lunedì 10 agosto 2020

Per la liberazione di ogni specie

Ecco a voi la decima puntata della consueta intervista con domande (e non solo domande) di Dario Farinola e risposte (e non solo risposte) di Massimo Messina. Le puntate precedenti dell’intervista le trovate ai seguenti link:


  1. Torna in vita GeoLib, con un'intervista

  2. Continua l'intervista: liberalismo, liberismo, socialismo, Henry George ed il georgismo

  3. Georgismo, libero mercato, anarchia

  4. Neogeorgismo "geselliano", imposta fondiaria, geolibertarismo

  5. Geolibertarismo, nonviolenza e libero mercato

  6. Anarchia e nonviolenza: due facce della stessa medaglia

  7. Il Partito Libertario di Fabio Massimo Nicosia... e la nonviolenza

  8. Il dittatore libertario di Fabio Massimo Nicosia, la nonviolenza, il libero mercato

  9. Dialogo tra Farinola e Messina sulla nonviolenza

Nell'ultima delle domande che ti ho fatto la volta scorsa ho citato la questione relativa alla vita degli animali. Meditando a lungo sulla questione e cercando una soluzione che non comportasse l'intervento dello Stato sono giunto alla conclusione che l'intervento più efficace a riguardo sia quello di promuovere una raccolta fondi volontaria in maniera tale da convincere a suon di quattrini gli allevatori a convertire le proprie attività. Si tratta di una soluzione di libero mercato che trae la sua efficacia dalla forza del denaro che, ci piaccia o meno, rappresenta uno degli elementi più importanti che servono a far muovere le persone. Una soluzione di questo tipo ha già funzionato in Francia dove un'associazione animalista ha raccolto 650.000€ per liberare gli animali da uno zoo. Che opinione hai di questa soluzione? Hai altre idee a riguardo?

Mi sembra un’ottima idea e rientra perfettamente nella mia concezione nonviolenta. Se una soluzione è soluzione di libero mercato è di per sé nonviolenta. Esistono altre vie, altrettanto nonviolente, che possono essere seguite, come il direzionare le proprie abitudini d’acquisto verso quelle aziende che non commettono crudeltà verso gli altri animali. La cooperazione, di sicuro, è necessaria, per raccogliere fondi come per diffondere informazione ed idee, quindi vedo di buon occhio ogni forma associativa che non usa la violenza e che ha come obiettivo la liberazione degli animali, di tutti gli animali, esseri umani compresi. La mia idea di libertà è di certo influenzata dal pensiero di Nicosia in molte cose e trovo affascinante e feconda la sua idea (che in realtà altri prima di lui hanno espresso, ma che lui ha giustamente ribadito) secondo la quale la libertà altrui aumenta a non limita la propria. Liberare gli altri animali aumenta la libertà anche di noi esseri umani, che comunque, ricordiamolo, anche animali siamo. Proprio nei giorni scorsi ho avuto una discussione con una compagna animalista antispecista e femminista che mi ha scritto, testuali parole:

Massimo, a me non interessa discutere di femminismo con gli uomini perché il femminismo è un movimento di liberazione delle donne e si focalizza sulle oppressioni, discriminazioni e violenze che noi subiamo.

È come se parlando degli altri animali arrivasse qualcuno a dire "sì, ma ci sono anche uomini sbranati da orsi, leoni e cinghiali".

L'oppressione delle donne è millenaria e sistemica. Le violenze sugli uomini no. Il mondo è sempre stato vostro.

Se non comprendi questo semplice concetto, davvero alzo le mani.

Ecco, per me è il contrario: un femminismo che si pone l’obiettivo di liberare le femmine di umani contro i maschi di umani - così come un animalismo che si pone l’obiettivo di liberare gli altri animali contro gli umani - nasce già fallito, perché se la liberazione non è liberazione anche dei non oppressori ed addirittura anche degli oppressori, allora scivolerà nella vendetta piuttosto che essere reale liberazione.


Quando ti ho chiesto a chi affideresti la tutela del patrimonio demaniale comune in fase di transizione verso una società geolibertaria mi hai detto che privatizzeresti lo Stato. Essendo però in questo caso lo Stato un organismo di diritto privato nessuno sarebbe obbligato a farne parte. I cittadini però che non volessero entrare a far parte di questo organismo come farebbero a vedersi riconosciuti i propri diritti sul patrimonio demaniale comune?

Innanzitutto sarei per non imporre a nessuno nessun diritto, perché se imposto finisce per non essere più diritto. Poi, penso che non dobbiamo di certo essere noi a decidere come ognuno voglia tutelarsi. Ognuno si organizzerà come meglio crede, singolarmente o associandosi ad altri. Ciò a cui penso è una reale concorrenza di “enti” (nel senso più ampio del termine) che sul mercato possano agire con lo scopo della tutela dei diritti dei propri associati/assistiti/clienti. Ciò che mi interessa, come georgista, è il superamento della rendita fondiaria ed ho pensato, come strumento per giungere a tale superamento, all’idea dell’adozione di una moneta geselliana che abbia un tasso di deperimento maggiore quanto essa venga ad essere in possesso di chi detiene tale rendita. Un’associazione potrebbe introdurre tale moneta sul mercato, anche violando le norme vigenti, come si fa nelle azioni nonviolente.


Riflettendo a lungo su come potrebbe essere una società priva dello Stato sono giunto alla conclusione che l'unica istituzione che non può essere abolita sono i comuni perché non si capisce chi mai potrebbe occuparsi nel quotidiano di strade, giardini e pubblica illuminazione. Forte però della mia storia radicale farei una grande riforma all'insegna della democrazia diretta. Abolirei i consigli comunali e sottoporrei a costante votazione on line da parte dei cittadini tutti i provvedimenti presi dal sindaco e la sua giunta. Tu cosa ne pensi a riguardo? Hai idee migliori rispetto al mio modello di democrazia diretta municipale?

Sono per il libero mercato anche a livello comunale. Perché mai la democrazia, di cui vediamo tutti i limiti, dovrebbe funzionare a livello comunale? Perché mai dovremmo accettare l’imposizione della maggioranza su “strade, giardini e pubblica amministrazione”? Perché mai su tali questioni la maggioranza (attraverso organismi rappresentativi o senza di essi) dovrebbe decidere e non anche su questioni regionali o nazionali o transnazionali? La critica che come anarchico faccio alla democrazia intesa come governo della maggioranza è critica radicale che investe ogni scelta. Posso accettare che in un’associazione ci sia chi si adegua alle scelte della maggioranza di essa, se intende adeguarvisi e finché intende adeguarvisi, ma il mero fatto di essere cittadino di un comune perché dovrebbe comportare obblighi mai voluti, se non quelli basilari come rispettare la vita altrui?


Nelle ultimissime ore abbiamo fatto insieme una strana scoperta: gli anarchici per il lockdown. Come credi sia stato possibile tutto questo? La responsabilità è interamente del potere manipolatorio dei media dominanti o c'è qualcosa di intimamente autoritario nell'anarco-comunismo?

Li ho conosciuti troppo poco per poter parlare di loro. Cosa pensano in realtà? C’è qualcosa che hanno in comune tra loro? Si autodefiniscono “anarco-comunisti”, come li hai chiamati tu? Che ci siano sedicenti anarchici che sono in realtà autoritari è purtroppo verissimo, ma li vedo tra gli anarchici “destri” come tra quelli “sinistri” e se si allargasse il numero di quelli che, come noi, si autodefiniscono come anarchici di centro, immagino che emergerebbero autoritari pure tra essi. Anzi, probabilmente già ci sono, anche se magari ancora non sono palesi ai più, anche perché non mi pare che mediaticamente si possa dire che siamo conosciuti, noi anarchici di centro.


A proposito di lockdown ipotizziamo che ti fossi trovato al posto del Presidente del Consiglio. Cosa avresti fatto di diverso rispetto a lui? Quali soluzioni avresti adottato in quel momento per affrontare l'emergenza? Nel tuo modello geolibertario ideale in che modo ci si sarebbe organizzati?

Se fossi stato al governo (è puro ed astratto gioco mentale) non avrei mai fatto ciò che ha fatto questo governo. Avrei cercato di favorire la circolazione delle informazioni. Avrei “bombardato” la cittadinanza di informazioni. Avrei sacrificato la riservatezza piuttosto che la libertà di movimento delle persone, attraverso il tracciamento. Il mio “modello” è la libertà, l’autogoverno di ognuno, quindi ognuno si sarebbe governato come meglio avrebbe creduto e siccome penso vada seguito l’adagio einaudiano “conoscere per deliberare” di conseguenza mi sembra opportuno far circolare il più possibile le informazioni e quindi anche tracciamento (sempre su base volontaria) per individuare i positivi ed i contatti che hanno avuto. Se c’è un’epidemia in corso e qualcuno volontariamente si sottrae al tracciamento, gli altri liberamente possono difendersi allontanandosi da lui e tenendolo sempre a debita distanza fisica.

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