Siamo alla nona puntata
di quella che abbiamo chiamato fino alla settimaa scorsa "intervista geolibertaria". Quelle di Dario
Farinola ormai non sono più mere domande ed anche Massimo Messina gli pone le sue di domande. Si tratta ormai di un dialogo tra geolibertari ed il confronto in corso è sulla nonviolenza. Le puntate precedenti
le trovate ai seguenti link:
- Anarchia e nonviolenza: due facce della stessa medaglia
- Il Partito Libertario di Fabio Massimo Nicosia... e la nonviolenza
- Il dittatore libertario di Fabio Massimo Nicosia, la nonviolenza, il libero mercato
Torno per la terza puntata
consecutiva sul tema, da te più volte sottolineato, della
nonviolenza. Lo Stato italiano, come amava sempre sostenere il nostro
amato e compianto Marco Pannella, è uno Stato che è letteralmente
un delinquente abituale: totale incertezza del diritto che di fatto
favorisce i potentati politico-economico-finanziari dominanti,
gestione dell'informazione sostanzialmente in mano alla
partitocrazia, una giustizia colabrodo e chi più ne ha più ne
metta. Pannella stesso sosteneva che non ci si siede ad un tavolo di
bari. Dinanzi ad un quadro di questo tipo e pur sostenendo
apertamente le ragioni della nascita del Partito Libertario, ha senso
secondo te parlare ancora di nonviolenza dinanzi agli abusi con i
guanti bianchi perpetuati dalla nomenklatura politico-mediatica
dominante? In termini pratici quali sono le principali armi della
nonviolenza di cui potremmo armarci per divulgare quanto più
possibile le nostre idee?
Quella
che è partita con un’intervista mi sembra stia diventando un
confronto tra due modi di intendere il geolibertarismo… Mi piace
che anche se non siamo di certo in tanti, emergano delle differenze,
oltre che delle sintonie. La verità è che il geolibertarismo è
fecondo e porterà di certo a idee che oggi neppure immaginiamo…
Sulla nonviolenza: nonviolenza e libertà sono due faccie della
stessa medaglia. Cosa sarebbe la libertà se non assenza di
coercizione, di violenza? Avrebbe senso, quindi, liberarsi dalla
violenza attraverso la stessa violenza? Sì, in alcuni ambiti sì, si
deve anche prendere in considerazione l’idea dell’uso della
violenza per farne cessare o contrastare una peggiore, ma questo tipo
di cose si rivela spesso molto pericoloso, perché chi fa uso della
violenza non ne rimane indenne, ne viene in qualche modo alterato.
Prendere il potere porta ad essere preso dal potere. L’esperienza
marxista, ma anche quella democraticista, dovrebbe averci ampiamente
insegnato che chi prende
il potere, con la rivoluzione o con le elezioni tutto può fare,
tranne che, di solito, distaccarsi poi volontariamente dal potere stesso. Basta
definire il dittatore come libertario per farlo essere tale, se un
partito politico decide di assumere tale funzione? Un partito
politico che vuole arrivare al potere non è già di per sé almeno
una parte del problema politico che un libertario vuole estiguere: lo
Stato? Con tutta la mia ammirazione per Pannella, egli diceva tante
cose ed alcune di esse erano strettamente legate a contingenti
situazioni per le quali si dovrebbe dimostrare analogia con le
situazioni attuali, oltre che la fondatezza dell’analisi e delle
proposte specifiche pannelliane. Credo che l’ultima cosa che
Pannella vorrebbe sia un atteggiamento fideistico sulle sue parole,
prese dogmaticamente. Sugli
strumenti della nonviolenza, per adesso qui ne elenco qualcuno, ma se
vuoi ci potremo tornare in seguito: l’esempio, l’educazione, la
persuazione, lo sciopero, la non-collaborazione, il boicottaggio, la
disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
Nella proposta geolibertaria di Fabio Massimo Nicosia tutto il patrimonio demaniale (naturale e non) attualmente nelle mani dello Stato verrebbe trasferito nelle mani della totalità dei cittadini attraverso i già menzionati Common Trust. Tu a chi affideresti il patrimonio demaniale (ivi compreso il suolo) in fase di transizione verso una società libertaria?
Il suolo in Italia attualmente solo
in parte ed in parte molto piccola è patrimonio demaniale. Il
patrimonio demaniale fondiario dovrebbe per me subire la stessa sorte
di quello non demaniale, con la differenza che lo Stato in sé
dovrebbe estinguersi. In generale, sono per una trasformazione dello
Stato in società di diritto privato, ma a condizione che chi detiene
la rendita fondiaria ne subisca la sua estinzione, attraverso
circuiti monetari geselliani che la erodano continuamente. Penso poi
che la vera fase di transizione sia l’applicazione di ciò che già
vogliamo come risultato finale. Se come risultato finale vogliamo la
libertà, allora dobbiamo pretendere solo la libertà.
Una società libertaria è priva di diritto positivo imposto dallo Stato e in questa situazione verrebbe a crearsi una sorta di "libero mercato del diritto" in cui, per dirimere una controversia, ci si rivolge consensualmente ad un tribunale arbitrale la cui sentenza è vincolante solo per le due parti in causa. Ho due domande a riguardo: cosa accadrebbe se non ci fosse consenso nella scelta del tribunale? Quali sono secondo te vantaggi e svantaggi di un sistema di organizzazione sociale basato sul libero mercato del diritto?
Alla
prima domanda rispondo semplicemente che accadrebbe che la
controversia non si dirime. Da libertario nonviolento direi che
bisognerebbe entrare nel merito della controversia e vedere chi è
tra i due quello che subisce maggiore violenza. Pensare che finito lo
Stato sia finita l’opera dell’anarchico e ci sia una società
anarchica è una pia illusione. Finito lo Stato, quelli che oggi sono
i potenti prepotenti o i loro eredi politici ci saranno ancora e
bisognerà battersi contro le
prepotenze, attraverso vari strumenti di lotta nonviolenta:
quelli che ho elencato sopra.
Di
fronte ad una controversia che non si riesce ad incanalare in un
tribunale, direi che è molto probabile che ci si trovi di fronte ad
un abuso o che entrambi si sentano vittime di abuso o che magari
siano vittime reciproche di abusi reciproci. Quale migliore ambito
dell’applicazione della nonviolenza (a partire dalle ricerche ed
applicazioni sulla comunicazione nonviolenta) se non questo tipo di
ambiti?
Esattamente un anno fa, mentre ero in macchina con mio padre e riflettendo sui piccoli problemi quotidiani che si potrebbero verificare in una società libertaria mi venne esattamente questo flash mentale: che fine farebbe il codice stradale? Attualmente il codice stradale possiede forza imperativa di legge. Ho subito pensato che in una società libertaria il codice stradale avrebbe valore solo indicativo e persuasivo e in caso di controversie ci si può sempre rivolgere ad un tribunale arbitrale. Hai altre proposte in materia?
Nel codice stradale ci sono norme
alle quali tutti sottostanno di solito perché sono convenzioni o
comunque norme di buon senso. Come vengono rispettate normalmente
adesso sarebbero rispettate comunque, con o senza lo Stato. I
tribunali arbitrali credo che potrebbero essere utili anche in questo
ambito e vale lo stesso discorso che facevo prima: non immaginiamoci
che superato lo Stato non abbiamo più nulla da fare, non abbiamo
nulla su cui batterci. In generale, mentre oggi la mentalità comune
porta a cercare di realizzare riforme di legge che impongano questo o
quello, in una società anarchica si cercherà di trovare mezzi e
persone per realizzare i nostri intenti comuni. Ciò vale, mi pare,
anche nell’ambito delle norme di circolazione.
Adesso tocchiamo un argomento che mi sta profondamente a cuore e che so che sta a cuore anche a te. Dal momento che si tratta di un argomento di un certo spessore ti dico subito che ne parleremo più approfonditamente anche nella prossima puntata. L'argomento in questione è il diritto alla vita degli animali. A tal proposito mi sono battuto affinché nel Manifesto costitutivo del Partito Libertario ci fosse un'aggiunta ad una certa frase: la Terra sulla quale viviamo è res communis perché appartiene a tutti gli individui e TUTTI GLI ESSERI SENZIENTI. La domanda che per il momento ti faccio è questa: quali sono a tuo avviso le migliori soluzioni affinché in una società libertaria si possa tutelare la vita degli animali?
La nonviolenza nasce proprio anche
come rispettosa di ogni vivente e non è un caso che continuo a
ripetere che la via è la nonviolenza. Essa implica il rispetto di
tutti i viventi, non solo gli animali. Tale rispetto va graduato,
comunque. Non sono, infatti antispecista: di fronte ad un umano ed ad
un animale di altra specie che rischiano allo stesso modo la morte, a
parità di altre condizioni, sceglierei di salvare l’umano, se si
ponesse tale scelta e non fosse proprio possibile salvare entrambi.
Nella mia visione non ci sarà nessuna società veramente libertaria
(o nonviolenta, che è la stessa cosa) finché tutti non saranno
autenticamente libertari (o nonviolenti). Di fronte ad abusi, di
fronte ad un aggredito e un aggressione, il nonviolento si interpone,
se capisce che così facendo può raggiungere qualche risultato
pratico di difesa dell’aggredito. Lo Stato, ripeto, è un aggregato
di violenze varie, da monopolista della forza, ma se lo riusciamo a
superare, la violenza, che è comunque presente nei comportamenti
umani, si manifesterà comunque e quindi bisognerà affrontarla
attraverso gli strumenti della nonviolenza, sempre quelli che ho
elencato sopra, non essendo quello un elenco esaustivo.
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