che distribuire soldi significa avere in mano la distribuzione di potere e chi avrebbe in mano tale compito, in pratica, potrebbe facilmente cadere nella tentazione di trattenere nelle sue mani tali soldi, più di quanto gli sarebbe dovuto in base agli eventuali accordi con gli altri. Come su ogni cosa, anche sull'utile universale, penso che se lo si persegue e lo si raggiunge attraverso il consenso volontario di ogni persona che ne sarebbe coinvolta, non potrei che vederlo come perfettamente anarchico e lo vedrei di buon occhio. Non sarebbe altro se non la realizzazione del comunismo in Terra attraverso la nonviolenza. L'idea di Nicosia mi è sembrata un'ottima idea, finché non ho pensato che si potesse raggiungere lo stesso scopo attraverso vie più semplici, vie che non contemplino nessuna redistribuzione, e quindi meno pericolose in termini di libertà individuali.
In
relazione al delicato tema dei vaccini in riferimento ai diritti
dell'infanzia hai suggerito un'idea che mi piace e cioè che dal
basso possano nascere delle associazioni che, raccogliendo fondi su
base volontaria, possano offrire un contributo economico a quelle
famiglie che decidano di vaccinare i propri figli. Mutatis mutandis,
come tu stesso hai sottolineato, la stessa cosa può avvenire con
associazioni che si oppongono ai vaccini. La domanda che ti faccio è
questa: nel caso in cui un bambino dovesse subire un danno da un
mancato vaccino (ipotesi statisticamente più probabile rispetto a
quella contraria) come reagisce una società libertaria? Quale
soggetto chiederà i danni a quella famiglia?
Ogni persona che si sentisse danneggiata. La morte o anche solo l'invalidità o la malattia di ogni persona è danno anche verso ogni altra persona che lo ama, che lo conosce o anche solo che avrebbe potuto interagire con la vittima e non ha potuto o ha potuto in maniera molto differente rispetto a come sarebbe stato nel caso di una persona sana. Se la persona non può oggettivamente difendersi da sé, per vari motivi, tra cui la minore età e di conseguenza la minore capacità psicofisica, altre persone sono legittimate a difenderlo, a tutelarne gli interessi e per me ognuno può prendere questo tipo di iniziative e tanto più una persona si dimostra nei fatti capace di tutelare gli interessi di un minore o di una persona incapace di autotutelarsi, tanto più gli altri dovrebbero riconoscergli lo status di genitore/tutore, anche dandogli dei soldi, perché occuparsi degli altri è un lavoro ed è lavoro di cui beneficiano in tanti se non in tutti.
Sempre
parlando di infanzia, voglio toccare un argomento estremamente
delicato, oggetto anche di battaglie radicali: la mutilazione
genitale femminile. Come la si combatte nel tuo modello geolibertario
di società?
Diffondendo informazione, cultura, rispetto. Stigmatizzando la violenza, le mutilazioni, nel caso specifico. La prima violenza, a mio avviso, è l'idea che i genitori biologici debbano per forza occuparsi dei minori... Se si diffonde l'idea che se ne possono e debbano occupare in misura della volontà che hanno di farlo, aiutati da tutti coloro che intendano aiutarli, penso che anche la morbosità con la quale imponiamo assurdità alla prole verrebbe per lo meno ad attenuarsi e comunque non immagino mai un futuro in cui tutto va per il verso giusto, senza alcun problema. Ci sarà sempre da battersi per qualcosa, per liberare qualcuno, per impedire violenze... Ci sarà sempre da fare qualcosa, singolarmente o unendosi agli altri, per migliorare le condizioni di vita proprie o altrui.
Altro
tema riguardante i diritti dell'infanzia, questa volta però rispetto
ad un'altra questione sociale: i figli dei rom costretti a rubare.
Quale soluzione libertaria ritieni possa essere la migliore a
riguardo? Sempre a proposito di rom, ritieni giusto in un'ottica
meramente georgista che queste persone occupino sistematicamente una
porzione di terra senza corrispondere nulla alla società?
Sinceramente conosco così poco l'argomento che non mi sembra il caso di trattarlo. Vorrei che, se ne sai di più, portassi dei dati precisi. I figli minori dei rom rubano in percentuali significativamente maggiori degli altri? Ci sono analisi di tale fenomeno? Che ci dicono tali analisi? Per minori, che si intende, poi? Da quale età? Sulla terra occupata dai rom, sinceramente, non comprendo in cosa dovrebbe differire da quella occupata dagli altri. Ognuno dovrebbe pagare per il suolo che occupa e la mia idea è che tale pagamento avvenga attraverso un tasso di deperimento della moneta, da stabilirsi sul mercato.
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